mercoledì 30 ottobre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.23)

Xera aprì gli occhi con difficoltà, le parve di aver dormito a lungo: percepì il suo corpo pesante come una roccia al punto che persino sollevare un braccio, era faticoso. Non potendo muoversi liberamente, poté scorgere solo pochi dettagli della caverna in cui giaceva, come il caldo falò a pochi passi da lei, un pungente odore selvatico e un comodo giaciglio sul quale era sdraiata: decisamente più grande, rispetto alle dimensioni del suo corpo. Nella testa dolorante, risuonavano ancora misteriose invocazioni di cui però, non riuscì a ricordare le parole, anche se era certa di averle ascoltate ininterrottamente. Quando la vista si abituò alla luce circostante, si rese conto di non essere sola in quell'antro al suo fianco, infatti, c’era la fidata amica, assopita profondamente: il suo aspetto era visibilmente provato e nella mano stringeva delle bende, le stesse che cingevano la spalla e il braccio destro di Xera, nonché il capo. 

Mille domande iniziarono a martellarle la testa, ma nessuna trovò risposte immediate, almeno sino a quando, una giovane dai capelli ramati, non varcò la soglia della caverna, avvertendo tutti, a gran voce del risveglio di Xera. Subito i suoi amici le furono accanto, notevolmente sollevati e poco dopo, a loro, si aggiunse un grande Hulfùr bianco, che occupò la maggior parte di quell'antro  Xera provò ad alzarsi ma prontamente Reilhan glielo impedì, suggerendole di aspettare ancora qualche ora prima di riprovarci, avendo dormito per una settimana. <<Una settimana? Come posso aver riposato così a lungo?>> e il Novizio << Nelle tue condizioni, mi aspettavo di vederti dormire per un mese o che peggio non ti saresti più risvegliata>>. La ragazza non poté credere a quanto aveva appena udito, << Ma era un taglio sul braccio! Non una ferita mortale>> disse cercando di comprendere come una lieve lacerazione, avesse compromesso la sua salute a tal punto, fu allora che intervenne Chundra.

<<Invito tutti voi, almeno per il momento, a lasciare la mia caverna; potete attendere all'esterno mentre io spiegherò alla vostra amica, la situazione>> e detto questo, tutti abbandonarono il capezzale della guerriera, lasciandola sola con l’Hulfùr.
<<Non devi avere alcun timore, giovane fanciulla, non ti farò del male>> disse volendola rassicurare, anche se Xera immediatamente, rispose <<Ma io non ho paura! Penso di averlo dimostrato durante il nostro combattimento!>>, <<Mi avevano accennato di questo tuo carattere ostinato, tuttavia non avrei mai pensato, di vederlo riemergere in simili circostanze!>> replicò quasi divertito. 

L’Hulfùr si sdraiò avvicinando la testa al corpo della ragazza, che nonostante volesse nasconderlo, un po’ di timore, in fondo, lo avvertiva <<Inutile perdere altro tempo in chiacchiere, ti dirò le cose come stanno e tu potrai accettarle oppure no, ma sarà comunque solo una tua scelta!>>.
Xera era sempre più confusa, il fare sibillino della divinità non rendeva la situazione più chiara, così si limitò ad ascoltare. 

<<Durante il nostro combattimento, ti sei ferita. Ricordi?>> e Xera annuì <<Bene! Per un caso fortuito, anche tu hai ferito il mio corpo>>, <<Fortuito?>> replicò ironica, <<Non interrompere una divinità che parla!>> disse schiarendosi la voce e poi continuò <<Dicevo quindi, che per un colpo di fortuna sei riuscita a ferirmi e proprio in quell'occasione il mio sangue si è mescolato al tuo!>>. La ragazza lo guardò indifferente, <<Quindi? Il tuo sangue era avvelenato? Sono svenuta com'è accaduto per Shùly? Deve essere proprio arrugginito quel Curatore, se ha impiegato una settimana per svegliarmi!>> disse pensando a Reilhan, ma ancora una volta fu ripresa da Chundra.

 <<Vedo che il dono della pazienza non rientra nelle tue virtù. Sbaglio o mi è parso di aver detto di non interrompere una divinità che parla? Deve essere il mio aspetto, lo sapevo che a lungo andare, avrei perso di credibilità>>  disse rimuginando tra sé e sé, poi schiarendosi ancora la voce riprese a spiegare.
<<Il mio sangue non è avvelenato! Dunque, come posso far comprendere, a una creatura inferiore, il divino e l’eccelso, la vita e la morte, un dono e una maledizione!>> farfugliò e Xera stanca dei suoi commenti sarcastici,  voltò il capo dall'altro lato, fingendo di riposare. L’Hulfùr allora, indignato, ringhiò e senza sfiorarla, la costrinse a guardarlo per mezzo di una forza misteriosa e invisibile. 

<<Per lungo tempo, in epoche assai remote, si praticò un rituale che consisteva nel mescolare il proprio sangue, con quello di una divinità. Che fosse preso con la forza o semplicemente donato non importava, l’unica cosa che davvero contava, era la brama di potere che spingeva questi uomini, a compiere il rito. Molti divennero violenti a tal punto che pur di poterne entrare in possesso, erano disposti a trucidare chiunque gli si parasse davanti. Ti starai chiedendo il motivo, è presto detto: nel libro ove era riportato il rituale, un Grimorio appartenente a Raghana la negromante delle terre dell’Est, era scritto che mescolare l’essenza di un Dio con la propria, donava poteri oltre ogni immaginazione>>, <<Ma io non mi sento più forte, anzi tutto il contrario>> spiegò Xera interrompendo nuovamente le spiegazioni di Chundra. 

<<Questo è perfettamente normale e ti sarà chiaro solo quando avrò modo di terminare il mio racconto …>>, <<Quel rituale era falso, fu escogitato da Raghana con l’obiettivo di punire tutti i signori della guerra, per i misfatti compiuti e allo stesso modo, per vendicarsi delle divinità che avevano causato la morte di suo figlio o almeno così pensava …>>.  Xera iniziò ad avvertire una strana sensazione, era la stessa provata prima di svenire a causa delle convulsioni: istintivamente portò la mano alla spalla e senza nemmeno rendersene conto, urlò dal dolore, contorcendosi senza trovar pace. Chundra allora, intonò una misteriosa invocazione, che pian piano placò il male che affliggeva la ragazza. 

<<Questa preghiera non ti curerà mai del tutto, serve solo a calmare il dolore: non temere ho istruito il tuo Novizio in merito e ora sa recitarla alla perfezione, tuttavia richiede una grande quantità di potere e non è ancora in grado di portarla a termine con le sue sole forze, per questo è stato necessario un mio intervento>> le spiegò, <<Cosa mi sta succedendo? …>>  chiese la fanciulla flebilmente, << Ti ho inciso un sigillo sulla spalla!>>.

Xera lo guardò spaventata << È l’unica cosa che potevo fare per limitare i danni della maledizione>>, Chundra fece una breve pausa <<Una volta concluso il rito, la maledizione si manifestava: il primo effetto erano le convulsioni che per gli uomini più deboli, significava morte certa. Il secondo, per chi aveva avuto la fortuna di sopravvivere, era la pazzia: provocata dall'essenza della divinità, nel momento in cui prendeva il sopravvento sulla propria. Se ciò avveniva, in base al Dio sacrificato, gli effetti variavano>>, <<Spero allora di non tramutarmi in un Hulfùr, tutto quel pelo non lo sopporterei>> disse quasi bisbigliando la ragazza.

Chundra allora le rispose <<Sarebbe un sollievo per te, se fosse così semplice, il pelo è l’ultimo dei tuoi problemi>> poi tornando a sedersi << Ti vedo molto provata, forse è meglio continuare dopo che avrai riposato>> le disse preoccupato, ma Xera non poteva attendere oltre <<Te ne prego, dimmi ciò che mi attende, non riuscirei a dormire con tutte queste domande che mi ronzano in testa>>, allora l’Hulfùr, che in fondo aveva un cuore generoso, la accontentò.


<<Come ho detto poc'anzi  gli effetti della maledizione variavano in base alla divinità con la quale si compiva il rito: non tutte, infatti, possedevano un’essenza pacifica o mite e la maggior parte delle volte, questi uomini, una volta posseduti, si tramutavano in Chimere, metà bestia e metà dio con una forza incontrollabile che gli si ritorceva contro. Non tutti però, come nel tuo caso per esempio, entravano in contatto con il sangue divino, volontariamente: a volte, infatti, accadeva a causa di “eventi fortuiti”, così per tutelare la vita dell’ignaro, la divinità aveva la facoltà di apporgli un sigillo. Quest’ultimo bloccava l’essenza del Dio in questione, permettendo a quella del malcapitato di non essere posseduta o tramutata>>. 

Xera sembrò finalmente tranquillizzarsi, <<Non ti fare illusioni però, il sigillo può essere rotto in qualsiasi momento, per questo ti esorto a cambiare idea sul voler diventare una guerriera; dedica la tua vita ad attività pacifiche e sta lontana dai campi di battaglia, solo così avrai qualche speranza di sopravvivere>>. Xera provò molta rabbia ascoltando quelle parole, essere costretta a rinunciare al suo sogno era inaccettabile << Non poter diventare una guerriera, renderebbe la mia esistenza vana …>> disse furiosa; Chundra allora vedendola esausta, intonò nuovamente l’invocazione che placò la ragazza, facendola addormentare profondamente <<è tempo di riposare piccola guerriera, chissà che nella tua determinazione o cocciutaggine, non troveremo una soluzione>>.

sabato 26 ottobre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.22)

Dono & Maledizione

Reilhan e Xera non abbassarono la guardia, nonostante la bestia fosse stata placata dalla luce del sole: i loro cuori battevano ancora all'impazzata e l’adrenalina circolava nelle vene; fu solo quando Elesya li abbracciò che si resero conto dello scampato pericolo. I compagni finalmente si ricongiunsero, accertandosi che tutti stessero bene, <<Xera la tua ferita si è riaperta!>> disse l’amica preoccupata, notando la vecchia lacerazione sanguinare, <<Sto bene, non ti preoccupare>> la rassicurò <<Piuttosto Shùly come sta?>>, <<Non sembra essere cambiato nulla, ma il cuore batte sempre più lentamente; se non facciamo subito qualcosa, temo che la predizione di Chundra si possa avverare!>> spiegò Elesya affranta. Keldas, allora, si voltò verso l’Hulfùr pronto a dare nuovamente battaglia, ma questa volta Norwen lo afferrò in tempo << Che cosa pensi di fare? Rivolgerti in quel modo a una divinità … >>, l’arciere respirò profondamente, tentando di calmarsi <<avresti potuto farci uccidere tutti, quindi d’ora in poi lascia parlare noi>>. 

La giovane Leva sembrò calmarsi mentre il resto del gruppo cercò di trovare le parole giuste da usare con Chundra: ormai era chiaro che prendere le lacrime con la forza sarebbe stato inutile, <<Andrò io!>> disse Reilhan, <<voi restate indietro>>. Nessuno osò obiettare, la fermezza delle sue parole aveva convito anche il più scettico, così senza esitazione, percorse la breve distanza che lo separava dall’Hulfùr, trovandosi dinanzi alla divinità che stranamente sembrava dormire. Reilhan si schiarì la voce, << Sommo signore della Foresta …>>, ma tutto tacque, provò ancora una volta fingendo di tossire, << Potente Chundra, divinità della notte … >> ma nulla cambiò e la bestia continuò a dormire; allora il Novizio, non sapendo cos'altro fare, si girò verso i suoi compagni alzando le spalle e face capire loro che svegliarlo era impossibile, << Ti arrendi troppo facilmente ragazzo! >> disse Chundra aprendo gli occhi, <<Da come hai combattuto, ti credevo più temerario!>> continuò rincarando la dose. 

Il giovane Novizio non si fece però influenzare dalle provocazioni dell’Hulfùr e ancora una volta provò a parlare, <<Divino Chundra … >>, la bestia, infastidita, abbassò  di nuovo il capo e ritornò apparentemente a dormire << Non mi sono mai piaciuti i leccapiedi! Dimmi cosa vuoi e poi sparisci!>> replicò risoluto <<Signore … Vorrei … Noi vorremmo chiedervi …>>, <<Arriva al dunque!>> disse ringhiando, allora Reilhan senza timore chiese << Prestateci le vostre lacrime, così che la nostra amica possa essere risvegliata ... vi imploriamo!>> aggiunse, per evitare un nuovo attacco d’ira della bestia. <<Cosa vi fa pensare che queste lacrime possano curare la vostra amica?>> disse l’Hulfùr tornando a guardare il giovane Novizio << La speranza che una vecchia leggenda possa avere un fondamento di verità>> rispose il ragazzo << Voi ne siete già una prova, Signore!>> continuò prima che la divinità lo interrompesse. 

Chundra osservò il Novizio così intensamente da provocargli disagio, era come se gli stesse scrutando l’anima, poi distogliendo lo sguardo, fissò il resto del gruppo, soffermandosi in particolare su Xera. <<Non vi darò le mie lacrime!>> sentenziò, Keldas però, non poteva accettarlo così accorse al cospetto dell’Hulfùr, sfoderando la spada <<Allora me le prenderò con la forza!>> gridò a gran voce, ma la divinità lo immobilizzò senza nemmeno toccarlo, << Il tuo amore e la tua disperazione ti faranno compiere azioni stupide o peggio ti uccideranno>> proferì Chundra <<Chi più di me può comprenderti! Le lacrime, tuttavia, resteranno in mio possesso, voi non ne avete bisogno>>.

La giovane leva fece cadere la spada al suolo, in preda alla disperazione e allo stesso modo crollò pesantemente sulle ginocchia, tenendosi la testa fra le mani <<La tua amata ha una speranza!>> disse rincuorandolo, << Ma non la troverai nel mio lago o nelle mie lacrime: posso dirlo con certezza!>>, << Dove allora?>> chiese, <<Nel cuore di un compagno!>> dopo di che la bestia tornò a riposare. Tutti si guardarono perplessi a eccezione dei due Novizi che sembrarono essere gli unici ad aver capito le parole sibilline della divinità <<Che cosa avrà voluto dire? Io non capisco>> chiese Keldas dopo essersi ricongiunto alla sua Shùly, ma nessuno dei due capi gruppo disse nulla. <<Che cosa ci state nascondendo?>> domandò Xera, stanca di quel silenzio, suscitando la curiosità del resto dei compagni, 

<<La divinità si riferiva …>> ma Norwen non poté finire perché Reilhan lo interruppe, << Lascia parlare me, è giusto che sia io a dirglielo>>; le giovani leve erano molto perplesse, non comprendevano il motivo di tutta quella segretezza e si prepararono ad ascoltare le parole del loro amico.
<< Chundra è stato chiaro, le lacrime per noi sono inutili … o meglio lo sarebbero state>>, << Che cosa vuoi dire? Non ci sto capendo nulla!>> domandò Keldas confuso, << Lasciatemi spiegare e tutto vi sarà chiarito!>>  fece un gran respiro e ricominciò. <<Quando Chundra ha detto che “la speranza risiede nel cuore di un amico”, parlava di me!>> tutti lo osservarono stupiti <<Perché ne sei così sicuro Rei?>> chiese Elesya << Posso affermarlo per il semplice fatto che io sono … o meglio sarei voluto essere …>>, fece una breve pausa che sembrò interminabile per il resto dei suoi amici <<Cosa sei?>> domandò Keldas stanco di tergiversare, << Un Curatore! >>.

La giovane Leva istintivamente afferrò il Novizio per il bavero della camicia e iniziò a gridare a gran voce <<Eri un Curatore e per tutto questo tempo ci hai mentito?>> ma Norwen prontamente lo separò, seppur con difficoltà, da Reilhan, << Continua a spiegare Rei, prima che ti uccida con le sue stesse mani!>> gli consigliò l’arciere. << Non è una cosa di cui vado fiero!>> aggiunse il Novizio << Anche se vi avessi detto la verità, non avrei comunque potuto cambiare questa situazione>>, << Che cosa intendi dire?>>, <<Non sono in grado di utilizzare le preghiere della cura!>> confessò e tutti rimasero in silenzio sconvolti, <<Amico mio è la prima volta che te lo sento dire a voce alta!>> replicò Norwen .

<< Com'è possibile? Che razza di Curatore sei?>> aggiunse Keldas fuori di sé, <<Cerca di calmarti!>> gli disse Elesya poggiandogli una mano sulla spalla <<Lasciamolo parlare senza interromperlo o aggredirlo, sono sicura che Rei avesse delle valide ragioni per tenerci nascosta questa storia>>, la giovane Leva allora si limitò ad ascoltare. Reilhan spiegò ai suoi amici che sin da bambino, aveva sempre desiderato diventare un Chierico Curatore poiché, proprio uno di loro, lo allevò dopo essere stato abbandonato dalla sua famiglia. Parlò del suo primo approdo a Horsia, colmo di sogni e speranze: le stesse dei suoi compagni, ma che a lungo andare, si trasformarono in illusioni a causa delle dure prove a cui fu sottoposto. Quando finalmente pensò di essere pronto per l'esame finale con il vecchio Murdar, si recò al villaggio e la sua scelta, alla domanda posta dal saggio, fu chiara e senza ripensamenti <<“Io voglio essere un Curatore”, gli dissi sicuro di me>> spiegò il ragazzo, <<Ma quando mi consegnò la pergamena della preghiera, una delle più semplici in verità, la meglio conosciuta “Preghiera dell’Antidoto”, io non fui in grado di recitarla e qualcuno ne pagò le conseguenze>>. 

Le giovani Leve ascoltarono attentamente le parole del Novizio comprendendo i suoi sentimenti: Xera in particolare, solo allora capì perché Reilhan era così severo nei suoi confronti. <<Forse questa volta sarà diverso!>> disse speranzosa Elesya, << quel giorno è ormai lontano, tu sei diventato più forte e forse ora potresti riuscirci, provaci almeno per la povera Shùly>>. Reilhan non voleva deludere le speranze dei suoi amici e così si avvicinò alla fanciulla assopita, inginocchiandosi al suo fianco, chiuse gli occhi e in una strana lingua, iniziò a recitare una misteriosa litania. Passarono alcuni minuti dopo che ebbe finito, ma nulla cambiò: Shùly continuò a dormire e Reilhan, già consapevole di quel che sarebbe stato il risultato, disse << Ecco perché ho preferito tacere!>> e sconsolato si risollevò.

<<Non sono solito ripetermi, ma ti arrendi davvero troppo facilmente, ragazzo!>>, Chundra aveva osservato con molta attenzione l’insoddisfacente tentativo del Novizio e irritato dalla facilità con la quale aveva rinunciato a curare la sua amica, decise di intervenire, << Come pensi di ripristinare l’essenza di una persona, se nel tuo cuore dai per scontato un fallimento! Credi forse che un Fhian salti un precipizio, sapendo di cadere? In tal caso perché mettere a repentaglio la sua vita? I Fhian saltano dirupi e precipizi perché sanno di poter arrivare dall'altro lato, incolumi; non ci sono incertezze nei loro cuori e allo stesso modo, anche tu non devi averne!>>. Chundra raggiunse il ragazzo e si sedette al suo fianco, << Provaci ancora e questa volta non dimenticare chi sei!>>, Reilhan occupò nuovamente il posto accanto a Shùly, chiuse gli occhi e per la seconda volta intonò l’arcana nenia, imponendo le mani sulla fanciulla. 

Mentre recitava la Preghiera Antidoto, avvertì uno strano calore circoscritto ai palmi delle mani, seguito da una luce che le avvolse: non era molto intensa e lentamente si trasferì sul corpo di Shùly sino a ricoprirla interamente; “Io sono un Curatore”, pensò e continuò a ripeterselo per tutto il tempo della preghiera sino all'ultima sillaba. Pian piano la luce si affievolì fino a sparire del tutto, così come quell'intenso calore alle mani; la cura era conclusa e invitando la giovane Leva a occupare il suo posto, si allontanò, lasciando riservatezza ai due innamorati. 

Keldas sollevò il capo della fanciulla con estrema delicatezza, avvicinando il suo viso a quello di Shùly per accertarsi che stesse bene, proprio allora la ragazza si svegliò. Colmo di felicità, le disse <<Ho temuto di non rivedere i tuoi splendidi occhi azzurri>>, Shùly allora, guardando il suo amato rispose <<La prossima volta che vorrai farmi un regalo, accertati che non sia mortale o ti perseguiterò come fantasma per l’eternità!>>. Tutti rimasero stupiti, “chi lo avrebbe mai detto che una fanciulla dall'aspetto così delicato, potesse essere un simile peperino” pensarono, << Bentornata mia amata Shùly, nemmeno la morte ha saputo renderti più dolce, a quanto pare!>> le disse abbracciandola, <<Sono contento, tutto sommato, perché è questa la donna di cui mi sono innamorato>> e sorridendo la baciò. <<Bisogna festeggiare!>> disse Norwen in preda all'euforia <<Che ne pensate di una bella festa? Naturalmente anche voi siete invitato, mio Signore!>> aggiunse l'arciere per ingraziarsi la divinità. << Oh! Abbiamo ritrovato il nostro Capo Donnaiolo! Che fortuna!>> disse ironizzando Shùly << Adesso oltre ai regali del mio fidanzato, devo anche controllare che nessuna bella donna si avvicini a noi o a pagarne le conseguenze sarò sempre io, … anche se a quanto pare è troppo tardi! A proposito voi chi cavolo siete? E perché questa tipa strana, mi sta stritolando come fossimo vecchie amiche?>> continuò rivolta a Elesya che, felice per il suo risveglio, l'abbracciò.

 Ci fu una risata generale e pian piano le narrarono tutte le avventure vissute mentre era assopita, Shùly ascoltò con molta attenzione e alla fine del racconto, le sembrò davvero di conoscere quelle persone da lungo tempo: comprese i gesti affettuosi di Elesya e la ringraziò per le premure che le aveva riservato. Un ringraziamento speciale andò a Reilhan e quando si voltò per far la stessa cosa con Xera, vide la ragazza ricurva su se stessa, in preda a strane convulsioni.

mercoledì 23 ottobre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.21)

L’oscurità circondò tutto il lago, proprio come in una notte senza luna e questo rese i giovani amici ancor più spaventati, <<È tutta colpa mia!>> disse tremante Elesya, nascondendo la testa dietro le spalle dell’amica, per la paura. <<Cerchiamo di rimanere in silenzio, non voglio che ci punisca come ha fatto con quell'albero dietro di noi>> suggerì Reilhan bisbigliando, ma non finì nemmeno la frase che un altro fulmine piombò così vicino al gruppo, da farli cadere tutti al suolo per il forte boato. 

I ragazzi erano storditi: Keldas posò la sua amata sul prato con molta cura, facendole da scudo con il corpo mentre Xera ed Elesya, ancora vicine, cercarono con gli occhi il resto dei compagni, per accertarsi che stessero bene. La giovane guerriera tentò di dire qualcosa ma prontamente il novizio le suggerì, con lo sguardo, di rimanere in silenzio, <<Voi esseri imperfetti, non avrete più occasione di parlare o di muovervi, siete al cospetto del Signore della Foresta>>.

Il terrore ormai attanagliava i loro cuori; Elesya non riusciva a smettere di piangere e Xera la stringeva a se per farsi coraggio, i due novizi, invece, presero atto della loro debolezza e Keldas il più disperato del gruppo, contro ogni logica si alzò in piedi e disse <<Non volevamo contaminare il lago con la nostra presenza …!>>, 

<<Taci umano!>> gli intimò Chundra, interrompendolo bruscamente, 
<< Come hai osato parlare senza che io te l’abbia ordinato! >>, Keldas, però, continuò <<Io devo confessare! È solo colpa mia se queste persone hanno invaso la tua dimora! Se vuoi punire qualcuno, devo essere io e nessun altro>>. 

Le nuvole si fecero sempre più minacciose e forti tuoni risuonarono nel cielo, tutti ormai temevano la caduta di un'altra saetta da un momento all'altro.  Norwen cercò di afferrare la giovane Leva per indurlo a riflettere, ma fu inutile poiché cadde l’ennesimo fulmine, non lontano dal gruppo, che costrinse l’arciere a indietreggiare. 

<<L’unico che può decidere delle vostre vite è il Signore della Foresta! Non sia giammai scritto, che la divinità della notte sia asservita a un umano, né ora né mai!>> sentenziò e con un rapido balzo, dal centro del lago, giunse dinanzi a loro l’Hulfùr bianco più grande che avessero mai visto.
Il suo manto aveva riflessi argentei, i suoi occhi erano più scuri della notte, il corpo era possente e tutti i muscoli erano tesi e pronti ad attaccare. 
<< Umano, tu sarai il primo, ma non temere, poiché questa notte, non sarai il solo a camminare nel regno eterno, anche i tuoi amici  presto ti seguiranno>>, alzò la zampa sopra la testa di Keldas, ma quando fece per colpirlo una freccia la sfiorò <<Se questo deve essere il mio ultimo giorno di vita, lo onorerò lottando! Ho una reputazione da difendere>> disse l’arciere abbozzando un sorriso.

L’Hulfùr si liberò del dardo velocemente, non essendo stato scalfito nemmeno il manto e in preda all'ira, iniziò a ululare, intonando un selvatico canto di battaglia. Con un altro balzo raggiunse il resto del gruppo e ringhiando loro, fece un rapido movimento con l’arto e li scaraventò a diversi metri: tutti ad eccezione di Shùly, che come nulla fosse accaduto, giaceva ancora lì, inerme, sul prato. 

<<Non toccarla!>> urlò Keldas ma la bestia, fingendo di non aver sentito, si avvicinò alla ragazza, incuriosito. La annusò e continuando a osservarla con molta attenzione, le camminò intorno <<Chi è costei?>> disse la divinità <<è la mia amata Shùly!>> rispose il giovane, cercando di non suscitare ulteriore rabbia nell’Hulfùr. <<La tua amata è condannata: stolta ha respirato il fiore del sonno perpetuo, non c’è più speranza per lei ormai>> decretò e allontanandosi dalla fanciulla addormentata, si diresse verso il centro del lago, senza più alcun desiderio di vendetta. 

<<Dacci le tue lacrime così potrà risvegliarsi>> disse allora disperato, non potendo accettare di perdere la sua fidanzata. L’Hulfùr si fermò improvvisamente <<Per questo siete qui? Per rubare? Depredare? Privarmi della mia sposa? Su di voi ricada l’ira del Signore della Foresta poiché non c’è perdono per i ladri!>> girandosi fece uno scatto verso la giovane assopita pronto a ucciderla, così senza nemmeno pensarci, Xera afferrò la sua spada e con tutta la forza che aveva in corpo, cercò di ferire la bestia; L’Hulfùr si fermò e guardando la guerriera le disse << Pensi davvero di potermi ferire? Sei una ragazzina sciocca e incauta, probabilmente ti avrei ucciso per ultima, adesso, però sarai la prima!>>, alzò ancora la zampa e con violenza la schiacciò. 

<<XERA!>> gridarono tutti increduli, ma della ragazza non s'intravedeva nulla, travolta dal possente arto della bestia. Tutti pensarono al peggio, sino a quando non lo risollevò con dolore indietreggiando, solo allora videro la fanciulla, con la spada puntata verso l’alto, bagnata dal sangue dell’ Hulfùr. La guerriera si alzò, i capelli rossi le ricadevano sciolti sulle spalle, intrisi anch'essi del sangue di una vecchia ferita riaperta; nella mano una spada e nello sguardo voglia di combattere.

<<Sembra un’altra persona>> disse Elesya spaventata ma lieta di sapere la sua amica, in vita, <<Davvero?>> ironizzò il Novizio << A me, invece, pare la solita testa calda impulsiva che agisce senza riflettere!>> e fortemente preoccupato, si preparò a sfoderare il martello. Xera sollevò la spada corta, non avrebbe mai pensato che vederla ricoperta di sangue, sarebbe stato così difficile da sopportare: ripensò allora, a quando da bambina giocava alla guerra, ignara di ciò che i soldati provassero davvero, una volta costretti a colpire. 

<<Sciocca o meno, ma non ti permetterò di aggredire una fanciulla inerme, per quanto tu possa essere forte, per me resterai solo un gran codardo! >>. L’Hulfùr ululò ancora una volta e con uno scatto fulmineo raggiunse la guerriera, difesa, questa volta, dal tempestivo Novizio che con il maglio intercettò l’attacco della divinità, colpendo lo stesso arto, ferito in precedenza dall'amica. 

I due ragazzi si spalleggiarono pronti a ricevere un altro assaggio della forza di Chundra, ma ciò non avvenne poiché un raggio di sole, trafisse le nere nubi, avvolgendo il corpo dell’Hulfùr come fosse una barriera. La Bestia alzò lo sguardo al cielo e privo di rabbia nel cuore si adagiò sul prato, mentre la sua ferita iniziò a rimarginarsi.

sabato 19 ottobre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.20)

<<Tanto tempo fa, quando gli dei popolavano ancora questo mondo, si narra che Nurya (il Dio primo sole) e Suhanna (la Dea secondo sole), fossero stati promessi sposi sin dalla loro nascita. Un giorno però, durante una passeggiata, al centro di una maestosa foresta, la giovane Suhanna incontrò Chundra, divinità della Luna e signore della notte. 
I due s’innamorarono perdutamente e forti del loro sentimento, decisero di sposarsi in segreto, poiché la famiglia della giovane dea non avrebbe mai acconsentito alle nozze. Nurya però, che non era uno sciocco, ben presto si rese conto del tradimento della futura sposa e così, guidato dal desiderio di vendetta nei confronti dei due amanti, decise di rapire Suhanna costringendola, per mezzo del suo carro di fuoco, a seguirlo eternamente. La Dea Madre Raifhee, impietosita per la triste sorte dei due innamorati, concedette loro, almeno una volta all'anno, di potersi incontrare segretamente, proprio in quella foresta che tanto amavano; narrano anche che, quando si ricongiungono, non esiste più distinzione tra giorno e notte e il cielo si tinge di rosso, come il colore della loro passione>>.

Tutti restarono in silenzio e dopo una breve pausa Elesya continuò. << Al centro della foresta, c’era un prato fiorito, dove trascorrevano l’unico giorno concesso loro, quando però giungeva il momento della separazione, la giovane dea versava copiose lacrime che alla fine, generarono un grande lago>>. 

<<Ok ora sappiamo come è nato il lago Biru e per quanto riguarda l’Hulfùr?>> domandò impaziente Norwen. <<Chundra come divinità della luna, poteva sorgere solo quando il carro di fuoco aveva percorso tutta la volta celeste, vivendo così solo di notte; disperato per questa condizione, decise di rinunciare alla sua immortalità, assumendo le sembianze dell’essere che più adorava nella foresta, ossia l’Hulfùr. Una volta divenuto bestia poté vivere anche di giorno, avvolto dal calore della sua amata. Quando però, giunse nuovamente il momento tanto atteso, la dea Suhanna discese in terra ma ad attenderla, questa volta, non trovò l’uomo che amava, bensì un possente Hulfùr bianco: capì presto cosa era accaduto e commossa dall'estremo sacrificio di Chundra, pianse ancora. Le sue lacrime tuttavia, non si unirono alle acque del lago, com'era accaduto in precedenza, ma bagnarono invece il manto della bestia, rendendola un essere umano; questo sortilegio però durò solo ventiquattrore, finite le quali tornò a essere Hulfùr. Le lacrime rimanenti allora, furono raccolte in una boccetta, per essere utilizzate solo nel giorno donato loro da Raifhee>>.

Keldas si alzò improvvisamente, << Ventiquattrore? Io pensavo che fosse una cura permanente>>, Reilhan allora, cercando di placare il dispiacere del compagno, spiegò che la “trasformazione” è una magia molto più potente della “cura”, poiché la prima modifica l’essenza di un essere vivente, mentre la seconda la rigenera o la ripristina. << Penso che quelle lacrime aiuterebbero Shùly, ma temo che prenderle non sia possibile. Anche fossimo grandi maestri, non potremo mai competere con il Dio della luna!>>. 

Keldas così in preda alla disperazione, prese sulle spalle la sua amata e senza dire una parola s’incamminò, poco dopo però anche gli altri lo seguirono, nonostante tutto non avrebbero mai abbandonato un amico. Dopo un’ora giunsero finalmente al tanto agognato lago Biru e lo spettacolo che gli si parò dinanzi, fu da togliere il fiato: il lago era circondato da prati lussureggianti ricolmi di fiori di ogni specie, adornati ancor di più dai colori d’innumerevoli farfalle e insetti variopinti. Le acque erano di un azzurro così intenso da sembrare quasi artificiali, non una foglia secca galleggiava in superficie e guardando attentamente, si poteva scorgere persino il fondale, laddove non era troppo in profondità.

<<Non avevo mai visto nulla di più bello in vita mia!>> disse Xera colpita dalla bellezza di quel posto, <<ho già potuto ammirare bei panorami nella mia terra, ma nulla di così etereo. La luce del sole sembra avvolgere qualsiasi cosa e infonde calma e serenità; sono consapevole che queste parole vi sembreranno strane, ma qui mi sento al sicuro>>. In verità quella sensazione prese tutti i compagni e nonostante i numerosi racconti, sembrava il posto più confortevole del mondo.

<<L’acqua è così fresca>> disse Elesya bevendone un sorso, aiutandosi con la mano, <<FERMA!>> le intimarono tutti, ma fu troppo tardi. Inaspettatamente quel luogo così ameno, cambiò tingendosi di colori scuri; non c’era più nessuna creatura su quei prati e i fiori richiusero i loro petali, come se fosse giunta la notte. Uno strano vento freddo iniziò a soffiare e delle nuvole si addensarono in cielo, oscurando completamente la luce del sole, <<Ho paura!>> disse tremante la giovane maga, mentre stringeva timorosa il braccio della sua amica.

<<Ragazze rimanete indietro e sfoderate le armi: Keldas tu invece sii pronto a scappare con le nostre amiche, io e Norwen cercheremo di tenere a bada la bestia>> disse il Novizio seppur consapevole del triste destino cui stavano andando in contro. << Scappare è inutile!>> replicò Xera, << tarderemmo solo l’inevitabile, io resto non ho paura dell’Hulfùr>>. Reilhan divenne livido in volto, come sempre le sue strategie s’infransero contro il muro della caparbietà, << Se non hai paura allora sei proprio una grande sciocca!>>, << A questo punto fa come credi!>> aggiunse arrendendosi definitivamente. << Non è questo il momento di discutere amici miei>> bisbigliò Norwen, << Proverò a salire sul faggio dietro di me e se ho fortuna lo colpirò dall'alto>> ma quando andò per girarsi, un fulmine cadde dal cielo, dividendo l’albero in due metà perfette: l’arciere non osò più muovere nemmeno un passo, né tanto meno parlare, era come se fosse stato pietrificato.


Tutti si strinsero gli uni agli altri per farsi coraggio, i loro cuori battevano talmente forte da scandire, come un ritmo tribale, ogni secondo di quell'interminabile momento. <<”Chi siete voi, per aver contaminato le acque del mio lago, con le vostre presenze imperfette?”>> udirono, ma nessuno riuscì a scorgere il fautore di tanto trambusto. Elesya versò alcune lacrime, un po’ per la paura, ma soprattutto perché si riteneva responsabile di quanto stava accadendo, <<”Chi siete voi, per esservi dissetati della mia sposa senza che alcun permesso fosse stato accordato?”>>. 

La voce divenne sempre più forte dopo ogni quesito, rendendoli consapevoli che molto presto, avrebbero incontrato qualcuno deciso a prendersi le loro vite.

lunedì 14 ottobre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.19)

Passarono diverse ore ma dinanzi a loro ancora si paravano alberi e foglie, cespugli e fiori, rami e di nuovo … alberi. Il morale del gruppo era basso e nessuno osava parlare, a eccezione di Norwen che di tanto in tanto, dopo essersi arrampicato su qualche alto faggio, indicava loro la strada da seguire, lamentandosi di non poter utilizzare la sua tecnica preferita, di salto del ramo, per spostarsi più velocemente. 

<<Se dipendesse da me, sarei già al lago>> disse per l’ennesima volta, sbuffando, <<Questo lo abbiamo capito, ma torno a ripeterti che saltare da un albero all'altro, con una ragazza sulle spalle, potrebbe essere complicato, per non dire suicida>> replicò Reilhan cercando di fargli capire che lagnarsi non sarebbe servito a nulla, <<piuttosto perché non abbozziamo un piano, almeno arriveremo preparati!>> suggerì e tutti furono d’accordo.

<<Penso che la cosa migliore da fare>> disse l’arciere <<sia quella di colpire frontalmente l’Hulfùr mentre io mi tufferò nel lago per prendere le lacrime: sono il più veloce del gruppo e certamente il nuotatore migliore>>, <<Nonché il più modesto!>> aggiunse Xera un po’ irritata, <<Attaccare un simile mostro frontalmente, anche per pochi minuti, sarebbe impossibile, non abbiamo nemmeno uno straccio d’armatura, come potremo difenderci dai suoi colpi?>><<Ovviamente non ci ha pensato>> rispose Reilhan <<Non a caso la sua miglior virtù non è la strategia, al tuo posto resterei quantomeno in silenzio!>> aggiunse cercando di elaborare un piano migliore.

<<Perché non usiamo il Napello? Se Norwen lo trafiggesse con le sue frecce avvelenate, non si sveglierebbe per ore>> suggerì timidamente Elesya ma l’arciere scosse il capo <<Non funzionerebbe, quel mostro è immune ai veleni della foresta, essendone il Re!>> e la ragazza s’intristì poiché non era stata d’aiuto, <<Era comunque un buon piano, non potevi sapere di questa sua caratteristica>> disse Reilhan ricambiando la cortesia all'amica che in precedenza aveva preso le sue difese. 

<<Sarò io la vostra esca!>> affermò risoluto Keldas, <<Non permetterei mai alle ragazze di correre dei rischi, per quanto coraggiose esse siano!>> aggiunse, <<fingerò di voler rubare l’elisir e quando proverà ad attaccarmi, scapperò verso la foresta: voi Novizi, nel frattempo vi tufferete nel lago e recupererete le lacrime!>> e terminò. Nessuno però approvò perché sapevano che per quanto avesse potuto correre, Keldas avrebbe fatto una brutta fine e subito dopo, la medesima sorte, sarebbe toccata anche a loro, <<Gli basterebbe un solo salto per raggiungerti, non farti illusioni! Persino io non posso competere in quanto a velocità, con quella bestia>> spiegò Norwen, <<Adesso basta! Ogni volta che proviamo a formulare una strategia, questa risulta fallimentare; possibile che non ci sia un modo per raggiungere quelle lacrime?>> urlò Xera frustrata per il suo essere debole e inutile in quella circostanza. 

<<Cosa c’è ancora da sapere riguardo a questo Re? Ogni due minuti spuntano nuove informazioni, smettila di farci perdere tempo e dicci tutto quello che sai>>, <<Benvenuta nel mio mondo>> aggiunse Reilhan comprendendo la rabbia della sua amica, il cui malcontento cominciò a influenzare tutti, <<Come ho già spiegato diverse volte, è un ostacolo che va al di là delle nostre forze: se ha l’appellativo di re, ci sarà un motivo! Non può essere avvelenato, è immune alle maledizioni, ha una velocità e forza fuori dal comune e soprattutto … dicono che sia l’incarnazione di una divinità … ma forse questo non lo avevo ancora detto!>>, <<Ovviamente! Come potevi non trascurare l’attributo più importante di questo mostro?>> chiese esasperato Reilhan ormai sicuro di andare in contro a morte certa. I ragazzi non smisero di camminare ma diminuirono la velocità del loro andamento, come se si muovessero per inerzia; non vi era più alcuna speranza per la povera Shùly né tanto meno per loro.

Proseguirono in silenzio per diversi minuti sino a quando Elesya non pose una domanda, <<Precisamente di quale divinità stiamo parlando?>>, Norwen la guardò, per un attimo, stupito <<Sapere il suo nome ti potrebbe essere di conforto, mia dolce fanciulla?>> chiese ironico, <<Perché non ti limiti a rispondere? Qualsiasi informazione è importante!>> aggiunse il Novizio, ormai seccato dal modo di fare dell’arciere, << Mi scuso se vi ho arrecato offesa, mia dolce donzella; purtroppo non conosco il suo nome, le leggende sono spesso vaghe, la cosa che ricordo con certezza è il suo collegamento con i soli e la luna, non so altro!>>.

Elesya improvvisamente si fermò, colta da un lampo di genio <<Nella mia Payanir ci tramandiamo questo mito da secoli: Nurya il primo sole, Suhanna il secondo sole e Chundra divinità della luna, sono questi i loro nomi>> anche il resto del gruppo si fermò, <<Ricordo che accennasti qualcosa, quando sbarcammo su Horsia>> disse Xera, <<Si, è così! Mi ripromisi di raccontarvi questa storia, alla fine e a quanto pare è giunto il momento!>>.

<<Prima di iniziare però, fermiamoci, sono certo che Keldas abbia bisogno di riposare>> suggerì Reilhan e tutti acconsentirono. Una volta accomodati si preparano ad ascoltare il “Mito del Sole e della Luna”.

mercoledì 9 ottobre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.18) Parte Seconda

<<Queste lacrime, come le recupereremo? Se sono sul fondale del lago, arrivarci sarà impossibile!>> puntualizzò Xera, cercando di trovare una soluzione al problema, allora Norwen guardandola esclamò <<La profondità del lago è l’ultimo dei nostri pensieri!>>, <<Che cosa intendi dire?>> domandò Keldas, <<Pensate forse che i fondatori siano gli unici che abbiano pensato a difendere quell'elisir? Se così fosse, non avremmo più nulla da cercare! Una buona tecnica respiratoria e bravura nel nuotare sarebbero bastati a chiunque per impossessarsene>>. Ancora una volta cadde il silenzio tra i ragazzi, le parole di Norwen erano sensate, Xera allora iniziò a chiedersi cosa, oltre la barriera, proteggesse l’elisir, ma ancor di più si domandava se fossero all'altezza di un simile compito.

<<Basta girarci intorno, Norwen!>> disse scocciato Reilhan << perché non ci spieghi tutto quello che sai? Come al solito ti piace tergiversare, anzi sarebbe meglio dire che ami perdere tempo>> la parola passò ancora una volta all'arciere che ormai tutti guardavano minacciosi <<Andiamo ogni buon racconto ha bisogno di ansia e trepidazione! Altrimenti sarebbe noioso da ascoltare. Ho una reputazione da difendere io!>> disse, ma temendo di essere aggredito nuovamente da Keldas, continuò la sua spiegazione.

<<Si narra che al centro del lago, in direzione dello scrigno, ci sia in superficie un lembo di terra non molto grande, dove è solito riposare il re degli Hulfùr. Dicono che si desti dal torpore solo quando qualcuno cerca di rubare il suo tesoro: come vedete la profondità dell’acqua è irrilevante per noi>>. 

Keldas cadde in ginocchio come se un macigno gli fosse piombato sulla testa e per lui fu l’ennesima doccia fredda, poiché si rese conto che nessuno di loro sarebbe stato in grado di sconfiggere un simile mostro. Per quanto Elesya cercasse di rincuorarlo, non vedeva più dinanzi a se, alcuna traccia di speranza. Norwen dispiaciuto per essere stato il portatore di una simile notizia, iniziò a riflettere cercando di capire come risolvere quella situazione, 

<<Ovviamente tutto questo sarebbe stato inutile, se nel gruppo avessimo avuto un Chierico Curatore, in quel caso una semplice “preghiera antidoto” avrebbe potuto risvegliare la povera Shùly da un pezzo!>>,<<Ma così non è!>>  disse Xera <<È inutile pensarci a questo punto; io dico che ci dobbiamo almeno provare … siamo in cinque e con un buon piano possiamo tentare di distrarre l’Hulfùr, quanto basta, per recuperare l’elisir!>>.

La ragazza aveva quasi convinto tutti quando Reilhan li riportò alla realtà <<Certamente, potremo tentare di distrarre il Re degli Hulfùr così come abbiamo fatto con quell’Hòros ieri, vero?>> e sconsolato continuò << Per poco non abbiamo perso la vita contro una comune bestia di queste foreste, ora però, non contenti, ci vogliamo illudere di poter distrarre un “Re”?>>. Xera avrebbe voluto ribattere alle sue parole, ma diceva il vero, anche con l’ausilio di Norwen sconfiggere una bestia così forte era impossibile: nessuno di loro possedeva un’armatura, Elesya ancora non conosceva nessun incantesimo e a parte i Novizi, erano tutti dilettanti, nonostante questo però l’idea di perdere una compagna era inaccettabile.


<<Io proseguo!>> disse la ragazza risoluta come non mai <<Rinunciare equivale ad una sentenza di morte per la nostra Shùly, fuggire non è contemplabile altrimenti passeremo il resto della nostra vita, con il rimorso di non averci almeno provato, senza contare che Keldas andrebbe da solo e io non posso accettarlo … sarò anche una principiante ma non sono una codarda>> e fissò Reilhan sfidandolo con lo sguardo, subito dopo aiutò l’amico a risollevarsi e a riprendere l'amata sulle spalle . <<Ti ringrazio! Al tuo posto chiunque avrebbe potuto proseguire il suo cammino, dopotutto ci conosciamo solo da pochi giorni!>> le sussurrò Keldas e Xera sorridendo rispose <<Se alla prima prova scappassi via a gambe levate, che guerriera sarei? A quel punto potrei benissimo dedicarmi all'allevamento degli Yak per il resto della mia vita, per non correre alcun pericolo>>.

Keldas non capì del tutto le parole dell’amica ma sorrise e insieme s’incamminarono. Anche Elesya si unì al resto del gruppo, <<Non vorrei rovinare questo momento così commovente>> disse Norwen << … ma è lecito chiedervi dove state andando>> e sorrise allegramente, <<Non ci fermerai anche se sei un Novizio>>,<<Non è nelle mie intenzioni! Solo che il lago è nella direzione opposta>> indicando loro la strada giusta, <<Amico mio non possiamo abbandonarli >> aggiunse guardando Reilhan <<Non avremo curatori, ma di certo non ci mancano i guerrieri>>

Il gruppo si riformò e finalmente ripresero il cammino, anche se in cuor suo, uno di loro, sapeva che presto o tardi sarebbe stato guardato con occhi diversi.

martedì 8 ottobre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.18) Parte Prima

Il lago Biru

Il fuoco acceso illuminò tutta la caverna, non essendo molto grande, rendendola confortevole per chi decise di passarci la notte. Elesya era profondamente addormentata sul giaciglio d’erba morbida accanto a Xera che invece, non riuscendo a dormire, si limitò a rimanere sdraiata con gli occhi chiusi. Anche Keldas era assopito al fianco della sua amata, mentre i Novizi montavano l'ultimo turno di guardia.

<<Oggi non è stato un gran giorno per te, amico mio>> tenne a sottolineare Norwen, mettendo del sale su di una ferita ancora aperta.
<< Ed è tutto merito tuo! Non potevi continuare a giocare tra i rami della foresta, senza trovarci mai?>> bisbigliò Reilhan per non svegliare il resto del gruppo. L’arciere adorava prendere in giro l’amico/rivale: dopo le donne era il suo passatempo preferito, sin dal primo momento in cui si erano conosciuti; un divertimento non condiviso da Reilhan che al contrario, finiva sempre con lo sbraitare, inseguendolo con il suo martello in mano.
Norwen era un abile combattente e durante le missioni si rivelava un valido supporto ma la sua costante brama d’attenzioni ed elogi, non andava giù al Novizio che preferiva, invece, svolgere i suoi incarichi in silenzio e rapidamente.

<< Allora non ci sei ancora riuscito?>> chiese ridacchiando l’arciere, mentre con un bastone ravvivava il fuoco, << Preferirei non parlarne!>> rispose secco Reilhan ma Norwen non volle accontentare la sua richiesta e continuò a porre domande << Andiamo, è inutile tenerglielo nascosto, presto o tardi le tue care amiche lo verranno a sapere!>> .

Il Novizio s’innervosì, toccare quell'argomento lo metteva a disagio, soprattutto se era Norwen a tirarlo in ballo, così per non svegliare le Leve addormentate, si alzò e uscì dalla caverna tentando di calmarsi. Xera involontariamente ascoltò tutto e presto cominciò a chiedersi che cosa le nascondesse Reilhan; in altre circostanze avrebbe rispettato la riservatezza dell’amico, tuttavia in quel frangente, qualsiasi cosa avrebbe potuto compromettere la riuscita del viaggio. Decise allora che avrebbe indagato in merito, scelta motivata perlopiù dalla rabbia che ancora nutriva nei suoi confronti: il suo vero intento era di minare la facciata di Leva perfetta che aveva costruito il Novizio. Xera era una ragazza orgogliosa, sapeva di essere una principiante, ma essendo stata umiliata davanti a tutti, non poté perdonarlo. 

Si fece subito giorno e pian piano tutti si destarono, ad eccezione della povera Shùly che ancora giaceva assopita, senza mostrare alcun segno di miglioramento.
<<Dobbiamo sbrigarci a raggiungere questo lago!>> disse preoccupato Keldas <<Il tempo passa e la mia amata Shùly potrebbe non risvegliarsi più!>>. Elesya si avvicinò alla ragazza e guardandola sconfortata, diede ragione alle paure della Giovane Leva << Se non affrettiamo il passo, niente potrà aiutarla>>. 

Tutti rimasero in silenzio limitandosi a riporre le loro cose, per riprendere al più presto il viaggio <<Quindi la nostra meta è il Lago Biru?>> chiese Norwen che ancora era all'oscuro delle decisioni prese dal resto del gruppo. Xera annuì <<Il nostro “Capo” ci ha raccontato delle proprietà magiche di quelle acque, speriamo che possano risvegliare la cara Shùly>> spiegò e Norwen con le braccia conserte iniziò a camminare avanti e dietro, per pochi metri. Elesya avvicinandosi incuriosita all'amica  si domandò che cosa stesse facendo il Novizio, <<Non ti preoccupare>> disse Reilhan, avendo notato il suo volto perplesso<<Ogni volta che si mette a riflettere, inizia questo stupido balletto, ma non fatevi illusioni, non c’è stata mai una volta in cui abbia formulato un pensiero sensato>>, Elesya sorrise, anche se la preoccupazione per Shùly appesantiva l’atmosfera. 

Finalmente tutti erano pronti per rimettersi in viaggio, tranne Norwen che era ancora impegnato a pensare, <<Ignoratelo!>> suggerì Reilhan che s’incamminò per primo, <<Le acque del lago non aiuteranno Shùly!>> sentenziò Norwen, lasciando tutti senza parole e non solo, in preda alla rabbia per aver perso l’ultima speranza, Keldas raggiunse in fretta l’arciere che afferrò per il bavero della camicia minacciando di colpirlo, <<Sono stanco dei tuoi giochetti, signor Novizio dei miei stivali!>>. 

Per quanto Reilhan avrebbe preferito veder atterrato il rivale, fermò l’impeto della Giovane Leva e lo staccò da Norwen che ricomponendosi, come nulla fosse, spiegò <<Calma amico mio, non è questo il momento di perdere il controllo!>>  e poi ancora <<Dicevo che non sono le acque del lago ad essere magiche, bensì il tesoro che proteggono nelle loro profondità>>. 

Keldas si calmò e ascoltò con attenzione le parole del suo Novizio <<Ho portato a termine molte missioni da queste parti, al contrario del mio collega Reilhan, impegnato nei suoi allenamenti sul versante opposto dell’isola. Ecco perché vi posso dire con certezza che si sbaglia!>> tenne a precisare, ma questa volta Elesya intervenne difendendo il suo amico, << Come hai appena detto, lui non conosce bene queste zone, tuttavia è ammirevole che nonostante tutto, fosse a conoscenza, seppur in maniera errata, delle proprietà del lago>>  e sorrise dolcemente, << Sono certa che quando giungeremo sull'altro lato di Horsia, vi scambierete i ruoli>>. 

Le parole della ragazza calmarono subito l’amico, nuovamente messo alla prova dalle frecciatine pungenti del rivale che al contrario, si limitò a spiegare cosa avrebbero dovuto cercare, senza offendere ulteriormente l’altro Novizio.

Disse loro che al centro del lago, sul fondale, giacevano protette da uno scrigno, le “Lacrime della Dea”, che secondo una leggenda erano un potente elisir, in grado di curare qualsiasi cosa, anche il male più oscuro. 

Spiegò che proprio per la loro peculiarità, molte persone avevano cercato di approdare sull'isola  sotto mentite spoglie e per questo gli antichi fondatori delle tre capitali, decisero di schermare l’intera Horsia, con magia allo stato puro: impenetrabile per chi non avesse soddisfatto determinati requisiti. Xera ricordò tutti i punti elencati sulla pergamena dorata e capì che erano i “requisiti” da soddisfare di cui parlava Norwen; ricordò anche le conseguenze subite da chi aveva cercato furbescamente di aggirare quelle regole e di come tutto ciò che non rispondeva alle richieste dell’isola, prendeva fuoco al contatto con la barriera. La ragazza imparò che ogni cosa su Horsia aveva la sua importanza, anche la direttiva più piccola poteva salvarti la vita.

Puzzle Story 2

Ecco il risultato del secondo Puzzle Story de Lo Scrittoio Segreto. Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno partecipato con la loro fantasia e creatività; se cliccherete i loro nomi potrete accedere alle pagine che gestiscono o ai loro blog. Buona lettura :)

Un amore ultraterreno 


Ogni notte, in cima alla collina, nella dimora più sfarzosa del paese, si tenevano grandi feste che duravano sino al mattino successivo. I proprietari della villa non erano tipi ordinari, lo si poteva notare già dalle loro vesti appariscenti e lo stesso si poteva dire dei loro bizzarri ospiti. Nessuno in paese li vedeva arrivare o andare via eppure la loro casa, ogni sera, era piena di gente. Le celebrazioni, tuttavia, erano sempre private, neanche un concittadino poteva vantarsi di essere stato invitato almeno una volta e questo, a lungo andare, creò malcontento e invidia. Quella sera però, qualcuno decise di violare il veto, desideroso com’era di scoprire tutta la verità su quella strana coppia.

Monica Palomba 1)Lara era sempre stata attratta da quella casa così "segreta" e già da tempo escogitava un modo per potervi entrare. Finalmente era giunto il momento di mettersi in azione! Da mesi si era creata una seconda identità e non era stato difficile: quella di Sophie, una giovane e ricca donna arrivata da una città lontana, che si sarebbe stabilita per un po' nel paese in cerca di un buon affare. Abile nel cucire, si era confezionata dei vestiti sfarzosi con cui andava in giro nei panni di Sophie, truccata in modo pesante e col volto sempre coperto per metà dalla velina di un cappello. Quando ormai nel paese si era sparsa per bene la voce della sua esistenza, fece recapitare una lettera ai Winston in cui manifestava il piacere di conoscerli di persona, magari proprio a una delle loro famose feste. L'esca era stata lanciata e i pesci abboccarono.

Tiziana Luongo 2) La carrozza attraversò il grande cancello in ferro battuto, ai lati del quale si ergevano minacciosi due draghi di pietra dalle fattezze così precise da sembrare reali; nel posare lo sguardo su di essi Lara non poté evitare che un brivido le corresse lungo la schiena. No, non poteva tirarsi indietro proprio ora che era così vicina, non si sarebbe fatta sopraffare dalla paura. La carrozza si fermò bruscamente, un lacchè aprì la porta e le porse la mano aiutandola a scendere proprio davanti alla grande scalinata di marmo, alla cui sommità si scorgeva appena un grande portone aperto, da cui giungeva una lieve melodia. Fece un profondo respiro e salì le scale verso il maggiordomo che attendeva all'ingresso della grande villa <<Benvenuta signorina Sophie>>le disse prodigandosi in un inchino.

Fabio Iovinella 3)Il lungo viale che portava all'ingresso era illuminato fiocamente da candele bianche, per non sminuire il risplendere della villa. Chiunque avrebbe potuto vederla così illuminata nel raggio di venti chilometri, sembrava più un faro che non un'abitazione. Arrivata all'entrata, le pesanti porte in radica bianca, cesellate con maestria, si aprirono da sole. Lo spettacolo che le si parò d'innanzi era senza pari. Lampadari in cristallo risplendevano brillanti, pavimento in marmo tirato a lucido, una tavola imbandita con cibi esotici e non preparati dai più grandi Chef di tutto il mondo, e la musica di un'orchestra ad allietare la serata. Tuttavia in casa non c'era nessuno...

Monica Palomba 4)Il maggiordomo la fece accomodare nel grande salotto, collegato all'immensa sala da ballo da un grande arco dalla lavorazione raffinata. I divani erano di una fattura stupenda, in legno di mogano e rivestiti in velluto bordò con fiori tono su tono. Sophie si accomodò su uno di questi e, mentre il maggiordomo si era allontanato, cominciò a guardarsi intorno. Il salotto era illuminato perlopiù da candele su raffinati candelabri d'oro, la cui fioca luce creava un'atmosfera tra il romantico e il tetro. Perché era sola? Gli altri ospiti ancora dovevano arrivare? Mai possibile fosse la prima? E i padroni di casa? Dov'erano? Mentre nella sua mente si affollavano mille domande, ecco ritornare il maggiordomo.
 <<Posso portarle qualcosa da bere signorina?>>, fece lui. <<No grazie... piuttosto...mi chiedevo degli altri ospiti..noto che ancora devono arrivare>>. <<Arriveranno presto signorina...molto presto>>, rispose con sorriso beffardo e se ne andò di nuovo.

Fabio Iovinella 5)Il maggiordomo lasciò la stanza richiudendo la porta dietro di se. Sophie era rimasta sola in quella stanza dall'aspetto cupo. Le fiamme delle candele ondulavano in modo quasi ipnotico, catturando la sua piena attenzione. Improvvisamente le ante di una finestra sbatterono fortemente e una folata di vento spense le luci avvolgendo la stanza nel buio più profondo. Sophie cercò immediatamente nella sua borsetta dalla quale estrasse un piccolo accendino. La flebile luce della fiammella le mostrò un macabro spettacolo. Quell'arredamento così sfarzoso era ora decrepito e malandato, il divano macchiato e lacerato, i candelabri, deformati dal passare del tempo, avevano preso forme raccapriccianti, il pavimento in marmo incrostato di sangue coagulato. Una voce spettrale riempì l'area <<La stavamo aspettando...>>.

Monica Palomba 6)La sala si riempì di una fitta nebbia. Sentì dei passi avvicinarsi nella sua direzione, poi si arrestarono. La nebbia man mano si diradò, ed ecco farsi nitida dinanzi a lei la figura di un uomo che non aveva mai visto prima d'ora. Davanti alla finestra, invece, vi erano altre figure, sia uomini sia donne. Tutti avevano la pelle cerea e le labbra di un rosso tendente al violaceo. La guardavano con sguardi strani, sembravano affamati! Il cuore di Lara cominciò a battere così forte che quasi se lo sentiva uscire dal petto. L'uomo davanti a lei le porse la mano inchinandosi, essendo lei rimasta seduta sul divano intimorita e le disse: <<Venga con me. Questa notte sarà la sua notte...la nostra notte>>. La sua voce aveva un tono ipnotico. Lara posò la sua mano su quella dell'uomo e si alzò. L'uomo si avvicinò a una libreria piena di ragnatele, tirò verso di sé un libro dalla copertina particolare e si udì uno scatto. La libreria si scostò dal muro, aprendo così un passaggio segreto. S’incamminarono per il passaggio, l'uomo e Lara davanti e tutti gli altri dietro di loro. Il percorso era molto freddo e illuminato da torce sparse. Giunsero davanti ad una porta massiccia. L'uomo la aprì e tutti vi entrarono. Al suo battere di mani la stanza fu illuminata da candele alle pareti. Era spoglia di mobili: a parte qualche mensola e delle librerie, vi era solo un grosso altare al centro della stanza. <<Mia cara, è quasi l'ora>>, le disse l'uomo, poi rivolgendosi a una delle donne <<Anne la affido a te, preparala per le nozze rosse>>.

Conclusione:

Monica Palomba 7) Anne prese Lara per mano e la condusse in un'altra stanza più piccola. Era una camera, dal soffitto tramato di ragnatele appesantite dalla polvere. <<Comincia pure a spogliarti cara, io nel frattempo ti preparo il bagno purificatore>>. Anne aprì la porta che dalla camera portava al bagno, si diresse alla vasca e cominciò a far scorrere l'acqua. Mentre la vasca si riempiva, Anne cominciò a intonare una sorta di litania e mentre cantava, versava nell'acqua varie erbe e polveri. Il bagno era pronto, Anne chiamò Lara, ancora ipnotizzata e la fece accomodare nella vasca. Intonò di nuovo la litania mentre versava petali di rose nere nella vasca. L'acqua aveva un odore particolare, pungente, probabilmente troppo forte per la giovane Lara, che la fece risvegliare dallo stato d’ipnosi in cui l'aveva indotta l'uomo. La vista era annebbiata e anche la sua mente. Poi delle domande cominciarono a girarle nella testa: dove sono? Che ci faccio in questa vasca? E questa donna chi è? La vista si fece più chiara e si sollevò dalla vasca. <<Ti sei ripresa finalmente>>, le disse sorridendo Anne, e porgendole un calice <<bevi questo e tutto ti sarà più chiaro>>. Lara bevve lo strano liquido, si sentì la testa appesantita, poi d'improvviso si alleggerì e ricordò tutto ciò che era accaduto fino a pochi attimi prima. Una cosa però non l’era chiara, cosa intendeva l'uomo con nozze rosse? Decise di farsi coraggio e lo chiese ad Anne. <<Cara Sophie, anzi... cara Lara...sì sappiamo benissimo chi sei in realtà.. sei una donna molto fortunata! Vlad, nostro signore delle tenebre, ha posato gli occhi su di te da molto tempo. Ha messo suoi sottoposti ovunque per sapere ogni tua mossa. Molte volte ti si è avvicinato di persona. Come te, si era creato una falsa identità solo per starti accanto. Il nome Robert ti dice qualcosa?>>
<<Robert? Il ragazzo timido che lavora la sera alla taverna di mio zio?>>, <<Sì, quel Robert, lo stesso ragazzo di cui sei innamorata e che ti ha regalato il ciondolo che hai al collo. Robert è Vlad. Lui ti ama Lara, ma non poteva continuare ad amarti nei panni di Robert>>. Anne le spiegò che Vlad e tutti loro vivevano nell'oscurità, erano una piccola cerchia di vampiri che si era rifiutata di nutrirsi di sangue, ed era riuscita a creare un liquido simile che potesse sfamarli senza dover uccidere nessuno. Per questo erano stati ripudiati dagli altri vampiri. Ma restavano pur sempre vampiri e non potevano amare un umano, a meno che non ricorrevano alle nozze rosse.


<< Perché Vlad non mi ha detto come stavano le cose? Avrei capito... >>, << Purtroppo lui non poteva immaginarlo, altrimenti non ti avrebbe fatto passare tutto ciò. Bene, è giunta quasi l'ora. Vestiti, il tuo sposo ti attende!>>. Lara indossò il bel vestito che era sul letto, poi raggiunse gli altri nella stanza con l'altare. Ora si sentiva più tranquilla. Vlad le si avvicinò e si inchinò ai suoi piedi. <<Potrai mai perdonarmi per ciò che ti ho fatto, amore mio?>>, <<Robert... scusa...Vlad, ti ho già perdonato. Se me ne avessi parlato, sarebbe stato tutto più semplice>> gli disse sorridendogli. <<Avevo troppo timore di un tuo rifiuto o peggio che avresti cominciato a odiarmi>>, <<Non potrei mai odiarti>>, gli disse invitandolo ad alzarsi. <<Su allora! Basta chiacchiere! Abbiamo un matrimonio da celebrare!>> disse Anne. Sull'altare vi erano due calici colmi del finto sangue e uno spillone. Un vampiro anziano cominciò a officiare le nozze. Vlad si punse il pollice con lo spillone e fece cadere alcune gocce del suo sangue in uno dei calici porgendolo a Lara: <<Che il mio sangue diventi il tuo>>. Lara bevve tutto di un fiato. Il calice le cadde dalla mano. Tremava tutta e sudava freddo. Svenne. Dopo poco riaprì gli occhi fra le braccia di Vlad. <<Cosa è stato?>>, <<Non preoccuparti Lara, è tutto normale, è stata la trasformazione in vampiro. Ora staremo insieme per sempre, amore mio!>> e accarezzandole i capelli, la baciò.