mercoledì 30 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 177)

Il polso dell’uomo si fermò poco prima di sfiorare il capo del ragazzo; una forza misteriosa lo aveva bloccato e con esso la fattura in corso. Nel momento in cui il velo di vapore magico si diradò, Gholja vide l’arto circondato da una catena oscura. <<Allontanati Rei!>> gli ordinò una voce familiare non molto distante da lui. <<Ely …!>> esclamò sorpreso il ragazzo, scappando in un punto più isolato dell’antro senza tuttavia distogliere gli occhi dal suo nemico.
L’uomo si stupì di non essere riuscito ad anticipare la giovane maga, ma allo stesso tempo non se ne preoccupò. Con l’altra mano afferrò il giogo pece e con poco sforzo ne allentò gli anelli, spezzandoli come fossero giocattoli. Alcuni caddero a terra, mentre altri s’incastrarono nelle vesti dell’uomo. <<Cosa credi di fare!>> la minacciò con tono severo, ma Elesya non si fece intimorire <<Il necessario per sopravvivere>> rispose fissandolo negli occhi. Gholja rise a quell’affermazione e di nuovo fu costretto a congratularsi con i suoi avversari per la loro astuzia. Non fece in tempo però ad aggiungere altro, che una lama scarlatta gli piombò addosso da sinistra.
Gholja sollevò il braccio per contrastarne il filo, ma con sua grande sorpresa l’arto era immobilizzato. Fu costretto così a spostarsi in maniera repentina per evitare il fendente della guerriera.

L’uomo osservò i resti della catena di Elesya sul suo braccio, ognuno di essi emetteva delle scintille che contrastavano i suoi poteri. <<Sono colpito, ma non sarà questo a fermarmi>> asserì, chiudendo gli occhi. Xera si fermò vedendo il nemico immobile e sebbene per lei fosse impensabile attaccare chi non si potesse difendere, con Gholja non ci pensò due volte. Tornò subito sui suoi passi, sollevò Rhinvel e facendo ricorso alle sue forse residue, si scagliò contro il Segugio.
Lo stridio di due lame incrociate si propagò per tutto il vulcano, insieme a delle scintille generate dall’attrito. Xera fece allora un balzo indietro e solo in quel momento poté realizzare chi fosse il suo avversario o meglio “cosa”.
Uno scheletro dalle ossa coperte di muffa impugnava una falce molto più lunga del normale e dalla lama affilata. Benché quello fosse uno spettacolo insolito, per Xera quell’essere non era del tutto estraneo e quasi in risposta ai suoi pensieri, si rese conto che ai piedi del non morto vi era una carta vuota. Con il capo si girò alla ricerca del responsabile, per poi individuarlo ancora con le braccia sollevate e con il volto sorridente.
<<Tu!>> mormorò la guerriera, cercando di reprimere il profondo astio nei suoi confronti.
<<Non ti permetterò di colpirlo!>> gemette la donna con voce stridula. La guerriera osservò lo scheletro avanzare lentamente, perciò decise di anticiparne le mosse attaccando per prima. 


La reazione del suo avversario, però, riuscì a spiazzarla. Invece di difendersi, infatti, lo scheletro si lasciò colpire in pieno petto; ferita che tuttavia non gli procurò alcun dolore. Xera fece per ritrarre la spada, ma le ossa dello scheletro bloccarono Rhinvel, iniziando poi a contaminarla con il marcio di cui erano ricoperte. Più Xera si divincolò e maggiore divenne la velocità di corrosione, fino a che fu costretta a fermarsi per evitare di distruggere la spada.
La falce dello scheletro, però, non fu altrettanto premurosa e senza indugiare un solo istante fu scagliata alle sue spalle.
In un primo momento la guerriera non comprese quel gesto, almeno sino a quando, voltando il capo, non scorse Reilhan con gli occhi serrati e in fase meditativa.
<<Svegliati Rei!>> urlò con tutto il fiato che aveva, riuscendo ad avvertirlo appena in tempo. Il ragazzo allora sollevò il Maglio con entrambe le mani, abbandonò la posizione supina e si preparò ad accogliere la falce proteggendosi con la stessa arma. Due braccia tuttavia comparvero alle sue spalle strappandogli il Maglio dalle mani, per poi afferrargli i polsi lasciandolo privo di difese.
La falce così poté colpirlo in pieno petto, senza che nessun ostacolo le bloccasse la strada.
Xera ed Elesya urlarono dal terrore dinanzi a quella scena mentre il curatore, ancora con volto stupito, si accasciò a terra pallido come un cencio.
Madame Taròt sorrise compiaciuta; finalmente era riuscita a togliere di mezzo uno di quei tre ragazzi e di sicuro questo gesto le avrebbe restituito la fiducia persa del suo signore o almeno così pensò. Soltanto lo sguardo severo di Gholja riuscì a riportarla alla realtà. 
Mentre il corpo del ragazzo giaceva ai suoi piedi, l’uomo contemplò con disprezzo il resto del gruppo; almeno sino a che, con la coda dell’occhio, non intravide un bagliore porpora conquistare in fretta tutto il cono vulcanico.

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