martedì 29 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 84)

Prima di procedere con la nuova pagina, voglio fare una piccola premessa. Oggi lo scrittoio si prende due righe del nuovo aggiornamento per augurare alla sua fan numero uno: Tanti auguri di Buon Compleanno! Ho pensato che non ci sarebbe stato modo migliore per farti una dedica, se non proprio sfruttando il racconto che - sin dalla prima pagina - hai letto con passione. Ancora tanti auguri Mamma, ti voglio bene! 


Xera osservò il teschio con circospezione. <<È forse uno scherzo?>> domandò contrariata, ma lo speziale scosse il capo e portando le mani dietro la schiena, chiuse gli occhi e sospirò. <<Voi giovani d’oggi, sempre pronti a giudicare le apparenze!>> rispose sbuffando. Elesya invece preferì esaminarlo in silenzio e se anche a prima vista poteva sembrare un comune teschio, guardandolo più da vicino notò che per tutta la pallida superficie, scorrevano delle impercettibili vene violacee – simili a capelli - che parvero addirittura pulsare. <<Non so come spiegarlo, ma sento che questo teschio è vivo!>> disse scettica, attirando così l’attenzione dei suoi compagni. Alamar raccolse un libro consunto dal retro del bancone e aprendolo a una determinata pagina, mostrò ai ragazzi l’effige di una donna che - con la mano sinistra - brandiva una falce oscura come le tenebre. 

<<Immagino non abbiate mai sentito parlare di Nephes, la custode delle porte del Regno Eterno>>. I ragazzi annuirono e l’uomo continuò a narrare. <<Durante le mie ricerche mi sono imbattuto in questo artefatto, sperando fosse la soluzione ai miei problemi>> l’uomo si schiarì la voce e imbarazzato abbassò lo sguardo. <<A Nord della regione di Timur, dove un tempo sorgeva la maestosa Candhelia, ritrovarono questo teschio sepolto tra le macerie della vecchia città. Si dice appartenesse alla potente Nephes, una donna immortale condannata a vegliare i cancelli di un regno al quale non avrebbe mai potuto accedere>>. Reilhan osservò il teschio, <<è chiaro che le voci in merito alla sua immortalità, fossero infondate>>, ma Alamar odiava essere interrotto, per cui lo fulminò con un’occhiataccia e riprese parlare. <<Non sono riuscito a scoprire molto in merito alla sua vita, al contrario ho approfondito le circostanze della sua morte>>. Xera alzò gli occhi al cielo <<Naturalmente!>> mormorò senza farsi sentire. 

sabato 26 luglio 2014

Xera, the girl with the sword (Pag. 1)

Yak, Yak and more Yak! I'm tired of these damned beasts!
Xera was reminiscing her last words to her mother before being picked, among the chosen few from the lands of Raifaelia, to take part to the contest for the new recruits on the isle of Horsia.
It felt like ages since that day for the young Paladin, it was like a long lost memory, almost as a forgotten painting in the garret.

The faint red shine of her beloved sword, Rosethorn, lit up her face as she was whetting it, while drifting away in her memories of Dalihan, always verdant and with clear skies, as if the taint could never reach and dent it.

There was a small modest hut  in those pristine lands.
A safe shelter from the cold nights and not much more. No frippery or decorations to make it more comfortable, only the Yak leather exposed on one of the walls with it's strong smell, a thropy of a past hunt.

A humble family inhabitated the small abode, without any dream that would cross the mounts of Dalihan. This life is a gift from the Goddess Raifhee, why bother with anything else?
Everything was unchanging as if the time stopped, the sun rising and setting in an endless cycle, beat every day only by hard work, at least until the young woman discovered she was pregnant.

The joy for that happy news changed the hut into a home. A child was a gift from the Goddess, to thank the family for it's devotion and hard work.
"Let it be a Boy my dear Annabell, so that he can help me in the fields!", that the wish of the young Shepherd, addressed to his beloved, as if she had a say in the matter.
But Annabell knew that the child was different than what they expected. She felt the child struggle in her womb, forcing her to sing the song of the Pillim to calm the baby down. Only those notes could make the child fall asleep, tenderly caressing her belly, hoping that her feelings were only the unfounded worries of an overanxious mother.

Translated By: Mr. F.

venerdì 25 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 83)

L’uomo tornò a sedersi e schiarendosi la voce, continuò il suo racconto. <<La bellezza della vita umana risiede nella sua fugacità! Solo dopo aver compreso che il tempo che ci è stato dato ha una scadenza, se ne apprezza l’effettivo valore>> disse con un velo di malinconia sul volto. <<Io l'ho capito una volta scoperto che la mia vita era quasi giunta al termine>>. 
Elesya, preoccupata, portò le mani al viso mentre i suoi compagni si limitarono ad ascoltare. << Compresi che per la malattia che mi affliggeva non esisteva cura, così con il passare dei giorni smisi di cercare e iniziai piuttosto a godermi il poco tempo che mi restava>>. Reilhan provò pena per l’anziano uomo; il suo sguardo perso nel tempo, gli portò alla mente il volto del padre adottivo, al quale ripensò per un breve istante. Lo speziale sorseggiò un altro po' d’acqua e con le mani tremanti ripose il bicchiere sul bancone, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare. 

<<Mia figlia non accettò quanto le confessai a pochi giorni dalla mia sentenza e mentre giacevo nel mio letto in preda al dolore, lei trascorse ogni momento barricata nelle sue stanze, seppur invocassi il suo nome costantemente. Quando ne uscì, il suo volto era sereno. Non potrò mai dimenticare quel sorriso e per un attimo rividi la mia bambina di nuovo felice>>. Xera si alzò. Considerare Goreha una figlia devota e non un terribile mostro, le fece sorgere dei sensi di colpa che per un simile mostro non si sarebbe mai sognata di provare. Cominciò a domandarsi se anziché prendersi la sua vita, sarebbe stato possibile riportarla al suo aspetto originario, permettendole di trascorrere il resto dei suoi giorni insieme a suo padre. La guerriera scosse il capo come a voler mescolare i tanti pensieri che affollavano la sua mente e ricordando tutti i tristi momenti vissuti in quel castello, si convinse che indugiare su supposizioni prive di fondamento non avrebbe giovato a nessuno. 

martedì 22 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 82)

Non appena i tre ragazzi giunsero dinanzi alla bottega dello speziale, videro l’anziano uomo appollaiato su di una sedia di vimini che aveva visto giorni migliori. Xera iniziò a frugare nella bisaccia malconcia, pensando di sostituirla non appena ricevuto il compenso. Ne tirò fuori un fagotto di medie dimensioni al cui interno vi era un esemplare di rosa nera, colto all'entrata del castello. Nonostante il bagaglio fosse stato sottoposto a violenti strattoni, le proprietà della rosa erano rimaste inalterate. Prima però di raggiungere l’uomo, Xera si munì di numerose bende con cui avvolse diverse parti del corpo, testa compresa. Poi guardando i suoi amici dai volti sorpresi, li invitò a fare altrettanto per avvalorare la tesi della quasi morte. 

<<Non è corretto!>> replicò il Novizio osservandola severo ma Xera lo ignorò, dando loro motivazioni apparentemente convincenti, che tuttavia non influenzarono il giudizio di Reilhan. <<Come puoi affermare di aver quasi perso la vita, se poi non hai nemmeno un graffio?>> disse la guerriera con le braccia sui fianchi. <<È la prova che il vostro curatore non è niente male!>> rispose risentito il ragazzo, <<Indubbiamente! Quell’uomo però potrebbe sminuire la difficoltà della nostra missione, se dovesse vederci illesi>> aggiunse infine. Reilhan si arrese e così come Elesya, iniziò a fasciarsi i polsi, il capo e l’avambraccio sinistro. <<Non sarebbe male lacerare anche i nostri abiti>> suggerì per ultimo la ragazza ma quando provò a stappare la manica, Elesya la fermò sostenendo che se avesse disfatto il suo duro lavoro, le avrebbe aizzato contro la creatura non morta e questo servì a convincere Xera che le bende fossero più che sufficienti. 

Giunti a pochi passi dal vecchio, questi li osservò attentamente dal fondo dei suoi spessi occhiali, che sembravano piuttosto due lenti d’ingrandimento grossolanamente saldate tra loro. Subito fece per tornare nella bottega ma Xera - colto il tentativo di fuga - si fiondò sull’anziano uomo, ponendosi come un muro davanti all’ingresso dell’edificio. <<Che cosa pensavate di fare!>> domandò senza alzare la voce ma scura in volto. <<Oh ma che bella sorpresa!>> rispose invece lui, fingendo che nulla fosse accaduto. <<Non mi aspettavo una vostra visita di così buon mattino e pensare che ci sono persone che considerano i giovani solo dei buoni a nulla!>> aggiunse continuando a lusingare la ragazza, che però non ci cascò. 

venerdì 18 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 81)

Cap. 7 Rhinvel, la spina di rosa.

Quando i ragazzi abbandonarono il castello, si trovarono dinanzi un nuovo scenario. L’ambiente malsano e tossico della foresta nera era mutato e al posto delle lunghe radici spinose, era comparso un bosco lussureggiante con alberi maestosi e dall’apparenza antichi. <<Com’è possibile?>> si domandò Xera incredula. <<Quei rovi erano il frutto di una magia della regina. Con la sua morte sono svaniti, rivelando il vero aspetto di questo posto>> spiegò Reilhan.

Trascorsero due giorni e presto il gruppo raggiunse Kodur. Elesya congedò la creatura, giunta infine presso la locanda di Aldaria che non appena vide i tre ragazzi, li accolse a sue spese affinché riposassero. La donna aveva una certa simpatia per Xera poiché le ricordava Mya, la giovane nipote da qualche tempo partita alla volta di Nortor. Essendoci numerosi ospiti in quel periodo, Elesya e Xera dovettero dividere la stanza; a Reilhan invece ne toccò una più piccola e vicina alle cucine, ma nessuno osò lamentarsi. Aldaria li rifornì anche di nuove vesti e nuovi mantelli che però i ragazzi vollero pagare, considerando che già in passato avevano potuto apprezzare la grande generosità della donna. Mentre la guerriera riposava, Elesya rammendò al meglio i loro vecchi abiti poiché ancora utilizzabili, per poi lavarli e stenderli sulla panoramica terrazza della locanda. 

Ammirare l’ameno paesaggio, riuscì a risollevarla dopo giorni di sofferenze. Anche Reilhan subito la raggiunse, confessando alla maga che quello era il suo posto preferito in assoluto. Era quasi il crepuscolo e il secondo sole lentamente si nascose dietro la sottile linea che divideva il cielo e il mare. Ogni edificio si tinse di rosso e arancione e tramite i riflessi sulle finestre, i colori del tramonto si diffusero in ogni strada del villaggio. Sulla cima della scogliera la casa di Murdar era la più luminosa, potendo godere di una posizione privilegiata offertale dall’altezza. Dal camino fuoriusciva del fumo color smeraldo, che suscitò nei ragazzi ilarità e allegria. Elesya osservò Reilhan, il suo viso era stanco ma rilassato. La barba incolta e i capelli lunghi sino alla fine del viso, gli conferivano un’aria vissuta e un po’ trasandata, tuttavia nel complesso non mitigavano il suo fascino. Gli occhi blu come il cielo del tardo pomeriggio e i capelli rossi, rendevano quel ragazzo molto attraente. 

martedì 15 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 80)

Con il maglio stretto tra le mani, Reilhan fissò insistentemente il corpo stremano di Goreha. La sua pelle squamosa era cosparsa di bruciature tondeggianti, che conferivano alla regina un’aria debole e indifesa. Non si era mai spinto così oltre in combattimento, poiché la pietà per il suo avversario era il primo insegnamento inculcatogli dal suo padre adottivo, nonché maestro. <<“Gli uomini e le bestie non sono poi così diversi; l’unica cosa che ci differenzia da una bestia, è la pietà!”>>. Le parole dell’anziano chierico gli tornarono alla mente feroci, come un monito per quello in cui si stava trasformando. L’immagine della sua mano che pugnalava Xera però, era più preponderante e dinanzi a quel gesto le parole del maestro gli sembrarono prive di senso. Come avrebbe potuto provar pena verso qualcuno che aveva agito tanto crudelmente? La risposta era semplice: nessuna pietà. 

Eppure aveva compiuto una scelta ben precisa: essere un curatore significava, infatti,  favorire la vita ad ogni costo, anche se quella vita ne aveva mietute molte. Il martello era avvolto da fiamme bianche; l’emanazione del suo desiderio di rivalsa era diventata un’arma potente, un potere capace di piegare persino un nemico ritenuto imbattibile. Con quella nuova arma avrebbe potuto difendere le persone giuste dai malvagi; avrebbe potuto proteggere chi chiamava amici ed essere un curatore forse migliore del suo maestro. Era questo che continuò a ripersi man mano che la nuova forza invadeva il suo corpo.  Poi però la regina aprì gli occhi e guardandolo inerme, chiese di essere risparmiata.
<<Avete vinto, lasciatemi andare! Prometto che resterò nel mio castello per il resto dei miei giorni senza far del male a nessuno>> disse.
<<Come potrei mai crederti, dopo tutto quello che ci hai fatto passare?>> rispose il Novizio innalzando il martello, <<Perché sei un curatore, un uomo devoto alla vita e la vita per voi è sacra!>> rispose insinuando il dubbio nella mente del suo avversario. 

lunedì 14 luglio 2014

Eccovi il disegno

Finalmente ho terminato il disegno tanto atteso. Ho cercato di riprodurre lo scrittoio al meglio delle mie possibilità, tentando di inserire tutti quei piccoli dettagli che lo hanno reso noto. Buon compleanno Scrittoio Segreto

venerdì 11 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 79)

Elesya fissò stupita sia il portale, sia la bizzarra bestia. Il primo era quasi del tutto simile a quelli utilizzati per compiere lunghi viaggi con l’ausilio della magia, tuttavia il colore scuro della pietra del quale era costituito, lo rendeva assai minaccioso. Non aveva particolari rilievi che gli conferissero pregio, al contrario erano solo un cumulo di pietre pece, ammassate le une sulle altre. Queste componevano il perimetro di un’area anch’essa oscura ma inconsistente, da cui era uscito il sinistro essere. Ben presto però il portale s’infranse, svanendo senza lasciare traccia. L’animale invece restò immobile, pronto a scattare al minimo movimento. Elesya indugiò a lungo su di lui, incapace di comprendere se fosse più sollevata o intimorita circa la sua presenza. 

Il lascito di suo nonno era finalmente dinanzi ai suoi occhi, seppur le fosse costato un prezzo assai alto. La creatura era più alta di un comune cane - nonostante gli somigliasse nell’aspetto - ma non era quella l’unica caratteristica degna di nota. Ogni parte del suo corpo, infatti, era costituita da sole ossa. Cranio, cassa toracica, zanne e artigli erano tutti in bella vista, poiché priva dello strato di carne, pelle e muscoli di cui un comune essere vivente è caratterizzato. Gli organi interni invece apparivano prosciugati e spenti, tuttavia abbastanza visibili attraverso le ossa. Quando Elesya decise di avvicinarsi la creatura si voltò, fissandola con i suoi occhi incavati dai quali s’intravedeva un bagliore scarlatto. La maga tremò. Poi però si fece coraggio e allungando la mano, si protese per toccarlo. Al contrario di quel che aveva immaginato, l’essere non si tirò indietro né si dimostrò ostile, anzi sembrò quasi lieto di essere accarezzato, manifestando i suoi sentimenti con il movimento sussultorio della scheletrica coda. 

Il cranio era molto freddo e quando Elesya lo sfiorò, sentì la mano raggelare. Non cedette tuttavia all’istinto di ritrarla, per non turbare la creatura.
Dall’altro capo della sala però Goreha tornò subito all’attacco, libera dalla coercizione della magia nera, che aveva protetto la ragazza durante il rito. Strisciando tra i detriti sul pavimento, raggiunse Elesya in pochi secondi, con gli artigli sguainati e pronti a squarciare i suoi avversari.
La creatura scattò rapidamente, separandosi dalla maga e correndo in contro a Goreha. Poi con un balzo innaturale si portò sul dorso della sua coda, conficcando le possenti unghie nella carne della regina, per non essere sbalzato via. Lo spaventoso rettile gemette e con forza inaudita provò a scalzare l’animale agitandosi freneticamente. Ma la bestia oscura non si mosse e sfruttando l’elemento sorpresa, spalancò le fauci e dilaniò la pelle coriacea, staccando di netto la parte inferiore dal resto del corpo. Goreha urlò così forte da far tremare l’intero castello. Ormai riversa al suolo e incapace di muoversi, non poté fare altro che arrendersi al dolore.

martedì 8 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 78)

Il primo ad attaccare fu proprio lui, lanciandosi sulla guerriera con tutta la forza che aveva in corpo. Quando però Xera utilizzò uno dei due bracciali per ripararsi dall’impatto, l’arma del curatore vibrò pesantemente, destabilizzando il suo equilibrio. La ragazza allora ne approfittò per indietreggiare, allo scopo di guadagnare tempo per studiare una strategia. Ma gli attacchi del ragazzo si ripeterono in rapide successioni, dalle quali Xera poté a stento difendersi. Reilhan era un ottimo combattente; il suo fisico allenato gli permetteva di muoversi con notevole agilità e potenza sul campo di battaglia eppure, durante i loro precedenti scontri, non aveva mai mostrato la stessa disinvoltura e non curanza, per le sorti del suo avversario. 
Lottava per proteggere qualcuno – nonostante quel qualcuno fosse il suo aguzzino – del resto non gli importava. 

Xera si domandò che tipo di persona sarebbe stato, se il passato gli avesse riservato ricordi migliori. Le insicurezze, i dubbi e il rispetto per la vita umana però, erano tutte caratteristiche che rendevano Reilhan la persona che aveva scelto di essere e privarlo anche solo di una di queste, avrebbe significato perdere l’amico che tanto stimava. Il novizio sferzò l’aria con la spina affilata, poiché le difese della guerriera erano un ostacolo insormontabile per le sue sole forze. Ogni volta che la colpiva, infatti, l’armatura lo ricacciava indietro. Xera non aveva intenzione di contrattaccare ma la velocità del ragazzo, non le permetteva di riflettere sul da farsi, sebbene restasse poco tempo alla fioritura della rosa sul suo collo. Improvvisamente il maglio le scaldò le mani, come a volerle ricordare la sua presenza e la guerriera poté finalmente comprendere che il solo modo che aveva di liberare Reilhan dagli influssi del nemico, era di affrontarlo con la sua stessa magia. 

venerdì 4 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 77)

Il nuovo atrio era lugubre e asfissiante, poiché il profumo di fiori di cui era impregnato, divenne talmente intenso da costringere Xera a ripararsi il viso con la mano. Non appena sfiorò l’elmo, questo vibrò leggermente richiudendosi sia sul naso sia sulla bocca, affinché la guerriera potesse procedere senza preoccuparsi del tanfo. La stanza aveva un soffitto alto ed era rivestita interamente di solidi mattoni di pietra lavorata, che a causa del tempo si erano deformati e diroccati in diversi punti. Non c’erano né finestre né altre vie d’uscita, escludendo la porta dalla quale era entrata. Quattro colonne di notevole larghezza, erano invece gli unici sostegni del soffitto, disposte alle estremità della stanza quadrangolare, della quale Xera non riuscì a comprenderne la funzione. 

Era vuota infatti, e ogni passo della guerriera rimbalzava sulle pareti, proponendo lo stesso suono più volte; Xera rabbrividì. Di tanto in tanto si sentiva qualche goccia d’acqua cadere dai muri e il vento sibilare tra le fessure, ululando come un Hulfùr. Xera protese il maglio per illuminare l’atrio in cerca dell’uscita ma la stanza aveva un unico ingresso, che di certo non le avrebbe permesso di proseguire oltre. Giungendo quindi al centro del salone, la guerriera osservò degli strani simboli incisi sul pavimento, che si diramavano come le trame sottili di una ragnatela, per tutta la stanza. Non ne aveva mai visti di simili in passato e la curiosità ebbe il sopravvento, così pian piano si ritrovò a seguire l’andamento delle scritte, che si protraevano persino sui muri. Una sensazione di oppressione, all'improvviso la investì. 

Quei simboli incisi in maniera tanto meticolosa, le sembrarono sbarre di una gabbia invisibile, dalla quale era impossibile scappare. Ne ebbe conferma difatti, quando tornando sui suoi passi, si diresse verso l’entrata. Questi s’illuminarono rivelando il loro potere celato, che generò una barriera con lo scopo di impedire a Xera qualsiasi tentativo di fuga. Per quanto provasse a percuoterlo con il maglio, lo scudo non s’incrinò, né diede segni di cedimento. Persino i colpi inferti a mani nude, non ebbero alcun effetto. <<Di bene in meglio!>> proferì ad alta voce, esasperata dall'ennesima trappola. <<Perché non ti fai vedere così da poterci battere, una volta per tutte? Sono stanca dei tuoi continui giochetti!>> aggiunse. Ma non ebbe risposta e la sua voce si perse tra le mura della stanza. Trascorse circa un’ora o poco più e Xera, stanca di attendere oltre, iniziò a scalpitare impaziente. E quando infine non ce la fece più, afferrò il maglio e lo agitò con violenza contro qualsiasi cosa le capitasse a tiro. 

martedì 1 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 76)

<<Prevedibile!>> pensò, quando l’ingresso del labirinto svanì una volta superato. Xera scrutò la nuova caverna con circospezione, non aveva più senso correre ora che le lucertole avevano smesso di inseguirla. I muri del labirinto erano costituiti da siepi impenetrabili di notevole altezza, forse per impedire ai malcapitati ospiti di orientarsi. Per Xera tuttavia non avrebbe fatto alcuna differenza, essendo in grado di perdersi persino in città perfettamente organizzate. All’idea di dover affrontare un sistema di strade senza uscita la guerriera rabbrividì, rimpiangendo i rettili che si era appena lasciata alle spalle. 

Xera s’incamminò senza prestare particolare attenzione alla strada imboccata, poiché il labirinto la distraeva continuamente. Le siepi, infatti, apparentemente identiche rivelarono invece caratteristiche singolari. Alcune erano gremite di rose variopinte; altre di rovi inespugnabili; altre ancora avevano forme irregolari che ricordavano, per certi versi, i giardini reali di Nortor. <<Non ha badato a spese!>> esclamò a gran voce. Ogni siepe affondava le sue radici nella solida terra e nonostante non vi fossero sorgenti d’acqua e la caverna impedisse alla luce dei soli di penetrare, queste erano rigogliose e lussureggianti. Un altro dettaglio che le balzò subito all’occhio, fu la mancanza d’illuminazione artificiale. Eppure la caverna era molto luminosa: da dove proveniva allora quella fonte di luce? La guerriera provò a seguire i tratti del labirinto che le sembrarono maggiormente illuminati, tuttavia non trovò altro che vicoli ciechi. 

Stanca di avanzare senza un buon piano, provò a sfruttare una siepe costituita da rovi, per arrampicarsi e scrutare così il dedalo dall’alto, ma non appena sfiorò il primo ramo, questo si mosse con riluttanza e dopo alcuni secondi bruciò, proprio com’era accaduto alle lucertole.
La guerriera si guardò le mani con stupore, l’armatura era talmente leggera che per un momento aveva dimenticato di averla indosso. Le serrò in piccoli pugni e con forza colpì i rovi dinanzi a lei. Ma le radici si mossero in fretta, aprendo un varco che permise alla guerriera di superare il muro. Questi poi si richiusero su se stessi, diventando tutt’uno con la roccia della caverna. Xera riuscì a mantenere l’equilibrio, nonostante la reazione improvvisa della siepe l’avesse spiazzata. Quando tuttavia eseguì la medesima strategia con l’ennesimo muro, si accorse che il varco l’aveva ricondotta all’ingresso del dedalo. Le lucertole, infatti, erano ancora lì che tentavano di entrare nel labirinto.