martedì 4 agosto 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 165)

Quando il polverone discese sul pavimento e la visuale tornò chiara e nitida, Xera si ritrovò dinanzi a una scena straziante. Sul parapetto della statua vi erano gli artefatti mentre Reilhan, con volto visibilmente stanco, faceva fatica a reggersi in piedi. <<Giuro che questa volta sono davvero furiosa>> disse in preda alla rabbia. Si avvicinò alle due leve con il pugno ancora serrato, ma che riaprì per assestare uno schiaffo in pieno viso del compagno. <<Come avete potuto!>> lamentò indignata alla vista del Novizio accasciato a terra senza più energie. <<Tu non capisci; dovevo fare qualcosa …>> ma Xera non volle sentir ragioni. <<La magia è una parte di te, dovevi lottare affinché nessuno te la portasse via>> sostenne la guerriera con gli occhi lucidi, quando con la coda dell’occhio, il baluginare di alcune lettere sulla parete, attirò la sua attenzione. “Quella è la formula” pensò tra se e se, “Forse sono ancora in tempo”. Reilhan però riuscì a intercettarne le intenzioni e rialzatosi a fatica, si frappose tra l’amica e la statua. <<Spostati!>> gli intimò ma il curatore non volle saperne. <<Non posso consentirlo, mi dispiace. Ci sono in gioco cose molto più importanti di una spada>>, fu in quell'istante che lo sguardo di Xera si fece gelido. <<Che cosa credi? Non è della spada che io mi sto preoccupando!>>, Reilhan ne fu colpito, <<Non posso permettere che i miei amici rinuncino a tanto per me, oltretutto …>> ci fu un momento di silenzio. <<Oltretutto?>> la rimbeccò il curatore e dopo un lungo sospiro Xera si decise a confessare. 

<<Non dovrete più preoccuparvi per me, da oggi io …>> Elesya però non permise all’amica di continuare poiché, in tono allarmato, invitò il curatore a girarsi in fretta. <<Rei, la formula sta svanendo, sbrigati!>>. Il Novizio si voltò di scatto, ignorando le parole della guerriera e senza badare a lei posò le mani sulla fredda pietra. La frase era costituita da sole cinque parole ma pronunciarle fu per lui la sensazione più dolorosa mai provata. Giunse subito alla quarta, poco prima che questa si dissolvesse ma nell'istante in cui fece per pronunciarla, un’esplosione lo sbalzò indietro. Si rialzò stranamente risposato, come se tutta la fatica gli fosse stata sottratta, tuttavia fu presto sostituita da un terrore incontenibile. Sapeva, infatti, cosa potesse essere successo. Si ripulì gli occhi dai detriti di polvere generati dall’esplosione, permettendogli di avere una chiara visione dell’accaduto. Xera era accanto ai resti della statua, stringendo tra le mani i preziosi artefatti. Indossò il piccolo anello e depose nella cintola la preziosa spada scarlatta, infine girò il capo alla ricerca di Elesya che, ancora tramortita dal brusco impatto, se ne stava seduta a terra con gli occhi serrati. Xera le lanciò Vheles e l’amica la afferrò senza problemi. <<Che cosa hai fatto!>> le disse in risposta al suo gesto, ma la guerriera distolse subito lo sguardo fissando il baluginare che spariva sotto i suoi occhi. Reilhan si rialzò più in fretta che poté scavando senza sosta tra i detriti, sebbene fosse consapevole del fatto che la formula ormai fosse inutilizzabile.

<<PERCHÈ!>> urlò a squarciagola, <<Perché lo hai fatto!>> ripeté mentre candide lacrime gli rigarono il viso. Xera volse le spalle, sapeva che la vista dei loro volti l’avrebbe ferita, ma c’era ancora qualcosa da fare e il tempo era agli sgoccioli. Fece così per allontanarsi quando una spessa barriera di pura energia le bloccò la strada e la respinse bruscamente indietro. Reilhan rialzò il capo proprio nell’attimo in cui il corpo di Xera urtò contro i resti della statua. <<Che diavolo …?>> mormorò guardandosi attorno. Elesya ebbe la medesima reazione, poiché si rese conto che la barriera non era altro che una cupola eretta sulle loro teste. <<Siamo circondati!>> esclamò spalleggiando il Novizio. Entrambi aiutarono la guerriera a rimettersi in piedi, il suo corpo era ferito ma sul suo viso non vi era traccia di dolore. Reilhan avvicinò le mani al fianco destro della fanciulla, dove un appariscente taglio aveva preso a sanguinare ma nel momento in cui provò a evocare i suoi poteri, nulla accadde. <<Non avete rispettato l’accordo>> una voce androgina echeggiò nelle loro orecchie, <<La transazione è stata cancellata>> continuò, inondando le menti delle giovani leve. Reilhan fece per ribattere ma una violenta luce lo abbagliò, costringendolo così a proteggere il viso con le mani. 

Anche le due ragazze furono accecate dal fascio luminoso e non solo; per un istante a Elesya era parso persino di volare. 
Quando il senso di nausea svanì e la vista fu riposata abbastanza, il trio poté riaprire gli occhi, scoprendo che della piazza di Kodur non vi era più alcuna traccia. L’ambiente che li circondava era completamente diverso e a tratti familiare. Reilhan girò il capo più volte sperando di capire dove fossero e nel momento in cui i suoi occhi incrociarono quelli scolpiti di una gigantesca statua d’ossidiana, svelò finalmente il mistero. <<Dove siamo finiti?>> domandò Xera premendo la mano sulla ferita, <<Non vi sembra di aver già visto questo posto?>> ribatté il curatore. Elesya, che aveva avuto lo stesso sentore, perlustrò l’ambiente in fretta: era caldo e afoso, a tratti asfissiante. Delle crepe sul pavimento permisero alla giovane maga di intravedere della luce, che però la inorridì dopo pochi secondi <<Ma quella è lava!>> esclamò indietreggiando. La caviglia tuttavia urtò contro un ostacolo ed Elesya cadde a terra. Fu in quel preciso istante che, guardando in alto, la giovane maga comprese le parole dell’amico << … Siamo all’interno di Svaltur>>.

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