venerdì 28 febbraio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 46)

I tre ragazzi, ancora scossi dal nuovo incontro, su suggerimento di Murdar, si accomodarono sul grande divano di velluto verde, dinanzi al camino. Con tutto quello che era accaduto, Xera non aveva ancora avuto modo di osservare, le stanze private del Saggio. Diversamente dal resto della casa, quella camera le sembrò più vissuta. Le grandi finestre che davano sulla terrazza, la illuminavano in ogni angolo, rendendola calda e accogliente. Tutti i muri, erano occupati da quadri, trofei, fotografie e campioni di piante dal nome impronunciabile. Persino l’antica scrivania, era sommersa di testi di ogni genere, alcuni aperti, altri invece, accatastati fino a formare torrette abbastanza alte, da costituire un pericolo qualora fossero crollate. 

Il camino ardeva, nonostante fosse estate, ma non produceva calore anzi, al contrario, rinfrescava la stanza come una frizzante brezza primaverile. Non stupì quindi, che le fiamme fossero di una tonalità diversa. I toni pastello tendenti al rosa, fecero si che Elesya, ne rimanesse incantata. Xera ricordò allora, che proprio dal tetto della locanda, aveva già notato del fumo colorato, fuoriuscire dalla capanna e ricordò inoltre, la spiegazione di Reilhan, secondo cui, le fiamme si tingevano in base allo stato d’animo del Vecchio. <<Almeno è di buon umore!>> pensò la guerriera. Un angolo della stanza era tappezzato di tomi, ma la fanciulla, ebbe il presentimento che la biblioteca del saggio, fosse altrove.

Murdar si accomodò accanto alle Giovani Leve e fingendo di scaldarsi le mani, al freddo fuoco, sospirò contento per la visita ricevuta. <<Vi confesso che ero impaziente di conoscere la mia nuova piccola Leva>> asserì sorridendo, poi prese la mano della guerriera e la strinse; un gesto affettuoso che sorprese Xera. Aveva già avuto modo di ascoltare innumerevoli storie sul Saggio Murdar e nonostante tutti lo descrivessero come un uomo gentile, Xera non aveva potuto fare a meno di immaginarlo, autoritario e imponente: aspetto tipico di chi ricopre un ruolo così importante. Quando però si ritrovò seduta accanto a lui, mano nella mano, la tensione provata fino a poco prima, svanì. Era talmente a suo agio, che se avesse chiuso gli occhi per un momento, avrebbe giurato di essere a casa. 

Murdar apparentemente, dava l’impressione di essere un comune uomo dall’età un po’ troppo avanzata. Non aveva tanti capelli, se non qualche ciuffetto argenteo, sulle larghe orecchie. Indossava tuttavia, un cappello dalla forma irregolare e dalle cuciture storte, come fosse stato il dono di una bambina per il suo nonnino. Era vistosamente giallo, con qualche toppa a fiori, stoffa forse appartenuta a qualche antico arazzo. A guardarlo bene, ricordava lo stesso tessuto delle tende appese in quella stanza. Il volto era disseminato da solchi e rughe che nel complesso, ingentilivano il viso del saggio. Le voluminose sopracciglia grigie, sembrarono a Xera, la ragione per la quale Murdar tenesse sempre gli occhi socchiusi, quasi fossero troppo pesanti da sorreggere, tuttavia di tanto in tanto, si potevano scorgere i suoi profondi occhi grigi, colmi d’esperienza e lungimiranza. La tunica che indossava, era di una sbiadita tonalità verde acqua e contrastava fortemente, con il cappello sulla sua testa. Al centro della tunica, appeso al collo, c’era un grande gioiello, blu come le acque del mare e sferico come la luna. Era un monile insolito per essere indossato e se fissato a lungo, sembrava quasi che contenesse le stesse acque che circondavano Horsia, ma perennemente agitate. Quello era l’unico accessorio prezioso, portato dal saggio. 

martedì 25 febbraio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 45)

<<Non mi sono mai piaciuti i maghi, non sanno guardare al di là del loro egocentrico naso>> disse la testa di destra. Elesya arrossì imbarazzata e stringendosi ancor di più al braccio di Xera, continuò a guardare il tappeto porpora che ricopriva il corridoio. <<Vi prego di accettare le nostre scuse; la mia amica è sbarcata da poco sull’isola, tutto è una novità per lei>> spiegò loro Reilhan, tentando di rabbonirli. <<Se io fossi nuova, me ne resterei in silenzio>> replicò la testa di sinistra, <<Ben detto sorella, i giovani di oggi non comprendono il potere delle parole>> affermò la testa di destra. 

I due Luàn continuarono a conversare tra di loro per diversi minuti, ignorando completamente i tre ragazzi che si limitarono ad ascoltare in silenzio. Stanca tuttavia, di aspettare, Xera prese la parola <<Vorremmo vedere il Saggio Murdar … per favore>>. Sebbene avesse scelto un approccio cortese, il tono finale della sua richiesta, non lasciava margine d’errore. Le Teste allora, colpite dall’autorità con cui Xera si era rivolta loro, smisero di parlare e tornarono a fissare i ragazzi. <<Un’altra guerriera, come se non ne avessimo abbastanza di lattine armate>> disse la testa di sinistra. <<Ti sbagli Kìrì, questa non è né una lattina né tantomeno armata! Che fine ha fatto la tua spada? È forse andata perduta insieme al tuo buon senso?>> aggiunse la testa di destra. I due Luàn iniziarono a deridere la fanciulla, quando Xera, stanca di ascoltarli, posò le sue mani sulle loro fronti, scura in volto e senza dire una parola. 

Improvvisamente, le due teste smisero di ridere e di parlare. <<I guerrieri non hanno mai senso dell’umorismo, era chiaro che stessimo scherzando. Vero Betùl ?>> asserì la testa di sinistra, con la voce un po’ tremolante. <<Verissimo Kìrì, noi amiamo i guerrieri, i maghi e i curatori; non parliamo d’altro tutto il giorno, da mane a sera>> rispose la testa di destra. Xera, allora ripeté la sua richiesta e questa volta, il tono autoritario, mise in soggezione persino i suoi amici che fissarono increduli la scena. <<Il vecchio è occupato in questo momento!>> rispose Kìrì distogliendo lo sguardo dalla ragazza, <<Mia sorella non mente! Il saggio non vuole essere disturbato>> dichiarò Betùl. 

martedì 18 febbraio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 44)

Cap. 3 La prima missione

Quando Reilhan terminò il suo triste racconto, Xera aveva ancora le lacrime agli occhi. <<Non è stata colpa tua>> gli disse per consolarlo, <<Hila è morta per mano di una creatura molto pericolosa, forse solo un gran maestro Valvur avrebbe potuto aiutarla>>.
Il Novizio ringraziò la sua amica, ma erano ormai anni che portava nel suo cuore quel peso e probabilmente, avrebbe continuato a farlo per il resto della sua vita.

<<Se ti senti meglio, proporrei di incamminarci verso la scogliera, il Saggio Murdar era ansioso di conoscerti, quindi preferirei non rimandare ancora il vostro incontro>> spiegò. I due ragazzi guardarono un’ultima volta quell’emozionante panorama poi, rinfrancati dallo spettacolo, raggiunsero Elesya che impaziente, li attendeva nella sala principale della locanda.
<< Il gruppo di Mihrrina è dovuto ripartire, sono stati convocati a sud dell’isola per una missione urgente>> riferì loro la giovane maga, <<Prima di salutarci però, Mihrrina mi ha pregato di riferirti che le devi una frusta>> aggiunse guardando Xera e voltandosi in direzione del Novizio, continuò dicendo, <<Ha lasciato un messaggio anche per te>>, Elesya allora, alzò la mano e colpì gentilmente con un buffetto, la fronte del compagno che sorpreso, si commosse senza darlo a vedere. 

In pochi minuti, i ragazzi radunarono le loro cose o almeno quel che ne restava, fatta eccezione per i vecchi abiti logori di cui ormai Aldaria si era già liberata. <<Pensavo che sull’isola fosse consentita solo l’uniforme!>> affermò Elesya contrariata, ripensando alla sua adorata tunica ormai dispersa in mare aperto. <<Ed è così, infatti: Sono gli unici indumenti magici, in grado di oltrepassare la barriera. Diverso è il discorso per gli abiti tessuti e incantati sulla stessa Horsia. Tutti gli abitanti di quest’isola, devono indossare soltanto vesti confezionate qui, se intendono applicarvi degli incantamenti; non fraintendetemi però, sia chiaro che il commercio di questi, al di fuori dei confini, è punibile con la prigione. Quando si abbandona Horsia, così com’è stato sulla nave, le Leve devono bruciare i propri abiti (se magici) o qualsiasi cosa che permetterebbe loro di raggiungere l’isola. Solo a poche persone è concesso questo privilegio e nonostante tutto, senza il consenso di Murdar, non possono farvi ritorno>>. 

martedì 11 febbraio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 42-43)

Qualche tempo prima …

<<Ancora l’ennesimo carico di mocciosi, mio fidato Primo Ufficiale; spero solo che nessuno di loro bagni le mie brandine stanotte, ah ah ah !>>, <<Capitano dobbiamo salpare tra quindici minuti, date inizio alla prova o rischieremo di  tardare>>.
Il capitano Flor amava il mare, non a caso ci aveva trascorso la sua intera esistenza; qualcuno addirittura sosteneva che fosse l’unico uomo a essere rimasto sulla terra ferma, per non più di un giorno. Nonostante questo però, ogni volta che gli era affidato il compito di prelevare le Giovani Leve, il suo umore cambiava. <<Sono solo dei bambini!>> disse guardando la piccola folla che attendeva speranzosa ai piedi della sua imponente nave.

<<Non vedo l’ora di partire!>> affermò un ragazzino bruno e alto, <<Io spero solo che la mia stanza sia luminosa e spaziosa, odio dividere le mie cose con gli altri>> disse un’altra.
<<Che branco di sciocchi>>  mormorò una fanciulla minuta, guardando il resto dei compagni con aria sprezzante. <<Pensi di essere migliore di loro?>> rispose un ragazzo dai capelli rossi che le sedeva accanto. << Su questo non ho alcun dubbio>> affermò lei. La giovane leva, osservò la ragazza con molta attenzione: aveva una corporatura minuta e snella, cosa che probabilmente le garantiva notevole agilità. I suoi lineamenti però, erano ancora molto infantili, marcati ancor di più dal taglio corto dei suoi capelli castani. Infatti, con altre vesti, la si sarebbe potuta scambiare per un bambino. Nonostante l’espressione di disapprovazione che aveva sul volto, il ragazzo non poté non notarne la bellezza del viso e in particolare dei suoi occhi scuri, che secondo il suo umore, avrebbero potuto incantarti quanto terrorizzarti.

<<Benvenuti, piccoli mocciosi!>> urlò l’uomo di mare, dal ponte della sua nave.
Il Primo Ufficiale tossì e il Capitano Flor si corresse, <<Ah ah ah! Benvenute Giovani Leve, io sono il Capitano Flor. Non amo fare lunghi discorsi, soprattutto considerando che ognuno di voi è stato preparato dal proprio custode, sui rischi e pericoli cui sta andando in contro. La vita è vostra e fateci ciò che più vi aggrada>>. Tutti i ragazzi cominciarono a guardarsi perplessi e ancora una volta il Primo Ufficiale tossì. << Quel che forse non sapete, invece, è che la metà di voi sta per tornarsene a casa e vi assicuro che i veri fortunati saranno proprio loro>>. Un’altro colpo di tosse si udì alle spalle di Flor. <<Bisogna proprio che tu ti faccia controllare, amico mio. Non vorrei che ti stessi ammalando ah ah ah! >> disse ridendo il Capitano. 

<<Dovete formare dei gruppi rispettando tre condizioni fondamentali, se anche solo una di queste mancherà, sarete lasciati a terra>> spiegò, incrociando le braccia. <<La prima è che il gruppo sarà costituito da sole tre Leve; la seconda, forse la più importante, è che in ogni gruppo dovrà esserci un Novizio; la terza infine, è che avete a disposizione solo quindici minuti per registrarvi dal Primo Ufficiale; odio perdere del tempo prezioso per colpa di ragazzini piagnucolosi>>. Per un instante calò il silenzio, poi però, il Capitano decretò l’inizio della prima prova e lo stupore si tramutò in paura. Tutte le Giovani Leve furono prese dal panico, ad eccezione di due. 

La ragazza minuta restò in disparte osservando la scena e così anche il ragazzo dai capelli rossi. <<Confermo quanto detto prima, sono un branco di sciocchi>> disse lei. <<Sei molto sicura di te! Hai forse individuato un Novizio?>> domandò il ragazzo incuriosito, <<Credo di sì, ma perché dovrei dirlo a te, sei un mio avversario dopotutto>> rispose infastidita, poi senza aggiungere altro, sparì tra la folla. La Giovane Leva iniziò a osservare i volti dei suoi compagni notando che, nonostante tutti sembrassero spaventati e intimoriti, alcuni di loro si limitavano a starsene immobili, senza dire una parola. <<Trovato!>> pensò, così dirigendosi verso quello a lui più vicino, disse <<Sei un Novizio vero? Posso far parte del tuo gruppo?>>. Il ragazzo voltandosi, gli rispose <<Sei stato abile, ma purtroppo ho promesso i miei servigi a qualcun altro>> e gentilmente si congedò. 

venerdì 7 febbraio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag.41)

<<Quando sbarcammo su Horsia, io e Reilhan eravamo nello stesso gruppo; due giovani sprovvedute leve, ignare di quanto potesse essere dura l’impresa che avevano scelto di conseguire. Non fu semplice per noi diventare amici, perché avevamo due caratteri simili: entrambi testardi e forse anche molto sciocchi. Solo Hila, la Novizia, era in grado di domare la nostra irruenza: per noi era come una sorella maggiore e Rei in particolare, l’era molto devoto, essendo cresciuto senza né fratelli né sorelle. Ci impiegammo poche settimane per raggiungere Kodur e il Saggio Murdar ne fu talmente sorpreso, che volle farci un dono. Io ricevetti la frusta>> rivelò guardando Xera, <<dicendomi: “Non c’è niente meglio di una corda sinuosa per legare le persone a noi, purché non si spezzi”. Ancora oggi non ho compreso se all’epoca, si fosse preso gioco di me o dicesse il vero>> spiegò la ragazza perplessa. 

<<A Rei invece, donò il suo Maglio. Non l’ha mai scambiato con armi migliori, nonostante ne avesse avuto la possibilità in diverse occasioni. Ricordo ancora le parole di Murdar: “A volte anche i Curatori devono infliggere delle ferite per difendere le persone che amano e le cause che sposano”>>. Le giovani Leve ascoltarono in silenzio il racconto di Mihrrina e nessuno osò interromperla. La Novizia narrò loro le prime imprese affrontante insieme al suo vecchio gruppo e di come, con il passar del tempo, diventarono una famiglia. La loro forza cresceva di pari passo alle loro capacità individuali, soprattutto per Mihrrina, la cui agilità e velocità divennero ineguagliabili. 

Anche Reilhan era molto forte, spiegò la Novizia, ma non abbastanza da poter utilizzare la sua magia. La ragazza disse loro inoltre, quanto fosse stato difficile da accettare per il curatore, al punto tale, da convincerlo a rinunciare al suo sogno. << Credo però, che una parte di lui, non avesse ancora smesso di sperare, tuttavia, una serie di infausti eventi, lo convinse a rinunciarvi definitivamente!>> aggiunse, <<A che cosa ti riferisci?>> domando Elesya. <<Non so se è giusto raccontarlo in sua assenza, potrebbe volerlo tenere per sé. Posso dirvi però che in seguito a quella brutta vicenda, il nostro gruppo si sciolse: io divenni un’apprendista Hem mentre lui scelse di servire Murdar come Novizio>>. Xera ascoltò le parole di Mihrrina, poi ansiosa di riappacificarsi con il suo amico, decise di raggiungerlo, ignorando il suggerimento ricevuto in precedenza.

martedì 4 febbraio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag.40)

Alle prime luci dell’alba, Xera finalmente si destò, ritemprata e senza nemmeno più un graffio. L’ultima cosa che ricordava, erano le forti scosse elettriche che i pugnali di Mihrrina, avevano generato. Per quanto riguarda ciò che era accaduto in seguito, invece, ne aveva solo un vago ricordo annebbiato. 

Dopo essersi guardata intorno, notò accanto al letto, sul piccolo mobile di legno adiacente, il suo fiocco rosso e senza perdere tempo, cercò con lo sguardo, uno specchio per sistemarsi i capelli. Proprio accanto alla finestra, ce n’era uno molto alto, simile a quello di sua madre Annabell. Sulla sinistra dello specchio inoltre, supportato da una struttura di ferro battuto, vi era un catino di terracotta, con un motivo floreale, che conteneva a sua volta, una brocca colma di acqua calda.

Quando si lavò il viso, con la mente tornò nella sua piccola stanza, umile ma accogliente, ricordando quante volte le era sembrata una prigione che la divideva dal resto del mondo. Per un attimo, desiderò riaprire gli occhi e trovarsi dinanzi a sua madre, anche solo per un fugace abbraccio, cosa che le mancava più di tutte. Approfittando del catino, poté lavarsi, prima di indossare i nuovi abiti, piegati con cura sul tavolo della stanza, accompagnati a sua volta, da un bigliettino su cui era scritto: “Omaggio della casa”.  

Prima di rivestirsi però, Xera si soffermò brevemente allo specchio. Da quando era approdata su Horsia, il suo aspetto era cambiato. Il giovane corpo ormai era sempre più simile a quello di una donna. Sul braccio poté intravedere la cicatrice della prima ferita subita; all’epoca, Reilhan non era ancora abile con le magie curative, infatti, tutti gli altri colpi subiti nelle successive battaglie, non avevano lasciato su di lei alcuna traccia. Poi, dopo un profondo respiro, la ragazza prese coraggio e si voltò.