martedì 14 luglio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 164)

Hillin riprese la pergamena, la arrotolò e infine la nascose nella scollatura del suo abito <<Se hai dei bagagli devi disfartene; porta con te solo lo stretto necessario. La nave partirà tra due ore!>>. Xera fissò la donna con aria stranita <<Non ce la farò mai a raggiungere il porto in così poco tempo. Ci abbiamo impiegato giorni per trovare Kodur>>. Hillin sorrise compiaciuta <<Siete davvero spassosi voi novellini. Non ci muoveremo di certo a piedi! Ora vai però, sarà meglio non indugiare oltre>>. Xera si mosse in direzione della porta ma un attimo prima di chiuderla, Hillin aggiunse dell’altro <<Sarò davanti all'ingresso della città e ricordati che io detesto aspettare>>. L’uscio si chiuse e la guerriera si ritrovò sola nel lungo corridoio. Lo percorse in fretta senza pensare, fino a che giunta dinanzi alla sua stanza, si rese conto che la porta era socchiusa. La aprì lentamente cercando di non far rumore, accortezza che tuttavia si dimostrò inutile, giacché dei suoi amici non vi era alcuna traccia. Xera afferrò la bisaccia mal ridotta a causa delle innumerevoli disavventure, la cintola con la spada e un mantello lungo con cappuccio che indossò per dissimulare la sua presenza. Osservò la stanza ancora un po’ prima di congedarsi, notando così che sul tavolino vi era un pezzo di carta. La giovane leva ebbe un attimo d’esitazione, non avendo il tempo in suo favore, poi però la curiosità ebbe la meglio. Prese il messaggio e ne lesse le righe più in fretta che poté.

Non possiamo più aspettare. Ci dispiace aver preso i tuoi artefatti ma era necessario. Spero tu possa comprendere cosa ha guidato la nostra decisione.”

Xera sbarrò gli occhi dallo stupore, scansò il mantello ma nel momento in cui fissò la cintola attorno alla sua vita, vide che la spada (contrariamente a quanto riportato sul testo) era ancora lì. Iniziò allora a scavare nella bisaccia e di nuovo si accertò che l’anellino non fosse scomparso, quando però tentò di afferrarlo, questo svanì in una nuvola di fumo pece. Il sudore imperlò la sua fronte così, tremante, sfiorò l’elsa di Rhinvel, per poi rivivere la medesima scena avvenuta poco prima. <<Maledizione!>> esclamò in preda alla rabbia. Pensando di non avere più tempo, Xera corse a perdifiato e in pochi minuti fu subito all’esterno della casa. Continuò a correre per tutto il viale del bosco, ma dinanzi al bivio non poté fare a meno di fermarsi. Da una parte la strada che l’avrebbe condotta alle porte della città, dall’altra invece la via per la piazza centrale. <<Mi dispiace Hillin, temo dovrai attendere ancora un po’>> mormorò riprendendo la sua corsa. Il villaggio era stranamente vuoto ma Xera non poté farci caso. Superata la locanda di Aldaria, Xera corse per alcune strade secondarie, travolgendo casse di legno mal riposte o espositori di cibi esotici, nessuno però ne reclamò la perdita. Data la pendenza che gravava sul villaggio, Xera si rese conto di essere in prossimità della piazza centrale, ma il pavimento scivoloso le bloccò la corsa, facendola cadere tra una pila di materiale di scarto. 

Xera si risollevò lentamente, l’impatto era stato più violento di quanto credesse, procurandole persino dei forti capogiri che tuttavia decise di ignorare. Soltanto poco dopo si accorse del vicolo cieco che le occludeva il cammino. La luce del primo sole iniziò a far capolino all’orizzonte, illuminando pian piano il silente villaggio. Xera accarezzò il muro di pietre compresse e all'improvviso incominciò a ridere a crepapelle. La risata però divenne sempre più acuta, fino a trasformarsi in suoni dettati solo dalla rabbia. Il suo corpo allora si fece sempre più caldo, le mani le formicolarono e una forte energia si concentrò nel braccio destro, <<Adesso sono proprio arrabbiata!>> asserì alzano il pugno al cielo.
Elesya e Reilhan raggiunsero la statua prima che l’alba incominciasse a colorare il cielo d’azzurro; la piazza era vuota, sintomo di un villaggio ancora assopito. Reilhan strinse a se Rhinvel, il cui calore riuscì a infondergli un po’ di coraggio. Elesya invece non cessò un solo istante di fissare Vheles, una sorta di rituale che presagiva un addio definitivo. L’artefatto non le parlò mai per tutto il tempo e il protratto silenzio rese la giovane maga più nervosa. <<Stiamo facendo la cosa giusta, vero Rei?>> domandò Elesya titubante, <<Sono soltanto oggetti>> rispose il curatore, pur sapendo di mentire a se stesso. <<Dobbiamo farlo ora, il primo sole sta per sorgere>> la spronò il Novizio ma Elesya ebbe un attimo d’esitazione. <<D’accordo, sarò io a iniziare>> commentò posando la spada scarlatta alla base della statua e lo stesso fu per l’anellino d’argento che estrasse dalla tasca della cintola. 

Elesya fissò ancora un po’ l’artefatto e infine, spronata dal gesto del curatore, ne imitò i movimenti abbandonando la fida staffa accanto ai due artefatti. In un primo momento nulla sembrò cambiare, poi però, sulla superficie rocciosa della statua, alcune lettere incisero lo spesso materiale. Reilhan riconobbe subito le parole che lo avrebbe privato dei suoi poteri, ma dell’antidoto nessuna traccia. <<Non reciterò la formula, se non mi mostri il nostro compenso!>> urlò a squarciagola, sperando così di sollecitare il responsabile del ricatto. La formula brillò con più intensità ma nessuno rispose alla minaccia del ragazzo. Reilhan allora provò a insistere ma di nuovo il silenzio prevalse. Quando infine il curatore decise di mantenere la sua posizione, notò che alcune parole all’inizio della formula presero a lampeggiare perdendo man mano d’intensità. <<Rei! Guarda sta svanendo>> lo redarguì Elesya <<Si ho visto … non ho altra scelta>> asserì. Reilhan posò entrambe le mani sulla base della statua e facendo attenzione alla pronuncia, ripeté ad alta voce ogni singola parola incisa sulla roccia. Tuttavia solo nel momento in cui fu a metà testo, la magia incominciò ad abbandonarlo assorbita dalla formula stessa. Da lì in poi ogni lettera proferita fu per lui dolorosa al pari di una pugnalata, mettendo a dura prova la sua forza d’animo. Restava così soltanto una frase per ultimare il rituale, ma le energie gli vennero meno e il chierico si accasciò contro la parete. Elesya si avvicinò per sorreggerlo, ma il ragazzo la scacciò in malo modo. <<Non mi toccare! … Vuoi forse perdere i tuoi poteri?>>. La giovane maga indietreggiò con volto rammaricato e subito Reilhan non mancò di scusarsi. <<Ti prego lascia che continui da solo>> affermò infine rimettendosi in piedi. La formula lentamente sparì sotto i suoi occhi e soltanto l’ultima frase ormai lampeggiava sulla roccia. Reilhan riprese coraggio e strinse i denti, mentre gocce di sudore freddo scivolarono via dal suo visto stanco. Poggiò quindi i due palmi sulla statua e schiaritasi la voce, lesse ciò che rimaneva della formula, ma quando giunse alle ultime tre parole, un tonfo assordante alle sue spalle lo costrinse a fermarsi.

Una nuvola di polvere e detriti si estese sul fondo della piazza, da cui ne uscì qualcuno con il pugno serrato. La piccola mano era ferita e impolverata ma sul volto della fanciulla non era il dolore ad essere rappresentato. <<Che cosa pensavate di fare?>> urlò loro, <<Giuro che questa volta sono davvero furiosa!>>.


[Giovani leve, ci rivediamo ad Agosto. Buone vacanze e buona lettura]

5 commenti:

  1. Lasciando il romanzo così mi fai morire
    Comunque ciao e buone vacanze

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  2. Ciao Valeria sono tua nuova follower. Ho trovato il tuo blog grazie alla classifica di Net Parade. Davvero bello il tuo blog ora ti seguo su GFC e Google +.
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    Ti aspetto da me, spero presto. Buona serata migliore fine settimana in arrivo e buona continuazione di mese di luglio
    Ciaoo

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  3. Ho visto solo ora che sei in ferie,. Allora quando torni passa da me - in agosto io sarò in ferie e non potrò rispondere ma ci risentiamo in settembre :-) .....

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