martedì 31 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 141)

Reilhan non riuscì a muovere un passo, impietrito a causa della spiacevole sorpresa. <<Che … Chi sei tu?>> biascicò tremante ma la fanciulla si limitò a fissarlo in silenzio. Inginocchiata sulla fredda terra, continuò a piangere fino a che, ritrovato il coraggio, il Novizio non decise di avvicinarsi. <<Non mi guardare!>> gemette la ragazza nascondendo il volto tra le mani, <<Non voglio che tu mi veda in questo stato>> aggiunse. Per quanto Reilhan continuasse a ripetersi che tutto era solo frutto della sua immaginazione, la voce di Hila vibrava decisa nelle sue orecchie, tanto che dimenticata per un attimo la missione in corso, la raggiunse senza remore. Istintivamente protese la mano per sfiorarle il capo, ma una brutta sensazione lo convinse a desistere. La distanza che li separava era ormai esigua, così il curatore prese a fissarla da capo a piedi. I capelli biondi erano completamente bagnati e avvolti da sottili fili verdi appartenenti a una pianta acquatica di cui le paludi erano infestate. Gli abiti, che inizialmente non era riuscito a osservare a causa della nebbia, ricordavano l’uniforme della giovane leva ma logora e mangiata dalla muffa. Fu qualcos'altro, però, ad attirare il suo sguardo. Nascosto da una ciocca sporca di fango, un oggetto minuto che somigliava a un fiore era fissato alla capigliatura della ragazza. 

Reilhan si strinse nelle braccia prima di crollare a terra; il fermaglio non aveva fatto altro che confermare l’identità della sua defunta amica, della quale tuttavia non riusciva ancora a fidarsi. Hila posò lo sguardo sul Novizio <<Mi sei mancato Rei>> disse dolcemente <<Perché piangi?>> gli domandò in seguito, poiché le calde lacrime del ragazzo iniziarono a sgorgare copiose. <<Perché pensavo di averti persa>> confessò stupendosi della facilità con cui quelle parole gli fossero uscite di bocca. <<Ma tu non mi hai persa, io sono qui accanto a te>> asserì la ragazza riducendo ancor di più la distanza che li separava. <<Non puoi forse toccare le mie mani?>> gli domandò dopo aver proteso il braccio. Reilhan si ritrovò così in balia delle sue emozioni, da una parte il suo istinto gli diceva di stare attento, dall’altra invece c’era il suo cuore che desiderava soltanto stringerla tra le braccia. Perciò decise di dar retta a quest’ultimo e con le dita della mano sinistra sfiorò la pelle smunta di Hila. Si sorprese di quanto fosse fredda e dannatamente reale. <<Non sei un fantasma!>> esclamò sorpreso, poi senza rendersene conto la afferrò per un braccio e l'attirò a sé.
La fanciulla aveva un corpo di carne e ossa tuttavia c’era qualcosa in lei di innaturale. Il suo petto, infatti, era fin troppo immobile. In un primo momento Reilhan preferì non pensarci, poi però il comportamento di Hila iniziò a mutare. 

venerdì 27 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 140)

Elesya camminò per circa un’ora prima di crollare esausta al centro di una pozza semi prosciugata. <<Dove siete finiti?>> sospirò malinconica. Una piccola lacrima rigò la sua guancia che la sorprese non poco. Sfiorò il volto con delicatezza, le mani sporche di fango le impiastricciarono la pelle ma il calore di quella goccia l’aveva attirata come una falena bramante di luce. Le sue dita erano intorpidite dal freddo e la pelle avvizzita le graffiò la guancia riportandola alla realtà. In passato la vista delle paludi l’aveva sempre confortata, poiché legate ai soli momenti felici in cui suo padre era presente. Eppure in quel preciso istante non desiderò altro che fuggire.
Una mano scheletrica le afferrò la caviglia, trascinandola contro la sua volontà verso uno stagno molto profondo. L’arto fuoriusciva dalle acque mentre il resto del corpo era totalmente sommerso. Elesya trasalì terrorizzata, ma a nulla servì ribellarsi perché la forza del nemico era superiore alla sua. Con l’ausilio della staffa colpì le ossa che la attanagliavano, tuttavia questo non servì a liberarla dalla presa. Infine quando le gambe erano ormai prossime a sfiorare le gelide acque melmose, evocò una spessa catena nera che scagliò al centro della barriera nebbiosa, sperando in cuor suo di trovare un appiglio al quale fissarla. Benché mancasse poco, il giogo metallico non si era ancora fermato; fino a che sul punto di arrendersi, chiuse gli occhi e strinse i denti. 

Fu in quel momento che un improvviso strattone la scosse in maniera brusca. La catena iniziò a tendersi come una corda di violino e finalmente Elesya poté esercitare i suoi poteri affinché la sua fine fosse meno miserevole. Con un calcio ben assestato alla giuntura del polso separò la mano dal resto dell’arto, cosicché la catena poté trasportarla il più lontano possibile. Ben presto fu in grado di rialzarsi e con gli abiti infangati, s’incamminò verso il punto d'ancoraggio della catena. Dopo aver percorso un’ingente distanza, Elesya si ritrovò al centro di uno spiazzale circondato dalle acque. Non vi erano forme di vita, fatta eccezione per il muschio umido sugli argini delle paludi che secerneva uno sgradevole aroma. Elesya strattonò con forza la catena ma, dall'altro capo, qualcosa oppose resistenza. Strattonò allora una seconda volta e di nuovo non riuscì a divincolare il giogo oscuro. Avanzò così di qualche passo e superato il centro dell’isolotto, si ritrovò circondata dalla coltre di nebbia. Incapace di orientarsi, decise di procedere alla cieca con il solo braccio libero proteso dinanzi a lei. 
Un sibilo improvviso e un gelo inaspettato le avvolsero l’arto, seguito da un tonfo che le ricordò un sasso scagliato nell'acqua. A essere lanciata però non fu una roccia. Il dolore la destò dallo stato di shock in cui era crollata, con fitte terribili che le accapponarono la pelle. 

martedì 24 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 139)

Il panorama era sempre lo stesso, sebbene Xera continuasse a girare il capo in maniera frenetica. A stento, infatti, riuscì a scorgere il suolo sul quale erano poggiati i suoi calzari. La mano destra portava ancora i segni dell’ultimo scontro affrontato così, nel momento in cui sfoderò Rhinvel, sperò di non avere a che fare con i suoi rovi. La lama tuttavia non sembrò produrre neanche la più piccola scintilla, benché la stesse agitando in ogni direzione. <<Andiamo! Perché non puoi fare quello che ti chiedo una volta tanto?>> lamentò fissando l’elsa. Sbuffò contrariata mentre ripose l’arma nel suo fodero, ma un improvviso brivido la fece raggelare. La mano si bloccò a metà del suo compito, consentendo alla spada di essere rinfoderata solo per un terzo. 
Una lama di vento la colse alla sprovvista, però la leva riuscì a bloccarla a un soffio dal volto con il piatto della spada <<Che diamine …>>, una seconda giunse subito alle spalle, ma non fu in grado di evitarla. Xera ricadde con le ginocchia a terra, era esausta e ogni parte del suo corpo pulsava dal dolore. Qualcosa di caldo iniziò a scorrerle sulla schiena e ben presto la casacca si tinse di rosso porpora. La lama aveva lacerato gli abiti e le bende, creando un profondo taglio tra le scapole. Non ebbe il tempo per comprendere cosa stesse accadendo che un terzo attacco le piombò dall'alto. La mano sinistra però si mosse in fretta, ergendo Divaahr a protezione della ragazza. L’attacco nemico s’infranse sul metallo lucente dello scudo senza produrre alcun suono, quasi fosse stata attaccata dalla stessa aria che stava respirando con affanno. 

La guerriera protese Divaahr affinché solo gli occhi fossero scoperti, il calore che lo avvolgeva la rassicurò.
<<Chi sei?>> urlò nella speranza che il suo avversario si mostrasse, ma ci fu silenzio e nient’alto. Per alcuni minuti la calma parve essere tornata, Xera tuttavia sapeva che chiunque l’avesse attaccata era in attesa del suo prossimo passo falso. Non abbassò la guardia, al contrario prese a spostarsi alla cieca dritto dinanzi a lei, proprio nella direzione da cui era scaturita la prima lama. Si accorse allora che, sebbene fosse esiguo rispetto a quello di Rhinvel, anche il calore di Divaahr era in grado di far breccia nella nebbia. Continuò ad avanzare incurante del fango o degli argini che di tanto in tanto le apparivano sotto i piedi, ormai era fradicia e il danno era fatto. Giunse così su di uno spiazzo di terra circondato dalle acque, non era molto vasto ma abbastanza grande da essere nascosto per metà dalla coltre fastidiosa. Non vi erano né piante né fiori, soltanto muschio dal sentore acre che impregnò il vento. La forte umidità si condensò sulla pelle e presto Xera si ritrovò più zuppa di prima. Con il braccio ripulì il viso alla buona, i capelli appiccicati alle guance erano ancora carichi del fango con cui aveva celato il suo segreto. Solo in quel momento si accorse che gli effetti della mutazione erano scomparsi. Con la mano raccolse un pugno d’acqua e tenendo la posizione, prese a bagnarsi il capo per rimuovere la terra in eccesso. 

venerdì 20 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 138)

<<Reilhan!>> urlò Xera mentre cercava di divincolarsi dalla presa dello spadaccino. <<Lasciami andare>> asserì con gli occhi carichi d’odio verso chi le impediva di raggiungere l’amico. <<Sei solo una ragazzina, non capisci che è troppo tardi?>> le rispose a tono Dereth indicandole l’estremità della catena. L’anello spezzato fece trasalire Xera che, incapace di accettare la situazione, agì d’impulso. Raccolse ogni briciolo di forza a sua disposizione e con un movimento rapido colpì lo stomaco della leva con una gomitata ben assestata allo stomaco. Dereth fu colto alla sprovvista e, piegato in due, fu costretto a lasciar andare la ragazza. In un istante Xera si gettò a capo chino nella coltre di nebbia ma una volta separata dal resto del gruppo, si accorse che di Reilhan non vi era nessuna traccia. Si ritrovò così al centro di una ristretta pozza d’acqua che la inzuppò da capo a piedi, scindendo la catena assicurata alla cintola. Anche Elesya corse in soccorso dei suoi amici ma Dereth la fermò appena in tempo, impedendole di cadere nella palude alla sua sinistra. <<Siete un trio di ottusi ragazzini>> la rimbrottò, <<Quei due sono spacciati, cerca di non fare la stessa fine>> aggiunse. La giovane maga però non aveva intenzione di arrendersi, <<Che cosa ne vuoi sapere tu. Abbiamo affrontato grandi pericoli insieme e ne siamo "sempre" usciti. Non li lascerò a marcire in queste paludi>> inveì la ragazza. <<Lodo non è neanche paragonabile ai perdenti che avete combattuto fino ad oggi. Ora smettila di blaterare e torniamo indietro, la missione ormai può considerarsi fallita>> disse voltandole le spalle. 

Lo spadaccino tentò di ripercorrere i suoi passi ma la scarsa visibilità non gli consentì di muoversi in libertà. Elesya invece restò immobile sul fragile argine mentre nel suo cuore si stava svolgendo un’ardua battaglia. <<Ascolta quel ragazzo>> intervenne Vheles <<Queste paludi sono pericolose>>. <<Taci!>> esclamò la leva attirando l’attenzione di Dereth. <<Non ho aperto bocca>> rispose lui tentando di mantenere l’equilibrio, <<Piuttosto sbrigati, sarà meglio non rimanere qui troppo a lungo>> spiegò. Elesya però non si mosse <<Non li abbandonerò mai … io non sono come te!>> poi incurante del pericolo, si fiondò nella stessa direzione intrapresa dai suoi amici, scomparendo dalla vista di Dereth. Lo spadaccino si ritrovò nuovamente solo, circondando dalla fitta barriera nebbiosa che gli fece subito perdere il senso dell’orientamento. Un passo falso su di un argine sommerso infine, lo fece sprofondare con le caviglie nel fango e scivolare nella palude dinanzi a lui.

martedì 17 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 137)

<<Non sarà semplice raggiungere Lodo, la coltre di nebbia è troppo fitta>> affermò Dereth scrutando la barriera opaca dinanzi a lui. <<Gli argini delle paludi sono a tratti sommersi, se cadessimo in una delle pozze ... sarebbe la fine>> aggiunse stringendo le palpebre. Reilhan non distolse lo sguardo dalla mappa e in cuor suo sperò che, di lì a poco, un sentiero si sarebbe materializzato ai margini della macchia scura, tuttavia non accadde. <<Non esistono altre strade, la pergamena non mente>> commentò suo malgrado. Elesya si separò dal resto del gruppo, l’aria ristagnate e carica di umidità la ricondusse indietro nel tempo, allorquando da bambina era solita accompagnare suo padre durante le ripetute spedizioni alle paludi di Payanir. La giovane maga si chinò sulle ginocchia e con la mano accarezzò il terreno fangoso assaporando la sensazione di freddo e sporco che impregnò la sua pelle. Non avrebbe mai creduto che un ambiente a lei caro, si sarebbe rivelato così pericoloso. <<Queste acque puzzano>> mormorò Vheles affinché solo Elesya potesse ascoltare. <<Sono paludi, che ti aspettavi?>> rispose la ragazza accigliandosi, per lei dopotutto non era poi tanto male quell'odore. <<Puzzano di morte!>> esclamò la staffa facendo trasalire la giovane maga. 

<<Non bagnarti per nessun motivo, potrei non essere in grado di proteggerti>> proferì prima di tornare in silenzio. <<So badare a me stessa!>> ribatté Elesya ma Vheles la ignorò. 
<<Se interagissimo con il vento, potremmo sbarazzarci della barriera>> spiegò lo spadaccino, <<è in questo modo che Samasya ci ha permesso di raggiungere la dimora di Lodo>>. Reilhan prese ad armeggiare con il pizzetto, i suoi pensieri erano sempre più confusi. Sebbene fosse il Novizio e di conseguenza colui che aveva il compito di prendere le decisioni, non era in grado di venirne a capo. Fu Elesya allora che prese la parola. <<Mio padre utilizzava una lampada speciale, alimentata da un gas che a contatto con l’aria emetteva luce bianca. Quel tipo d’illuminazione non si rifletteva sulle gocce d’acqua della nebbia e gli permetteva di muoversi senza il rischio di cadere>>, <<Una di quelle lampade è nella tua bisaccia?>> ironizzò lo spadaccino. <<No, naturalmente; ho pensato tuttavia che forse Rei potrebbe …>> ma non poté finire la frase poiché il curatore la anticipò infiammando il Maglio. <<Pensi che questo vada bene?>> disse sollevando l’arma come fosse una torcia. Quando le fiamme avvolsero il metallo, l’aria attorno al Novizio si fece più calda creando una sorta di breccia nel muro di nebbia. <<Ma certo, il calore!>> esclamò Xera che sino a quel momento era restata in disparte. 

venerdì 13 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 136)

Il gruppo si ritrovò dinanzi a un muro nebbioso che impedì loro di proseguire oltre. <<Non ci voleva!>> borbottò Dereth esausto accasciandosi al suolo. Anche gli altri si unirono allo spadaccino, poiché la battaglia nelle caverne aveva minato la loro resistenza. <<Accampiamoci il tempo necessario a rimetterci in sesto. In queste condizioni saremmo alla mercé di chiunque>> spiegò il Novizio accumulando nel mentre del legno in un unico punto. In pochi istanti accese il fuoco e tutti si strinsero attorno a questo per ritemprarsi dalle fatiche passate. Xera, raggomitolata su stessa, stringeva a sé quel che restava dei suoi abiti, fino a che Reilhan non le porse la sua casacca d’emergenza. <<Non è niente di speciale, ma almeno sarai coperta>> le bisbigliò all'orecchio. La guerriera la indossò in fretta, temendo che il suo marchio potesse essere scoperto da Dereth. Sul minuto corpo quella casacca le calzava come fosse una veste, che la guerriera fermò con la cintola di Rhinvel. <<Che eleganza>> ironizzò lo spadaccino fissandola da capo a piedi. Xera alzò gli occhi al cielo e infine tornò a sedersi vicino al fuoco. Dereth tuttavia non abbassò lo sguardo, attirando così l’attenzione del Novizio, <<Si può sapere perché i tuoi capelli sono ricoperti di fango?>>, la guerriera trasalì. Aveva dimenticato che durante la prigionia tra le rocce, il suo corpo aveva iniziato a mutare. 

<<Era buio e sono inciampata>> motivò cercando di cambiar subito argomento. <<Ho visto una pozza d’acqua, perché non ti dai una ripulita?>> insistette lo spadaccino, mettendo la guerriera in difficoltà. <<Non è sicuro interagire con le fonti d’acqua presenti in questo luogo>> intervenne Reilhan, <<Tu stesso ci hai spiegato che ogni cosa qui risente del potere di Lodo. Inoltre dovremmo discutere di cose più importanti>> aggiunse chiudendo il discorso. <<D’accordo, non c’è bisogno di scaldarsi tanto>> lamentò Dereth e sdraiato sulla schiena, chiuse gli occhi e si addormentò. Elesya lo aveva anticipato di qualche minuto, accasciata sulle gambe dell’amica che le accarezzava il capo. Reilhan si accostò a Xera e dolcemente le prese la mano ferita. <<Non posso risanare questi tagli con la mia magia>> si giustificò rammaricato, poi afferrate delle bende dalla bisaccia, fasciò l’arto medicato con alcune erbe. <<Come hai potuto impugnare la spada se ti era ostile?>> le chiese quasi irritato, <<Il veleno che hai in corpo muta la natura della magia, nel tuo caso ti si è rivolta contro>> ipotizzò fissando la danza delle fiamme. <<Non credo che la reazione di Rhinvel fosse dovuta al veleno!>> esclamò la ragazza e Reilhan aggrottò le sopracciglia <<Cosa te lo fa pensare?>>, <<Rhinvel è una spada potente ed io non sono ancora in grado di controllare il suo potere, temo che Dereth avesse ragione>> Xera sospirò. 

martedì 10 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 135)

Lo scalpitio incessante presto fu accompagnato da un tanfo che rese l’aria irrespirabile. Accerchiati da una barriera putrida, il gruppo serrò le proprie difese quando, da ogni bivio presente in quella caverna, iniziarono a fuoriuscire nugoli di creature dall'aspetto in apparenza innocuo. Sebbene avessero dimensioni pari a quelle di un comune insetto, il loro numero esorbitante intimorì i ragazzi. Erano minuti e traslucidi, avevano lunghe appendici sulla testa e una serie di zampette che si muovevano ritmicamente a velocità inaudita. Alla base del tozzo busto inoltre, vi era una protuberanza da cui secernevano il gas fetido. Xera, che non aveva ancora sfoderato la lama scarlatta, posò la piccola mano sull'impugnatura di Rhinvel ma nel momento in cui le dita sfiorarono la spessa pelle dell'elsa, un brivido freddo le percorse la schiena. Si ritrovò così a ripensare alle parole Dereth, perciò temendo di ferire i suoi amici, decise di non utilizzare l’incontrollabile arma. Sollevò allora la mano sinistra, sulla quale sfoggiava il minuto anello d’argento e sussurrando il suo nome, evocò Divaahr per proteggersi dall'imminente attacco.
Reilhan stringeva il Maglio con entrambe le mani, benché gli arti tremassero quasi non riuscendo a sostenerne il peso. Aveva le vertigini e respirare quel gas rese la sua battaglia contro se stesso ancora più ardua. Le forze erano sul punto di abbandonarlo allorquando voltando lo sguardo, incrociò quello della fanciulla stretta al suo fianco. 

Il viso sporco e i capelli incollati alla pelle non le rendevano giustizia, eppure non avrebbe potuto desiderare vista migliore in una situazione tanto critica. Il volto di Xera era come la pagina aperta di un libro, sul quale era possibile leggere le sue emozioni anche quando la guerriera tentava di dissimularle. E proprio il timore che aleggiava nel suo sguardo riportò il Novizio con i piedi per terra. Non avrebbe permesso a nessuno di sfiorarla, pensò tra se e se. Il cuore gli martellò in petto, rinvigorito dalla determinazione ritrovata, che gli permise di rassicurare i suoi compagni preparandoli così alla battaglia. <<Non saranno dei Fahles a fermarci>> dichiarò incendiando il Maglio. <<Giusto!>> ribatté Elesya che prese a recitare una formula in lingua antica. <<Cerca di non darti troppe arie>> replicò invece Dereth con un sorrisetto ironico sul volto, pur tuttavia ergendo l’elegante fioretto. Xera rispose con un cenno del capo e riparata da Divaahr, strinse i pugni pronta a fiondarsi contro le infime creature. Il primo nugolo giunse da destra e a intervenire fu la giovane maga che circondò il gruppo con la gabbia di lame. Ogni creatura che ebbe l’ardire di sfidare la barriera, si ritrovò fatto a pezzi subito dopo. Contrariamente al loro aspetto, i Fahles si dimostrarono più intelligenti del previsto così, incuranti della barriera, iniziarono a inabissarsi nel terreno scavando piccoli cunicoli nel fango. 

martedì 3 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 134)

Il suono delle gocce che s’infrangevano sulla roccia divenne una sorta di melodia che, fusa con il respiro e il martellare del cuore di Reilhan, resero l’antro meno tetro. Xera aveva gli occhi chiusi, sebbene non vi fosse molta differenza a causa della fitta oscurità. Il Novizio, infatti, aveva deciso di interrompere l’immissione di potere per dosare le forze. La guerriera, stretta tra le braccia dell’amico, si ritrovò a pensare a sua madre e a come avrebbe reagito, se si fosse ritrovata nella medesima situazione. Non volendo, le sfuggì un sorriso. <<Stai bene?>> domandò il curatore, <<Sì, pensavo a mia madre>> confessò, <<Credo sia normale ripensare ai propri cari, quando si è in difficoltà>> rispose il ragazzo sospirando. Benché il buio le impedisse di vederne il volto, Xera percepì la tristezza di Reilhan. <<Tu invece a chi pensi?>> domandò con titubanza <<Nelle situazioni di pericolo intendi?>>, <<Sì!> asserì la guerriera, <<A mio padre! Ai suoi insegnamenti, alle parole d’incoraggiamento che ha sempre dispensato. Anche se non abbiamo un vincolo di sangue, il nostro rapporto non ha nulla da invidiare a quello degli altri>> spiegò. Il suo cuore iniziò a battere più in fretta e Xera comprese che l’argomento lo aveva irritato. <<Non ho conosciuto mio padre>> affermò la giovane leva <<è stato ucciso poco prima che nascessi. Da allora ci siamo state soltanto io, mia madre … e gli stupidi Yak. Non ne ho mai avvertito la mancanza ... credo ... però ora mi chiedo come sarebbe stata la mia vita, se fossi stata cresciuta da entrambi. Chissà, magari adesso sarei una donzella gentile ed educata come Elesya>> Xera rise e rinfrancò il curatore. 

<<Non ci giurerei!>> ribatté lui <<Inoltre Elesya non è poi tanto gentile, anche lei possiede un lato oscuro>>. Xera corrugò la fronte <<Hai ragione, è cambiata a causa di Nephes>> mormorò sospirando. <<Dubito sia la sola spiegazione, penso invece che una certa “testa calda” l’abbia influenzata negativamente>> Il Novizio finse di rammaricarsi <<Povera fanciulla! Era così pura e a modo>>. Xera di dimenò tra le braccia del ragazzo che, per impedirle di reagire, strinse ancor più la presa. <<Lasciami andare!>> esclamò la guerriera furente, <<Non ci penso proprio, non voglio che tu distrugga altre pareti. La nostra situazione è già abbastanza critica>> ribatté. Xera smise di ribellarsi e Reilhan di stringere. <<Resta buona adesso>> le ordinò con il volto compiaciuto. <<Rei?>> la ragazza sollevò il capo tentando di scorgere qualcosa tra le tenebre, ma invano. <<Dimmi!>>, <<Pensi che ci troveranno?>> la voce della leva era diventata più flebile, <<Ne sono certo>> asserì, <<Io sono molto stanca>> ribatté Xera chiudendo gli occhi, <<Non ti azzardare a dormire>> disse mettendola in guardia. Reilhan sollevò il corpo della guerriera affinché i loro volti fossero abbastanza vicini <<Dico a te, apri gli occhi e resisti. Se ti addormenti, smetterò di essere un uomo rispettoso>> la provocò ma la ragazza non ebbe la reazione sperata. <<Sono stanca Rei, sono così stanca>> ripeté a stento, accasciandosi tra le braccia del compagno. <<Xera!>> il Novizio invocò il suo nome diverse volte ma anche lui iniziò ad avvertire lo stesso torpore.