martedì 10 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 135)

Lo scalpitio incessante presto fu accompagnato da un tanfo che rese l’aria irrespirabile. Accerchiati da una barriera putrida, il gruppo serrò le proprie difese quando, da ogni bivio presente in quella caverna, iniziarono a fuoriuscire nugoli di creature dall'aspetto in apparenza innocuo. Sebbene avessero dimensioni pari a quelle di un comune insetto, il loro numero esorbitante intimorì i ragazzi. Erano minuti e traslucidi, avevano lunghe appendici sulla testa e una serie di zampette che si muovevano ritmicamente a velocità inaudita. Alla base del tozzo busto inoltre, vi era una protuberanza da cui secernevano il gas fetido. Xera, che non aveva ancora sfoderato la lama scarlatta, posò la piccola mano sull'impugnatura di Rhinvel ma nel momento in cui le dita sfiorarono la spessa pelle dell'elsa, un brivido freddo le percorse la schiena. Si ritrovò così a ripensare alle parole Dereth, perciò temendo di ferire i suoi amici, decise di non utilizzare l’incontrollabile arma. Sollevò allora la mano sinistra, sulla quale sfoggiava il minuto anello d’argento e sussurrando il suo nome, evocò Divaahr per proteggersi dall'imminente attacco.
Reilhan stringeva il Maglio con entrambe le mani, benché gli arti tremassero quasi non riuscendo a sostenerne il peso. Aveva le vertigini e respirare quel gas rese la sua battaglia contro se stesso ancora più ardua. Le forze erano sul punto di abbandonarlo allorquando voltando lo sguardo, incrociò quello della fanciulla stretta al suo fianco. 

Il viso sporco e i capelli incollati alla pelle non le rendevano giustizia, eppure non avrebbe potuto desiderare vista migliore in una situazione tanto critica. Il volto di Xera era come la pagina aperta di un libro, sul quale era possibile leggere le sue emozioni anche quando la guerriera tentava di dissimularle. E proprio il timore che aleggiava nel suo sguardo riportò il Novizio con i piedi per terra. Non avrebbe permesso a nessuno di sfiorarla, pensò tra se e se. Il cuore gli martellò in petto, rinvigorito dalla determinazione ritrovata, che gli permise di rassicurare i suoi compagni preparandoli così alla battaglia. <<Non saranno dei Fahles a fermarci>> dichiarò incendiando il Maglio. <<Giusto!>> ribatté Elesya che prese a recitare una formula in lingua antica. <<Cerca di non darti troppe arie>> replicò invece Dereth con un sorrisetto ironico sul volto, pur tuttavia ergendo l’elegante fioretto. Xera rispose con un cenno del capo e riparata da Divaahr, strinse i pugni pronta a fiondarsi contro le infime creature. Il primo nugolo giunse da destra e a intervenire fu la giovane maga che circondò il gruppo con la gabbia di lame. Ogni creatura che ebbe l’ardire di sfidare la barriera, si ritrovò fatto a pezzi subito dopo. Contrariamente al loro aspetto, i Fahles si dimostrarono più intelligenti del previsto così, incuranti della barriera, iniziarono a inabissarsi nel terreno scavando piccoli cunicoli nel fango. 

<<Vogliono arginare lo scudo colpendoci dal basso>> affermò il Novizio attonito, osservando la scena. <<Non credo proprio!>> asserì deciso lo spadaccino. Dereth protese le braccia in avanti, serrò i palmi attorno all'elsa e penetrò con forza il terreno sottostante. Da prima non sembrò accedere nulla, in seguito però le creature scomparse ritornarono sui loro passi fuggendo a gambe levate. Reilhan si domandò in che modo Dereth ci fosse riuscito, ma non era certo quello il momento di porre quesiti.
Falliti i precedenti attacchi, i Fahles smisero di muoversi fino a che, raggiunti dal secondo nugolo proveniente da sinistra, accerchiarono il gruppo in ogni direzione. Pian piano ricominciarono ad avanzare e sebbene le lame della barriera fossero letali, non arretrarono più. Quando infine i resti dei malcapitati presero ad accumularsi alla base della barriera, qualcosa cambiò. Il fluido plumbeo che fuoriusciva dai loro corpi, infatti, iniziò a corrodere le lame come fosse acido e più creature decidevano di sacrificarsi, maggiore diveniva l’erosione. Non indugiarono fino a che non furono in grado di creare una breccia nella difesa magica di Elesya. La giovane maga innalzò Vheles più che poté e di nuovo recitò la formula che le avrebbe consentito di rinforzare lo scudo, ma i Fahles furono più veloci e riuscirono ad assalirla interrompendo l’evocazione. Fu semplice liberarsene con l’aiuto di Xera che, a mani nude, li scacciò uno a uno. Il loro numero però si moltiplicava sempre di più e nessun contrattacco si rivelò efficace. 

L’acido secreto dai corpi senza vita dei Fahles, ben presto rese la caverna una trappola dalla quale non era possibile scappare, poiché per quanti ne uccidevano, la situazione non mutava. Xera era esausta. Combattere a mani nude le aveva fatto disperdere molte energie, tuttavia il timore di ferire i suoi compagni albergava ancora nel suo cuore, per cui la sola idea di sfoderare Rhinvel la spaventò. L’unica soluzione che le parve sensata era quella di allontanare i suoi amici. Si guardò intorno e con gli occhi cercò la caverna a loro più vicina. Puntò così l’apertura a sud, estrasse rapidamente la spada e con un movimento preciso sferzò l’aria nella direzione scelta. Una scia infuocata aprì un varco tra i Fahles, bruciando tutto ciò con cui entrò in contatto. Poi senza perdere tempo, ordinò ai suoi amici di scappare e tutti obbedirono di buon grado. Soltanto lei restò indietro per impedire alle creature di seguirli nella ristretta via di fuga. Quando Reilhan voltò lo sguardo, vide la compagna immobile sulla soglia del corridoio naturale. Volgeva loro le spalle e nella mano stringeva Rhinvel. Il curatore provò a tornare indietro, ma Dereth glielo impedì afferrandogli il braccio. <<Le saresti d’intralcio>> mormorò <<Che cosa stai dicendo, io non la lascio indietro>> replicò il ragazzo contrariato, ma persino Elesya si trovò d’accordo con lo spadaccino. <<Se non è qui, ci sarà una spiegazione>> tentò di ragionarci su <<Dobbiamo avere fiducia in lei>> aggiunse. 

Il Novizio non distolse lo sguardo dalle spalle della guerriera. Con gli occhi seguì l’intera esile figura da capo a piedi, illuminata dal bagliore di centinaia di focolai, nei quali i suoi nemici avevano trovato la morte. La mano con cui Xera impugnava Rhinvel tuttavia, attirò la sua attenzione. Era ferita e perdeva sangue che lentamente scorreva per tutto il filo della lama. Reilhan inorridì nel momento in cui si rese conto che dall'impugnatura dell’elsa sporgevano spine aguzze che avevano trafitto la pelle della fanciulla. <<Come può impugnarla in quelle condizioni, le ho già detto che non potrò guarirla>> lamentò alzando la voce, ma invano. <<Avrà i suoi buoni motivi ma non è questo il momento di discuterne, ora dobbiamo scappare!>> esclamò Dereth, correndo nella direzione opposta. Soltanto Reilhan esitò almeno sin quando Xera, voltato il capo, lo scorse a pochi metri da lei. <<Che cosa stai facendo lì impalato? Vattene!>> lo rimbrottò, <<Non posso; se ti lasciassi sola, ti perderesti in questi cunicoli>> rispose incrociando le braccia. <<Vattene ti ripeto, potrei ferirti se resti qui>>, <<Vuol dire che correrò il rischio>> ribatté con un ghigno sul volto. Xera sbuffò e infine si arrese. Prima di completare il suo piano però, si separò da Divaahr e lo lanciò al suo cocciuto amico <<Ti proteggerà se qualcosa dovesse andare storto>> spiegò e senza attendere oltre, si fiondò contro i suoi avversari, protetta dalla sola lama. 
Il tempo sembrò fermarsi per un istante, il cuore smise di martellargli il petto e gocce di sudore freddo inumidirono la sua fronte. Reilhan iniziò a tremare, l’aria era diventata fredda e il suo corpo non riuscì a sopportarlo. L’esile figura era scomparsa sotto i suoi occhi, assorbita dal nugolo color pece che l’aveva catturata come sabbie mobili. 

Istintivamente provò a invocare il nome dell’amica, ma la voce gli morì in gola. Il Novizio abbassò lo scudo sperando di migliorare la visuale ma le parole di Xera subito invasero i suoi pensieri, interrompendo lo stato catatonico in cui era crollato in pochi secondi. Non ne capì il motivo ma incominciò ad arretrare di qualche passo fino a che, inciampato su di una roccia scivolosa, non cadde con le spalle a terra. Di nuovo l’istinto lo guidò. Protese lo scudo e vi si accucciò più che poté appena in tempo, poiché poco dopo un forte boato, seguito da una barriera infuocata, bruciò ogni singolo meandro della caverna. L’aria, in precedenza umida, divenne arida e bollente, tanto che gli stessi abiti del Novizio cambiarono colore. Il fuoco, quasi fosse un serpente, s’insinuò in tutte le caverne, rifuggendo maestoso da colei che lo aveva evocato. Nel momento in cui le fiamme si estinsero, non era rimasto più nulla a parte cenere e piccoli focolai che illuminarono l’antro. Xera era in piedi sui corpi inceneriti dei Fahles. La mano livida aveva smesso di sanguinare, mentre i suoi abiti, anneriti dalle fiamme, cadevano a pezzi. Reilhan la raggiunse in fretta, le cinse i fianchi e la condusse il più lontano possibile dal campo di battaglia. Per tutto il tragitto nessuno disse una parola e quando infine uno spiraglio di luce li informò che l’uscita era prossima, mano nella mano corsero a perdifiato raggiungendo il resto del gruppo. Sia Xera, sia Reilhan si accasciarono a terra tossendo vistosamente, poiché ancora provati dagli effluvi maligni dei Fahles. L’aria gli arse i polmoni, le gole e le narici ma nessuno se ne lamentò. Xera sollevò lo sguardo e vide così la mano gentile di Elesya che si protese per aiutarla ad alzarsi, <<Ci siamo riusciti>> asserì la fanciulla sorridendo, <<Che intendi?>> domandò a stento la guerriera, <<Guarda!>> replicò Elesya indicando un punto indefinito alle sue spalle. Xera allora fece qualche passo in avanti e si ritrovò dinanzi a una serie infinita di paludi, separate tra loro da ristretti argini a tratti sommersi. <<Le paludi Lodo!>> esclamò senza fiato poco prima che una coltre di nebbia le sbarrasse la strada.

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