martedì 24 novembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.187-188)

La stanza che gli si parò dinanzi, li lasciò a bocca aperta. In fondo poterono notare tre poltrone simili al trono di un sovrano, di cui però soltanto due erano occupate. Quella alla destra di Murdar, infatti, era vuota, forse il posto che sarebbe spettato al caro amico. Non vi erano molti mobili nella sala e la profondità dell’ambiente fece riecheggiare i loro respiri. Xera rimirò ogni decorazione, ogni intarsio e i dipinti appesi al muro, sino a giungere al maestoso candelabro che adornava il soffitto della stanza. Era costituito da innumerevoli piccole fiaccole che a tempi alterni mutavano il loro colore, proprio come le fiamme del camino alla sinistra del saggio. Grazie a questo gioco di luci, la sala fu ammantata da minuti riflessi simili a stelle che resero l’atmosfera davvero magica. Era come se persino la vecchia dimora si fosse preparata per dar loro il meritato addio. <<Prego bambini, non restate sulla porta>> gli invitò il saggio, leggendo la sorpresa sui loro volti. Fu Reilhan a muoversi per primo, la cui espressione si fece subito seria; lo seguì di pari passo Elesya e infine Xera, con lo sguardo fisso sul pavimento per aver ripensato alle parole proferite poco prima. <<Benvenuti>> Murdar li accolse con molto trasporto, quello appartenente ai vecchi nonni lieti di riabbracciare i propri familiari dopo una lunga separazione e Xera si sentì un po’ meglio. <<Vi presento la persona che con me presiederà questa cerimonia: il signor Bhatal Vastir, mio amico di vecchia data>> asserì indicando l’uomo seduto accanto a lui. 

Fu solo in quell’istante che i ragazzi si accorsero della sua presenza. Era un uomo anziano e ricurvo su stesso, molto silenzioso ma allo stesso tempo poco incline al buon umore. Aveva dei radi capelli sulla testa, a dispetto della folta barba canuta che discendeva sino ai calzari. Elesya era sul punto di ridere dinanzi a quella strana figura ma l’uomo, che sino a quel momento aveva tenuto gli occhi socchiusi, li aprì di scatto fulminandola con lo sguardo. Elesya rabbrividì e subito abbassò il capo. L’uomo indossava una tunica grigia e logora, al cui centro però era ricamato il simbolo del Concilio che intimorì le tre leve. Quando Reilhan si accorse di essere osservato, notò che al collo dell’uomo vi era un monile particolare, un simbolo che non avrebbe potuto confondere con nessun altro: la runa della vita. In passato tutti i curatori più importanti sfoggiavano quel marchio, in particolare i Valvur che si distinguevano in battaglia. Persino suo padre aveva una spilla simile, che tuttavia preferiva conservare lontano da occhi indiscreti. Si convinse perciò che anche quell’uomo fosse un curatore e forse uno dei più famosi. <<Bhatal, loro sono i ragazzi di cui ti ho parlato. In ordine: Reilhan Alder, Novizio del gruppo>>, <<Molto piacere Signore>> rispose il ragazzo. <<Elesya Muritor, una promettente maga e nipote del compianto Abelor>> continuò Murdar <<Lieta di conoscerla>> ribatté la fanciulla, inchinandosi appena come da etichetta, <<E in ultimo ma non per importanza: Xera Muritor giovane condot…>> ma la presentazione fu bruscamente interrotta dall’uomo ormai stanco dei convenevoli. 

martedì 17 novembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.186)

I ragazzi furono scortati da Hillin sino a un’ala sconosciuta della dimora; per loro non era insolito scoprire sempre nuovi dettagli di quella casa così misteriosa e per il trio fu perciò ancor più emozionante affrontare quella traversata, considerandola forse l’ultima di una lunga serie.
Quando Hillin spalancò le porte che nascondevano il lungo corridoio, si materializzò un tappeto dorato sul pavimento, mentre le candele fissate alle pareti s’illuminarono, proiettando una festa di luci e ombre che servì a rasserenare gli animi in fermento. Enormi quadri di diverse dimensioni adornavano i muri sino all’altro capo del corridoio, i cui scenari permisero alle giovani leve di poter contemplare luoghi mai visti o anche solo immaginati. <<State attenti marmocchi>> li ammonì la donna <<Se fissate questi dipinti troppo a lungo, potreste perdere il senno>>. Elesya rabbrividì e la donna sorrise <<Passa il tempo ma alla fine restate sempre dei marmocchi spaventati>> aggiunse, portando una ciocca dei suoi capelli corvini dietro l’orecchio.
Reilhan alzò gli occhi al cielo e solo in quel frangente si rese conto che sul soffitto era dipinta la volta celeste; non poté così fare a meno di rimirare le stelle, che all'improvviso parvero brillare di luce propria. Quell’attimo distrazione però, gli impedì di guardare avanti e inevitabilmente si ritrovò a urtare le spalle della guerriera, facendole perciò perdere l’equilibrio.
Soltanto dopo averle cinto i fianchi, fu certo di averla salvata da una ridicola caduta.

Il profumo dei suoi capelli gli diede una scarica dritta al cuore, riportandolo alla realtà circa la loro prossima separazione. Accadde tutto in pochi secondi e subito il clima sereno divenne cupo e triste, almeno per il curatore. Xera si separò dolcemente dall’abbraccio dell’amico, preferì non voltarsi per non mostrare il rossore delle sue gote, ma allo stesso tempo desiderò poter rimanere accanto a lui ancora un po’. Non erano pensieri che Xera era solita fare, ma con la cerimonia di addio in procinto, fu inevitabile per lei sentirsi malinconica.
Elesya mantenne il silenzio fino a che non afferrò i due amici per mano e li condusse vicino al grande portone che li separava da Murdar. 
Lo scrutarono a lungo in attesa che si aprisse, ma non accadde nulla e l’uscio continuò a sbarrare loro la strada. <<Che cosa succede?>> chiese il Novizio, <<Dovrei essere io a porvi questa domanda>> ribatté Hillin infastidita. <<Non capisco>> aggiunse la guerriera incrociando le braccia. <<Se la porta resta chiusa è per colpa vostra>> spiegò, <<è probabile che qualcuno di voi non desideri abbandonare l’isola>>. Xera spalancò gli occhi e prese a fissare Elesya, ricordando i dubbi espressi poco prima <<Pensavo ti fossi convinta!>> affermò, addolcendo il tono della voce e la giovane maga iniziò a scuotere il capo. 

martedì 10 novembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.185)

Ogni fagotto conteneva un abito finemente cucito a mano da Aldaria. Elesya apprezzò i ricami del suo vestito azzurro come il cielo e non vide l’ora di poterlo indossare. Xera invece ammirò la praticità del suo completo scarlatto, che le avrebbe risaltato la capigliatura e infine Reilhan con la sua nuova tunica verde di velluto, adornata da finiture d’argento, che indossò senza indugio. I tre ragazzi percepirono una nuova atmosfera con indosso quelle vesti, come se un nuovo capitolo della loro vita stesse per iniziare, anche se questo avrebbe comportato notevoli cambiamenti. Xera appuntò la cintola che custodiva Rhinvel alla vita e indossò Divaahr sull’anulare della mano sinistra; Elesya impugnò Vheles e Reilhan assicurò il suo Maglio sulla schiena. Le bisacce, ormai logore, furono lasciate da parte, fatta eccezione per il contenuto. La guerriera si accertò, infatti, di avere con sé i doni di Chundra e lo stesso fu per i due compagni. Prima di abbandonare lo studio di Murdar però, Reilhan chiese loro di attendere qualche altro minuto.
<<Se ci è stato chiesto di indossare degli abiti da cerimonia, di un tessuto diverso dal solito per giunta, vuol dire soltanto una cosa. Il nostro percorso su Horsia è concluso e così la competizione che ci ha unito in un sol gruppo. Ammetto che in diverse occasioni ho pensato di aver scelto delle persone totalmente pazze e a volte mi sono altresì chiesto se sarei stato una buona guida per voi, ora però che vi osservo accanto a me … Non voglio sprecare il fiato con inutili smancerie, tuttavia devo confessare che non avrei potuto desiderare compagne migliori per il mio viaggio>>. 

Le due fanciulle arrossirono, ma Xera interruppe subito il discorso schiarendosi la voce e incrociando le braccia <<Ammetto che il nostro incontro non sia stato dei migliori; come potrei dimenticare i tuoi goffi tentativi di farti bello ai nostri occhi. Sarei però una bugiarda se negassi quanto il tuo aiuto mi sia stato d’esempio e credo fermamente che senza di te, adesso non sarei qui>>. Xera voltò il capo e fissò la fidata amica negli occhi: <<Elesya, la tua forza d’animo si è temprata man mano che la sorte ha voluto giocare con le nostre vite e quando infine la mia esistenza è stata sconvolta, quando pensavo che tutti mi avrebbero abbandonato, le tue parole mi hanno incoraggiato e il tuo affetto mi ha ridato la speranza. Non ho mai avuto molti amici, eppure sento che di migliori al mondo non ce ne siano>>. 
La giovane maga chinò il capo per nascondere gli occhi lucidi. I suoi pensieri erano confusi e il suo cuore le doleva in maniera indicibile. Sapeva, infatti, che abbandonare Horsia avrebbe significato anche allontanarsi dai suoi compagni, ormai una famiglia per lei e l'idea di tornare a essere sola, le faceva maledire l’imminente cerimonia d’addio. <<Vorrei che non ci separassimo mai. Vorrei che il tempo da vivere insieme fosse infinito. Mi piacerebbe gioire in questo momento, considerando il dolore provato sull’isola … ma non posso dimenticare la felicità che ha anche saputo donare. L’avervi incontrato mi ha cambiato la vita, in meglio naturalmente e tutto questo è stato possibile solo grazie ad Horsia e alla competizione di Murdar. Non sono contenta di abbandonare tutto, per cosa poi … frequentare un’accademia in cui tornerò ad essere sola. Non voglio!>>. 

martedì 3 novembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.184)

I tre ragazzi restarono in silenzio, nessuno osò emettere un fiato poiché il saggio parve loro visibilmente scosso. Il suo viso si rabbuiò e la stanza si fece man mano più fredda. <<Quando lasciò la mia capanna, non persi altro tempo e mi misi in contatto con i miei vecchi amici del Concilio, in particolare Kiem, che mi raggiunse prima degli altri>>. L’uomo sospirò, poi alzò lo sguardo e fissò i tre ragazzi con volto severo. <<All’epoca ero un uomo precipitoso, non ponderavo a dovere le mie azioni, ma si sa che la saggezza è una prerogativa degli anziani>> disse abbozzando un sorriso amaro. <<Raccontai tutto a Kiem e lui mi consigliò di attaccare il più presto possibile, prima che la famiglia Tholescu desse il via alla mietitura. Mi consigliò inoltre di non attendere l’arrivo del Concilio, poiché ogni minuto era prezioso. Mi armai di coraggio quindi e partimmo alla volta del loro accampamento, tuttavia qualcosa era accaduto … un avvenimento che si sarebbe potuto evitare, se solo avessi agito con raziocinio>>. Xera corrugò le sopracciglia <<Che cosa accadde?>> asserì la fanciulla e l’uomo si rabbuiò ancora di più. <<L’intera famiglia era riunita al centro dell’accampamento e quando arrivammo, mi accorsi subito che i loro volti erano pallidi e privi d'espressione. Era come se qualcuno li avesse privati della loro umanità. Persino Kiem li paragonò a dei fantocci senza vita, adducendo inoltre che il nostro arrivo era atteso, ma purtroppo in ritardo. Il rito era già stato eseguito e l’unica cosa che ci restava da fare era di contare le perdite e contenere i danni. Un uomo si fece avanti, il futuro capo famiglia e nelle sue mani stringeva trionfante un mazzo di carte scure, come fosse un prezioso tesoro. Rabbrividii alla vista di queste ma cercai di reprimere i miei timori, per tentare ancora una volta la strada del dialogo>>. 

L’uomo respirò profondamente e poi riprese a parlare <<Sarebbe superfluo dirvi che fu tutto inutile. Non vollero sentir ragioni, dal loro punto di vista nessuno avrebbe potuto più fermali. Non tentai oltre, perciò mi venne spontaneo cercare Illiahl con lo sguardo, allo scopo di accertarmi che si fosse tenuta lontana da quelle persone. Quell’uomo però se ne accorse e iniziò a deridermi. Non ho mai dimenticato il suono gutturale di quelle risate. Continuò a schernirmi, dandomi dello sciocco, tuttavia non compresi quali fossero i suoi intenti e lo ignorai, pensando fosse solo vittima del suo stesso incantesimo. Fu in quel momento che una bambina si fece avanti e additandomi, mi accusò dinanzi a tutti di averle portato via la sua preziosa sorella, insieme agli stessi genitori. Un brivido mi percorse la schiena e quella sensazione nefasta che mi aveva pervaso il cuore sin dal mio arrivo, divenne una sorta di pugno nello stomaco>>. Murdar dovette sorseggiare dell’altro the, prima di poter continuare. <<Domandai a quell’uomo cosa ne avesse fatto della mia Illiahl e lui mi rispose con un’altra risata che mi fece ribollire il sangue. Infine, sotto gli occhi di tutti le sue risa cessarono e tornando improvvisamente serio, mi accuso di aver tolto la vita a Yadranka, a sua moglie e alla sua figlia maggiore. Mi accusò di aver reso orfana una bambina innocente, perché incapace di accettare un rifiuto da parte di una donna destinata a lui. Compresi perciò, che cosa avesse fatto quell’uomo pur di ottenere il potere che tanto desiderava e mi maledissi per non aver costretto Illiahl a restare nella mia dimora>>. Murdar fece una breve pausa, si passò una mano sulla testa e infine riprese il racconto.