mercoledì 27 novembre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.30)

Il viaggio continua


Le bisacce erano ormai pronte, una piccola provvista di cibo ed erbe, invece, era stata divisa tra i tre compagni, mentre le armi furono lustrate e riposte nelle apposite custodie. Chundra si limitò a osservare i ragazzi senza dire una parola, non avrebbe mai immaginato che dopo quanto narrato a Xera, il gruppo avrebbe ripreso il cammino, insieme. Durante gli ultimi preparativi però, anche il trio aveva svolto le proprie mansioni in silenzio, non una parola, non un sorriso, solo il rumore dei mille pensieri che vorticavano nelle loro teste. 

Quando l’atmosfera iniziò a essere insostenibile, Reilhan ruppe il ghiaccio, <<Non vedo l’ora di arrivare al Villaggio Kodur, il polpettone di Aldaria è strepitoso, ma non voglio anticiparvi nulla>> disse sorridendo, <<Anche io spero di arrivarci presto, vorrei tanto imparare degli incantesimi, sono stanca di non potervi aiutare in combattimento>> rispose Elesya, Xera invece, si limitò ad ascoltare riordinando la caverna. 

<<Prima di partire, vorrei donarvi qualcosa!>> disse Chundra, invitando separatamente i ragazzi nella sua dimora. Sia Reilhan sia Elesya ebbero in dono una pergamena, Xera invece, ricevette una canzone, <<Non so a cosa possano servirmi queste note ma credo di aver ricevuto molti doni in quest’ultimo mese, la troppa generosità potrebbe viziarmi>> disse sarcastica, ma Chundra insistette <<Ti ho già posto questa domanda, ma forse lo hai dimenticato: sei consapevole che il tuo amico Reilhan non ti seguirà per il resto della vita?>>, <<E io ho già risposto, sì ne sono consapevole! Perché me lo chiedi ancora una volta?>>, <<Perché da sola non riuscirai mai gestire quello che ti sta accadendo, ora comprendi perché devi accettare questo dono?>>. Xera era confusa, non capiva come una semplice melodia, avrebbe potuto aiutarla, ma non volendo passare per una sciocca, annuì. 

Prese la pagina e la ripose nella bisaccia, <<Quando arriverete al Villaggio, mostra la canzone a Murdar, lui saprà spiegarti come utilizzarla al meglio; vorrei però che tu abbia anche questa>>, l’Hulfùr afferrò una piccola pietra, recitò una formula e subito dopo, su di essa, comparvero, per pochi secondi, delle strane lettere luminose, sostituite, in seguito, dalla runa della luna, la stessa incisa sulla spalla di Xera. <<Quando ti sarai liberata di tutto ciò che ti rende un’umana fragile e instabile, torna qui e sarò lieto di insegnarti come diventare padrona di te stessa e di quello che potresti essere. Attenta però, perché ti concedo una sola occasione, un unico viaggio, non sprecarlo!>>, <<Questa è una …>>, <<Sì è una Pietra Traccia o meglio conosciuta con il nome di Ohrm, ossia un oggetto in cui è infuso, in minima parte, il potere spirituale di una persona o di un posto specifico, per poi essere utilizzato come portale di ritorno: come tu ben saprai una volta utilizzato l’Ohrm, perde il suo potere, tornando a essere un oggetto comune. Sappi tuttavia, che non ne riceverai un altro, né ti addestrerò, se ti dovessi giudicare non ancora pronta; usalo saggiamente!>>. 

Xera prese la pietra e la ripose in una tasca interna della bisaccia per non perderla, ma, poco prima di uscire dalla caverna, tornò sui suoi passi e avvicinandosi nuovamente all’Hulfùr, lo accarezzò, <<Potrei anche decidere di non utilizzarla mai>>, <<Non mi stupirebbe, la tua cocciutaggine è leggenda ormai>>, la ragazza sorrise e ringraziando la divinità, uscì dalla dimora, finalmente pronta per ripartire. Elesya, vedendo la sua amica più serena, le si avvicinò e dalla borsa prese un lungo pezzo di stoffa rossa, rammendata alla perfezione, <<Vorrei restituirli questo, ho cercato di sistemarlo come potevo, anche se non avevo gli strumenti adatti a … >> ma non poté nemmeno finire la frase, perché Xera la abbracciò quasi commossa. 

<<Pensavo di averlo perso per sempre>> le sussurrò, <<Niente può essere perduto, se nel nostro cuore ne preserviamo, sempre vivido, il ricordo; la prima cosa che hai fatto, quando ti sei svegliata, è stato toccarti i capelli e in quel momento, ho capito che ciò che ti mancava, era il fiocco di tua madre così, senza indugio, sono ritornata sulle sponde del lago e lì, logoro, l’ho ritrovato. Reilhan mi ha fornito una spina di pesce, abbastanza grande, da poter essere usata come ago e con alcune fibre vegetali, ho potuto rammendarlo>>. La giovane guerriera, dopo aver legato i capelli con il fiocco, ascoltò il breve racconto stringendo la mano di Elesya, non era solita abbandonarsi a gesti così affettuosi, ma il sentimento di gratitudine che provava in quel momento era talmente grande, da non poterlo contenere. 

Dopo un po’ anche Reilhan si avvicinò loro e disse spalancando le braccia, <<Anch’io credo di meritare un abbraccio, per il solo fatto di essere il vostro Novizio preferito>>, Elesya sorrise divertita e così anche Xera, almeno sino a quando non le cadde l’occhio sul rammendo della camicia, che le riportò alla mente cosa, quella cucitura, nascondesse: allora il sorriso svanì e fu sostituito dalla vergogna per il male che aveva arrecato al compagno. Reilhan, se ne accorse e tirandola per un braccio, con decisione, la portò nella foresta, chiedendo a Elesya e Chundra di lasciarli soli; Xera cercò di ribellarsi ma fu tutto inutile, poiché il giovane Novizio era più caparbio di lei. 

Una volta al centro di una radura, gettò la bisaccia a terra, seguita dal maglio che aveva sulla schiena e senza pensarci, tolse anche la camicia, restando a torso nudo. Xera distolse subito lo sguardo, imbarazzata, ma Reilhan le prese delicatamente il viso tra le mani, facendo in modo che la ragazza non potesse guardare altrove, <<Guardami!>> le disse deciso, << e poi guarda la mia cicatrice>>. Xera sconvolta, cercò di divincolarsi dalla presa del Novizio ma Reilhan fu più veloce e le afferrò i polsi, ripetendo ancora una volta, <<Guardami per favore>>, la fanciulla allora, si arrese e iniziò a fissare il volto del suo amico e poi la cicatrice. I suoi occhi si riempirono di lacrime e al culmine della disperazione, cadde in ginocchio, <<Volevo diventare una guerriera, per difendere le persone dai mostri e dalle bestie che ci sono in queste terre, adesso però, sono io il mostro da cui difendersi>> disse singhiozzando. 

Anche il ragazzo s’inginocchiò e sorridendo, le asciugò le lacrime con la mano, <<Puoi ancora diventare quella guerriera, per quanto riguarda la storia del mostro invece, beh mi dispiace dirti che lo eri già da prima del sigillo, pensavo ci fossi abituata>> le disse, anche Xera non poté fare a meno di sorridere, <<Non farei troppo lo spiritoso, fossi in te, sei anche disarmato>> rispose la ragazza, << Perché altrimenti che fai, mi colpisci ancora? Non sei stanca di farmi del male?>> aggiunse fingendo disperazione ma Xera non riuscì a scherzare sull’argomento, ancora troppo duro da affrontare. Reilhan si rivestì, poi porgendo la mano alla sua amica, per aiutarla a rialzarsi, le disse <<Dovrai perdonarti prima o poi!>> e scompigliandole la testa simpaticamente, si diresse verso la caverna di Chundra. 

I tre compagni finalmente riuniti, salutarono e ringraziarono ancora una volta l’Hulfùr, che fu ben felice di ritornare a occupare la sua dimora prediletta, <<Che possiate realizzare i vostri sogni, senza però, rinunciare a voi stessi!>> disse l’Hulfùr congedando il trio. Reilhan, Elesya e Xera lasciarono le sponde del lago Biru con la consapevolezza di essere cambiati: il giovane Novizio aveva riacquistato fiducia in se stesso, manifestando il suo potere curativo, la piccola maga, invece, aveva finalmente degli amici veri e infine la guerriera, che a caro prezzo, aveva imparato una dura lezione, nessuno è invincibile e chi pensa di esserlo, presto o tardi mette in pericolo prima se stesso e poi gli altri. 

I tre amici si sentirono più grandi o forse un po’ più saggi e questo sentimento, accrebbe maggiormente il loro desiderio di ricominciare, dopo tutto era pur sempre una competizione.

venerdì 22 novembre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.29)

I pensieri di Xera


Ho aperto gli occhi da pochi minuti e sento le mie palpebre pesanti e gonfie, come se non le avessi dischiuse da un secolo: per quanto tempo ancora, ho dormito, ma soprattutto dove mi trovo? Che sciocca, quasi dimenticavo, sono nella dimora di Chundra. La mia bocca è secca, ho tanta sete, vorrei bere dell’acqua per cancellare questo sapore ferroso, così intenso e rivoltante; non è la prima volta che provo questa sensazione: ricordo, infatti, quando avevo sette anni ed ero nei prati accanto alla mia casa, sferzando il vento con la spada, ricavata dal legno della vecchia culla; se ripenso al dispiacere che arrecai a mia madre, ancora mi sento male. 

Giocando con quella spada, dalle fattezze grezze, mi ferii con una scheggia; non fu tanto doloroso e ingenuamente pensai di curarmi, mettendo il dito graffiato in bocca: fu proprio allora che assaggiai, forse per la prima volta, il sapore del mio sangue, ma lo sputai subito dopo, perché quell'aroma per me era disgustoso. Adesso, come allora, provo lo stesso ribrezzo, tuttavia, non posso che chiedermi perché la mia bocca ha il sapore del sangue. 

La prima cosa che mi viene in mente è una probabile ferita, ma non avverto alcun dolore, solo un gran fastidio alla spalla destra, come se mi fossi bruciata in passato e ancora risentissi dell’ustione; con la mano cerco di raggiungere il punto preciso, ma riesco a toccare solo le bende che l’avvolgono. Mi rendo conto però, che non è la sola parte bendata del mio corpo, anche i miei polsi lo sono: delicatamente allora, scosto la medicazione, cercando lacerazioni che potessero giustificare quel gusto così nauseante, ma vi ho trovato solo dei lividi di cui, tuttavia, non mi capacito. Sono stanca di star distesa, piena di domande cui non so dare una risposta, è il momento per me di alzarmi e cercare i miei compagni, solo loro potranno risolvere i miei dubbi.

Ora che sono finalmente in piedi, noto che i miei vestiti sono logori ma rammendati al meglio, di sicuro c’è la mano di Elesya dietro queste cuciture così accurate, non riesco però, a starci a lungo, con la sola forza delle mie gambe, per cui appoggiarmi alle pareti della caverna è inevitabile; le mie energie sono agli sgoccioli, ma non voglio tornare a dormire, l’ho fatto fin troppo a lungo. Con tutti questi pensieri, non mi ero nemmeno resa conto di avere i capelli sciolti sulle spalle: sono molto più lunghi, rispetto a quando ci siamo imbarcati su Sylvia, adesso ricoprono quasi interamente la mia schiena; è facile dedurre allora, che non si è trattato di un semplice sonnellino ristoratore, proprio come temevo.

<<Xera, ti sei svegliata finalmente!>>, alzo gli occhi, in direzione dell’uscio e scorgo la mia amica, che mi guarda preoccupata e forse un po’ intimorita, ma perché? <<Si penso di aver dormito fin troppo per i miei gusti, non possiamo perdere altro tempo, dobbiamo riprendere il nostro viaggio, dove sono tutti gli altri?>>, Elesya ha uno sguardo così triste, <<Ho tante cose da dirti, amica mia, ma adesso devi tornare a letto, altrimenti potresti svenire ancora!>>, <<Sei forse sorda? Ti ho detto che sono stanca di dormire, voglio uscire da questa dannata caverna>>, no, no, no perché me la prendo con lei, è solo in pensiero per me. <<Scusami, non volevo farti arrabbiare, avviso Chundra del tuo risveglio>>, <<Aspetta Ely, non sei tu a doverti scusare>>. Sono una sciocca, perché ho reagito con così tanta rabbia, non ha senso tutto questo rancore che sento dentro, voglio bene a quella ragazza, perché farla scappare allora? Nei suoi occhi ho visto la paura, per la prima volta da quando la conosco; devo uscire da questo posto claustrofobico, ho bisogno di prendere una boccata d’aria.


Provo a camminare ma le vertigini si fanno più forti e perdo l’equilibrio: mi aspettavo di cadere, però non è successo, perché qualcuno mi ha afferrato in tempo. Non riesco ad aprire gli occhi, senza provare una forte nausea, così mi limito a tenerli chiusi, aspettando che il capogiro passi: sento il battito del suo cuore, è normale se si tiene poggiata la propria testa, sul petto di qualcuno, chi può essere? È più alto di me e con la mano, avverto sul suo torace un solco, forse una cicatrice. Provo allora a vedere se quanto percepito con il solo tatto, corrisponde alla realtà e mi accorgo che si trattava proprio di una cicatrice, sul petto di Rei. 

<<Chi è stato a farti questo?>>, ho paura della risposta che potrebbe darmi, che questa lesione sia collegata ai miei lividi? <<Non credi che mi renda molto più attraente? Si sa che le fanciulle abbiano un debole per gli uomini con cicatrici di guerra>> ecco il solito Reilhan, fastidioso e poco divertente, <<Non hai risposto alla mia domanda>>,<<Mentre la nostra guerriera riposava beatamente, qualcuno doveva pur fare la guardia, contro le bestie feroci della foresta>>. Non so perché ma la sua risposta non mi convince, forse a causa dei suoi occhi tristi; Reilhan è cambiato soprattutto nell'aspetto: il suo viso è provato, reduce forse da un periodo difficile, lo stesso che ho letto sul volto di Elesya, mi sento in colpa e non capisco perché.

 <<Per quanto apprezzi il corpo di una fanciulla tra le mie braccia, è il momento di tornare a riposare>>, non ho avuto il tempo di rispondergli come meritava, perché mi ha sollevato come fossi un fuscello, riportandomi delicatamente su quel giaciglio, accanto al fuoco. È la prima volta che un ragazzo mi prende in braccio, non mi ero mai sentita così vulnerabile come in questo momento, ma è inutile insistere perché hanno ragione, non sono ancora in grado di stare in piedi, devo purtroppo riposare. <<Da quando mi rimbocchi persino le coperte?>>, <<Da più di un mese ormai, anche se dubito che tu te ne sia resa conto>>, ha cominciato a fissarmi intensamente, come fa di solito, mettendomi non poco a disagio: mi sento sempre nuda, quando mi guarda così e lo detesto. 

<<Dimmi la verità, non mentirmi pensando a me come a una fragile fanciulla, posso accettare quello che tenti di nascondermi>>, <<Hai ragione, devi sapere la verità>>, odio quando si prende lunghe pause, <<Forza allora non perdere altro tempo>>,<<Xera, la verità è che … No non posso, sarebbe troppo doloroso per te>>, << Oh ma per favore! Sputa il rospo>>, perché tergiversa in questo modo, che cosa posso aver mai fatto, di tanto orribile? <<D’accordo, lo hai voluto tu però; Xera la verità è che tu … ebbene sì, tu russi! So che probabilmente sarà sconvolgente per te saperlo, ma sei stata tu a insistere; non temere tuttavia, sono un gentiluomo e preserverò questo tuo piccolo segreto>>. Alle solite, non si può mai essere seri con questo ragazzo, perché non ho la mia spada a portata di mano, quando sono alle prese con il suo lato divertente? <<Hai per caso visto, la mia arma?>>, <<Non ti preoccupare è al sicuro, lontana da certe persone che potrebbero utilizzarla in maniera scorretta, solo perché prive di senso dell’umorismo>>. 

Per quanto sia detestabile alle volte, mi sento meno spaventata adesso, dopotutto se scherza così a cuor leggero, forse non è accaduto nulla di grave. <<Vorrei parlare con Chundra, se fosse possibile: devo chiedergli del mio sigillo>>, ma Rei finge di non aver sentito e questo mi fa arrabbiare <<Hai capito quello che ti ho detto, stupido Curatore da quattro soldi>>, maledizione è successo di nuovo, ho persino dovuto mettermi le mani alla bocca per impedirmi di continuare, non ho più il controllo di me stessa. <<Ti chiedo scusa, non so cosa mi stia succedendo>>, perfetto adesso ci mancavano solo le lacrime, più patetica di così non si può. 

<<Non capisco di cosa stai parlando, io non ho sentito niente, prendi questo fazzoletto, il fumo del falò deve averti procurato fastidio agli occhi>>, piangere davanti a lui m’infastidisce, però è sempre meglio che insultare i miei amici. <<Grazie Rei>>, <<Non ti preoccupare, ti chiedo solo di lavarlo però, prima di restituirmelo … quell'espressione contrariata sul tuo volto mi è mancata, bentornata Testa Calda! Ora vado a chiamarti Chundra prima che tu mi faccia un’altra cicatrice … >>, << Che cosa hai detto?>> perché Reilhan ha cambiato espressione, spero di aver capito male, <<Nulla d’importante, stavo scherzando come al solito, riposa adesso>>, inutile non mi convince, quello che ha detto prima allora è vero, sono stata io a fargli quella lesione sul torace, ma non ne ho alcun ricordo. 

<<Sono stata io, vero? Ti prego, se tieni a me, rispondimi!>>, non ho nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia, <<Se la metti su questo piano, devo forzatamente dirti di sì, ma allo stesso tempo risponderti di no>>, sono così confusa, le sue parole non hanno senso, <<Adesso basta! Tu Novizio, raggiungi la piccola maga qui fuori, devo parlare in privato con Xera, è il momento per lei di sapere che cosa ha fatto e di pagarne le conseguenze>>.

martedì 19 novembre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.28)

Nonostante la ferita, Reilhan riuscì a evitare i successivi attacchi della fanciulla, tuttavia, i suoi movimenti diventarono più lenti, avendo perso troppo sangue. Cercò molte volte di condurla alla ragione, parlandole o ricordando le avventure vissute insieme, ma fu tutto inutile poiché Xera sembrò esserne indifferente. Pur essendo i colpi sempre più violenti, il Novizio decise di non contrattaccare, temendo di ferire la sua compagna o renderla ancora più nervosa, ma le forze iniziarono a venirgli meno, mentre Xera guadagnava terreno. 
Sentì chiaramente di essere sul punto di svenire perché la vista cominciò ad annebbiarsi e così altri due tagli, ormai impossibili da schivare, solcarono il suo corpo: Reilhan era riverso al suolo esausto, il sangue continuava a scorrere dalle ferite e la vita lo stava lentamente abbandonando, così come ultimo tentativo disperato, iniziò a declamare l’antica preghiera, sulla quale si era esercitato per lungo tempo, pur temendo che sarebbe stato, forse, tutto inutile. 

Non appena pronunciò il primo verso dell’incanto, la fanciulla parve risentirne, come fosse stata bloccata da delle catene invisibili, alle quali cercò ardentemente di sottrarsi con la forza, senza però riuscirci. Reilhan allora, decise di continuare e con il verso successivo, si materializzarono dei bracciali di pura energia, che andarono a posizionarsi ai polsi della ragazza: quando, tuttavia, sfiorarono la sua pelle, le procurarono un grande dolore, al punto da indurla ad urlare a squarciagola e ad abbandonare la spada che stava impugnando. Man mano che la preghiera proseguiva, la richiesta di energia aumentava e nel momento più difficile dell’arcano rito, il giovane Novizio si rese conto che non avrebbe potuto portarlo a termine. 

Anche la fanciulla lo capì e liberandosi dalla magica prigione, con estrema facilità, rientrò in possesso della sua arma, decisa a eliminare definitivamente il debole avversario. <<Non avrai un’altra possibilità, Curatore>> gli disse, con una voce diversa e molto più fredda: Xera strinse la spada e con un rapido movimento, si fiondò sull'ormai inerme Novizio, ma non ebbe il tempo di ferirlo perché un ululato lontano la assordò, come fosse il rumore più molesto al mondo. Il suono diventò molto intenso, così come il dolore della ragazza, Reilhan sapeva che Chundra si stava avvicinando e così sentendosi al sicuro, svenne sfinito. 

La divinità non era sola, con lui arrivò anche Elesya, che durante la ricerca, aveva incrociato l’Hulfùr, informandolo della situazione: deciso quindi a ritrovare Xera, si era offerto di trasportare sulle sue spalle, la giovane maga, aiutandola così negli spostamenti. Avevano poi vagato a lungo fino a quando, Chundra non udì la preghiera del Novizio, percependo l’esiguo potere che restava al ragazzo; ci mise poco per raggiungerlo, temendo il peggio e una volta al lago, intervenne prontamente, usando la sua magia per bloccare i movimenti di Xera. Elesya non poté credere a quanto aveva visto: la sua amica era diventata un’altra persona, la stessa che aveva quasi ucciso Reilhan, ferendolo gravemente. 

Mentre la bianca fanciulla, cercava di liberarsi dalla forza che la imprigionava, Elesya ne approfittò per raggiungere il Novizio, prestandogli così un primo soccorso, Chundra invece, dopo aver recitato delle formule di protezione per i due ragazzi, decise di contrattaccare Xera, ormai sul punto di diventare una Chimera. <<Per nessuna ragione, dovrai uscire dallo scudo che ho creato intorno a voi>> spiegò a Elesya, <<Solo così saprò che siete al sicuro; non lasciare che il dispiacere o la paura, compromettano ulteriormente questa situazione … Posso fidarmi ragazza?>>, <<Hai la mia parola, se questa è l’unica cosa che posso fare per aiutare te e i miei compagni, la farò! Ti prego però, di promettermi al contempo, che farai tutto il possibile per restituirmi la mia migliore amica>>. L’Hulfùr osservò attentamente Xera <<Ci proverò, anche se bloccare un processo di mutazione così inoltrato, non sarà una cosa semplice, ma se rispetterai il mio volere, tutto andrà bene>>

Chundra cominciò a girare attorno alla ragazza canuta, studiandone i movimenti e la nuova fisionomia, <<Stammi lontano bestiaccia>> gli intimò Xera, strattonando catene invisibili, <<Mi dispiace ma non posso esaudire il tuo desiderio, dovrai abituarti alla mia presenza, poiché sarà l’ultima cosa che vedrai prima di sparire per sempre>> rispose minacciandola. Xera allora, presa dal panico e da una crescente rabbia, iniziò ad agitarsi con più violenza, avendo percepito il grande potere dell’essere che si parava dinanzi, << Sei un vigliacco, mi tieni prigioniera perché hai paura della mia forza, liberami e combatti lealmente sciocca bestia >>. Chundra tuttavia, era furbo e non cedette alle provocazioni della ragazza, così comprendendo che non avrebbe potuto ottenere la libertà con le sole parole, la fanciulla decise di rientrare in possesso della sua lama, abbandonata a pochi passi da lei: l’Hulfùr però, anticipò Xera e prendendo l’arma con il muso, la scaraventò nel lago. 

Quando anche l’ultimo piano fu sventato, la ragazza urlò in preda alla rabbia, maledicendo il suo avversario e strattonando con maggior veemenza, le catene magiche che la imprigionavano. Fu proprio allora che Chundra le disse <<Tu bieca creatura maligna, ti sei approfittata della debolezza del corpo che ti ospitava, per prenderne il sopravvento, ma il tuo malsano desiderio di sangue, ti ha impedito di fuggire lontano, dall’unica persona che avrebbe potuto distruggerti; sarà un piacere per me eliminarti, ora che ti sei mostrata>>. La divinità recitò l’antica preghiera insegnata al Novizio; dopo ogni verso, una fune prendeva forma e intrappolava la ragazza, la quale non poté fare altro che contorcersi dal dolore. 

Al culmine del rito, l’aspetto di Xera iniziò a cambiare: i capelli si tinsero nuovamente di un rosso scarlatto, le iridi dei suoi occhi, invece, ritornarono verdi come i campi di Dalihan, mentre la veste bianca che la ricopriva, svanì quasi fosse fatta di fumo, lasciando il corpo della fanciulla, nudo, ma dal colorito roseo. Chundra la prese sulle spalle, poiché priva di sensi, accompagnando i giovani amici presso la sua dimora; non appena giunti, curò subito Reilhan, facendo sparire dal suo corpo, i segni del combattimento, con la sola eccezione del taglio sul petto: non poté cancellare, quella lacerazione, poiché era la più profonda e quindi la più difficile da rimarginare, tuttavia, a parte l’appariscente cicatrice, tornò come nuovo. Elesya, intanto, rivestì la sua amica, con l’uniforme che aveva ritrovato a pochi metri dalla caverna, poi preoccupata per la salute di Xera, chiese ulteriori spiegazioni alla divinità. 

<<Come mai il suo corpo ha subito quella trasformazione così spaventosa?>>, <<Temo che sia stata tutta colpa della luna piena>> rispose l’Hulfùr pensieroso, <<Dovremo quindi temere che tutto si ripeta ad ogni plenilunio?>>, <<Non posso escluderlo, forse però, l’effetto è stato accentuato dalla debolezza in cui versava la ragazza>>. Poi dopo una breve pausa, continuò <<Questa è solo una mia supposizione: la luna e il sole influenzeranno sempre la vostra compagna, solo lei potrà decidere se in bene o in male>>. Elesya parve molto turbata dalle parole di Chundra e dopo aver visto gli effetti di una mutazione, iniziò a temere che la sua amica, non sarebbe più stata la ragazza incontrata, mesi addietro, al porto di Libra. 
<<Sono certo che quella testa calda, una volta sveglia, sarà più cocciuta di prima! Vedrete!>> intervenne Reilhan, ritemprato quasi del tutto, <<Come ti senti Rei?>> chiese preoccupata la fanciulla, <<Benissimo, se non fosse per la mia camicia distrutta però, starei anche meglio>> e tutti sorrisero rasserenati.

venerdì 15 novembre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.27)

La luce della luna piena, era talmente intensa da illuminare a giorno l’intero antro; i due ragazzi, tuttavia, continuarono a riposare incuranti del forte bagliore, almeno sino a quando Reilhan non fu disturbato da un rumore improvviso. Normalmente non aveva il sonno così leggero, ma a causa della tensione provata in quell'ultimo periodo, a stento riusciva a riposare: una volta destato, era solito continuare i suoi studi, ma quella sera, qualcos'altro catturò l’attenzione del giovane Novizio. 

Si rese conto, infatti, che il giaciglio della sua compagna era vuoto, per la prima volta, dopo un mese ma di lei non vi era traccia; svegliò Elesya preoccupato, chiedendole se avesse visto Xera alzarsi, tuttavia, anche la giovane maga, rimase sorpresa nel notarne l’assenza. I due ragazzi allora, decisero di andarla a cercare con non poco timore, a causa di quanto detto da Chundra, in merito ai possibili cambiamenti che avrebbe potuto subire la guerriera, una volta destata. 

Elesya si recò nei boschi circostanti, mentre Reilhan decise di perlustrare il lago; il sentiero era ben illuminato dalla luna e per il Novizio fu uno scherzo orientarsi, anche nel cuore della notte. Una volta giunto sulle sponde del lago Biru, provò a invocare a gran voce, il nome della sua amica, tuttavia, con esito negativo; era sul punto di cambiare direzione, quando delle luci, poco distanti da lui, lo incuriosirono. In pochi minuti raggiunse quel boschetto, ma non vide nulla d’insolito, almeno sino a quando, inoltrandosi tra la fitta vegetazione, poté scorgere delle felci recise di netto, come fossero state tagliate, con estrema precisione, da una lama molto affilata: ne dedusse quindi, che qualcuno si fosse creato un passaggio, tra quelle fronde, con violenza. Impugnando il suo Maglio, decise di proseguire, pronto a difendersi in caso di nemici improvvisi, ma con sua somma sorpresa, giunto alla fine di quel sentiero artificiale, si ritrovò nuovamente dinanzi al lago, presso le cui sponde vi era una ragazza, completamente avvolta dalla luce della luna. 

I suoi lunghi capelli bianchi, riflettevano i raggi lunari, come fossero fili d’argento, ondeggiando leggeri per la brezza notturna; indossava una strana veste, anch'essa bianca e argentata, adagiata sul prato, per quanto era estesa: pareva di seta e talmente sottile da mostrare le sinuose forme della fanciulla, pur coprendola. Reilhan rimase colpito da quell'inaspettata visione, ma il suo stupore, durò pochi minuti: non gli ci volle molto tempo, infatti, per notare che la ragazza stesse impugnando una spada lunga e affilata. Ripensò al sentiero artificiale, che aveva seguito sino al lago, deducendone che la responsabile di tale scempio, era proprio dinanzi a lui; prima di affrontarla, però, decise che sarebbe stato più saggio osservarla ancora, non essendo certo che si trattasse di un nemico, così, approfittando della fitta vegetazione, si mimetizzò tra i cespugli, studiandola da una distanza di sicurezza. 

Reilhan provò sensazioni contrastanti: una parte di lui, ardeva dal desiderio di affrontarla, ma l’altra, forse la sua ragione, gli diceva di starne alla larga; era talmente preso dai suoi pensieri, che a stento notò delle bende sotto del fogliame, probabilmente abbandonate da poco, essendo ancora pulite. Le prese con estrema delicatezza, per non provocare rumori improvvisi che avessero potuto attirare l’attenzione: poté osservare allora, il balsamo di cui erano intinte, una medicina a lui familiare, con la quale aveva avuto a che fare tutti i giorni, nell'ultimo mese; non vi erano più dubbi, quelle erano le medicazioni di Xera. Improvvisamente una grande paura pervase il suo cuore, temendo che tutte le preoccupazioni della divinità, si fossero avverate, osservò allora più attentamente la ragazza cercando in lei, qualsiasi particolare che potesse dimostrare quello che la sua ragione già sapeva. 

Tentò di avvicinarsi il più possibile senza dare nell'occhio e proprio lì, sul corpo della candida fanciulla, vide quel marchio inconfondibile, che non avrebbe mai dimenticato, essendo il sigillo imposto a Xera, per tenerla in vita. La runa della luna intersecata a quella del sole, il marchio di Chundra e Suhanna, ricopriva la spalla destra della ragazza canuta che gli si parava dinanzi, nella quale però non vi era alcuna traccia della sua amica. 

Stanco di aspettare decise di affrontarla, pronto ad attaccare se fosse stato necessario; oltrepassò i cespugli, che aveva usato come riparo, silenziosamente e intraprese la distanza che lo separava da lei, stando attento a non farsi scoprire. Mancavano pochi metri ormai, quando la giovane donna si voltò, mostrando finalmente il suo viso, al Novizio: anche se l’aspetto differiva, non vi erano più incertezze, si trattava di Xera. <<Che cosa ti è successo?>> gli chiese preoccupato, ma la ragazza si limitò a osservarlo; il suo viso era privo di qualsivoglia espressione, nei suoi occhi un tempo pieni di speranze, non c’era traccia di dolore o gioia, al contrario parevano vuoti e spenti, al punto che persino il colore ne aveva risentito: il verde chiaro era stato sostituito con il nero più oscuro, tipico delle tetre notti d’inverno. 

Il Novizio si avvicinò a Xera con timore e quando le provò a sfiorare il viso, con un gesto fulmineo, la fanciulla agitò la spada che impugnava, incidendo sul corpo del giovane, un taglio lungo e profondo. Reilhan, per quanto avesse dei riflessi allenati, non poté schivare del tutto quel colpo e portandosi le mani al petto, scorse il suo sangue inzuppargli la camicia. Nonostante la ferita fosse molto estesa, non provò alcun dolore, essendo stato colpito con estrema rapidità, tuttavia, la paura che ne scaturì subito dopo, lo gettò a terra come pietrificato. Nella sua mente sapeva di dover fuggire al più presto, ma una forza misteriosa lo inchiodava al suolo, rendendo vano ogni suo tentativo di fuga. 

Il suo sangue ricopriva la lama argentea per intero, rendendo quell'arma ancor più spaventosa; con un altro rapido movimento, la ragazza ripulì la spada, dell’ancora calda, sostanza in eccesso, mentre il resto che ne rimase, lo portò alla bocca assaggiandolo, come fosse un nettare irresistibile. Il viso, prima privo d’espressione, si oscurò minaccioso; in lei ormai non vi era più alcuna traccia d’umanità, solo una forte brama di sangue.

martedì 12 novembre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.26)

Reilhan si svegliò molto presto quella mattina, il sole non era ancora sorto e la luna, quasi piena, dominava il cielo; aveva dormito poche ore, per permettere alla sua amica di riposare comodamente accanto a Xera, che ancora giaceva assopita e senza alcun segno di miglioramento o ripresa. 

Ormai le giornate erano sempre uguali in quella caverna e per quanto la ragione gli suggerisse di proseguire il cammino, salvaguardando perlomeno la competizione di Elesya, il suo cuore si opponeva: non avrebbe mai voluto abbandonare una compagna, ma dopo un mese, come si sarebbe dovuto comportare, in quanto Novizio? Questi erano gli interrogativi che lo affliggevano, tenendolo sveglio per notti intere. 

<<Dovresti accettare il mio consiglio, la ragazza starà bene qui e quando si sveglierà, le fornirò tutti i mezzi necessari per raggiungervi>> suggerì nuovamente Chundra e per la prima volta, quelle parole non sembrarono così assurde.
<<Elesya non accetterà mai! Non posso obbligarla>>, <<Io si invece! È pur sempre la mia casa, la cortesia che ho nei vostri riguardi, non deve farvi dimenticare chi sono e cosa son in grado di fare>> tuonò minaccioso; stanco di tutti quei dubbi, Reilhan decise allora, di affrontare la discussione con Elesya, prima che l’Hulfùr mettesse in pratica i suoi moniti.


Quando il ragazzo rientrò nella caverna, notò che la sua amica, notevolmente contrariata, era intenta a preparare il suo bagaglio e quello di Xera. <<Che cosa stai facendo Ely?>> chiese curioso, ma la ragazza non gli rivolse la parola <<Elesya … ?>>, <<Sei forse cieco?>> rispose stizzita, << Che cosa pensi che stia facendo? Preparo le nostre bisacce così potremo togliere finalmente il disturbo! Può scordarsi però, che lasci qui la mia amica sola e ferita, senza contare poi …>>, <<Senza contare poi, cosa?>> intervenne Chundra improvvisamente, <<Senza contare che è tutta colpa tua se lei è in queste condizioni, non mi fido a lasciarla alle tue cure. Vuoi ripartire Reilhan? D’accordo ma Xera verrà con noi anche a costo di portarla in spalla io stessa!>>. 

Il ragazzo cercò di convincere Elesya a desistere dal suo intento, ma fu tutto inutile, così Chundra intervenne ancora una volta, << Di grazia, quando incontrerete un nuovo avversario meno paziente di me e fidati ce ne sono molti su Horsia, cosa pensi di fare? Credi forse che ti lascerà il tempo di adagiare la tua amica sul prato o che ti chiederà il permesso di attaccare? Sei una ragazzina ingenua e sconsiderata, degna della tua compagna! Non hai imparato che dalla testardaggine non si ottiene mai nulla di buono?>>. 

Ci fu un momento di silenzio dopo le parole della divinità, parole che Elesya ben comprese: nel suo cuore, infatti, era consapevole che trasportare Xera sulle spalle sarebbe stato molto arduo, oltretutto la sua amica aveva bisogno di tanto riposo, che il vagare non le avrebbe garantito. <<Concedici altri tre giorni!>> gli rispose, << Se alla fine di questi, Xera non mostrerà alcun miglioramento, preparerò il mio bagaglio e lascerò la tua dimora>>; l’Hulfùr accettò, sapeva che quello di Elesya, era solo un ultimo tentativo colmo di speranze, per cui  non se la sentì di rifiutare. 

<< Quando la vostra amica si sveglierà, sappiate che potrebbe non essere più, la fanciulla conosciuta mesi addietro … >>, <<Che cosa intendi dire?>> chiese la ragazza, intimorita dal tono grave di Chundra, <<I sigilli sono magie molto potenti e renderli parte della propria essenza, senza che questa cambi, è una peculiarità rara; a volte il cambiamento è visibile, come nel caso delle Chimere, altre invece, che reputo anche più pericolose, è celato e si manifesta solo in determinate circostanze>>. 

Chundra notò la preoccupazione sui volti dei ragazzi, ma aveva il dovere di avvertirli dei pericoli che avrebbero potuto correre, in compagnia della loro amica, <<Purtroppo non posso essere più specifico, non conoscendo il futuro, tuttavia, dinanzi all'incertezza,  vi esorto ancora una volta a riprendere il cammino, in modo che io possa monitorarla, senza preoccuparmi anche delle vostre vite>>. I due ragazzi si guardarono pensierosi, ma entrambi decisero di rispettare l’accordo preso in precedenza, suscitando non poca rabbia nell’Hulfùr che indispettito dalla loro mancanza di buon senso, decise di lasciare la caverna per qualche ora. 

Mentre Elesya si occupò della ferita di Xera, Reilhan preparò il pranzo <<Quando riprenderemo il viaggio, la prima cosa che farò è pescare una montagna di pesci succulenti: sono stanco di nutrirmi di frutta e radici ...; non voglio tramutarmi in un Fhian>>. Elesya sorrise e ringraziò il Novizio per averle tirato su il morale, poco dopo però i suoi pensieri tornarono, riportandola alla realtà, << Pensi che Xera possa davvero trasformarsi in un mostro>> disse, ma Reilhan non rispose, << Se … Se si tramutasse in una Chimera o costituisse un pericolo, la uccideresti?>> domandò ancora una volta la giovane maga, <<Non lo so! Io sono un Curatore, preferisco pensare di poterla guarire, piuttosto che toglierle la vita; è il solo pensiero che mi fa ancora sperare>>

I giovani amici non affrontarono più quel triste argomento, così Elesya tornò a curarsi di Xera mentre Reilhan, una volta terminato il suo pasto, riprese a esercitarsi con la preghiera donatagli dalla divinità. Il resto della giornata passò molto lentamente e una volta giunta la notte, i due ragazzi crollarono esausti; Chundra non aveva ancora fatto ritorno, il fuoco si spense e un profondo silenzio pervase la caverna.

giovedì 7 novembre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.25)

Elesya, come ogni mattina da circa un mese, iniziò a preparare il nuovo bendaggio per la sua amica: inizialmente lo intingeva in un balsamo speciale donatole da Chundra, poi una volta impregnato del tutto, lo avvolgeva attorno alla spalla di Xera, affinché gli effetti benefici di quella medicina, facessero subito effetto. Quando finalmente la medicazione era terminata, rimaneva accanto a lei sperando, un minuto dopo l'altro, in un suo risveglio. Non avrebbe mai dimenticato quella spaventosa mattina in cui, inerme, aveva assistito alla morte e alla rinascita della sua migliore amica: ogni qualvolta chiudeva gli occhi, quella scena si ripeteva come fosse un film e la terrorizzava a tal punto, da farla tremare. 

Era ancora assorta nei suoi pensieri, quando Reilhan entrò nella caverna per darle il cambio <<Dovresti riposarti Ely, non appena si sveglierà ti verrò subito a chiamare, promesso>>, Elesya tuttavia, non sembrò quasi ascoltare le parole del suo Novizio. 

<< Fin da quando ero una bambina, il mio sogno più grande è stato quello di avere degli amici. Sono sempre stata accudita da adulti, perlopiù dipendenti dei miei genitori, che si curavano di me: l’istitutrice per la mia istruzione, il cuoco per la mia alimentazione, la tata per tenermi compagnia nei miei giorni liberi e nonostante fossi sempre circondata di persone, nel mio cuore mi sentivo veramente sola. Decisi di diventare una Negromante, non perché mi era stato imposto, ma per un’altra ragione: venni a conoscenza, infatti, dell’immenso potere che hanno queste maghe, così mi misi in testa che la mia prima evocazione, sarebbe stata mia amica e non un mio asservito, ma era un pensiero patetico e ora me ne rendo conto. La prima persona che ho chiamato amica è la ragazza che giace qui dinnanzi a me, apparentemente priva di vita. Ci conosciamo da così poco eppure le voglio molto bene; pensi davvero che riuscirei a dormire? Dopo averla vista perire, una parte di me è morta con lei e anche se quella morte è stata solo apparente, il timore di perderla ancora, mi stringe il cuore a tal punto da togliermi il respiro>>

Reilhan guardò Xera con tristezza, anche lui ripensava spesso a quella mattina, << Devi superarlo, Chundra ci ha rassicurati dicendo che sta bene …>> ma Elesya lo interruppe << Ci ha anche detto che potrebbe non risvegliarsi più, bella rassicurazione … >>  disse in preda alla rabbia, << Forza tira fuori quello che hai dentro Elesya, dimmi cosa pensi sul serio e non tenerti più niente nel cuore! >> replicò il ragazzo, <<È tutta colpa sua se la mia amica è in queste condizioni!>> disse urlando, << se non ci avesse attaccati e si fosse limitato ad ascoltarci, quando giungemmo con gli altri, lei ora sarebbe a ridere e scherzare, qui con noi … in salute e senza quel marchio sulla spalla!>>. 

Fece un profondo respiro e piangendo continuò << Se non fossi stata così avventata … se avessi pensato, prima di bere l’acqua del lago, non si sarebbe mai infuriato con noi e lei ora starebbe bene>>, <<Oppure ci avrebbe attaccati comunque, è inutile vivere di se e ma … non è colpa di nessuno, forse era scritto nel suo destino>> e così dicendo, abbracciò la sua amica che continuò a piangere sino ad addormentarsi esausta. << Per quanto ancora hai intenzione di dormire? Non ti sembra il momento di riprendere il nostro viaggio? … Senza la nostra stratega, mi dici come faremo a cacciarci nei guai? Svegliati Xera, ti stiamo aspettando!>>, Reilhan le rimboccò le coperte e poi ne prese un’altra per Elesya. 

Dopo essersi accertato che entrambe fossero al caldo, uscì dalla caverna per prendere un po’ d’aria: era passata circa una settimana da quando Norwen, Keldas e Shùly erano ripartiti su ordine dell’Hulfùr, avendo ricordato loro che la sua casa non era una locanda e soprattutto che erano nel pieno di una competizione. Contro voglia, erano stati costretti a riprendere il cammino, nonostante Shùly avesse tentato di convincerlo in tutti i modi, sentendosi in debito con le due amiche, ma Chundra non volle sentire ragioni e li cacciò dalla sua caverna, minacciandoli; dinanzi a tanta ostilità, i tre amici furono costretti a obbedire a malincuore. 

Il Novizio guardò il cielo stellato, era una serata frizzantina, ormai l’estate era quasi giunta al termine, nonostante il caldo mattutino non desse ancora tregua. Un pallino spicchio di luna si accingeva a sorgere: gli era sempre piaciuta in quella fase, perché sin da piccolo pensava a lei come al sorriso del cielo e ricordando quelle convinzioni infantili, sorrise a sua volta dopo un mese di profonda tristezza. Chundra gli aveva insegnato una preghiera molto antica e quando rimaneva solo, il Novizio non perdeva occasione per esercitarsi, con l’obiettivo di conoscerla a memoria per poi utilizzarla quando la sua amica ne avesse avuto bisogno: si era ripromesso che non avrebbe mai più concesso a se stesso, di rinunciare al suo sogno e per questo ogni momento diventava motivo di studio e allenamento.

<<Dovreste riprendere il vostro cammino! >> disse Chundra, dopo averlo raggiunto, << è inutile che voi perdiate altro tempo qui, quando e se la vostra amica si sveglierà, vi verrà a cerc … >>, <<Puoi anche risparmiare il fiato, noi non abbandoneremo nessuno>> disse Reilhan interrompendolo bruscamente, << O vuoi minacciarci come hai fatto con i nostri amici?>>. L’Hulfùr lo guardò negli occhi << Era mio dovere riportarvi alla realtà: siete su Horsia, non in vacanza, su quest’isola ci sono esseri meno comprensivi di me e tu dovresti saperlo!>>, Reilhan era consapevole che le parole di Chundra corrispondevano alla realtà, ma non avrebbe mai lasciato nessuno indietro e non solo perché era una sua responsabilità in quanto Novizio, ma soprattutto perché considerava Xera, una sua amica. << So solo che se ci fossi stato io al suo posto, ora questa conversazione non avrebbe avuto luogo, poiché quella testa calda non ti avrebbe nemmeno dato modo di parlare>> e sorridendo rientrò nella caverna per vegliare la giovane guerriera. 

<<“Gli umani sanno sempre stupirmi, così fragili eppure, allo stesso tempo, così forti nelle loro convinzioni; i sentimenti che provano, li rendono invincibili”>> la voce di donna sorrise dolcemente, <<”Chi avrebbe mai detto che la temuta divinità della luna, il grande Chundra, vegliasse su tre giovani umani e permettesse loro di parlargli in questo modo, come fossi un compagno e non un essere antico e ultraterreno”>>. Chundra si accucciò e osservando attentamente la sua caverna, rispose <<Mi sento responsabile, non solo per quella ragazza ma anche per gli innocenti che avrebbe potuto uccidere, se avesse mutato>>, <<”Non c’è niente di male nell'ammettere di esserti affezionato, anche noi possiamo provare dei sentimenti … Mio amato!”>>, l’Hulfùr allora guardò alla sua sinistra e seduta al suo fianco c’era, in forma spirituale, la donna più bella che avesse mai visto, l’unica che aveva amato e che ancora amava <<è per questo che le hai imposto anche il tuo di sigillo, Suhanna?>>, la donna lo guardò e accarezzandolo dolcemente, posò il capo sulla schiena della bestia <<“Non avrei mai abbandonato l’unica umana che è riuscita a ferirti …>> l’Hulfùr ringhiò stizzito e la donna ridendo continuò << “per un caso fortuito”>>, fece una breve pausa poi fissando il suo amato gli disse <<”Sono convinta che quella ragazza farà grandi cose, è nel suo destino!”>> poi dopo avergli dato un tenero bacio sulla fronte, sparì. 

<< Come al solito ti piace fare la misteriosa! Ma alla fine è anche per questo che mi sono innamorato di te>>; Chundra chiuse gli occhi e ripensando alle parole di Suhanna, si addormentò.

lunedì 4 novembre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.24)

Erano trascorsi altri due giorni in cui Xera aveva continuato a dormire, ma all'alba del terzo finalmente si svegliò. C’era un profondo silenzio nella caverna, interrotto di tanto in tanto dal respiro dei suoi amici assopiti. Nessuno era di guardia e come dar loro torto, giacché si trovavano nella dimora del signore della foresta; la ragazza istintivamente cercò con lo sguardo l’Hulfùr e non vedendolo, decise di andarlo a cercare: quando provò ad alzarsi non avvertì né stanchezza né debolezza, anzi al contrario, non era mai stata meglio. 

Senza fare rumore riuscì a uscire dall'antro e proprio li, sul prato antecedente alla caverna, vi era accucciato ad attenderla, Chundra. <<Dove pensi di andare? Dovresti riposare e non dedicarti a passeggiate segrete! Quelle non portano mai a nulla di buono, io lo so!>>, Xera sorrise <<ma io cercavo proprio te … Voi … Signore …>>, esasperata, rinunciò << Non so come rivolgermi a una divinità, soprattutto se questa mi ha salvato la vita>>.

L’Hulfùr la guardò incuriosito <<Voi umani avete la capacità di divertirmi e irritarmi in egual misura! Comunque Chundra è il mio nome, anche se solo in pochi lo conoscono, e preferisco essere chiamato così; scommetto che vuoi pormi delle domande, sei più gentile rispetto al nostro dialogo di tre giorni fa>>. La ragazza, allora, si sedette su di una roccia accanto alla bestia e molto pensierosa, chiese << Quindi sono trascorsi altri tre giorni …; quelle litanie che mi hai recitato erano incantesimi?>>, << Non tutte, perlopiù sono preghiere antiche ormai perdute nel tempo, ma come ti ho già spiegato, totalmente inutili in simili circostanze: il mio consiglio non è cambiato, saresti saggia se dimenticassi il tuo obiettivo! Non sarà facile, posso comprenderlo, ma perlomeno non correrai il rischio di mutare>>. 

Xera voltò il capo dall'altro lato in segno di disapprovazione, poi però, lo guardò nuovamente negli occhi e disse <<Nemmeno io ho cambiato idea: non rinuncerò al mio sogno e per questo sono disposta a correre il rischio>>. Chundra si sollevò, le sue notevoli dimensioni lo rendevano spaventoso, ma nonostante ciò, Xera si sentiva a suo agio e non provava alcun timore in sua compagnia. L’Hulfùr iniziò a camminare avanti e dietro, completamente preso dai suoi pensieri e la ragazza non osò disturbarlo; dopo poco si sedette nuovamente << Il tuo amico non potrà seguirti per tutta la vita ne sei consapevole?>>, Xera annuì << il mio sigillo non è infallibile, anche lui può mutare o peggio rompersi e temo che questo possa verificarsi soprattutto durante una battaglia. Non permetterò che il mio sangue mieta vittime innocenti! Lo capisci?>>. Xera annuì ancora una volta, anche se nei suoi occhi nulla era cambiato, <<Non puoi fortificare il sigillo o farne due, per esempio?>> chiese ingenuamente, ma l’Hulfùr scosse il capo <<Se avessi potuto, lo avrei già fatto, il tuo corpo a malapena ne ha retto uno, fortificarlo o addirittura inciderne due, sarebbe un suicidio>>, << allora è possibile! Devo solo diventare più forte per reggerne il dolore>> rispose speranzosa. 

Chundra la guardò stupito e poi iniziò a ridere << “devo solo diventare più forte per reggerne il dolore” >> ripeté ridendo <<Come fosse la cosa più semplice del mondo!>> tuonò, tornando subito serio, <<Dovrai impiegarci decenni e nemmeno allora potrai essere certa di riuscire a sopportare un ulteriore sigillo! Torna a casa e vivi una vita pacifica che per quanto sia insopportabile per te, potrai pur sempre chiamare vita>>. 

Xera si alzò, non era furiosa al contrario delle aspettative dell’Hulfùr e questo gli fece ben sperare di averla convinta, ma quel pensiero non ebbe il tempo di attecchire nella sua testa, infatti, poco dopo, la ragazza iniziò a preparare il suo bagaglio. <<È giunto il momento di riprendere il mio viaggio, ho perso sin troppi giorni dormendo; mio caro Chundra è stato un piacere, ma purtroppo non ho alcun interesse nel ritornare a casa, quindi non volermene se farò di testa mia>>. L’Hulfùr allora, infuriandosi, fece nuovamente ricorso al suo misterioso potere e la immobilizzò <<Non sfidarmi ragazzina o il tuo tempo dovrò azzerarlo io stesso!>>. Xera iniziò a provare una grande rabbia nei confronti della divinità ed essere immobilizzata, rendeva quella situazione ancor più insopportabile: quando quel sentimento raggiunse il culmine, avvertì una fitta lancinante alla spalla e senza alcun controllo sul suo corpo, iniziò a urlare in preda al dolore. 

Tutto quel baccano svegliò il resto dei suoi compagni, che restarono impietriti sulla soglia della caverna, << Che cosa sta succedendo? >> chiese angosciato Reilhan, <<Fareste meglio a tornare nella mia dimora! La vostra amica è un pericolo per voi ormai! Anzi, vi consiglio di abbandonarla qui e proseguire con il viaggio, per lei non vale la pena provare affanni e tristezza: è una ragazza sconsiderata, disposta a mettere a repentaglio le vostre vite, piuttosto che rinunciare al suo sogno!>>. Elesya provò, nonostante quel monito così severo, a raggiungere la sua compagna sofferente, ma fu bruscamente fermata da una barriera invisibile eretta dallo stesso Chundra, <<Te ne prego, libera Xera dal tuo potere! Non può sopportare altro dolore>> implorò piangendo, ma l’Hulfùr non volle sentire ragioni. 

Mentre i suoi amici tentavano di dissuadere la divinità, Xera nonostante le fitte, provò una profonda tristezza nel suo cuore. Si rese conto di quanta verità ci fosse nelle parole di Chundra: le era bastato arrabbiarsi, per perdere il controllo del suo corpo e se non ci fosse stato il potere dell’Hulfùr, avrebbe potuto far del male ai suoi amici. 

<<“Lo capisci adesso?”>> una voce le risuonò nella mente, apparteneva a una donna non vi erano dubbi, ma era la prima volta che la sentiva. Questa intonò una canzone le cui parole erano incomprensibili e il male svanì, <<Nel tuo cuore c’è tanta determinazione>> disse <<ma non deve mai sopraffare il buon senso o l’amore per il prossimo e tu ne hai in gran quantità. Con la prossima preghiera proverai un dolore indescrivibile a tal punto, da invocare la morte, ma una volta recitata, il tuo sigillo sarà più saldo. Sei disposta a sopportare tutto questo? Ricorda che l’alternativa consigliata da Chundra è ancora una delle possibili soluzioni al tuo problema”>>, Xera era allo stremo delle forze ma la sua volontà non si incrinò << Sono pronta! Se dovessi morire, vorrà dire che era nel mio destino>> pensò, poi chiudendo gli occhi, si limitò ad ascoltare la voce nella sua testa, recitare un antico canto.