martedì 11 novembre 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 107)

Reilhan si chinò per osservare la bambola riversa sul terreno e con la mano sfiorò la cucitura che non aveva retto a causa del brusco lancio. I fili spezzati erano ancora visibili, sebbene un liquido scuro li avesse macchiati. Annusò in silenzio le dita che aveva intinto nella strana sostanza e un olezzo acre e ferroso gli fece lacrimare gli occhi. <<Questo è sangue, non ci sono dubbi>> disse ripulendosi con un lembo di stoffa. <<Avete ucciso la mia Lorrhena!>> mormorò Alonya. Reilhan si voltò verso la bambina che lo stava fissando con disprezzo <<Lorrhena non era una bambola>> spiegò con voce ferma, <<Era la mia preferita!>> rispose invece lei. <<Rei che cosa sta succedendo? Datemi la bambola posso ripararla>> s’intromise Elesya incuriosita dalla situazione. <<Ely per favore, vorrei che tu venissi qua>>, il Novizio indicò alla ragazza il punto in cui il pupazzo era caduto e allo stesso tempo tentò di farla allontanare dalla bambina dalla quale non si era mai separata. Ma quando Elesya provò a raggiungere i suoi compagni, Alonya le afferrò un lembo del suo vestito. La giovane maga le sorrise e prendendole la mano, iniziò a camminare.

Un improvviso gelo le entrò nella pelle. Lentamente si diffuse in tutto il corpo, rallentando i suoi movimenti e impedendole di proseguire oltre. <<Lasciala!>> le urlò la guerriera ma Elesya ormai non era più in grado di controllare il suo corpo. Anche l’evocazione della giovane maga fu immobilizzata per effetto dell’incantesimo che legava le loro anime. <<Dilettante>> la rimproverò Alonya <<Ti sei sacrificata per evocare la bestia, nessun Negromante avrebbe commesso un errore tanto banale>> malignò senza neanche guardarla. <<Se come maga lasci a desiderare, in compenso sarai una perfetta Lorrhena seconda>> aggiunse allontanandosi da lei di qualche metro. <<Avevo ragione questo non è un coniglio di pezza>> la incalzò il Novizio, inorridito dalla freddezza che la bambina continuava a ostentare, quasi fosse indifferente alle sofferenze altrui. <<La mia Lorrhena era molto più che una bambola e voi l’avete uccisa>> rispose lei alzando la voce. <<Non si può uccidere un essere già morto. Quale bambina sana di mente giocherebbe con i resti di un animale imbalsamato?>> le domandò infine tentando si smascherarla. Leha e Satyr, sebbene avessero deciso di farsi da parte, non mossero un muscolo. <<Imbalsamato? Non so di cosa parli. Lorrhena l’ho cucita con le mie mani. Io le ho ridato la vita>> spiegò osservando il corpicino della bambola con tristezza. 

Xera cercò di avvicinare Elesya ma qualcosa le impedì di muoversi. In un primo momento pensò fosse opera di Alonya, ma più la bambina parlava e più lei si sentì prevaricata. La sua testa le diceva di agire, ma qualcosa di ben più grande invece, le fece desiderare di scappare lontano. Com'era possibile che un essere così piccolo le incutesse tanto timore? Xera fissò l’amica immobile a pochi passi da lei e per tutto il tempo non le tolse gli occhi di dosso. <<Mi era stata donata da mia madre: un tenero batuffolo color castagna. Un giorno però mentre giocavo a farle il bagnetto, Lorrhena non si mosse più ed io fui molto triste. L’avevo rotta!>> confessò la bambina, <<Decisi di ripararla per non far arrabbiare la mamma e così con delle forbici da cucito le ho aperto il pancino per cercare il guasto. Poi ho preso ago e filo e l’ho ricucita come mi aveva insegnato la nonna. Finalmente era rinata, Lorrhena era tornata da me>>. Reilhan non osò replicare, poiché era sempre più convinto che l’essere dinanzi a lui fosse pericoloso e ostile. Preoccupato per la sorte della sua amica, decise di distrarla per prendere tempo e studiare un piano. 

<<Scommetto che non ti eri persa davvero. Tu ci stavi aspettando. Perché dimmelo!>>. Alonya si guardò attorno prima di rispondere quasi temesse di essere udita, <<Dovevate condurmi da mia nonna, non so altro>>, <<Perché non la raggiungi tu stessa, non mi sembri indifesa>> borbottò Leha intervenendo nella conversazione. <<Io sono solo una bambina, non dovrei neanche essere qui. Mi sono persa ma so che la nonna è con i suoi amici del Concilio. Ho tanta fame, adesso basta parlare, voglio tornare a casa>> lamentò cambiando presto atteggiamento. <<Che le prende?>> domandò Satyr rivolto ai due ragazzi, <<Un attimo prima parla come un’adulta e un attimo dopo si comporta come una mocciosa: pazza come un cavallo ma mocciosa>>. Reilhan portò una mano sulla schiena per afferrare il Maglio, sentirle dire di avere fame lo inquietò. Xera invece restò stranamente immobile. <<Dobbiamo intervenire, non oso immaginare di cosa si voglia nutrire>> bisbigliò affinché soltanto la guerriera lo sentisse, ma Xera non sembrava prestargli attenzione. <<Xera!>> la voce del curatore la fece scattare, <<Ti sembra il momento opportuno per avere paura?>> la rimproverò. <<Io non ho paura>> si difese ma le sue parole non apparvero molto convincenti. <<Dobbiamo aiutare Elesya ma da solo non posso riuscirci>> la pregò e Xera si fece coraggio. 

<<Ho fame, ho tanta fame>> continuò a ripetere Alonya con le lacrime agli occhi, <<Portatemi da mia nonna, lei mi darà da mangiare!>> esclamò infine al culmine della rabbia. <<Tua nonna adesso è alla locanda, lascia andare la mia amica e ti ci porteremo>> propose il Novizio. <<Lei è la mia nuova Lorrhena, andate a chiamare la nonna ed io la terrò in vita ancora un po’>> ribatté. <<Non abbiamo mai visto tua nonna, come faremo a riconoscerla? Lascia stare Elesya e noi ti accompagneremo!>> replicò Xera cercando di farla riflettere e Alonya si lasciò finalmente convincere. <<Andiamo subito, io ho tanta fame>> disse disperata e quando iniziarono a muoversi, Satyr li fermò <<Ragazzi pensateci: se dal primo momento il suo intento è stato di incontrare il Concilio, il suo vero obiettivo non siete voi. In quanto guardia scelta non posso permettervi di condurre questo mostro al loro cospetto>> affermò imbracciando lo strano liuto. La bambina lo osservò a lungo <<Non vuoi che riveda la nonna?>>. 

<<Non prima di essermi accertato che tu sia davvero la nipote di un esponente del Concilio, in caso contrario dovrai rivolgere la tua attenzione altrove>> la redarguì. <<Adesso basta Satyr, non c'è tempo per discutere!>> lamentò il Novizio ancora in pensiero per Elesya che da diversi minuti giaceva immobile sul selciato. <<Mi avete fatto arrabbiare!>> asserì infine la bambina. Con passo veloce raggiunse il corpo del coniglio senza che nessuno se ne accorgesse, poi intingendo le dita con il sangue dell’animale, disegnò degli strani simboli sul terreno. Trascorsero solo alcuni secondi affinché il maleficio si manifestasse e colpisse i due bardi. Una porta simile all'uscio spettrale evocato da Elesya, si materializzò sotto i piedi dei ragazzi risucchiandoli senza lasciarne traccia. Xera avvertì una fitta al petto a causa dell’eccessiva forza con cui il suo cuore batteva. Reilhan invece fu preso dal panico vedendo i nuovi amici sparire sotto i suoi occhi. <<Che ne hai fatto di loro?>> mormorò con un filo di voce, <<Li ho mandati via per sempre, mi erano antipatici. Adesso però tocca a te. Io conto fino a dieci e voi vi nascondete: il primo che trovo, muore!>>.

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