mercoledì 30 dicembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.193-194) [FINE]

Murdar riunì i tre ragazzi intorno alla sua esile figura, senza dimenticare Hillin che per tutto il tempo li aveva attesi sulla spiaggia. Nel momento in cui tutti gli furono accanto, l’uomo utilizzò i suoi poteri per trasportare l’intero gruppo in un punto diverso dell’isola. La destinazione fu la piazza centrale di Kodur. Xera si meravigliò nel rivedere l’antica statua completamente ricostruita e solo in quell’istante notò un elemento che fino ad allora le era sfuggito. Le figure, infatti, attorno alla statua del saggio erano esseri a lei familiari e alzando lo sguardo, scorse persino un musetto ormai ben noto: un cucciolo di Hulfùr identico a quello che stringeva tra le braccia. <<Sono tutti Pillim!>> mormorò ad alta voce. Anche i due compagni alzarono il capo, incuriositi dalla frase di Xera e subito notarono la presenza di Volk nella misteriosa scultura. <<Signore, chi ha realizzato questa statua?>> domandò Elesya, <<Non conosco il suo nome. Lo scultore si presentò sulla mia isola prima che innalzassi la barriera protettiva. Restò qui qualche settimana e infine svanì nello stesso modo in cui era apparso: in silenzio>>. Xera abbassò lo sguardo sulla targa alla base della statua e alla fine della nota commemorativa, intravide alcune iniziali incise in piccolo: “D. R.”. Murdar, però interruppe le loro riflessioni anticipando che li avrebbe condotti al porto di Horsia entro un’ora. Li incitò quindi a concludere i loro affari in città in vista della partenza e detto questo, si allontanò lasciandoli soli al centro della piazza. Anche Hillin seguì l’uomo, ricordando al gruppo di non tardare poiché al saggio non piaceva attendere a lungo.

Reilhan si sgranchì le braccia ancora intorpidite per la lunga attesa e guardandosi intorno, notò il camino della locanda, fumare a pieno regime. <<Andiamo a mangiare un boccone; prima di andarmene voglio un’ultima fetta della torta alle more più buona del mondo>> disse entusiasta. Si diressero così verso l’accogliente edificio ma poco prima di entrare, un uomo possente interruppe il loro cammino. <<Non penserete di andarvene senza salutarmi, voi piccoli marmocchi impertinenti>>. Xera alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono quelli di Kowal Zholl, il fabbro del villaggio Kodur. L’uomo aveva un grande sorriso stampato sul volto, deformato tuttavia dalla cicatrice che lo deturpava. Senza alcuna difficoltà sollevò la ragazza dai fianchi, <<La mia prode allieva abbandonerà l’isola, sono davvero fiero di te>> asserì a voce elevata, sballottando la fanciulla da un lato all’altro come fosse un fuscello. Quello che però più di tutti non apprezzò il caloroso trattamento fu il cucciolo tra le braccia di Xera, che prese a ringhiare contro l’uomo, inducendolo così a mettere giù la ragazza. <<Che mi prenda un accidente … Hai addomesticato un cucciolo di Hulfùr, sei più temeraria di quel che pensassi>> le disse ridendo fragorosamente. <<Aspetta qualche minuto allora, ho il regalo giusto per te>> commentò prima di sparire all’interno della sua dimora. Ne uscì pochi minuti dopo, sfoggiando un oggetto di pelle che consegnò alla fanciulla. 

mercoledì 23 dicembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.192)

Reilhan non distolse mai lo sguardo dall’arco dinanzi a lui, con il solo desiderio di rivedere al più presto il volto della sua amica. Era trascorsa circa un’ora da quando Xera aveva attraversato la barriera, ma ogni minuto d’attesa per lui divenne insopportabile. Elesya allora gli si accostò e prendendogli la mano, tentò di rasserenare l’animo del curatore. <<Dovresti avere più fiducia in lei!>> mormorò la fanciulla, sollevando lo sguardo al soffitto. <<Lo sai che mi fido ciecamente>> rispose Reilhan, perplesso, <<Né sei sicuro?>> replicò Elesya, <<Potrei metterci la mano sul fuoco. Perché dubiti di me?>> ribatté il curatore, <<Perché ogni volta che Xera deve affrontare una prova difficile, accorri subito in suo aiuto, pensando che lei non possa farcela da sola>>. Reilhan si allontanò dalla giovane maga di qualche passo, assorto nei suoi pensieri. Le parole dell’amica, infatti, non erano del tutto sbagliate, anche se difficili da digerire. <<Ti ha più volte dimostrato di non essere una ragazza debole, eppure non fai che mettere in pericolo la tua stessa vita per proteggere qualcuno già in grado di badare a se stesso. Non ti rendi conto che così facendo potresti morire?>> Elesya non sferzò il tono delle sue parole, poiché era da lungo che tempo che desiderava confessare i suoi pensieri. <<Oltretutto …>>, <<Oltretutto?>> ribatté Reilhan, <<Oltretutto non fai che impensierirla, comportandoti in questo modo. Fidati di lei, smetti di preoccuparti e aspetta pazientemente>>. Elesya si avvicinò di qualche passo alla colonna di destra e vi si appoggiò attendendo la sua amica con il sorriso sul volto. Persino il saggio sorrise sotto i baffi e dopo essersi schiarito la voce, si sedette su di una roccia piatta.

Reilhan invece diede le spalle al gruppo per qualche altro minuto, la sua mente non faceva che riproporgli eventi in cui il suo modo d’agire aveva precipitato la situazione. In cuor suo non vi era alcun dubbio circa le potenzialità di Xera, eppure non poteva fare a meno di preoccuparsi per lei. Combatté così una dura lotta interiore per diversi minuti, fino a che non si arrese alle circostanze, aspettando l’amica in silenzio.
Trascorse un’altra lunga ora, ma di Xera nessuna traccia. Reilhan aveva iniziato a camminare avanti e dietro per il ristretto passaggio roccioso, memorizzando ogni singolo intarsio di quelle mura e più le guardava, più si sentiva soffocare. Infine, sul punto di esplodere, si voltò verso le colonne deciso a oltrepassarle anche a costo della vita. Il suo passo accelerò ma quando si trovò in prossimità della barriera, un bagliore lo bloccò. Sia il saggio, sia Elesya si strinsero intorno all’ingresso della caverna e finalmente una figura sfocata si materializzò dietro il velo magico. Una donna vestita di bianco e dai lunghi capelli andò loro in contro con le braccia strette al petto. 
Restarono impietriti dinanzi a quella scena e ancor di più quando la fanciulla oltrepassò la barriera con un piede. Nel momento in cui tuttavia, il suo corpo abbandonò la dimensione eterea, il suo aspetto mutò fino a ritornare al suo stato originale; dinanzi a loro era riapparsa Xera, che tra le braccia stringeva qualcosa. 

mercoledì 16 dicembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.191)

Ad ogni passo il suo corpo diventò sempre più leggero e arrivata al centro dell’antro, ebbe la sensazione di fluttuare. Le pareti, il pavimento e il soffitto, tutto divenne indefinito e sfocato mentre l’aria, prima tiepida, si fece gradualmente più fresca. Per un attimo le parve di rabbrividire, poi però la sensazione svanì lasciando spazio allo stupore. Nella mano, infatti, si ritrovò la pergamena che in precedenza aveva riposto nella cintola. Non ebbe modo di chiedersi come potesse essersi materializzata tra le sue dita, poiché dopo pochi istanti questa s’illuminò innalzandosi ad altezza viso. Xera, in un primo momento, tentò di afferrarla con la stessa mano che se l’era fatta sfuggire, poi però la luce si fece più intensa e fu per lei naturale coprirsi gli occhi.
La pergamena tuttavia diventò incandescente solo per alcuni secondi, per poi svanire lasciando dietro di sé una manciata di cenere dorata. <<No!>> esclamò la fanciulla temendo di aver vanificato il suo dono e nello stesso momento si accorse che la sua voce non produceva alcun suono. Si sforzò così una seconda volta, nel tentativo di infrangere quel silenzio assordante e a tratti insopportabile, ma fu tutto inutile. La calma che sino a quel punto l’aveva accompagnata, divenne man mano più instabile fino a quando Xera non fu assalita dall’ansia.
Fu in quell'istante che una voce si fece strada nella sua mente. Non parlava la sua lingua ma la guerriera fu comunque in grado di comprenderne il significato. Pian piano la singola voce si tramutò in coro che rasserenò il cuore della fanciulla sino a che la calma non fu ristabilita. 

Il coro di voci non utilizzò mai il linguaggio parlato, bensì intonò per lei una melodia che riempì la testa della ragazza e l’intero antro. Xera socchiuse gli occhi, unì i  palmi vicino al cuore e chinò il capo fino a sfiorare con la punta del naso le sue stesse dita. Restò così per alcuni minuti, ascoltando quella melodia propagarsi in ogni angolo della caverna e per un attimo sperò che anche i suoi amici potessero percepirla.
Reilhan aveva la schiena poggiata contro la parete che al tatto sembro essere molto fredda. Si meravigliò quindi come potesse starci a contatto per lungo tempo senza avvertire il desiderio di riscaldarsi. Con lo sguardo perso oltre l’arco, pensò che dopotutto non fosse la cosa più insolita cui avesse assistito. Elesya invece rimase accanto all’anziano saggio, tentando di scorgere la sua amica oltre la barriera magica che impediva loro di accedere alla caverna successiva.
Di tanto in tanto ebbe la sensazione che qualcosa al suo interno si muovesse e con il cuore in tumulto pensò di aver scorto la guerriera in un paio di occasioni, sapendo tuttavia che l’immagine riflessa dinanzi a lei era solo il frutto di un’illusione.
Quando infine il curatore si accorse che l’attesa si era fatta estenuante, cercò di dissuadere Murdar affinché potesse raggiungere la sua amica. <<Devi fidarti di lei>> lo ammonì l’uomo, <<Non è possibile per noi oltrepassare quest’uscio, poiché dall’altro lato vi è una dimensione che non appartiene ai vivi>> spiegò serio in volto. 

mercoledì 9 dicembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.190)

Varcarono la breccia uno dietro l’altro e si ritrovarono così immersi nella più completa oscurità. La sensazione da prima fu opprimente; essere incapaci di comprendere se i loro occhi fossero chiusi o aperti, li rese ansiosi ma solo sino a che Murdar non intervenne. Infatti, dopo che la caverna si era chiusa alle loro spalle, il monile era volato sulle loro teste iniziando a proiettare una luce tenue che rischiarò le tenebre. Elesya però rimase immobile per alcuni secondi e quando Xera si voltò per accertarsi della sua presenza, richiamò la sua attenzione poggiandole una mano sulla spalla. <<Ely, tutto bene?>>, la giovane maga sobbalzò, poiché non si era accorta di essere rimasta indietro <<Sì, sì … è solo che non lo trovi strano anche tu?>> domandò perplessa. <<Di che parli?>> ribatté la guerriera, <<Il silenzio. Il mare dietro quella roccia era agitato, perché allora non riusciamo più a sentirlo?>>. Xera alzò lo sguardo in direzione dell’entrata ormai sbarrata e trovò anche lei singolare il fatto che nessun suono trasparisse da dietro quella parete. <<Ragazze, vogliamo proseguire?>> le esortò il saggio, indicando il fondo della caverna. Xera ed Elesya allora avanzarono a passo veloce per raggiungere il curatore, dimenticando così le loro perplessità. Più avanzavano nell’antro oscuro e più si ritrovarono a scendere in profondità, contemplando come la caverna mutasse man mano che la distanza dall’entrata aumentava. 

Da prima le pareti erano costituite da sole rocce umide da cui, di tanto in tanto, cadevano minuscole gocce salate su cumuli sedimentari molto antichi. L’ambiente tuttavia era cambiato più avanti e la pietra grezza aveva lasciato il posto a muri scolpiti a mano. Ogni angolo del corridoio roccioso era stato decorato al pari di un castello sontuoso. Fregi rappresentanti fiori, alberi e montagne si susseguirono sotto i loro occhi come fossero immagini vivide di un sogno, fino a che giunti in un punto in cui la strada si allargava, una rientranza ad arco interruppe il sentiero. Sulle colonne laterali dell'uscio vi erano delle brecce che in alternanza s’illuminavano, creando una sorta di luce naturale che rese l’antro meno spettrale. Murdar si fermò dinanzi all’arco ma non lo oltrepassò. <<Xera, vieni avanti>> disse invece in tono serio. La guerriera non se lo fece ripetere una seconda volta e subito si accostò al saggio, superando così i suoi amici. <<Dovresti avere una pergamena in tuo possesso, un dono speciale che hai preservato sino a oggi>>, la guerriera annuì e senza neanche rendersene conto, tra le mani si ritrovò il pezzo di carta. <<Osservalo con attenzione, vorrei che tu lo leggessi>> la esortò l’uomo. Xera allora srotolò la pergamena minuta e la fissò attentamente. Si accorse però che al suo interno niente era cambiato: un comune pezzo di carta ingiallita su cui non era stato trascritto nient’altro se non un nome. <<Volk>> asserì ad alta voce la ragazza. 

mercoledì 2 dicembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.189)

Poco prima di abbandonare la dimora del saggio, Hillin comparve dinanzi alla porta principale, con le braccia incrociate e uno sguardo severo sul volto. <<Dove pensate di andare?>> li ammonì severa, <<Murdar ci ha detto di raggiungerlo a Nord-Est dell’isola>> rispose Reilhan, incuriosito dallo strano comportamento della donna. <<Davvero? E come contate di arrivarci, a piedi?>> li schernì ridendo di loro. Xera alzò gli occhi al cielo, ormai stanca delle prese in giro <<Hai un’idea migliore?>> la provocò, <<Naturalmente, altrimenti non sarei qui. Seguitemi pivelli>>. Hillin non uscì dall’edificio, bensì percorse la strada opposta, risalendo una delle rampe di scale principali che li avrebbe condotti al piano superiore. <<Pensavo stessimo abbandonando la casa>> puntualizzò la giovane maga, <<Per favore, non farlo!>> ribatté la donna, <<Cosa?>> rispose Elesya, <<Pensare! Seguitemi senza annoiarmi con i vostri discorsi>>. Hillin restò quindi in silenzio per tutto il tragitto, fino a che sul fondo del corridoio gremito di stanze numerate, si fermò dinanzi all’ultima porta. Sebbene avessero frequentato quella casa per un intero anno, era la prima volta che notavano quell’uscio, più piccolo rispetto agli altri e meno decorato. Visto da lontano si sarebbe potuto confondere con un semplice magazzino per le ramazze ma Hillin non ebbe alcun indugio quando con la mano sfiorò il legno consunto. 

Con il palmo tracciò una linea netta da destra verso sinistra, quasi a voler rimuovere della polvere che in realtà non c’era. Poi, con la punta delle dita, tracciò dei segni di cui però non rimase alcuna traccia, poiché non utilizzò inchiostro per farlo. Infine, afferrata una chiave piccola e arrotondata dal centro di un mazzo gremito, la infilò della serratura d’ottone della porta. Si aprì lentamente scricchiolando appena, fu Hillin tuttavia a spalancarla del tutto. Come ci si sarebbe potuto aspettare, dinanzi a loro apparve un comune stanzino per le scope e Xera non poté più trattenersi <<Ora mi verrai a dire che cavalcheremo questi manici per giungere sul posto più in fretta?>> domandò spazientita da tanto mistero, <<Se è quello che desideri; non volermene però se io preferisco utilizzare questo>>. Hillin allungo il braccio e con la mano superò la soglia della porta. Fu solo per un breve istante ma l’immagine dello stanzino ne fu distorta, come se fosse riflessa su di uno specchio d’acqua e qualcuno lo avesse agitato lanciandovi una pietra nel mezzo. I tre ragazzi fecero un passo indietro dallo stupore e Hillin scoppiò a ridere. <<Le vostre facce sono uno spasso>> asserì tra una risata e l’altra. Si ricompose in fretta tuttavia, sapendo che al saggio non piaceva aspettare. <<Credere che ciò che vediamo sia sempre la realtà delle cose, ci impedisce di guardare al di la del nostro naso>> affermò Hillin, prima di sparire dietro quell’illusione che l’assorbì completamente. I tre ragazzi si guardarono sorpresi, ma nessuno si tirò indietro e uno a uno, seguirono la donna all’interno dello stanzino. 

martedì 24 novembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.187-188)

La stanza che gli si parò dinanzi, li lasciò a bocca aperta. In fondo poterono notare tre poltrone simili al trono di un sovrano, di cui però soltanto due erano occupate. Quella alla destra di Murdar, infatti, era vuota, forse il posto che sarebbe spettato al caro amico. Non vi erano molti mobili nella sala e la profondità dell’ambiente fece riecheggiare i loro respiri. Xera rimirò ogni decorazione, ogni intarsio e i dipinti appesi al muro, sino a giungere al maestoso candelabro che adornava il soffitto della stanza. Era costituito da innumerevoli piccole fiaccole che a tempi alterni mutavano il loro colore, proprio come le fiamme del camino alla sinistra del saggio. Grazie a questo gioco di luci, la sala fu ammantata da minuti riflessi simili a stelle che resero l’atmosfera davvero magica. Era come se persino la vecchia dimora si fosse preparata per dar loro il meritato addio. <<Prego bambini, non restate sulla porta>> gli invitò il saggio, leggendo la sorpresa sui loro volti. Fu Reilhan a muoversi per primo, la cui espressione si fece subito seria; lo seguì di pari passo Elesya e infine Xera, con lo sguardo fisso sul pavimento per aver ripensato alle parole proferite poco prima. <<Benvenuti>> Murdar li accolse con molto trasporto, quello appartenente ai vecchi nonni lieti di riabbracciare i propri familiari dopo una lunga separazione e Xera si sentì un po’ meglio. <<Vi presento la persona che con me presiederà questa cerimonia: il signor Bhatal Vastir, mio amico di vecchia data>> asserì indicando l’uomo seduto accanto a lui. 

Fu solo in quell’istante che i ragazzi si accorsero della sua presenza. Era un uomo anziano e ricurvo su stesso, molto silenzioso ma allo stesso tempo poco incline al buon umore. Aveva dei radi capelli sulla testa, a dispetto della folta barba canuta che discendeva sino ai calzari. Elesya era sul punto di ridere dinanzi a quella strana figura ma l’uomo, che sino a quel momento aveva tenuto gli occhi socchiusi, li aprì di scatto fulminandola con lo sguardo. Elesya rabbrividì e subito abbassò il capo. L’uomo indossava una tunica grigia e logora, al cui centro però era ricamato il simbolo del Concilio che intimorì le tre leve. Quando Reilhan si accorse di essere osservato, notò che al collo dell’uomo vi era un monile particolare, un simbolo che non avrebbe potuto confondere con nessun altro: la runa della vita. In passato tutti i curatori più importanti sfoggiavano quel marchio, in particolare i Valvur che si distinguevano in battaglia. Persino suo padre aveva una spilla simile, che tuttavia preferiva conservare lontano da occhi indiscreti. Si convinse perciò che anche quell’uomo fosse un curatore e forse uno dei più famosi. <<Bhatal, loro sono i ragazzi di cui ti ho parlato. In ordine: Reilhan Alder, Novizio del gruppo>>, <<Molto piacere Signore>> rispose il ragazzo. <<Elesya Muritor, una promettente maga e nipote del compianto Abelor>> continuò Murdar <<Lieta di conoscerla>> ribatté la fanciulla, inchinandosi appena come da etichetta, <<E in ultimo ma non per importanza: Xera Muritor giovane condot…>> ma la presentazione fu bruscamente interrotta dall’uomo ormai stanco dei convenevoli. 

martedì 17 novembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.186)

I ragazzi furono scortati da Hillin sino a un’ala sconosciuta della dimora; per loro non era insolito scoprire sempre nuovi dettagli di quella casa così misteriosa e per il trio fu perciò ancor più emozionante affrontare quella traversata, considerandola forse l’ultima di una lunga serie.
Quando Hillin spalancò le porte che nascondevano il lungo corridoio, si materializzò un tappeto dorato sul pavimento, mentre le candele fissate alle pareti s’illuminarono, proiettando una festa di luci e ombre che servì a rasserenare gli animi in fermento. Enormi quadri di diverse dimensioni adornavano i muri sino all’altro capo del corridoio, i cui scenari permisero alle giovani leve di poter contemplare luoghi mai visti o anche solo immaginati. <<State attenti marmocchi>> li ammonì la donna <<Se fissate questi dipinti troppo a lungo, potreste perdere il senno>>. Elesya rabbrividì e la donna sorrise <<Passa il tempo ma alla fine restate sempre dei marmocchi spaventati>> aggiunse, portando una ciocca dei suoi capelli corvini dietro l’orecchio.
Reilhan alzò gli occhi al cielo e solo in quel frangente si rese conto che sul soffitto era dipinta la volta celeste; non poté così fare a meno di rimirare le stelle, che all'improvviso parvero brillare di luce propria. Quell’attimo distrazione però, gli impedì di guardare avanti e inevitabilmente si ritrovò a urtare le spalle della guerriera, facendole perciò perdere l’equilibrio.
Soltanto dopo averle cinto i fianchi, fu certo di averla salvata da una ridicola caduta.

Il profumo dei suoi capelli gli diede una scarica dritta al cuore, riportandolo alla realtà circa la loro prossima separazione. Accadde tutto in pochi secondi e subito il clima sereno divenne cupo e triste, almeno per il curatore. Xera si separò dolcemente dall’abbraccio dell’amico, preferì non voltarsi per non mostrare il rossore delle sue gote, ma allo stesso tempo desiderò poter rimanere accanto a lui ancora un po’. Non erano pensieri che Xera era solita fare, ma con la cerimonia di addio in procinto, fu inevitabile per lei sentirsi malinconica.
Elesya mantenne il silenzio fino a che non afferrò i due amici per mano e li condusse vicino al grande portone che li separava da Murdar. 
Lo scrutarono a lungo in attesa che si aprisse, ma non accadde nulla e l’uscio continuò a sbarrare loro la strada. <<Che cosa succede?>> chiese il Novizio, <<Dovrei essere io a porvi questa domanda>> ribatté Hillin infastidita. <<Non capisco>> aggiunse la guerriera incrociando le braccia. <<Se la porta resta chiusa è per colpa vostra>> spiegò, <<è probabile che qualcuno di voi non desideri abbandonare l’isola>>. Xera spalancò gli occhi e prese a fissare Elesya, ricordando i dubbi espressi poco prima <<Pensavo ti fossi convinta!>> affermò, addolcendo il tono della voce e la giovane maga iniziò a scuotere il capo. 

martedì 10 novembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.185)

Ogni fagotto conteneva un abito finemente cucito a mano da Aldaria. Elesya apprezzò i ricami del suo vestito azzurro come il cielo e non vide l’ora di poterlo indossare. Xera invece ammirò la praticità del suo completo scarlatto, che le avrebbe risaltato la capigliatura e infine Reilhan con la sua nuova tunica verde di velluto, adornata da finiture d’argento, che indossò senza indugio. I tre ragazzi percepirono una nuova atmosfera con indosso quelle vesti, come se un nuovo capitolo della loro vita stesse per iniziare, anche se questo avrebbe comportato notevoli cambiamenti. Xera appuntò la cintola che custodiva Rhinvel alla vita e indossò Divaahr sull’anulare della mano sinistra; Elesya impugnò Vheles e Reilhan assicurò il suo Maglio sulla schiena. Le bisacce, ormai logore, furono lasciate da parte, fatta eccezione per il contenuto. La guerriera si accertò, infatti, di avere con sé i doni di Chundra e lo stesso fu per i due compagni. Prima di abbandonare lo studio di Murdar però, Reilhan chiese loro di attendere qualche altro minuto.
<<Se ci è stato chiesto di indossare degli abiti da cerimonia, di un tessuto diverso dal solito per giunta, vuol dire soltanto una cosa. Il nostro percorso su Horsia è concluso e così la competizione che ci ha unito in un sol gruppo. Ammetto che in diverse occasioni ho pensato di aver scelto delle persone totalmente pazze e a volte mi sono altresì chiesto se sarei stato una buona guida per voi, ora però che vi osservo accanto a me … Non voglio sprecare il fiato con inutili smancerie, tuttavia devo confessare che non avrei potuto desiderare compagne migliori per il mio viaggio>>. 

Le due fanciulle arrossirono, ma Xera interruppe subito il discorso schiarendosi la voce e incrociando le braccia <<Ammetto che il nostro incontro non sia stato dei migliori; come potrei dimenticare i tuoi goffi tentativi di farti bello ai nostri occhi. Sarei però una bugiarda se negassi quanto il tuo aiuto mi sia stato d’esempio e credo fermamente che senza di te, adesso non sarei qui>>. Xera voltò il capo e fissò la fidata amica negli occhi: <<Elesya, la tua forza d’animo si è temprata man mano che la sorte ha voluto giocare con le nostre vite e quando infine la mia esistenza è stata sconvolta, quando pensavo che tutti mi avrebbero abbandonato, le tue parole mi hanno incoraggiato e il tuo affetto mi ha ridato la speranza. Non ho mai avuto molti amici, eppure sento che di migliori al mondo non ce ne siano>>. 
La giovane maga chinò il capo per nascondere gli occhi lucidi. I suoi pensieri erano confusi e il suo cuore le doleva in maniera indicibile. Sapeva, infatti, che abbandonare Horsia avrebbe significato anche allontanarsi dai suoi compagni, ormai una famiglia per lei e l'idea di tornare a essere sola, le faceva maledire l’imminente cerimonia d’addio. <<Vorrei che non ci separassimo mai. Vorrei che il tempo da vivere insieme fosse infinito. Mi piacerebbe gioire in questo momento, considerando il dolore provato sull’isola … ma non posso dimenticare la felicità che ha anche saputo donare. L’avervi incontrato mi ha cambiato la vita, in meglio naturalmente e tutto questo è stato possibile solo grazie ad Horsia e alla competizione di Murdar. Non sono contenta di abbandonare tutto, per cosa poi … frequentare un’accademia in cui tornerò ad essere sola. Non voglio!>>. 

martedì 3 novembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.184)

I tre ragazzi restarono in silenzio, nessuno osò emettere un fiato poiché il saggio parve loro visibilmente scosso. Il suo viso si rabbuiò e la stanza si fece man mano più fredda. <<Quando lasciò la mia capanna, non persi altro tempo e mi misi in contatto con i miei vecchi amici del Concilio, in particolare Kiem, che mi raggiunse prima degli altri>>. L’uomo sospirò, poi alzò lo sguardo e fissò i tre ragazzi con volto severo. <<All’epoca ero un uomo precipitoso, non ponderavo a dovere le mie azioni, ma si sa che la saggezza è una prerogativa degli anziani>> disse abbozzando un sorriso amaro. <<Raccontai tutto a Kiem e lui mi consigliò di attaccare il più presto possibile, prima che la famiglia Tholescu desse il via alla mietitura. Mi consigliò inoltre di non attendere l’arrivo del Concilio, poiché ogni minuto era prezioso. Mi armai di coraggio quindi e partimmo alla volta del loro accampamento, tuttavia qualcosa era accaduto … un avvenimento che si sarebbe potuto evitare, se solo avessi agito con raziocinio>>. Xera corrugò le sopracciglia <<Che cosa accadde?>> asserì la fanciulla e l’uomo si rabbuiò ancora di più. <<L’intera famiglia era riunita al centro dell’accampamento e quando arrivammo, mi accorsi subito che i loro volti erano pallidi e privi d'espressione. Era come se qualcuno li avesse privati della loro umanità. Persino Kiem li paragonò a dei fantocci senza vita, adducendo inoltre che il nostro arrivo era atteso, ma purtroppo in ritardo. Il rito era già stato eseguito e l’unica cosa che ci restava da fare era di contare le perdite e contenere i danni. Un uomo si fece avanti, il futuro capo famiglia e nelle sue mani stringeva trionfante un mazzo di carte scure, come fosse un prezioso tesoro. Rabbrividii alla vista di queste ma cercai di reprimere i miei timori, per tentare ancora una volta la strada del dialogo>>. 

L’uomo respirò profondamente e poi riprese a parlare <<Sarebbe superfluo dirvi che fu tutto inutile. Non vollero sentir ragioni, dal loro punto di vista nessuno avrebbe potuto più fermali. Non tentai oltre, perciò mi venne spontaneo cercare Illiahl con lo sguardo, allo scopo di accertarmi che si fosse tenuta lontana da quelle persone. Quell’uomo però se ne accorse e iniziò a deridermi. Non ho mai dimenticato il suono gutturale di quelle risate. Continuò a schernirmi, dandomi dello sciocco, tuttavia non compresi quali fossero i suoi intenti e lo ignorai, pensando fosse solo vittima del suo stesso incantesimo. Fu in quel momento che una bambina si fece avanti e additandomi, mi accusò dinanzi a tutti di averle portato via la sua preziosa sorella, insieme agli stessi genitori. Un brivido mi percorse la schiena e quella sensazione nefasta che mi aveva pervaso il cuore sin dal mio arrivo, divenne una sorta di pugno nello stomaco>>. Murdar dovette sorseggiare dell’altro the, prima di poter continuare. <<Domandai a quell’uomo cosa ne avesse fatto della mia Illiahl e lui mi rispose con un’altra risata che mi fece ribollire il sangue. Infine, sotto gli occhi di tutti le sue risa cessarono e tornando improvvisamente serio, mi accuso di aver tolto la vita a Yadranka, a sua moglie e alla sua figlia maggiore. Mi accusò di aver reso orfana una bambina innocente, perché incapace di accettare un rifiuto da parte di una donna destinata a lui. Compresi perciò, che cosa avesse fatto quell’uomo pur di ottenere il potere che tanto desiderava e mi maledissi per non aver costretto Illiahl a restare nella mia dimora>>. Murdar fece una breve pausa, si passò una mano sulla testa e infine riprese il racconto.

martedì 27 ottobre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.183)

<<Come ho già detto, quell’uomo mi aiutò a trasportare le creature sull’isola, ma se solo avessi saputo le sue vere intenzioni … sono stato avventato e alcuni ne hanno pagato le conseguenze>>. I tre ragazzi preferirono non interrompere la confessione del saggio, vedendo quanto quei ricordi fossero dolorosi per lui. Il suo volto si rabbuiò e le fiamme del camino iniziarono ad assumere un colore spento. La stanza si fece più fredda, poiché il fuoco aveva smesso di produrre calore. <<La magia della famiglia Tholescu era antica e consentiva ai suoi discendenti di scrutare passato, presente e futuro. Il loro sangue inoltre gli permetteva di varcare il confine tra la vita e la morte e creare così un contatto diretto con coloro che, ormai da tempo, avevano abbandonato il mondo terreno. Vi lascio quindi immaginare quanto fossero decisivi i loro interventi per decretare la fine di una disputa o determinare l’esito di una guerra. I loro poteri erano bramati da tutti i maggiori esponenti del mondo magico e non solo, perciò non era insolito vederli anche alle più importanti riunioni del Concilio>>. Elesya corrugò le sopracciglia <<Ma non erano segrete?>> domandò con un filo di voce. Murdar annuì e poi sospirò <<Quando si è in situazioni disperate, persino le regole più rigide possono essere ignorate. La loro magia tuttavia, non gli permise di ambire a incarichi più importanti, poiché nessuno avrebbe concesso loro più potere di quanto non ne avessero già. Ecco perché, pian piano, iniziarono a centellinare il loro supporto e a chiedere persino un lauto compenso in cambio del loro intervento; oltre che a non far più discriminazioni tra nemici e amici>>. 

Reilhan scosse il capo in segno di disappunto ma non disse nulla, piuttosto preferì ascoltare il resto del racconto. <<Furono esiliati dalle Capitali nel momento in cui le loro informazioni consentirono, a degli invasori, di oltrepassare le difese di Thesla. Ci furono molti feriti e innumerevoli morti a causa loro, tra cui … l’unico figlio di Kiem>>. Xera si sollevò dal divano per lo stupore <<Com’è possibile allora che collaborasse con quella donna?>> Murdar però le accarezzò il viso e la invitò ad accomodarsi <<Tutto a suo tempo bambina>>. <<Il mio vecchio amico ne fu sconvolto a tal punto da rinunciare a tutto per potersi vendicare e spinto da quell'insano desiderio, inseguì la famiglia per molti anni, ma con scarsi risultati. Non era un assassino e con il tempo la rabbia che covava nel cuore svanì o almeno così pensavo>>. L’uomo si accasciò sulla poltrona dinanzi al divano; era esausto e le sue rughe si fecero ancora più profonde. <<Kiem, dopo alcuni anni, perse anche sua moglie a causa di una malattia e ormai solo, si dedicò al suo lavoro e a nient’altro. La famiglia Tholescu tuttavia non si sentì mai al sicuro e così stanchi di scappare, decisero che i loro poteri dovessero evolvere. Ogni magia però ha il suo prezzo e persino una famiglia tanto potente dovette sottostare a questa legge>>. Reilhan si grattò la barbetta sul mento, i piccoli tasselli nella sua mente iniziarono man mano a congiungersi l’uno con l’altro. 

venerdì 23 ottobre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.182)

Quando anche Elesya fu pronta, i tre ragazzi si diressero nel gran corridoio che precedeva le stanze del saggio. Diversamente dal solito, non furono i due guardiani ad annunciare il loro arrivo, bensì lo stesso Murdar, che spalancò la porta non appena li udì arrivare. <<Bambini miei, accomodatevi>> disse, facendo cenno di entrare.
Nel momento in cui però Xera oltrepassò l’uscio, si accorse che qualcosa in quella stanza era cambiato. I libri erano tutti sparpagliati intorno alla scrivania del saggio, mentre innumerevoli bicchieri o resti di vivande, erano stati lasciati su ogni mensola libera. Era come se quella camera avesse accolto molte persone in una volta sola. <<Scusate per la confusione>> mormorò l’uomo, intercettando lo sguardo della fanciulla, <<Negli ultimi tempi la mia dimora ha ospitato tanta gente e sfortunatamente …>> il saggio fece una piccola pausa, prese un lungo respiro e si sforzò di continuare il suo discorso <<Non tutti erano amici>>. I tre ragazzi rabbrividirono al solo pensiero che sino a qualche tempo fa, proprio lì accanto a loro, ci fosse l’uomo che li aveva quasi uccisi: Kiem Gholja. Per tanti anni aveva combattuto al fianco di Murdar, il cui sguardo si era fatto triste e malinconico.
<<Vi prego, accomodatevi>> li esortò con un filo di voce. Il suo aspetto era molto provato e per la prima volta l’uomo gli parve più fragile del solito.
Nessuno obiettò alla richiesta e nel momento in cui tutti e tre si sedettero sul grande divano accanto al camino, ogni traccia di sporco scomparve, per essere infine sostituita da una succulenta merenda a base di dolci e the caldo.

<<Vorrei scusarmi con voi, bambini miei>> esordì il saggio senza girarci intorno. <<Non devi, nonno! Non è colpa tua>> tentò di rasserenarlo la guerriera, sapendo quanto l’uomo apprezzasse quell’appellativo. <<Sei gentile bambina, ma lascia che un povero vecchio si assuma le sue responsabilità>> rispose grattandosi il capo.
<<Ogni “leva” è una mia responsabilità e benché questa sia pur sempre una competizione dura e spietata, le vostre vite per me sono preziose>> spiegò loro tutto d’un fiato.
L’uomo versò la calda bevanda in quattro tazzine, che infine distribuì prima di continuare il suo discorso.
<<Quest’anno mi sono reso conto che le mie forze hanno dei limiti, dovuti forse alla mia età avanzata>> Reilhan, però, lo interruppe <<Saggio, ci avete sempre protetti. Se siamo vivi, è merito vostro>> ribatté fissandolo a lungo ma l’uomo scosse il capo <<No ragazzo mio, io ho solo cercato di rimediare a degli errori. Quando decisi di risiedere a Horsia, la considerai una sorta di seconda possibilità che la vita mi aveva offerto: ossia di essere felice, lontano dagli orrori della guerra. Con il passare degli anni, decisi che tutti meritassero una seconda occasione e che proprio quest’isola avrebbe concesso, a chi lo avesse desiderato, l’opportunità di rifarsi una vita>> spiegò mentre con la mano rigirava il cucchiaino nel the ormai tiepido. <<Per questo avete accolto tutte quelle creature?>> domandò Elesya, incuriosita. 

martedì 20 ottobre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.181)

Cap. 14 Horsia, addio.

Xera riaprì gli occhi ma le occorsero diversi minuti prima di comprendere che lo scenario era del tutto diverso. Il suo corpo era indolenzito e in alcuni punti era stato persino medicato con accurate fasciature. Osservò così le sue mani e sui palmi vi scorse ancora le ustioni dovute alla scalata del vulcano. Fu in quel preciso istante che si sollevò dal letto in cui si trovava, evocando il nome dei suoi due amici. <<Non dovresti muoverti, le tue ferite potrebbero riaprirsi>> spiegò una voce familiare poco distante. Xera allora si voltò nella medesima direzione e poté così scorgere la donna che sedeva accanto a lei. Tra le mani stringeva una consunta pergamena, rimirando quel pezzo di carta come fosse un prezioso tesoro. <<Non hai mantenuto la tua promessa>> esclamò Hillin portando una ciocca dei suoi capelli corvini dietro l’orecchio, <<Noi avevamo un accordo>> aggiunse. Xera abbassò lo sguardo per qualche istante, poi però, quanto vissuto nel vulcano le tornò alla mente e tutto il resto passò in secondo piano. <<Hai ragione ma adesso ci sono cose più importanti a cui pensare>> ribatté decisa. Hillin sollevò gli occhi e fissò la guerriera, più fredda del solito. <<I bambini dovrebbero badare bene alle parole, prima di pronunciarle. Se avessi eseguito il piano, ti saresti evitata un sacco di guai. Siete così stupidi>> generalizzò tornando a fissare la pergamena. <<Non potevo abbandonare i miei amici; ora, per favore, dimmi dove sono>> lamentò Xera, incapace di contenere i suoi sentimenti. <<D’accordo ora calmati: i tuoi amici sono nelle loro stanze. Cerca di riposare … ora che puoi>> disse raggiungendo la porta.

Xera non comprese le parole di Hillin, cui tuttavia aveva ancora molto da chiedere. Non avendo però più tempo a disposizione, a causa della grande stanchezza che la attanagliava, la fermò per un’ultima domanda <<Hillin … come abbiamo fatto a sopravvivere? Quando Svaltur è eruttato, noi eravamo dentro il cono vulcanico, ne sono certa>> spiegò massaggiandosi la testa che le doleva. <<Sei su Horsia da quasi un anno e ti poni ancora queste domande? Prova a riflettere: chi avrebbe potuto salvare tre sciocchi mocciosi a un passo dalla morte?>> la provocò facendo un sorriso ironico, mentre l’uscio si chiuse alle sue spalle. <<Murdar>> gemette Xera sospirando; per la prima volta dopo mesi si sentì al sicuro e chiudendo gli occhi, si abbandonò a un lungo sonno ristoratore.
Trascorsero così due giorni e finalmente i tre ragazzi riuscirono a incontrarsi per consumare un pasto insieme. Sebbene i loro corpi fossero stati in precedenza curati dalla magia di Reilhan, la stanchezza accumulata negli ultimi mesi, li costrinse a letto. Xera, Reilhan ed Elesya poterono così gustare un pranzo speciale, preparato e fatto arrivare da Aldaria, sino alla tenuta di Murdar. Il curatore divorò la torta alle more in un sol boccone e per un attimo si stupì di quanto quei gesti tanto normali, come il mangiare insieme, fossero diventati per loro un evento più unico che raro. Da un lato c’era Xera, il cui viso era disteso e rilassato. Non si rese conto di aver indugiato troppo a lungo nel fissarla e presto si ritrovò a incrociare i suoi occhi, che per qualche istante sostennero il suo sguardo. La guerriera gli sorrise ma subito tornò a concentrarsi sui succulenti dolci presenti sulla tavolata. Dall’altro invece vi era Elesya, che  però portava sul volto ancora i segni di quanto avevano vissuto. Qualcosa doveva impensierirla, ma Reilhan preferì non rovinare il pasto alle sue compagne con discorsi impegnativi.

martedì 13 ottobre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 179-180)

Il Luàn si fiondò sul cane non morto e prima ancora di poterlo raggiungere, la giovane maga lo bloccò al suolo con spesse catene color pece. La sua evocazione ebbe così la strada spianata per il suo contrattacco, che gli permise di assestare all'avversario una serie di morsi disseminati su tutto il corpo. I lamenti del Luàn si propagarono per l’intero cono vulcanico, al pari delle urla stizzite della Paramal. Madame Taròt allora decise di far nuovamente ricorso ai suoi poteri e di nuovo, dal mazzo di carte che le volteggiava intorno al corpo, ne scelse una che tramutò in carne ed ossa con una semplice formula magica. Del vapore sottile ricoprì all'improvviso la superficie rocciosa del vulcano, che a causa dei continui sussulti generati dai combattimenti in corso, si fece sempre più instabile. Il vapore circondò le caviglie della giovane maga e lo stesso fu per la sua evocazione. Poi a un tratto una figura imponente si materializzò, il cui aspetto tuttavia fu rivelato soltanto quando il vapore magico si diradò del tutto. Non era un comune essere umano ed Elesya, per un qualche strano motivo, iniziò a tremare a tal punto da non essere più in grado di reggere Vheles, che però non cadde a terra, poiché ben piantato nel terreno.
L’essere aveva delle spalle imponenti, un fisico prestante e dei capelli che ricadevano sul suo corpo, doranti come il sole del mattino. Il suo viso era pallido e a tratti rattristato, forse a causa della spessa catena attorno al suo collo e non solo. Alle sue spalle due ali, anch’esse dorate, erano costrette, dallo stesso giogo, a restare immobili e serrate. 

I suoi abiti baluginavano, sebbene non vi fosse il sole a illuminarli; di pregiata fattura, la seta dello stesso colore dei fiumi, si adagiava alla muscolatura esaltandola e rendendo la sua figura quasi eterea. I suoi occhi erano ancora chiusi, benché fosse stato evocato da alcuni minuti, ma Elesya non osò innalzare il suo sguardo su di lui, pur non comprendendone il motivo.
La voce della Paramal interruppe il silenzio e sorridendo compiaciuta, esortò la sua evocazione a obbedire ai suoi ordini. Poi, con un gesto inconsueto, spostò la mano come se stesse stringendo qualcosa d’invisibile. Al movimento si contrappose una strana reazione dell’essere, che strinse gli occhi a causa della pressione intorno al suo collo, che per qualche secondo si fece opprimente.
<<Ricordati a chi appartieni!>> sussurrò la donna, costringendolo ad agire suo malgrado.
Elesya se ne stava con il viso basso, fissando per qualche strano motivo il terreno sottostante. Dei brividi le percorsero la schiena e una strana sensazione di disagio s’impossessò del suo corpo. Man mano che la creatura si spostava di qualche passo, i brividi aumentavano e l’aria divenne subito pesante.
A un tratto la creatura si fermò. Distava pochi passi dal suo avversario e avanzare oltre sarebbe stato inutile. Elesya allora alzò lo sguardo, temendo un attacco improvviso, ma alla vista del suo viso, la fanciulla si pietrificò. 

martedì 6 ottobre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 178)

Gholja si voltò in direzione della luce e per qualche secondo sembrò quasi pietrificato. Il corpo della guerriera emanava molto calore, baluginando come fosse una torcia sul punto di accendersi.
L’uomo provò a muovere qualche passo, ma per qualche strano motivo non riuscì a spostare le sue gambe.
Il capo chino della fanciulla fece supporre al suo avversario che lo stato in cui versava fosse inconsapevole, perciò l’uomo decise di approfittare della situazione per rifarsi su di lei.
Di nuovo allora fece per spostarsi ma un cambiamento improvviso nell’aspetto di Xera, lo tenne ben ancorato al suolo.
I suoi capelli, infatti, iniziarono a crescere a dismisura, superando le spalle e persino la vita. Non ebbe però modo di assistere alla scena, che in un lampo la ragazza gli fu addosso, brandendo un’arma diversa. L’uomo ebbe pochi istanti per realizzare l’attacco e come risultato ne derivò un profondo taglio sul braccio destro. Gholja si scansò tuttavia il tempo necessario a impedire al suo avversario di prendersi il suo arto.
Un secondo attacco, violento quanto il primo, si susseguì nuovamente; questa volta però, il Segugio ebbe modo di poterlo evitare scontrandosi con lo scheletro evocato dalla Paramal, che lo fece cadere a terra, inerme.

La fanciulla aveva sul visto un’espressione indecifrabile, che man mano si fece sempre più enigmatica, poiché altri cambianti iniziarono a manifestarsi sul suo corpo.
<<Xera, puoi controllarla!>> gemette Elesya, che alla vista della mutazione in corso, incominciò a temere anche per se stessa.
<<Capisco>> ribatté l’uomo, illuminato da un'idea. La fanciulla ignorò l’amica e di nuovo si scagliò contro il suo avversario che, stranamente rassicurato, riuscì a contrastare il fendente di Xera servendosi della falce accanto a lui.
La guerriera non indietreggiò alla vista di quella lama e con un macabro sorriso sul volto, sollevo le braccia brandendo la lama canuta con entrambe le mani, per poi abbassarla con violenza in direzione del suo nemico. Sebbene l’uomo continuasse a difendersi con la falce, Xera non volle interrompere quel veloce susseguirsi di attacchi all'apparenza inutili, giacché nessuno era stato in grado di raggiungere l’uomo. Almeno sino a che, abbassando le braccia per l’ennesima volta, l’uomo non si rese conto che il corpo della fanciulla era cambiato ancora. I suoi capelli rossi, infatti, divennero bianchi come la neve, mentre i suoi occhi si tinsero di nero. Ogni traccia d’umanità scomparve dal suo viso, che si fece pallido al pari del corpo. Un nuovo fendente giunse dall’alto e come fosse burro, spezzò di netto il manico della falce, raggiungendo infine il petto dell’uomo.

mercoledì 30 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 177)

Il polso dell’uomo si fermò poco prima di sfiorare il capo del ragazzo; una forza misteriosa lo aveva bloccato e con esso la fattura in corso. Nel momento in cui il velo di vapore magico si diradò, Gholja vide l’arto circondato da una catena oscura. <<Allontanati Rei!>> gli ordinò una voce familiare non molto distante da lui. <<Ely …!>> esclamò sorpreso il ragazzo, scappando in un punto più isolato dell’antro senza tuttavia distogliere gli occhi dal suo nemico.
L’uomo si stupì di non essere riuscito ad anticipare la giovane maga, ma allo stesso tempo non se ne preoccupò. Con l’altra mano afferrò il giogo pece e con poco sforzo ne allentò gli anelli, spezzandoli come fossero giocattoli. Alcuni caddero a terra, mentre altri s’incastrarono nelle vesti dell’uomo. <<Cosa credi di fare!>> la minacciò con tono severo, ma Elesya non si fece intimorire <<Il necessario per sopravvivere>> rispose fissandolo negli occhi. Gholja rise a quell’affermazione e di nuovo fu costretto a congratularsi con i suoi avversari per la loro astuzia. Non fece in tempo però ad aggiungere altro, che una lama scarlatta gli piombò addosso da sinistra.
Gholja sollevò il braccio per contrastarne il filo, ma con sua grande sorpresa l’arto era immobilizzato. Fu costretto così a spostarsi in maniera repentina per evitare il fendente della guerriera.

L’uomo osservò i resti della catena di Elesya sul suo braccio, ognuno di essi emetteva delle scintille che contrastavano i suoi poteri. <<Sono colpito, ma non sarà questo a fermarmi>> asserì, chiudendo gli occhi. Xera si fermò vedendo il nemico immobile e sebbene per lei fosse impensabile attaccare chi non si potesse difendere, con Gholja non ci pensò due volte. Tornò subito sui suoi passi, sollevò Rhinvel e facendo ricorso alle sue forse residue, si scagliò contro il Segugio.
Lo stridio di due lame incrociate si propagò per tutto il vulcano, insieme a delle scintille generate dall’attrito. Xera fece allora un balzo indietro e solo in quel momento poté realizzare chi fosse il suo avversario o meglio “cosa”.
Uno scheletro dalle ossa coperte di muffa impugnava una falce molto più lunga del normale e dalla lama affilata. Benché quello fosse uno spettacolo insolito, per Xera quell’essere non era del tutto estraneo e quasi in risposta ai suoi pensieri, si rese conto che ai piedi del non morto vi era una carta vuota. Con il capo si girò alla ricerca del responsabile, per poi individuarlo ancora con le braccia sollevate e con il volto sorridente.
<<Tu!>> mormorò la guerriera, cercando di reprimere il profondo astio nei suoi confronti.
<<Non ti permetterò di colpirlo!>> gemette la donna con voce stridula. La guerriera osservò lo scheletro avanzare lentamente, perciò decise di anticiparne le mosse attaccando per prima. 

venerdì 25 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 176)

Reilhan approfittò della situazione per esercitare i suoi poteri sul corpo mal ridotto dell’amica. Braccia e gambe erano messe male ma nulla in confronto alla ferita aperta sul fianco. Sebbene i suoi poteri fossero tornati, grazie alla distruzione della barriera magica, il Novizio si rese presto conto di poter fare ben poco per lei. Soltanto un Chierico esperto avrebbe potuto aiutarla, tuttavia una frase inaspettata della ragazza lo distolse dai suoi pensieri. <<Ti prego, fa qualcosa per la mia mano, non ho bisogno d’altro>> gli suggerì cercando di sollevare l’arto verso il compagno. Reilhan lo afferrò con delicatezza; a causa del colpo ricevuto, alcune dita si erano spezzate poiché schiacciate tra l’elsa e la roccia, così da rendere inutilizzabile quella mano. Il Novizio sentì che la rabbia covata sino a quel momento fosse sul punto di esplodere, ma si sforzò di mantenere la calma, affinché i suoi poteri potessero funzionare a dovere. Xera percepì un calore intenso che le avvolse la mano come un guanto, per poi avvertire un leggero pizzicorino alla base delle dita. Trascorsero solo alcuni secondi e subito la fanciulla poté muovere l’arto senza provare alcun dolore. <<Ti ringrazio>> sospirò, continuando ad aprire e chiudere le dita. 

Poi con un gesto fulmineo afferrò Rhinvel, gettandosi sul Novizio, che per la sorpresa non poté far altro che assecondare l’amica. Due fauci si chiusero poco sopra le loro testa, mordendo tuttavia l’aria e qualche capello del curatore. Le zanne di energia svanirono un attimo dopo, con somma sorpresa dei due ragazzi che però non restarono a guardare. L’uomo era ancora fermo con il braccio alzato, sorpreso del fatto che la sua magia non avesse colpito il bersaglio, mentre la mano fumava come fosse incandescente. Xera e Reilhan erano consci di essere inferiori a lui per forza ed esperienza, ma arrendersi avrebbe significato perdere la vita e pensiero comune fu che per quel giorno erano morti già fin troppe volte. I due si fiancheggiarono armati di Maglio e spada, poi senza dire una parola, Xera si scagliò contro il suo nemico che la osservava indifferente. La guerriera sapeva che l’uomo fosse in grado di muoversi a gran velocità e perciò si preparò a vederlo svanire da un momento all’altro. Soltanto la presenza di Reilhan riuscì a infonderle il giusto coraggio per affrontare la situazione.
Quando però fu a pochi metri da lui, Xera si fermò all’improvviso. Gholja non solo non si era spostato di un passo, ma addirittura aveva aperto le braccia lasciando scoperto il corpo. 

martedì 22 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 175)

L’uomo aveva il volto imperturbabile, quasi gli eventi appena accaduti non lo avessero scalfito. E fu proprio quell’insensata calma che intimorì ancor di più la guerriera.
Sebbene la distanza dai due fosse esigua, a causa dei toni pacati e della posizione poco favorevole, Xera riuscì ad ascoltare soltanto alcuni frammenti del loro discorso.
<<L’artefatto è qui … Temahine non è pronta … dobbiamo andarcene>>. Xera rabbrividì; come poteva un uomo tanto caro a Murdar, essere in combutta con quella megera? Questa era la domanda che si ripeté più volte nella mente, pur non trovandovi una risposta.
Ripensò così a tutte le occasioni in cui le loro strade si erano incrociate e a come nel giro di pochi minuti si fossero poi trovati in situazioni pericolose. Dal suo punto di vista non vi furono più dubbi: Kiem Gholja era un traditore e di lì a poco l’avrebbe fatta franca ancora una volta.
La guerriera allora, senza farsi notare, cercò Rhinvel con lo sguardo e il suo cuore sussultò, quando si accorse di averla a portata di mano. Benché il suo corpo fosse molto provato, sentì di dover intervenire al più presto, nella speranza di guadagnare del tempo e impedire così ai due di fuggire.
Diede perciò un’ultima occhiata alle due sagome, che continuavano a volgerle le spalle, per poi allungare la piccola mano che sfiorò a stento l’elsa ruvida. Più tentò di avvicinarsi alla spada e più il braccio le doleva, poiché indolenzito. Fino a che, allo stremo delle forze, concentrò le poche energie rimaste in quell’ultimo tentativo, che fu ripagato nel momento in cui afferrò l’impugnatura di Rhinvel.

<<Ahhh!>> urlò dolorante; la sua mano era stata schiacciata con forza a terra, mentre ancora stringeva l'elsa della sua lama. Xera alzò il capo e solo allora vide l’uomo dalla pelle scura, guardarla con freddezza. Gholja spostò il piede dall’arto della fanciulla e chinandosi su di lei, la sollevò per il bavero della camicetta <<Dovevi continuare a fingerti svenuta>> le sussurrò facendola tremare. Essere osservata da quell’uomo e persino ascoltarne la voce, provocò nella guerriera un profondo turbamento, al punto che tutto iniziò a divenire sfocato e dai contorni irregolari. Fu in quell’istante che il Segugio la schiaffeggiò. Xera non era neanche riuscita a coglierne il movimento, fu invece il dolore intenso alla guancia che la riportò bruscamente alla realtà. <<Sarebbe stato scortese abbandonarci proprio ora!>> infierì senza distogliere lo sguardo. Un sapore acre e pungente si fece subito strada nella sua bocca, ma per la guerriera fu un dettaglio di poco conto.
Quello sguardo quasi opprimente non volle saperne di abbandonarla, il cui potere era riuscito ad annichilirla proprio come Madame Taròt.
<<“Che stupida sono stata”>> rifletté, <<Che cosa pensavo di fare? Rei avevi ragione, sono una sciocca impulsiva>> farfugliò a causa del taglio sulla lingua.
<<A quanto pare non sei l’unica!>>. Una voce calda e familiare echeggiò nelle sue orecchie, seguita da un gran polverone dovuto a un attacco mal riuscito, schiantatosi contro le macerie. 
<<Reilhan!>> esclamò la fanciulla; i suoi occhi si riempirono di lacrime e dopo tanto, finalmente poté tirare un sospiro di sollievo.

martedì 15 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 174)

Xera riaprì gli occhi non appena la luce si fu attenuata e attorno a lei notò soltanto detriti e scaglie luminose divenire polvere nel giro di pochi istanti. La sua testa le doleva, forse a causa del brusco impatto con qualche roccia che la statua non era riuscita a frenare, mentre il corpo faticava a muoversi. Per prima cosa si preoccupò dei suoi compagni; non erano molto distanti da lei. Non si era accorta, infatti, che la sua mano era saldamente stretta da quella di Reilhan, il quale tuttavia giaceva a terra privo di sensi. <<Rei …>> mormorò la guerriera con un filo di voce. La gola ardeva e ogni respiro divenne una sofferenza. Il curatore non rispose e la giovane leva provò una seconda e infine una terza volta. Accanto al Novizio vi era Elesya, anch’essa priva di sensi, ma dal cui aspetto parve quella messa meglio dei tre. Non ricevendo alcun segnale positivo dall’amico, Xera decise di provare con la maga, nella speranza che almeno lei si svegliasse al più presto.
<<Ely, Ely svegliati … ti prego>> singhiozzò allo stremo delle forze. Il susseguirsi degli avvenimenti che l’avevano condotta lì erano stati duri da sopportare e la guerriera, ormai esausta, sentì le membra pesanti come rocce. Per quanto provasse a muovere gambe e braccia, non riuscì a sollecitare neanche un muscolo, sebbene il suo unico desiderio fosse di risvegliare i suoi compagni. Così con le dita della mano, accarezzò la pelle dell’amico ripetendo nella mente la stessa frase più volte: “Ti prego, svegliati", quasi fosse una sorta di formula magica.

Continuò sino a che le dita non iniziarono a intorpidirsi e il braccio a dolerle a causa della posizione scomoda. All’improvviso il rumore di alcuni passi attirò la sua attenzione. Erano lenti e pesanti e pian piano si fecero sempre più rumorosi. Il cuore di Xera sobbalzò e come rianimato da una nuova speranza, prese a pulsare in maniera frenetica. <<“Murdar? Che sia finalmente giunto?”>> ipotizzò, senza tuttavia emettere un fiato. Solo in quell’istante si ricordò della donna lasciata in disparte durante l’attacco. Al contrario dei tre ragazzi, la Paramal non era stata protetta dalla statua d’ossidiana e perciò il suo corpo si sarebbe dovuto trovare sotto cumuli di macerie. A causa dei forti attacchi subiti dalla barriera magica, il vulcano era diventato instabile e privo di controllo; frequenti scosse inoltre, provocate da bolle d’aria calda, accentuarono le preoccupazioni di Xera.
Con la coda dell’occhio cercò il punto in cui si sarebbe dovuta trovare Madame Taròt e grande fu la sua sorpresa quando la vide illesa e quasi rassicurata. <<“L’erba cattiva non muore mai”>> sussurrò a denti stretti per non farsi sentire.
I passi si fecero più sicuri man mano che si avvicinarono e Xera incominciò a rabbrividire. Più li percepì nitidi e più il sangue prese a circolare nelle vene a gran velocità. Infine poté distinguere in maniera chiara i calzari di chi, con tutta probabilità, aveva distrutto la barriera magica.
Erano di pregiata fattura e stranamente familiari. L’uomo si scostò affinché Madame Taròt potesse vederlo e allo stesso tempo, permise alla guerriera di guardarlo in volto. Il suo cuore smise di sussultare e per un istante si fermò. Le lacrime discesero calde sulle sue guance e un senso di felicità avvolse i suoi pensieri <<Siamo salvi, amici miei>> biascicò tra un singhiozzo e l’altro, sebbene nessuno dei suoi compagni avesse ancora ripreso i sensi.

martedì 8 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 173)

Madame Taròt vide il resto dell’odiato trio raggiungerla e con la mente rivisse, momento per momento, il susseguirsi d’eventi che l’avevano condotta a giacere inerme al suolo. Tuttavia per quanto provasse a dare una spiegazione logica all'accaduto, non riusciva a capire come i tre ragazzi fossero tornati in vita.
<<Ho visto i vostri corpi esalare l’ultimo respiro, questo non sta accadendo sul serio>>, gemette a denti stretti e con il viso rivolto nella polvere color pece.
<<Ti abbiamo mostrato ciò che tu volevi vedere, dando per scontato che la brama di vendetta ti avesse oscurato la mente>> rispose la guerriera, <<Dopodiché ingannarti è stato un gioco da “ragazzi”>> aggiunse il curatore. Elesya indicò il foro sul suo abito e sollevando il sottile strato di stoffa, mostrò la pelle priva di segni o tagli. La Paramal sbarrò gli occhi dallo stupore, per poi tornare a fissare gli abiti macchiati di sangue. <<Io avevo il pieno controllo del suo corpo …>> lamentò cercando la guerriera con lo sguardo << Niente di più vero, ma benché i tuoi poteri fossero ancora attivi, la magia di quelle rune ne ha ridotto la forza. Mi è bastato sporcare la lama con il mio stesso sangue e poi fingere di pugnalare Elesya, per darti l’illusione sperata>> disse Xera sorridendo. Reilhan iniziò presto a spazientirsi e preso dal desiderio di portare a termine quella farsa, interruppe bruscamente le spiegazioni. 

<<Conversare non porterà a nulla, dobbiamo decidere cosa farne di lei!>> esclamò adirato. Il volto contratto dalla rabbia non accennava ad attenuarsi, soprattutto quando, con la coda dell’occhio, osservava i lividi sul collo dell’amica. C’era voluta una grande forza d’animo per non perdere il controllo del suo corpo, ma la forte pressione esercitata sulla pelle, le aveva lasciato il segno. Dal suo punto di vista la loro messa in scena era stata guidata dalla buona sorte e nient’altro; ignaro della finta morte di Elesya, lui per primo ne era stato ingannato e solo nel momento in cui fu sul punto di far del male alla sua amica, la ragazza gli sussurrò quanto era accaduto. Reilhan osservò le rune che circondavano la superficie del cono vulcanico e per la prima volta fu grato della loro presenza.
<<Questa donna non merita alcuna pietà!>> asserì il Novizio, <<Ma se dovessimo toglierle la vita, diverremmo degli assassini. Dal mio punto di vista non ci sarebbe peggior maledizione da sopportare per il resto dei miei giorni>> affermò risoluto. Elesya provò a replicare, ma sapeva bene quanto le parole dell’amico corrispondessero a verità. Madame Taròt sorrise compiaciuta, <<Hai fatto la scelta giusta ragazzo; sono sicura che Murdar sarà orgoglioso di te>> aggiunse ironica. Reilhan si voltò verso la donna e con un sorriso beffardo le rispose a tono <<I tuoi poteri da Paramal sono davvero straordinari, Madame Taròt>>, la donna inarcò le sopracciglia <<Che cosa stai farneticando?>>, Reilhan allora si avvicinò a lei di qualche passo, per avere la certezza che la donna lo guardasse in faccia. 

venerdì 4 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 172)

Madame Taròt si guardò intorno alla ricerca di una via d’uscita; quella stanza era stata creata per la prova finale e soltanto Murdar ne conosceva tutti i segreti. Decise così di attendere con ansia l’arrivo dell’uomo che più detestava, poiché di lì a poco si sarebbe di certo fatto vivo. La donna diede le spalle alle vittime del suo folle progetto, per poi recarsi alla base della statua che le avrebbe consentito di avere un’ottima visuale per il migliore degli spettacoli. Quando tuttavia fece per muovere un passo, una mano le serrò la caviglia. <<Che diamine …!>> esclamò guardando in basso. Lo stupore s’impadronì subito del suo volto, sostituendo la soddisfazione albergata sino a un attimo prima. <<Come puoi essere ancora viva?>> si domandò, cercando di liberarsi dall’insistente presa, che pian piano si fece sempre più dolorosa. <<Mi dispiace per te, ma uccidermi non è così semplice>> rispose la fanciulla che alzato il capo, la fissò dritto negli occhi. Un brivido freddo percorse la schiena della donna, in particolare dopo aver ricordato con quanta facilità si era disfatta della fattura. In preda al panico, allora, prese ad armeggiare con le sue tasche, tirandone fuori un pupazzo consunto e dei resti di capelli. Per quanto però la donna cercasse di ricreare le condizioni precedenti, la sua magia non funzionò. <<Sono spiacente per te; i tuoi poteri qui non funzionano>> replicò la ragazza e con uno scatto fulmineo afferrò la seconda caviglia della Paramal, bloccando del tutto i suoi movimenti. 

Vani furono i tentativi di ribellarsi alla presa, poiché la forza della guerriera era qualcosa che andava al di là dell’umano. Un secondo movimento costrinse la donna ad accasciarsi a terra, gemendo dal dolore per la caduta. Xera si rialzò, sovrastando così la vecchia megera e con una freddezza atipica negli occhi, cercò con la mente la sua fidata elsa.
Rhinvel però era a qualche passo da lei, una distanza relativamente breve per una persona tanto motivata. La giovane leva si allontanò dal corpo della donna, camminando senza particolare premura, cosa che stupì non poco la Paramal, data la ritrovata libertà. Madame Taròt interpretò quindi quel gesto come un eccesso di spavalderia tipico dei giovani e decise perciò di approfittare della situazione propizia, per rifarsi su di lei. Nel momento in cui tuttavia fece per alzarsi, si accorse che c’era qualcos’altro a bloccarla a terra. La donna alzò lo sguardo e con terrore, scoprì due occhi feroci che la fissavano con disprezzo. Il ragazzo le bloccava le spalle al suolo e sebbene il suo viso sembrasse provato, la forza fisica non ne aveva risentito. <<Ti sei pugnalato dinanzi a me, perché sei ancora vivo?>>, lamentò la donna che non riuscendo a liberarsi, decise di ricorrere al più sleale degli inganni. <<Ti prego lasciami andare. Come puoi sopraffare una donna e per giunta molto in la con gli anni? Credi davvero che un curatore che si rispetti si abbasserebbe a tanto?>> infierì ricordando l’alto senso morale del Novizio.

mercoledì 2 settembre 2015

Facciamo due chiacchiere

 Mie care Giovani leve, sembra solo ieri il giorno in cui toppai il post per il primo compleanno del mio blog, pubblicandolo addirittura un giorno in anticipo (link). Oggi invece, a distanza di ben due mesi dal secondo compleanno del mio adorato Scrittoio, mi trovo qui ad abbozzare questo semplice miscuglio di pensieri.
Vi ho abituati a post incentrati perlopiù sul mio racconto; raramente, infatti, mi concedo un momento per parlare direttamente con voi. Quest’oggi però, in occasione dell’ennesimo traguardo, ho deciso di fingere che questi 40° non ci siano per dedicarmi a voi.
Rileggendo il post dell’anno scorso, mi sono resa obiettivamente conto dell’enorme balzo che hanno fatto le visualizzazioni del blog (ricordo che alla fine del primo anno ne avevo collezionate 18mila), per questo mi è sembrato giusto dirvi: GRAZIE DI CUORE.

Ottantamila Views … che dire, non lo avrei mai quasi sperato. Sono partita con l’idea di creare un vero e proprio esperimento personale e ora sono qui a ringraziarvi per l’enorme pazienza che mi avete dimostrato in questi anni. Sono ben consapevole che seguire un racconto pagina dopo pagina alla lunga stanchi, eppure voi non avete fatto altro che crescere.
Sono inoltre soddisfatta del fatto che il mio libro sia quasi finito (come avrete capito e, oserei dire, sperato) sebbene continui a provare molteplici piattaforme per allargare il giro dei miei lettori (vedi Wattpad). Il mio progetto sarebbe di raggruppare ogni mio post e renderlo un vero e proprio romanzo, con l’auspicio che (una volta messo in commercio) voi avrete il desiderio di acquistarlo. Ci saranno cambiamenti che renderanno il racconto più omogeneo e meno frastagliato; elementi che lo collegheranno ai due libri che ne seguiranno e che ho intenzione di pubblicare soltanto quando saranno terminati.

In questo frangente, tuttavia, ho deciso di non abbandonare l’argomento libri. Tratterò quindi recensioni che riguarderanno in particolare le scrittrici novelle come me, accompagnate a quelle di libri più famosi che mi piacerebbe farvi conoscere.
Ho sempre pensato che la lettura fosse una condivisione di pensieri tra scrittore e lettore, ma non solo: emozioni, sensazioni tutti raccolti all’interno di righe nere su un foglio bianco.
Cosa c’è di meglio allora dell’invogliare qualcuno a leggere?
Non voglio annoiarvi con pensieri spiccioli o modi dire, contrariamente a quel che si possa pensare, preferisco arrivare dritta al punto.
Vi ringrazio perciò per la partecipazione, i commenti, i suggerimenti, i complimenti, i mi piace, le condivisioni ed ogni altra manifestazione d’affetto che mi avete dimostrato.
Vi ringrazio per i voti che date al mio blog e che gli consentono di essere sempre primo in classifica NetParade.
Vi ringrazio per la pazienza che mi dimostrate ogni settimana, tornando sul mio Scrittoio soltanto per leggere un frammento del mio racconto e di quella che manifestate quando quell’agognato post a volte salta.
Vi ringrazio e non vi ringrazierò mai abbastanza per esservi interessati a un puzzle di post che sognano di diventare un vero e proprio libro e se questo un giorno accadrà, sarà soltanto merito vostro.
Grazie a tutte voi mie care Giovani Leve, buona giornata e come sempre buona Lettura.


[Di seguito un piccolo disegnino commemorativo]


martedì 1 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 171)

Madame Taròt contemplò i suoi feticci e in particolare quello vincolato alla fanciulla. Era stata una fortuna per lei aver ritrovato alcuni capelli della guerriera sul suo vecchio divano, quasi il destino volesse aiutarla nella sua sadica vendetta. Sebbene i tentativi d’interazione col sigillo della ragazza, le avessero consentito soltanto di tenerla a bada per qualche giorno, proprio quel fallimento le aveva permesso di conseguire il migliore dei piani. Decise allora che della ragazza non ne aveva più bisogno e, con uno strattone, distrusse il vincolo attorno al collo della bambola. Nell’istante in cui la magia fu spezzata, la guerriera riaprì gli occhi ritrovandosi alla mercé del Novizio e della sua presa risoluta. I loro sguardi s’intrecciarono e benché la situazione richiedesse un immediato intervento, il corpo della giovane leva parve troppo provato. Reilhan cercò in tutti i modi di resistere a quella fattura, ma le sue mani non volevano saperne di ubbidire. Fece appello così a ogni fibra del suo corpo, tant’è che pian piano la sua fronte iniziò a imperlarsi di sudore. L’unico risultato ottenuto però fu quello di allentare, seppur di poco, la morsa attorno al collo. <<Rei, ti prego … fermati>> gemette Xera circondando i polsi del ragazzo con le sue mani, ma il volto contrito dell’amico le fece subito intendere la situazione.

<<È inutile ribellarsi ragazzina, ormai è finita! Arrenditi e lascia che il Novizio allevi le tue sofferenze. Dopotutto hai appena ucciso la tua cara amica, per cui meriti di morire>> gongolò Madame Taròt fissando, divertita, la scena. Xera cercò il corpo di Elesya con la coda dell’occhio e inorridendo, pianse lacrime amare. Reilhan si sentì morire dentro dinanzi a tanta sofferenza, ma la situazione in cui versava non era poi così diversa. Di lì a poco, infatti, anche lui avrebbe provato il medesimo dolore. Con i polsi ancora stretti nella fievole morsa della fanciulla, Reilhan era completamente in balia della megera che, stanca di attendere oltre, decise di porre fine al suo piano. <<Forza ragazzo è il momento. Un ultimo sforzo e sarà tutto finito!>> lo derise, mentre con le dita mosse il feticcio con insistenza. Il curatore perse così lo scarso controllo guadagnato con il sudore della fronte e, suo malgrado, fu costretto ad abbandonarsi a quel potere ignobile. Le mani, allora, si strinsero intorno al collo della guerriera e sebbene Xera non facesse che implorarlo, Reilhan non serrò la morsa sino a che la guerriera non si accasciò. Le mani, che fino a poco prima avevano tentato di respingere le braccia del curatore, crollarono pesanti sui fianchi e il respiro, già affannato, cessò del tutto. Quando la presa fu interrotta, il corpo di Xera cadde a terra accanto a quello dell’amica, scena che pietrificò il Novizio.