mercoledì 30 ottobre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.23)

Xera aprì gli occhi con difficoltà, le parve di aver dormito a lungo: percepì il suo corpo pesante come una roccia al punto che persino sollevare un braccio, era faticoso. Non potendo muoversi liberamente, poté scorgere solo pochi dettagli della caverna in cui giaceva, come il caldo falò a pochi passi da lei, un pungente odore selvatico e un comodo giaciglio sul quale era sdraiata: decisamente più grande, rispetto alle dimensioni del suo corpo. Nella testa dolorante, risuonavano ancora misteriose invocazioni di cui però, non riuscì a ricordare le parole, anche se era certa di averle ascoltate ininterrottamente. Quando la vista si abituò alla luce circostante, si rese conto di non essere sola in quell'antro al suo fianco, infatti, c’era la fidata amica, assopita profondamente: il suo aspetto era visibilmente provato e nella mano stringeva delle bende, le stesse che cingevano la spalla e il braccio destro di Xera, nonché il capo. 

Mille domande iniziarono a martellarle la testa, ma nessuna trovò risposte immediate, almeno sino a quando, una giovane dai capelli ramati, non varcò la soglia della caverna, avvertendo tutti, a gran voce del risveglio di Xera. Subito i suoi amici le furono accanto, notevolmente sollevati e poco dopo, a loro, si aggiunse un grande Hulfùr bianco, che occupò la maggior parte di quell'antro  Xera provò ad alzarsi ma prontamente Reilhan glielo impedì, suggerendole di aspettare ancora qualche ora prima di riprovarci, avendo dormito per una settimana. <<Una settimana? Come posso aver riposato così a lungo?>> e il Novizio << Nelle tue condizioni, mi aspettavo di vederti dormire per un mese o che peggio non ti saresti più risvegliata>>. La ragazza non poté credere a quanto aveva appena udito, << Ma era un taglio sul braccio! Non una ferita mortale>> disse cercando di comprendere come una lieve lacerazione, avesse compromesso la sua salute a tal punto, fu allora che intervenne Chundra.

<<Invito tutti voi, almeno per il momento, a lasciare la mia caverna; potete attendere all'esterno mentre io spiegherò alla vostra amica, la situazione>> e detto questo, tutti abbandonarono il capezzale della guerriera, lasciandola sola con l’Hulfùr.
<<Non devi avere alcun timore, giovane fanciulla, non ti farò del male>> disse volendola rassicurare, anche se Xera immediatamente, rispose <<Ma io non ho paura! Penso di averlo dimostrato durante il nostro combattimento!>>, <<Mi avevano accennato di questo tuo carattere ostinato, tuttavia non avrei mai pensato, di vederlo riemergere in simili circostanze!>> replicò quasi divertito. 

L’Hulfùr si sdraiò avvicinando la testa al corpo della ragazza, che nonostante volesse nasconderlo, un po’ di timore, in fondo, lo avvertiva <<Inutile perdere altro tempo in chiacchiere, ti dirò le cose come stanno e tu potrai accettarle oppure no, ma sarà comunque solo una tua scelta!>>.
Xera era sempre più confusa, il fare sibillino della divinità non rendeva la situazione più chiara, così si limitò ad ascoltare. 

<<Durante il nostro combattimento, ti sei ferita. Ricordi?>> e Xera annuì <<Bene! Per un caso fortuito, anche tu hai ferito il mio corpo>>, <<Fortuito?>> replicò ironica, <<Non interrompere una divinità che parla!>> disse schiarendosi la voce e poi continuò <<Dicevo quindi, che per un colpo di fortuna sei riuscita a ferirmi e proprio in quell'occasione il mio sangue si è mescolato al tuo!>>. La ragazza lo guardò indifferente, <<Quindi? Il tuo sangue era avvelenato? Sono svenuta com'è accaduto per Shùly? Deve essere proprio arrugginito quel Curatore, se ha impiegato una settimana per svegliarmi!>> disse pensando a Reilhan, ma ancora una volta fu ripresa da Chundra.

 <<Vedo che il dono della pazienza non rientra nelle tue virtù. Sbaglio o mi è parso di aver detto di non interrompere una divinità che parla? Deve essere il mio aspetto, lo sapevo che a lungo andare, avrei perso di credibilità>>  disse rimuginando tra sé e sé, poi schiarendosi ancora la voce riprese a spiegare.
<<Il mio sangue non è avvelenato! Dunque, come posso far comprendere, a una creatura inferiore, il divino e l’eccelso, la vita e la morte, un dono e una maledizione!>> farfugliò e Xera stanca dei suoi commenti sarcastici,  voltò il capo dall'altro lato, fingendo di riposare. L’Hulfùr allora, indignato, ringhiò e senza sfiorarla, la costrinse a guardarlo per mezzo di una forza misteriosa e invisibile. 

<<Per lungo tempo, in epoche assai remote, si praticò un rituale che consisteva nel mescolare il proprio sangue, con quello di una divinità. Che fosse preso con la forza o semplicemente donato non importava, l’unica cosa che davvero contava, era la brama di potere che spingeva questi uomini, a compiere il rito. Molti divennero violenti a tal punto che pur di poterne entrare in possesso, erano disposti a trucidare chiunque gli si parasse davanti. Ti starai chiedendo il motivo, è presto detto: nel libro ove era riportato il rituale, un Grimorio appartenente a Raghana la negromante delle terre dell’Est, era scritto che mescolare l’essenza di un Dio con la propria, donava poteri oltre ogni immaginazione>>, <<Ma io non mi sento più forte, anzi tutto il contrario>> spiegò Xera interrompendo nuovamente le spiegazioni di Chundra. 

<<Questo è perfettamente normale e ti sarà chiaro solo quando avrò modo di terminare il mio racconto …>>, <<Quel rituale era falso, fu escogitato da Raghana con l’obiettivo di punire tutti i signori della guerra, per i misfatti compiuti e allo stesso modo, per vendicarsi delle divinità che avevano causato la morte di suo figlio o almeno così pensava …>>.  Xera iniziò ad avvertire una strana sensazione, era la stessa provata prima di svenire a causa delle convulsioni: istintivamente portò la mano alla spalla e senza nemmeno rendersene conto, urlò dal dolore, contorcendosi senza trovar pace. Chundra allora, intonò una misteriosa invocazione, che pian piano placò il male che affliggeva la ragazza. 

<<Questa preghiera non ti curerà mai del tutto, serve solo a calmare il dolore: non temere ho istruito il tuo Novizio in merito e ora sa recitarla alla perfezione, tuttavia richiede una grande quantità di potere e non è ancora in grado di portarla a termine con le sue sole forze, per questo è stato necessario un mio intervento>> le spiegò, <<Cosa mi sta succedendo? …>>  chiese la fanciulla flebilmente, << Ti ho inciso un sigillo sulla spalla!>>.

Xera lo guardò spaventata << È l’unica cosa che potevo fare per limitare i danni della maledizione>>, Chundra fece una breve pausa <<Una volta concluso il rito, la maledizione si manifestava: il primo effetto erano le convulsioni che per gli uomini più deboli, significava morte certa. Il secondo, per chi aveva avuto la fortuna di sopravvivere, era la pazzia: provocata dall'essenza della divinità, nel momento in cui prendeva il sopravvento sulla propria. Se ciò avveniva, in base al Dio sacrificato, gli effetti variavano>>, <<Spero allora di non tramutarmi in un Hulfùr, tutto quel pelo non lo sopporterei>> disse quasi bisbigliando la ragazza.

Chundra allora le rispose <<Sarebbe un sollievo per te, se fosse così semplice, il pelo è l’ultimo dei tuoi problemi>> poi tornando a sedersi << Ti vedo molto provata, forse è meglio continuare dopo che avrai riposato>> le disse preoccupato, ma Xera non poteva attendere oltre <<Te ne prego, dimmi ciò che mi attende, non riuscirei a dormire con tutte queste domande che mi ronzano in testa>>, allora l’Hulfùr, che in fondo aveva un cuore generoso, la accontentò.


<<Come ho detto poc'anzi  gli effetti della maledizione variavano in base alla divinità con la quale si compiva il rito: non tutte, infatti, possedevano un’essenza pacifica o mite e la maggior parte delle volte, questi uomini, una volta posseduti, si tramutavano in Chimere, metà bestia e metà dio con una forza incontrollabile che gli si ritorceva contro. Non tutti però, come nel tuo caso per esempio, entravano in contatto con il sangue divino, volontariamente: a volte, infatti, accadeva a causa di “eventi fortuiti”, così per tutelare la vita dell’ignaro, la divinità aveva la facoltà di apporgli un sigillo. Quest’ultimo bloccava l’essenza del Dio in questione, permettendo a quella del malcapitato di non essere posseduta o tramutata>>. 

Xera sembrò finalmente tranquillizzarsi, <<Non ti fare illusioni però, il sigillo può essere rotto in qualsiasi momento, per questo ti esorto a cambiare idea sul voler diventare una guerriera; dedica la tua vita ad attività pacifiche e sta lontana dai campi di battaglia, solo così avrai qualche speranza di sopravvivere>>. Xera provò molta rabbia ascoltando quelle parole, essere costretta a rinunciare al suo sogno era inaccettabile << Non poter diventare una guerriera, renderebbe la mia esistenza vana …>> disse furiosa; Chundra allora vedendola esausta, intonò nuovamente l’invocazione che placò la ragazza, facendola addormentare profondamente <<è tempo di riposare piccola guerriera, chissà che nella tua determinazione o cocciutaggine, non troveremo una soluzione>>.

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