martedì 4 novembre 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 105)

Nel momento in cui il gruppo entrò nella capanna, non poterono credere ai loro occhi. Al posto dell’accogliente magione, infatti, si ritrovarono dinanzi a una serie di mobili di legno marci sovrastati da anni di polvere. Le ragnatele che decoravano l’altro lato dell’uscio, andarono a impigliarsi nel cappello di Leha che preso dal panico, iniziò a dare di matto. <<Toglimele, toglimele!>> riuscì soltanto a blaterare rivolto al fratello. <<Perché non ti togli il capello e la fai finita?>> lo rimproverò Satyr imbarazzato dalla reazione del bardo che una volta eseguito l’ordine, tornò alla tranquillità. <<Scusatelo, mio fratello odia i ragni>> si giustificò con le giovani leve e Reilhan non poté che essere solidale. <<Non ho mai conosciuto qualcuno cui piacessero>> si affrettò a dire. <<Che cosa credete sia accaduto qui?>> s’intromise Xera, stanca del tergiversare dei suoi compagni, << Si tratterà di un contro incantesimo che impedisce ai non addetti l’ingresso nella vera dimora>> spiegò Satyr portando le braccia sui fianchi. Con lo sguardo scrutò attentamente la vecchia capanna, mantenendo tuttavia i suoi pensieri per sé. Quando infine alzò il capo verso il soffitto, spalancò gli occhi dallo stupore. <<Che diamine … !>>.  

Anche il resto del gruppo lo imitò e quasi tutti ebbero la medesima reazione. << È proprio un bel disegno!>> esclamò Leha con un sorriso sghembo. <<Non è un disegno fratellino e per noi significa solo guai>> aggiunse Satyr terrorizzato. Elesya avanzò fino al centro della stanza e con la bambina fra le braccia, fisso i segni sul tetto. <<Questo è un cerchio runico>> disse sicura di sé, <<Lo sappiamo bene e di sicuro non è stato tracciato per bella mostra>> rispose Satyr alzando la voce come monito. <<Io dico di andarcene!>> borbottò tornando sui suoi passi e trascinando Leha. <<Aspettate!>> li fermò Reilhan <<Non abbiamo intenti malevoli nei confronti del Concilio. Non c’è nulla da temere>> affermò con scarsa sicurezza. Satyr si voltò e colto da ira, afferrò Reilhan per il bavero della camicia <<Non sai quello che dici, il cerchio è un avvertimento>> urlò. Con sdegno strattonò il curatore per poi raggiungere suo fratello ancora una volta, <<Al vostro posto avrei davvero paura, poiché l’unica cosa che mi è data di sapere sul Concilio, è che la pietà non è contemplata per chi trasgredisce a un ordine>>. Quando il bardo chinò il capo, per pochi istanti Reilhan intravide la parte finale della cicatrice che marchiava la sua schiena. <<Abbiamo commesso un errore nel condurvi qui, ma facciamo ancora in tempo ad abbandonare la casa e a tornare in giardino. Il cerchio non si è attivato>> asserì lasciando la capanna. Solo i tre ragazzi non si mossero di un passo e non appena le due guardie varcarono l’uscio, questo si chiuse rumorosamente alle loro spalle e il buio li inghiottì.

Nel momento in cui gli occhi incominciarono ad abituarsi alle tenebre, qualcosa li accecò. Era il cerchio runico. Il simbolo al centro del disegno rappresentava un occhio chiuso circondato da altre rune raffiguranti dei fiori, secondo Elesya. Nel cerchio esterno invece erano state tracciate una serie di rune minori con lo scopo di supportare l’incantesimo principale. E proprio il cerchio esterno s’illuminò per primo, iniziando a girare in senso antiorario. Raggiunta una velocità media, il marchio centrale prese vita tingendosi di un verde marcio che investì però, soltanto i fiori intorno all'occhio. Le cinque matasse si sciolsero, rivelando la vera forma che le rune celavano. Non erano dei motivi floreali, bensì le spire di cinque serpenti neri come la notte, che in pochi secondi si materializzarono cadendo sulle teste dei tre ragazzi. <<Nooo!>> gemette Elesya cercando di proteggere la bambina e allo stesso modo Reilhan si protese sul capo della guerriera, riparandola con il suo corpo. <<Stai giù!>> le urlò stringendola a sé ma Xera non amava essere paragonata a una comune donzella e presto la sua personalità prese il sopravvento. Sgusciando dalle braccia del Novizio, avvicinò i due amici e invocando a gran voce il nome del suo scudo, alzò la mano attendendo pazientemente. Ma nulla accadde. 

<<Non capisco>> si giustificò chiamando Divaahr con tutto il fiato che aveva in gola, ma lo scudo non volle saperne. Reilhan sfoderò il Maglio mentre Elesya, dopo aver consegnato la bambina all’amica, evocò la gabbia di lame. Protetti dalle punte affilate di quelle spade magiche, i tre ragazzi si sentirono al sicuro, fino a quando l’occhio non iniziò a socchiudersi rivelando il marchio finale al centro della pupilla. Era una C rovesciata che terminava con uno sbaffo d’inchiostro sul dorso. In primo momento nessuno seppe cosa aspettarsi, poi però un sottile velo ambrato fuoriuscì dal marchio. Microscopiche goccioline simili al vapore caddero in direzione del trio depositandosi sulle lame della gabbia. Una ad una le lame si sciolsero e Reilhan, ormai certo, esclamò <<Veleno!>>. Le due ragazze cercarono di ripararsi con le braccia, ma a nulla servì. Il Novizio invece infuse la sua magia nel Maglio, che non smise mai di stringere con vigore. Il metallo si animò incendiandosi di fiamme canute, che rischiararono la stanza illuminandola a giorno. Infine sollevando l’arma fin sopra il capo, la puntò in direzione dell’occhio affinché le fiamme lo investissero. Quando l’intensità della magia giunse all’apice, l’occhio si richiuse in fretta e così il veleno cessò di cadere. Reilhan fissò la runa a lungo, temendo che si riattivasse di nuovo ma non accadde. Soltanto i lamenti delle due compagne riuscirono a distogliere la sua attenzione.

Sia Xera sia Elesya, infatti, erano state colpite dal veleno. La loro pelle cominciò ad ardere come fosse incendiata, per poi riempirsi di pustole che trasudavano lo stesso veleno. La bambina le osservava in silenzio mentre continuarono a contorcersi dal dolore sul pavimento. Ancora una volta la magia non l’aveva scalfita ma Reilhan non ebbe il tempo di indagare sebbene lo desiderasse ardentemente. Imponendo le mani sulle due amiche, iniziò a recitare la preghiera Antidoto ma per quanto ci provasse, la sua magia non sembrò avere alcun effetto. Al culmine dell’esasperazione però, la porta si spalanco con forza e divelta sul pavimento, permise ai due bardi di irrompere nella capanna. Leha allontanò il curatore e la bambina; Satyr invece, imbracciato lo stravagante strumento che portava con sé, incominciò a suonarlo infondendo il suo potere in ogni singola nota. <<Non è il momento di deliziarci con la tua musica>> lo rimproverò Reilhan ma Leha gli pose una mano sulla spalla per rassicurarlo <<Abbi fede e ascolta la musica con attenzione>> disse. La melodia che Satyr suonò non era una comune canzone, al contrario si rivelò una magia di cura molto potente. E così tutte le pustole svanirono dalle braccia delle ragazze e allo stesso modo, persino Reilhan iniziò a sentirsi ritemprato dalle fatiche di quei lunghi giorni. 

Nel momento in cui il veleno fu smaltito, le giovani leve poterono rialzarsi, pur tuttavia preservandone ancora il ricordo. <<Mi sento bene!>> esclamò Elesya osservano gli avambracci alla ricerca di ferite o cicatrici. <<Anch’io; è come se Rei …>> aggiunse Xera ma non finì la frase poiché i suoi occhi indugiarono sul curatore per alcuni secondi <<è come se Rei ci avesse curate>> spiegò infine. <<Non siate tanto stupite ragazze; i chierici non sono i soli a utilizzare la magia curativa! Ho sentito persino parlare di guerrieri in grado di epurare le proprie ferite con la loro magia>> affermò Satyr osservando Xera. << Non è certo il mio caso>> rispose secca, <<nel mio corpo non ve n’è traccia; non sono stata in grado di evocare neanche uno scudo>> ammise mostrando astio e delusione allo stesso tempo.
<<Dobbiamo andarcene>> la interruppe Reilhan osservando il soffitto con insistenza <<Non è il luogo adatto per conversare>>. Dirigendosi verso l’uscita, trascinò con sé la guerriera e la giovane maga ma entrambe si ribellarono. <<Che cosa faremo con la bambina?>> lamentò Elesya, <<Non possiamo abbandonarla qui!>> asserì Xera ma il Novizio non volle sentir ragioni. <<Adesso basta!>> tuonò minaccioso finalmente fuori dalla capanna. <<Guardatevi attorno>> disse indicando l’orizzonte. 

Xera osservò il cielo puntellato di stelle e solo allora si rese conto di essere infreddolita. Stringendo le braccia attorno al corpo, fu scossa da brividi che la riportarono alla ragione. <<Se è già sera, vuol dire che il Concilio in questo momento sta partecipando al banchetto in suo onore>> proferì tutto d’un fiato. <<Banchetto?>> domandò Leha sgranando gli occhi, <<Io voto per andare al banchetto e Satyr è d’accordo>> si affrettò a dire. <<Non mettermi le parole in bocca solo perché allettato dall’idea di mangiare; io non sono per nulla d’accordo invece>> borbottò il fratello scuotendo il capo.
Anche Reilhan si unì a Satyr, mentre le due ragazze decisero di assecondare Leha. <<È nostro dovere aiutare questa bambina; se per voi è troppo, potete restarvene qui>> sentenziò Elesya disdegnando i due ragazzi. <<Va bene!>> replicò il Novizio pur non essendo abituato a discutere con la giovane maga. <<Ma non dovresti farti influenzare da Testa Calda; non vorrei mai ritrovarmi in gruppo con due bombe pronte a esplodere>> la schernì il curatore.

<<Penso che quella bambina abbia qualcosa di strano>> bisbigliò Satyr al Novizio, mentre attraversarono il giardino del saggio. Reilhan si girò di sfuggita per poi riprendere a camminare <<Sono del tuo stesso avviso: non mi fido!>> lo assecondò. Giunti al bivio che li avrebbe condotti al centro del villaggio, Elesya notò l’assenza delle due guardie incontrare in precedenza, in seguito senza il minimo preavviso, un lampo tuonò in lontananza. <<Sta per piovere!>> esclamò Leha annusando l’aria, <<Ma se il cielo è pieno di stelle>> obiettò Xera, <<Mio fratello non si sbaglia mai>> la incalzò Satyr. <<Affrettiamoci dunque, non voglio dover camminare sotto la pioggia>> li spronò Reilhan alzando il passo. Una volta raggiunta la piazza centrale, le nuvole avevano già inghiottito ogni singolo astro, riversando sul villaggio tutta la pioggia che custodivano. In cerca di riparo, il gruppo si rifugiò sotto la tettoia di Kowal il fabbro, che a quanto pare non era in casa. Di fronte vi era la locanda di Aldaria, l’unico edificio a essere illuminato a giorno. Sebbene il rumore della pioggia risuonasse nel piccolo vicolo diventando a tratti assordante, i ragazzi riuscirono a distinguere il vociferare di un folto gruppo di persone intente a festeggiare. <<Dobbiamo entrare nella locanda>> disse Xera continuando a ripararsi con le braccia poiché infreddolita e zuppa. <<Non è una bellissima idea, fratello? Adoro questa ragazza>> affermò Leha stringendo la guerriera a sé. 

Reilhan lo guardò torvo <<È una pessima idea invece; irrompere disturbando l’intero Concilio sarebbe come suicidarsi. Perché non lasciamo che sia soltanto la bambina a entrare? Avremmo comunque svolto il nostro dovere>>. Satyr fu subito d’accordo mentre il resto del gruppo manifestò il proprio dissenso accavallandosi l’uno sull’altra. <<Come puoi dire una cosa simile>> asserì Xera, <<Non è un comportamento degno di un Novizio>> aggiunse Elesya, <<Non rinuncerò al mio banchetto!>> esclamò Leha. <<BASTA!>> urlò infine Satyr. Tutti restarono in silenzio e nessuno osò più lamentarsi. <<Questo non è un gioco. Leha scordati del cibo una volta per tutte; potrai mangiare nel bosco dopo che ce ne saremo andati da questo villaggio>> gli disse rimproverandolo. << E voi due invece, siete state così occupate a proteggere quell’essere, da non accorgervi che non ha bisogno di alcuna protezione>>. Reilhan non parlò ma era chiaro che fosse d’accordo con il bardo. <<Siete forse impazziti?>> domandò Elesya stringendo la bambina a sé. <<Alonya è troppo piccola per cavarsela da sola e se il Concilio vi spaventa tanto, sarò io a condurla da loro>> precisò prima di attraversare il vicolo, per poi ritrovarsi davanti alle porte della locanda. 

<<Aspetta Elesya, in quanto tuo Novizio … >> ma la ragazza non volle sentir ragioni. <<Xera tu che fai? Ti unisci a me?>> insistette e la guerriera si ritrovò davanti a un bivio. <<Non so che dire, però non me la sento di abbandonarla>> si giustificò con il Novizio abbassando lo sguardo. <<Hai promesso!>> la incalzò Reilhan, severo. Xera allora si fermò <<hai ragione, ma ho fatto una promessa anche a quella bambina, devo condurla da sua nonna>> gli rispose senza guardarlo, temendo di leggere la delusione sul suo volto. La guerriera raggiunse Elesya, che rincuorata dalla decisione dell’amica, liberò una mano per scostare la maniglia di ferro battuto collegata al campanello d'ottone posto sull’estremità più alta della porta. Tuttavia nel momento in cui fu sul punto di tirarla, Xera le afferrò il polso e la bloccò. <<Xera lasciami, mi fai male>>, ma la guerriera non rispose. Al contrario alzò un dito e lo posò sulle labbra intimando all’amica di tacere. <<Non ti sembra strano che il Concilio non abbia posto delle guardie fuori dalla locanda?>> le chiese ed Elesya non seppe rispondere. <<Forse pensavano che nessuno sapesse del banchetto>> si giustificò. <<Oh andiamo, Aldaria ha la stessa discrezione di un Pappacrocchio! Qualunque notizia a lei pervenuta è presto sulla bocca dell’intero villaggio>> replicò Reilhan che intanto si era unito a loro. << Fate silenzio adesso>> mormorò Leha posando una mano sulla spalla della guerriera, <<Qualcuno ci osserva!>>.

2 commenti:

  1. E' bella questa parte, ma ci lasci sempre in sospeso.

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  2. Così si è più invogliati a leggere la pagina successiva :D

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