martedì 28 aprile 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 148)

Reilhan era dinanzi a tutti con il maglio spiegato, illuminando la tortuosa stradina che divideva una delle paludi più estese in due parti uguali. Più volte ebbe la tentazione di tornare indietro, anche solo per accertarsi che l’ormai distante falò fosse ancora acceso. 
Sebbene si sforzasse di mantenere la calma e di restar concentrato, la sua mente continuò a proiettare immagini vivide di Xera e delle numerose ferite di cui era ricoperta, cosicché non poté far a meno di chiedersi contro chi avesse combattuto la sua amica. E fu proprio durante queste riflessioni che Elesya lo strattonò appena in tempo, impedendogli di cadere rovinosamente nel lago che gli si parò dinanzi. <<Maledizione! Dove diamine siamo finiti!>> sbraitò lo spadaccino al culmine della rabbia. <<Non capisco! Secondo la mappa ci dovrebbe essere qualcosa qui>> spiegò Reilhan sorpreso, <<E se fosse un’illusione?>> domandò Elesya. Dereth fissò a lungo le acque melmose ma non scorse nulla di sospetto, Reilhan invece indicò loro un punto indefinito al centro del lago, <<L'acqua si sta increspando!>> esclamò. La giovane maga si spinse oltre l’argine del lago per osservare meglio la scena, ma nel momento in cui i suoi piedi toccarono l'acqua, il misterioso movimento si estese a macchia d’olio. Intimorita dall'improvviso terremoto, Elesya tentò di uscire dal lago ma una strana forza iniziò a trascinarla nella direzione opposta. Sia Reilhan sia Dereth afferrarono la ragazza per le braccia, tuttavia i loro tentativi si rivelarono vani poiché la fanciulla fu presto risucchiata da un vortice materializzatosi sotto i suoi piedi. 

Al curatore restò soltanto la staffa tra le mani, mentre dell’amica non c’era più alcuna traccia. Il movimento delle acque parve placarsi all’istante ma si trattò di una calma apparente, in quanto nel giro di poco tempo le vibrazioni investirono tutte le paludi. I due ragazzi si ritrovarono così con le ginocchia a terra, incapaci di mantenere l’equilibrio. <<Elesya!>> urlò Reilhan a squarciagola, della maga però non riuscì a scorgere nulla. <<La strega è spacciata, adesso pensa a te stesso, Lodo sta arrivando!>> ribatté lo spadaccino alzando la voce. La terra non smise di tremare e proprio al centro del lago, qualcosa emerse. Una piccola isola dai bordi frastagliati comparve dinanzi a loro. Era ricoperta di fango e piante acquatiche, il cui odore pungente si diffuse in pochi secondi. Reilhan si coprì la bocca e il naso per non respirare il tanfo, benché si fosse rivelato inutile essendone l’aria completamente intrisa. <<Che cos'è?>> domandò il Novizio ma Dereth non rispose, Reilhan allora ripeté la domanda ma di nuovo lo spadaccino non rispose. Stanco di quell’ostentato silenzio, il curatore si voltò scorgendo così sul volto del ragazzo un’espressione terrorizzata. <<Che ti prende?>> disse scuotendolo bruscamente, << è lì!>> mormorò lo spadaccino e non aggiunse altro. Reilhan tornò a fissare l’isolotto che tuttavia continuò a sembragli uno scoglio abbandonato. Quando all’improvviso qualcosa attirò la sua attenzione. 

venerdì 24 aprile 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 147)

Xera afferrò sia Divaahr sia Rhinvel e s’incamminò in direzione delle sagome scure. A piccoli passi si avvicinò sino a che le ombre non assunsero caratteri distintivi, scoprendo così che i suoi amici erano lì ad attenderla. Con gli abiti logori e ferite sparse per tutto il corpo, la guerriera sospirò sollevata nel momento in cui i suoi occhi incontrarono quelli del curatore. Quando Reilhan scorse l’amica a pochi passi da lui, impallidì e prima che la fanciulla si accasciasse al suolo poiché allo stremo delle forze, riuscì ad afferrarla in tempo. Delicatamente la strinse tra le braccia, per poi farla sdraiare su di vecchio mantello sopravvissuto alla colluttazione. Anche Elesya aveva riportato molte ferite ma grazie ai poteri del Novizio era riuscita a guarire in fretta. Reilhan si tolse la camicia con la quale permise a Xera di coprirsi e infine, a torso nudo, il suo petto sfoggiò una nuova cicatrice. Xera sollevò la mano e con la punta delle dita sfiorò le lettere scure incise sulla pelle dell’amico. Non era in grado di parlare ma il suo volto stupito e allarmato in egual misura, consentì a Reilhan di comprenderla al volo. <<Ti spiegherò quando sarà tutto finito>> disse stringendo la piccola mano della guerriera.

Dereth fissò Xera a lungo ma non fece domande, al contrario restò in silenzio fino a che Elesya non gli domandò come mai lui fosse l’unico a esserne uscito indenne. <<Di cosa ti stupisci? Ho già affrontato queste paludi una volta, le illusioni della nebbia su di me non hanno più alcun effetto>> si giustificò tentando di tagliar corto, <<Mi piacerebbe crederti, ma in questo momento ho ben altro a cui pensare>> commentò Reilhan tra una medicazione e l’altra. Poiché Xera era ancora in balia del veleno, il curatore non poté far ricorso ai suoi poteri temendo di peggiorare le già precarie condizioni fisiche dell'amica. Persino le stesse erbe curative rimastegli si dimostrarono insufficienti. Reilhan accarezzò il capo della guerriera e per la prima volta riprovò l’orribile sensazione che per anni l’aveva accompagnato, <<Perdonami, non posso fare di più>> si scusò. Xera gli sorrise dolcemente e infine perse i sensi. <<Rei, che cosa facciamo?>> biascicò Elesya con il volto rigato dalle lacrime, <<Non voglio perdere la mia migliore amica, ti supplico fa qualcosa>> gemette scuotendo il corpo della guerriera nella speranza di risvegliarla, ma fu tutto inutile. <<Se sconfiggessimo Lodo, potremmo utilizzare il suo sangue per guarirla>> spiegò Dereth interrompendo Elesya. 

lunedì 20 aprile 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 146)

Xera non poté fare a meno di fissare la cara amica venirle incontro, la lunga lama d’argento pareva un ossimoro tra le sue piccole mani, eppure allo stesso tempo incuteva un certo timore. I suoi occhi spenti non le trasmettevano alcuna emozione, quasi dinanzi a lei ci fosse solo un guscio vuoto. <<Ely … Sono io! Non mi riconosci?>> gemette la guerriera allo stremo delle forze. Stare in piedi si rivelò troppo faticoso, sebbene non avesse altra scelta. Divaahr era incastrato nella bolla di vetro divenuta ormai una sorta di tomba per il caro Reilhan, mentre Rhinvel non sembrò ancora reagire alla volontà della fanciulla. Facendo leva sulla spada Xera avanzò lenta in direzione di Elesya, che pronta all’attacco accelerò la sua camminata con la lama protesa dinanzi al corpo. Benché le loro condizioni fisiche differissero, per Xera fu semplice rispondere al debole attacco della maga, perciò si assicurò di non ferire l’amica nel tentativo di disarmarla. Più attacchi bloccava però e più questi si fecero insistenti. Al punto che ormai esausta, Xera divenne meno incisiva e con un affondo mal controllato ferì gravemente la giovane maga. <<Vedo che incominci a capire!>> esclamò l’alter ego soddisfatto, <<Non hai bisogno di queste persone, per te sono solo d’intralcio>> aggiunse. Xera tuttavia decise di ignorarla, poiché troppo impegnata a tenere a bada Elesya. La spalla della maga ostentava un profondo taglio che iniziò a sanguinare copiosamente, eppure la fanciulla sembrò non risentirne in nessun modo. Al contrario si fece ancora più battagliera e con una serie di attacchi imprecisi e privi di logica riuscì persino a ferire la guerriera. 

Infervorata dal primo attacco andato a segno, Elesya si scagliò contro Xera, che intanto aveva guadagnato una certa distanza arretrando in fretta. Di nuovo la maga agitò la lama fendendo l’aria, ma questa volta la giovane leva decise di non contrattaccare. Restò così immobile sul posto, in attesa che l’amica concludesse quanto aveva iniziato. <<Che cosa credi di fare?>> domandò allarmata l’alter ego, <<Hai infine deciso di arrenderti?>>. Xera però non rispose e chiudendo gli occhi, spalancò le braccia pronta ad accogliere l’attacco di Elesya. La guerriera aveva perso sensibilità nella quasi totalità del suo corpo, sia a causa del veleno con cui era entrata in contatto tempo prima, sia per le ferite riportante durante la lotta. Con Divaahr divenuto inutilizzabile, Xera non era più in grado di difendersi dagli attacchi dei suoi nemici, benché potesse ancora contare su Rhinvel che tuttavia pareva assopita. Strinse gli occhi pronta ad accusare l’ennesimo colpo, forse addirittura l’ultimo, considerando che non sarebbe stato poi tanto male perire per mano di una persona cara. Fu in quel momento che una violenta fitta alla spalla destra la ridestò bruscamente. Il sigillo cominciò a dolerle a tal punto da costringerla a piegarsi su se stessa, consentendole così di evitare l’affondo della maga che invece perse l’equilibrio cadendo nel fango. Scivolando Elesya abbandonò la spada, che per uno strano scherzo del destino finì proprio ai piedi della guerriera. 

martedì 14 aprile 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 145)

Elesya fu avvolta da un flebile scudo che le permise di respirare sott’acqua. Il potere che lo animava si percepiva a stento, tuttavia si rivelò un valido aiuto per la giovane maga. A contatto con la barriera l’evocazione balzò lontano, raggiungendo l’uomo misterioso oltre la coltre di nebbia. Non appena la giovane maga fu di nuovo in grado di respirare, ebbe la sensazione che qualcosa nella sua ferita al braccio non tornava. La stessa posizione assunta dalla leva, ossia a mani tese sulla terra, iniziò a sembrarle strana poiché sebbene metà del suo arto fosse stato reciso, Elesya ne percepiva ancora la presenza. Fu in quel momento che si rese conto di cosa stesse realmente accadendo. Ogni cosa successa sino ad allora era stata frutto di un’illusione che le aveva condizionato la mente. Le ferite, il dolore e persino l’uomo che l’aveva attaccata non erano reali, benché i tagli pulsassero e l’arto le dolesse. Comprese inoltre che i suoi poteri ne avevano risentito al punto tale da essersi quasi del tutto annullati, perciò per prima cosa si riappropriò della sua staffa che infuse con tutto il potere di cui disponeva. La voce di Vheles riecheggiò nella sua testa ma la leva non ne capì il messaggio, poiché riuscì a udirne solo frasi sconnesse e frammenti di discorso. Quando l’evocazione si mostrò al centro dell’isolotto, Elesya non tentò di dissuaderla come aveva fatto in passato e ricordando la massima citata dal suo stesso avversario, si preparò ad attaccare. <<Che cosa farai adesso che il tuo giocattolo ti si è rivoltato contro?>> ghignò l’uomo senza celarsi, <<Lo ucciderai? Che sciocco, tu non puoi! Siete vincolati: una sola anima in due corpi diversi>>. 

Elesya non si lasciò turbare dalle parole del suo avversario, al contrario restò concentrata con lo sguardo fisso sul cane non morto. E proprio quest’ultimo fece la prima mossa balzando contro la sua stessa padrona, che però lo evitò facilmente. Atterratole alle spalle, la giovane maga mantenne la posizione e nel momento in cui la creatura tentò di sopraffarla, Elesya lo colpì con forza sulla mascella. L’evocazione guaì per il dolore e allo stesso modo, un livido scuro si palesò sul viso della ragazza. L’uomo rise di gusto dopo aver assistito alla scena, tuttavia continuò a restare celato nella nebbia per godersi lo spettacolo in tutta sicurezza. La creatura si riprese fin troppo in fretta e pronta a tutto, spalancò le fauci in direzione di Elesya. La distanza che li separava non era molta, per cui il cane si avvalse di un attacco a distanza. Dalle profondità della sua gola iniziò a fuoriuscire una sorta di gas fetido, che a contatto con la terra la disciolse all’istante. Con la stessa leggerezza dell’aria, il gas si propagò velocemente e in pochi secondi avvolse la maga senza lasciarle via di scampo.
Solo allora l’uomo fece la sua comparsa, abbandonando il nascondiglio ormai reputato inutile. Con le braccia conserte fissò il gas incenerire ogni cosa, fino a che della fanciulla non rimase altro che una profonda bruciatura sul terreno. O almeno così credeva.

giovedì 9 aprile 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 143-144)

Elesya si guardò attorno sperando di scorgere il suo avversario, che da tempo indefinito si nascondeva nella nebbia. I poteri di Vheles si erano indeboliti a causa della magia di Lodo, per cui la giovane maga si ritrovò ad affrontare il nemico quasi del tutto scoperta. Ogni qualvolta la fanciulla abbassava la guardia per le numerose ferite riportate, nuovi fulmini amaranto le erano scagliati contro e sebbene in principio fosse riuscita a evitarli, con il passare dei minuti la situazione incominciò a cambiare. Ogni singola contromossa di Elesya era stata più volte neutralizzata dal potere del suo avversario e ben presto la giovane maga fu con le spalle al muro. <<Mi deludi!>> esclamò l’uomo senza palesarsi <<Non sei altro che una brutta copia della donna che mi ha ucciso. Sono stanco di te!>> commentò con disprezzo. Elesya girò il capo in ogni direzione ma, a causa dell’eco, non fu in grado di individuare da dove provenisse la voce. Infine stanca di essere in balia dell'avversario, prese a recitare la sua evocazione più potente. Si materializzò così il portale oscuro da cui Elesya richiamò la creatura di sole ossa. Il suo aspetto canino incuteva terrore, se ci si soffermava sulle possenti zanne in bella vista. Non appena la creatura toccò terra però, la giovane maga notò qualcosa di diverso dal solito. La sua evocazione, infatti, non mostrò in nessun momento contentezza nel rivederla, com'era sempre accaduto in passato. Al contrario iniziò a ringhiarle contro, quasi fosse lei il suo vero nemico. <<Se il servitore non riconosce il padrone, il padrone farebbe meglio a sparire>> asserì l’uomo facendo vibrare la voce. Elesya fissò la creatura, attonita. <<Sono io!>> mormorò con timore, ma l’evocazione continuò a ringhiarle contro, esponendo sempre più le zanne ossee. La leva indietreggiò di qualche passo con l’avanzare dell’animale e ben presto si ritrovò al confine dell’isolotto con i piedi sul ciglio dell’argine. Non potendo retrocedere oltre, Elesya riprese a parlare all’evocazione che tuttavia la ignorò <<Sono Elesya, perché ti comporti in questo modo?>> gemette in lacrime. La creatura spalancò le fauci e con un rapido salto, le fu subito addosso. La giovane maga si ritrovò così con il corpo completamente immerso nell’acqua della palude retrostante, mentre la creatura la sospingeva sul fondo impedendole di rialzarsi. Per quanto provasse a reagire, la sua forza non le consentì di sopraffare l’animale, perciò a poco a poco si arrese proprio quando i suoi polmoni incominciarono a riempirsi di melma e fango.

Reilhan chiuse gli occhi, le sue braccia penzolavano intorpidite sui fianchi e non fu in grado di risollevarle neanche per impedire alla fanciulla di affondare la punta d’ossidiana al centro del cuore. Non percepì alcun dolore e questo lo indusse a pensare che per lui fosse finita. Hila lo fissò accasciarsi a terra sorridendo soddisfatta e per il curatore fu inevitabile non notare quanto quella creatura fosse del tutto diversa dalla Novizia che aveva tanto amato. Il suo sguardo compassionevole si era spento, come se dinanzi a lui ci fosse un guscio vuoto con sembianze umane. Persino il tocco, un tempo delicato e caldo, si dimostrò freddo e distaccato. Benché queste contraddizioni affollassero la sua mente, in cuor suo si considerava il solo responsabile di tale cambiamento, per cui decise di non ribellarsi, anche se ciò avrebbe significato morte certa.

venerdì 3 aprile 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 142)

Xera era riversa al suolo apparentemente svenuta. Con il corpo segnato da tagli e ferite, la guerriera dovette arrendersi dinanzi alla forza del suo alter ego. La fanciulla dai capelli canuti se ne stava immobile sugli argini della palude, stringendo la sua spada intrisa di sangue che piangeva lacrime scarlatte. Sollevò l’arma d’argento lunare e ne assaggiò il metallo leccandone la lama, come fosse per lei il gesto più naturale del mondo <<La debolezza ha un pessimo sapore>> proferì ripulendosi le labbra con la manica della veste, ma Xera era troppo provata per controbattere. L’alter ego allora ne approfittò per ridurre la distanza tra loro, certo ormai della sua dipartita. Prese così a camminare in circolo disegnando un perfetto perimetro attorno al corpo della guerriera, per poi studiarne la sbilenca posa assunta a causa delle ferite inferte. Poiché il terreno era bagnato del suo sangue, anche i piedi della fanciulla ne furono insozzati perciò, non sopportando di vedere la sua pelle imbrattata, incominciò a calciare con violenza il corpo di Xera. La giovane leva però, con un gesto inaspettato, riuscì a parare il colpo con l’aiuto di Divaahr. L’alter ego fu colto di sorpresa e temendo la contromossa della guerriera, si portò a una certa distanza da lei con salti agili e veloci. 
Xera riuscì a rimettersi in ginocchio ma con estrema difficoltà. Respirare, infatti, era diventato doloroso a causa delle costole rotte tuttavia, facendo leva sulla spada, tornò subito in piedi. Rhinvel, che non aveva ancora manifestato il suo potere, sembrava una comune spada senza vita, per questa ragione l’alter ego era riuscito a sopraffarla con tanta facilità. 

Lo sguardo poco lucido di Xera si posò sul suo avversario. Le ferite le pulsavano e la testa non smetteva di rimbombare. Fece così un respiro profondo ed ergendo la lama dinanzi al corpo, si lanciò in una corsa disperata con l’intento di colpire la candida fanciulla. Il tentativo però fallì poiché non fu difficile per il suo avversario evitare l’assalto. Xera inciampò sulle sue stesse gambe e di nuovo in ginocchio, fu presto in balia della fanciulla. Con un netto fendete l’alter ego incise l’ennesima firma sulle spalle della ragazza, lacerando ciò che rimaneva delle bende che, ormai a brandelli, ricaddero sul terreno. Xera non si curò di proteggere il corpo scoperto, sebbene il marchio fosse in bella vista. <<Che spreco!>> mormorò la fanciulla con disprezzo <<Se solo non rinnegassi il tuo vero io, saresti una delle donne più potenti al mondo … sei disgustosamente insignificante>> aggiunse. Si portò allora dinanzi a lei e con la mano libera le afferrò il mento, affinché Xera potesse guardarla negli occhi. <<Gli amici, la famiglia. Cerchi sempre qualcuno da proteggere per non sentirti inutile. È patetico! Liberati di loro senza alcuna eccezione e ti permetterò di continuare a vivere in un angolo remoto del mio corpo>>. Ogni singola parola era fredda e priva della più piccola emozione. Persino il suo viso non si mostrò mai turbato, quasi fosse stato scolpito nella pietra. <<Vai …>> gemette Xera <<Vai al diavolo!>>