venerdì 28 marzo 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 52)

I pensieri di Alea (parte quarta)

<<C’era un tempo in cui le entità divine risiedevano stabilmente tra noi, camuffati ovviamente, ma sempre pronti a rivelarsi quando la situazione lo richiedeva. Vivendo a stretto contatto con gli abitanti di Raifaelia, era consuetudine inoltre, che le divinità decidessero di elargire particolari doni a chi reputassero affidabile. A volte si trattava di armi potenti, altre di poteri magici rari o addirittura della Lebith Ketui (la Conoscenza Sapiente). Gli individui eletti erano destinati a compiere grandi imprese e a godere di profondo rispetto. L’anima umana tuttavia, non è votata solo alla purezza di spirito, ognuno di noi, infatti, nasconde un lato oscuro che in alcuni casi prende persino il sopravvento. 

Anche i prescelti non erano immuni a questa lotta interiore tuttavia, diversamente dai comuni esseri umani, avevano una tempra morale ammirevole. Questi uomini e donne però non erano immortali e durante un normale combattimento, potevano essere feriti e persino uccisi. Adesso vorrei che tu prestassi particolare attenzione a ciò che sto per dirti, poiché ti riguarda personalmente>>. Fissai Zaharra e con un cenno del capo, la esortai a continuare il racconto.

<<Molto bene! Uno dei prescelti più noti della storia, è stato sicuramente Kùa Leis che seppur fosse un ragazzo molto giovane, giocò un ruolo fondamentale durante la “Guerra delle sette piume” che si svolse nella città di Sihlya. Purtroppo in seguito a questa sanguinosa battaglia, il ragazzo perse la vita, nonostante avesse il dono della Lebith Ketui e non fosse schierato sul campo. Alcuni ipotizzarono che fosse stato ucciso dalle stesse divinità, poiché videro in lui un potenziale nemico>>. Mi grattai la testa perplessa, << È una teoria assurda; come può una divinità temere un potere che egli stesso ha donato?>> obiettai. <<Molti la pensarono come te, infatti, nessuno diede credito a questa versione, nonostante partisse da una persona di grande importanza: Raghana Leis, la negromante più potente mai esistita e la persona più influente del Concilio, dopo Murdar il saggio. 

martedì 25 marzo 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 51)

I pensieri di Alea (parte terza)


L’uomo mascherato posò sia il calice sia il pugnale, sull'altare e con entrambe le mani, innalzò una delle sculture più preziose della collezione. Era costituita interamente da Sillimanite: fatta eccezione per gli occhi che da quella distanza, mi sembrarono di cristallo. Mentre sollevava la scultura, l’uomo si voltò e porgendoci le spalle, continuò a invocare le sue preghiere.  Contemporaneamente tutti gli abitanti di Taseth abbassarono il capo, fino quasi a sfiorare la terra con la fronte. Nessuno sembrò far caso a me, quando avanzai di qualche fila per migliorare la mia visuale. 

Mi ritrovai così, a pochi passi dall'altare e assumendo la stessa posizione di tutti gli altri, finsi di pregare. Dopo un paio di minuti, l’uomo mascherato posò la preziosa effige su un piedistallo di marmo e cantando, tornò in possesso del calice e del pugnale. Improvvisamente tutti smisero di parlare, compreso l’uomo e in perfetta sincronia, si portarono le mani al petto. Il silenzio allora, divenne insopportabile; non avrei retto ancora per molto e sebbene l’istinto mi urlasse di scappare, decisi di aspettare fino alla fine, temendo per la vita della bambina. 

L’uomo mascherato inserì ancora una volta il pugnale nel calice e quando la lama fu completamente intrisa di sangue, lo puntò contro la fanciulla distesa. Accadde tutto in pochi secondi e riflettendoci, ancora oggi non rammento a cosa stessi pensando, poco prima di fiondarmi contro quell'arma. Non ebbi la possibilità di invocare la mia spada e senza alcuna difesa, mi frapposi tra la lama e la bambina, cercando di portarla via dall'altare. Il pugnale penetrò la mia gamba come fosse burro, ma non ebbi il tempo di realizzare il dolore lancinante che provai, poiché il mio unico desiderio, era quello di proteggere la fanciulla che stringevo fra le braccia. 

Stranamente pero, nessuno cercò di attaccarmi, né tanto meno di scacciarmi via: nei loro sguardi percepii solo paura. La bambina pianse spaventata, così senza far resistenza, la lasciai tornare dalla sua famiglia, ritrovandomi circondata da una folla incredula. L’uomo dietro l’altare allora, si tolse la maschera e guardando la mia ferita, fu preso dal panico. In fretta abbandonò il pugnale a terra e in preda al terrore, esortò i suoi concittadini a tornare nelle loro case. Mi ritrovai così da sola, al centro di un villaggio deserto. 

martedì 18 marzo 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 49-50)

I pensieri di Alea (parte seconda)


Quando abbandonai il negozio, oltre che alla pergamena completa, Paru mi rifilò una bussola con l’ago rotto, un flauto che non emetteva alcun suono e l’elsa di una spada spezzata: oggetti perfettamente inutili. Infilai tutto nella mia nuova bisaccia (altro acquisto forzato) e senza curarmene troppo, tornai alla taverna. Mi restavano solo trenta monete nel borsellino (il costo di una stanza) per cui conscia che nel cuore della notte non avrei fatto molta strada, rinunciai ai dolci e mi concentrai sulla pergamena. 

Impiegai quattro ore per comparare i dati del nuovo documento con quelli del diario e conclusi che partire per Taseth, fosse la soluzione. Riposai e l’indomani all’alba, preparai tutte le mie cose decisa a partire. C’era un problema però: come avrei pagato il mezzo di trasporto? Non potevo nemmeno permettermi il cibo per il viaggio e pensare di iniziare un’avventura senza una piccola scorta, era da folli. Provai allora, a girare nuovamente per il mercato nella speranza che qualcuno avesse bisogno di aiuto in cambio di denaro, ma nessuno volle assegnarmi un lavoro. Mi spostai quindi a nord della capitale: con non poca difficoltà aggiungo, date le strade gremite di operai. 

Dopo un’ora, ero ancora al punto di partenza; quando notai una donna, dall’altro lato della strada, che attirò la mia attenzione <<Da questa parte!>> mi disse. La seguii per alcuni minuti senza fare domande e ci ritrovammo in un vicolo della città vecchia (anche se di lì a poco, sarebbe stata rasa al suolo). La donna indossava un velo color porpora che le copriva il capo, talmente lungo da toccare il suolo (indumento tipico di questa città). Il suo viso era abbronzato e paffuto e i suoi occhi, scuri come il carbone. Entrammo in una delle case povere del vicolo; doveva essere la sua dimora e nonostante esternamente fosse malandata, all’interno vi era un arredamento impeccabile ed elegante. Ci accomodammo su di un grande tappeto esotico, gremito di cuscini di seta colorata e una volta sedute, la donna bruciò dell’incenso per allietare l’atmosfera. 

martedì 11 marzo 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 48)

I pensieri di Alea (parte prima)

Dopo cinque giorni di viaggio, anche la taverna più umile diventava allettante: un giaciglio pulito e una vasca di legno, non chiedevo altro. Thesla era una capitale giovane, se paragonata a Sihlya e Nortor e il caldo ardente, misto al forte odore di metallo, contraddistinguevano questa città. Avevo viaggiato a lungo e visitato luoghi inesistenti secondo le mappe ufficiali, ma Thesla, era l’unico posto in cui non avrei resistito per più di due giorni. 

Tutta la città era un cantiere in costruzione, poiché ogni edificio era abbattuto dopo soli dieci anni per essere poi sostituito con uno più moderno e all’avanguardia. Quel che più mi preoccupava tuttavia, era il progetto che la Confederazione aveva in mente: una volta attuato, la città sarebbe stata rasa al suolo. <<Quanto poteva valere un’utopia, se paragonata alla vita di tutte quelle persone?>>pensai prima di mettermi a letto.

Il Primo Sole era appena sorto ma la temperatura si fece già insopportabile e l’aria divenne pesante. Approfittai della vasca per rinfrescarmi, anche se quella piacevole sensazione sarebbe sparita non appena in strada. Prima di andare, indossai i miei abiti color sabbia: perfetti per chi non voleva dare nell’occhio in una capitale costruita al centro di un deserto. I miei scarponcini erano a posto, i pantaloncini e la camicia mi soddisfacevano (avrei preferito qualcosa con più stile). Una sistemata ai capelli e sarei stata pronta. 

Al mio viso riflesso nello specchio, ormai, non ci facevo quasi più caso, preferivo piuttosto acconciare i miei capelli castani con una semplice coda di cavallo (per non perdere troppo tempo). Passavano gli anni e non una ruga aveva segnato il mio volto: da quel che potevo ricordare, non avevo mai avuto un aspetto diverso da questo. I miei occhi erano sempre stati dorati e la mia pelle, perennemente giovane. Ricordare poi, che parola grossa, se avessi rammentato qualcosa del mio passato, non sarei stata di certo li.

venerdì 7 marzo 2014

Curiosità da Raifaelia N°3

Bentornati nella sezione "Curiosità da Raifaelia", oggi avremo modo di trattare le schede tecniche dei: Kobay, Gaal, Luàn e Agas. Spero possa colmare la curiosità di quelli che si erano posti la domanda: Che diamine sono i Kobay, i Gaal, i Luàn e gli Agas?. Come sempre vi auguro una Buona Lettura .

(Citazioni tratte da: “Enciclopedia delle specie” Accademia tecnica e scientifica di Thesla) 

KobayPiccolo roditore originario di Horsia, la cui diffusione nei continenti centrali (Baràt, Timur e Kestus) si deve all'embargo clandestino di cuccioli, destinati inizialmente alla famiglia reale di Nortor. Approfittando del clima temperato e delle vaste pianure di Kestus (Continente Centrale), i Kobay si sono diffusi su tutto il territorio, fatta eccezione per il Nord del continente, poiché il clima freddo e secco, non consente la sopravvivenza della specie. Non a caso Utara (Continente Settentrionale, la cui capitale è Heis) non presenta tracce di questi roditori. 

Attualmente la popolazione dei Kobay è rigidamente controllata, dall’Ufficio D&OPS (Druidi e Obuna, Protezione Specie), con il compito di limitare l’allevamento illecito della specie, per uso culinario e scientifico. Quest’organizzazione, fu fondata dopo il 300 esimo anno del Secondo Sole, data in cui rischiò di estinguersi a causa della prelibatezza delle sue carni, in ambito culinario e per l’uso eccessivo in laboratorio, in quanto cavia. Essendo, infatti, originari di Horsia, i Kobay avevano sviluppato antidoti naturali, ai principali veleni dell’isola. 

I Kobay sono roditori di taglia media: i maschi della specie possono raggiungere i 1450 g per 40 cm di lunghezza. Le orecchie e gli arti, sono più piccoli rispetto alle dimensioni del tronco e della testa, stessa cosa vale per la coda, quasi del tutto nascosta dal pelo. Vivono all’incirca per dieci anni ma il più longevo, ha vissuto anche per vent’anni. Sono animali sociali che prediligono vivere in piccoli gruppi, costituiti da femmine, maschi e cuccioli. Dal punto di vista comportamentale invece, per natura, sono schivi e timidi nei confronti delle altre specie.

Nel loro stato selvatico, vivono in regioni pianeggianti ricche d'erba. Si muovono in piccoli gruppi, nutrendosi di erba e di altri piccoli arbusti. Sono animali che prediligono il crepuscolo: le maggiori ore di attività, infatti, corrispondono all'alba e al tramonto, quando cala il rischio di essere individuati dai predatori. Se si trovano in pericolo, sono in grado di correre a velocità sorprendenti. Sull’isola di Horsia, hanno sviluppato l’abilità di derubare le Giovani Leve, privandole del cibo da loro posseduto. I Kobay domestici, invece, hanno diversi ritmi di vita: lunghi periodi di attività durante tutte le ore del giorno,  sono intervallati da periodi più brevi di sonno.

La gestazione dura tra i 73 e i 82 giorni, che è un periodo relativamente lungo per un animale così piccolo. I cuccioli, tuttavia, nascono già ben formati (con pelo, denti, artigli e vista sviluppata). La cucciolata è composta tipicamente di due o tre piccoli. I cuccioli inoltre, hanno buone capacità motorie sin dalla nascita e, dopo circa una settimana, iniziano a esplorare l'ambiente esterno. Dopo un paio di giorni, si nutrono di alimenti solidi, pur continuando ad alimentarsi anche con il latte materno. I maschi mostrano interesse per le femmine (attraverso versi specifici) intorno alla seconda o terza settimana di vita. Anche le femmine diventano fertili già dalla terza settimana di vita. I Kobay sono prevalentemente, di colore nero o marrone.

martedì 4 marzo 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 47)

Quando le porte si chiusero alle loro spalle, Kìrì (il Luàn dell’anta sinistra), attirò l’attenzione del curatore, <<Ehi tu! Ragazzo col Martello, vieni qua>> disse. Reilhan si voltò e separandosi dal resto del gruppo, raggiunse le due teste. <<La prossima volta che dovrete incontrare il saggio, ti preghiamo di tener lontana la lattina, dalle nostre teste>>, il Novizio aggrottò le sopracciglia perplesso, <<Non amate essere accarezzati?>>, domandò. I Luàn si guardarono intimoriti, poi bisbigliando, risposero all'unisono <<Non quando le carezze rischiano di ucciderci. Hai idea di quanta forza abbia nelle mani, quell’essere?>>. 

Reilhan non riuscì a trattenere un sorriso, del quale subito si scusò, per non urtare la sensibilità delle due teste. <<Vi prometto che Xera non lo farà più>> e poi aggiunse, ricordando tutte le volte in cui i due Luàn, erano stati offensivi con le Giovani Leve alle prime armi <<A patto che vi dimostriate più accorti con i complimenti elargiti alle Leve desiderose d’incontrare Murdar!>>. Le due teste bisbigliarono tra loro indispettite e dopo averci pensato su per alcuni minuti, dissero <<Come osi porre delle condizioni?>>, <<Quand'è così, posso sempre invitare la mia amica a unirsi a noi>>, <<A pensarci bene, perché disturbare quella splendida fanciulla>> asserì Betùl, <<Alla fine ci hai solo chiesto di essere più gentili, dopotutto se siamo su queste porte, è proprio a causa del nostro caratteraccio>> affermò Kìrì. I due Luàn accettarono le condizioni del patto e una volta sancito, ritornarono alla forma lignea originale.