martedì 20 ottobre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.181)

Cap. 14 Horsia, addio.

Xera riaprì gli occhi ma le occorsero diversi minuti prima di comprendere che lo scenario era del tutto diverso. Il suo corpo era indolenzito e in alcuni punti era stato persino medicato con accurate fasciature. Osservò così le sue mani e sui palmi vi scorse ancora le ustioni dovute alla scalata del vulcano. Fu in quel preciso istante che si sollevò dal letto in cui si trovava, evocando il nome dei suoi due amici. <<Non dovresti muoverti, le tue ferite potrebbero riaprirsi>> spiegò una voce familiare poco distante. Xera allora si voltò nella medesima direzione e poté così scorgere la donna che sedeva accanto a lei. Tra le mani stringeva una consunta pergamena, rimirando quel pezzo di carta come fosse un prezioso tesoro. <<Non hai mantenuto la tua promessa>> esclamò Hillin portando una ciocca dei suoi capelli corvini dietro l’orecchio, <<Noi avevamo un accordo>> aggiunse. Xera abbassò lo sguardo per qualche istante, poi però, quanto vissuto nel vulcano le tornò alla mente e tutto il resto passò in secondo piano. <<Hai ragione ma adesso ci sono cose più importanti a cui pensare>> ribatté decisa. Hillin sollevò gli occhi e fissò la guerriera, più fredda del solito. <<I bambini dovrebbero badare bene alle parole, prima di pronunciarle. Se avessi eseguito il piano, ti saresti evitata un sacco di guai. Siete così stupidi>> generalizzò tornando a fissare la pergamena. <<Non potevo abbandonare i miei amici; ora, per favore, dimmi dove sono>> lamentò Xera, incapace di contenere i suoi sentimenti. <<D’accordo ora calmati: i tuoi amici sono nelle loro stanze. Cerca di riposare … ora che puoi>> disse raggiungendo la porta.

Xera non comprese le parole di Hillin, cui tuttavia aveva ancora molto da chiedere. Non avendo però più tempo a disposizione, a causa della grande stanchezza che la attanagliava, la fermò per un’ultima domanda <<Hillin … come abbiamo fatto a sopravvivere? Quando Svaltur è eruttato, noi eravamo dentro il cono vulcanico, ne sono certa>> spiegò massaggiandosi la testa che le doleva. <<Sei su Horsia da quasi un anno e ti poni ancora queste domande? Prova a riflettere: chi avrebbe potuto salvare tre sciocchi mocciosi a un passo dalla morte?>> la provocò facendo un sorriso ironico, mentre l’uscio si chiuse alle sue spalle. <<Murdar>> gemette Xera sospirando; per la prima volta dopo mesi si sentì al sicuro e chiudendo gli occhi, si abbandonò a un lungo sonno ristoratore.
Trascorsero così due giorni e finalmente i tre ragazzi riuscirono a incontrarsi per consumare un pasto insieme. Sebbene i loro corpi fossero stati in precedenza curati dalla magia di Reilhan, la stanchezza accumulata negli ultimi mesi, li costrinse a letto. Xera, Reilhan ed Elesya poterono così gustare un pranzo speciale, preparato e fatto arrivare da Aldaria, sino alla tenuta di Murdar. Il curatore divorò la torta alle more in un sol boccone e per un attimo si stupì di quanto quei gesti tanto normali, come il mangiare insieme, fossero diventati per loro un evento più unico che raro. Da un lato c’era Xera, il cui viso era disteso e rilassato. Non si rese conto di aver indugiato troppo a lungo nel fissarla e presto si ritrovò a incrociare i suoi occhi, che per qualche istante sostennero il suo sguardo. La guerriera gli sorrise ma subito tornò a concentrarsi sui succulenti dolci presenti sulla tavolata. Dall’altro invece vi era Elesya, che  però portava sul volto ancora i segni di quanto avevano vissuto. Qualcosa doveva impensierirla, ma Reilhan preferì non rovinare il pasto alle sue compagne con discorsi impegnativi.

Nel momento in cui tutte le pietanze furono consumate, il curatore si sollevò stiracchiando le braccia verso l’alto, per poi incamminarsi verso un divano poco distante da un caminetto. Anche questo non era tanto diverso da quello presente nelle stanze del saggio, le cui fiamme cambiavano tonalità in base ai sentimenti dell’uomo. Reilhan osservò il fuoco danzare e dei riflessi porpora colorarono lei sue iridi.
<<Secondo te cosa vuol dire?>> domandò la guerriera interrompendo il flusso dei suoi pensieri. La ragazza era seduta accanto a lui, ma non seppe spiegarsi da quanto fosse lì o quando ci si era seduta. <<Di cosa parli?>> ribatté lui, <<Il colore porpora, mi chiedevo che significato nascondesse>> spiegò senza distogliere lo sguardo dalle fiamme. Reilhan  si voltò e di nuovo non poté fare a meno di fissarla intensamente. I suoi capelli scarlatti avevano assunto le stesse tonalità delle fiamme e così il colorito del suo viso. Dopo la trasformazione Xera aveva deciso di tagliare di nuovo i capelli, per evitare che qualcuno s’insospettisse, ma la sua bellezza non ne aveva risentito e Reilhan se ne era accorto. Solo un pensiero però lo fece tornare in sé e in maniera anche abbastanza brusca.
<<Spiegami perché!>> le sussurrò per non svegliare la giovane maga, che si era addormentata su di una poltrona poco distante. <<Di che parli?>> ripeté la fanciulla quasi divertita, <<Perché sei tornata indietro per una stupida bisaccia? Saresti potuta morire … ed io …>> ma il ragazzo dovette interrompere la frase a causa di un groppo alla gola. Strinse così i pugni più forte che poté per contenere i sentimenti covati nel suo cuore ma Xera li circondò con le sue mani. 

Nel momento in cui il curatore distese i pugni, Xera adagiò degli oggetti su ogni palmo. In uno vi era Divaahr e nell’altro invece una minuta pergamena e un piccolo sasso. <<Sono i doni che mi ha fatto Chundra, non ci avrei rinunciato per nulla al modo>> disse indugiando in particolare sul palmo destro. Reilhan ristrinse i pugni ma solo per qualche istante infine, ritrovata la calma, prese l’anello e lo ripose al dito della fanciulla. Xera arrossì quando si accorse che il ragazzo non aveva intenzione di abbandonare la presa. Reilhan le accarezzò il polso e man mano che le dita si spostavano sulla morbida pelle, i segni che deturpavano l’arto iniziarono a sparire.
Xera rimase a bocca aperta dinanzi ai poteri del suo amico, che però le sussurrò qualcosa che non avrebbe più dimenticato. <<Se tu fossi morta, io mi sarei gettato nelle fiamme. Dovunque la vita ti condurrà, io sarò al tuo fianco; cerca di tenerlo a mente la prossima volta che deciderai di fare cose stupide, Testa Calda!>> Reilhan accarezzò il volto della fanciulla con le dita e senza indugiare, lo avvicinò a sé, affinché la distanza che li separava, si riducesse fino quasi ad annullarsi. Reilhan fu abbagliato dalla bellezza della guerriera e dei suoi occhi, che per la prima volta riuscì a osservare senza tentennamenti. I loro nasi si sfiorarono ma nessuno dei due si ritrasse al contatto e quando infine i due respiri si fusero in uno solo, Reilhan e Xera chiusero gli occhi abbandonandosi ai loro sentimenti. 
<<Ehm! Scusate il disturbo, bambini miei>> una voce familiare li interruppe facendoli sobbalzare dall’imbarazzo, <<Ma temo che non si possa più rimandare il nostro incontro>> aggiunse Murdar tendendo la mano.

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