martedì 12 maggio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 150)

Il violento attacco si schiantò contro l’occhio destro della bestia e nel giro di pochi istanti fu avvolto dalle stesse fiamme candide. Lodo tuonò dal dolore ma incapace di produrre frasi sensate, mugugnò suoni incomprensibili che vibrarono per tutta la palude. Persino il cielo si oscurò all’instante, generando nuvole minacciose che di lì a poco si tramutarono in pioggia. L’acqua lavò il sangue di cui la terra era impregnata, spazzando via per quale minuto l’angosciante nebbia che caratterizzava le paludi. Fu in quel momento che, poco distanti dal corpo della bestia, Dereth notò due sagome. Erano ricurve su se stesse e poggiate l’una all’altra, poiché non in grado di reggersi in piedi da sole. Inizialmente lo spadaccino strizzò gli occhi nel tentativo di vederci chiaro, poi però decise che sarebbe stato più sbrigativo raggiungerle, prima che Lodo tornasse all’attacco. Quando infine arrivò a pochi metri dalle sagome, scoprì la loro identità. Zuppi e sporchi di fango, Reilhan ed Elesya si stringevano per darsi forza. <<Pensavo foste morti!>> mormorò lo spadaccino, il cui tono non mostrò né contentezza né astio. <<E lasciarti tutta la gloria della missione? Giammai!>> ironizzò il curatore ponendo la mano sulla sua spalla destra. Una fioca luce si generò sotto il suo palmo e della profonda ferita restò solo un taglietto. 
<<Il mio potere si sta esaurendo, dobbiamo sbrigarci!>> disse rimettendosi in sesto. Elesya al contrario aveva soltanto qualche graffio ma nulla di così grave da richiedere l’intervento del curatore. 

Dereth la fissò a lungo e il suo sguardo ricadde sulle vesti intrise di sangue <<Peccato non averne conservato un po’ per la tua amica!>> asserì tagliando corto quasi non gli importasse sul serio, Elesya però stupì tutti portando una mano nella tasca della cintola. Sollevò un’ampolla simile a quella che Dereth aveva utilizzato in precedenza, al cui interno vi erano poche gocce del prezioso sangue di Lodo. Reilhan impallidì ed Elesya corrugò la fronte <<Ti sembra il modo giusto di reagire? Dovresti essere contento, con questo sangue cureremo Xe…>> sbraitò la giovane maga ma poco prima che potesse finire la frase, il curatore si gettò su di lei costringendola ad accovacciarsi. <<Sei forse impazz…>>, l’aria fu sferzata con violenza dalla spessa coda di Lodo, che individuati i tre ragazzi con il solo occhio rimastogli, li attaccò senza pietà. Una seconda sferzata giunse improvvisa, costringendo il trio a gettarsi nelle torbide acque della palude per non esserne sovrastati. Dereth rotolò su stesso fino a che non fu abbastanza distante dai due compagni, per poi sguainare il fioretto, pronto a difendersi. Elesya invece iniziò a tremare dal terrore alla vista delle fauci di Lodo, che presero ad aprirsi e a chiudersi come fossero uno strano ingranaggio inceppato. Sebbene la bestia avesse un corpo ingombrante, la sua velocità era fuori dal comune e nel giro di pochi secondi raggiunse le giovani leve percuotendo il suolo con le possenti zampe. Gli artigli si conficcarono nella terra con facilità: al pari del burro era soffice e malleabile, tanto da rendere difficile ogni singolo movimento dei tre ragazzi. Inoltre essendo scivolosa, Elesya inciampò in un paio di occasioni, sempre soccorsa dai provvidenziali riflessi del curatore. 

<<Richiama la tua evocazione>> la esortò Reilhan nel tentativo di scansare l’ennesimo colpo di Lodo, ma proprio quanto pensò di averla fatta franca, la sagoma del sovrano delle paludi scomparve, lasciando al suo posto una nuvola di fumo. <<È la gemma sulla sua fronte a conferirgli il potere delle illusioni>> urlò Dereth dall’argine opposto del lago, <<Cosa?>> ribatté Elesya e lo stesso fu per Reilhan, <<La gemma! La pietra sulla fronte di Lodo gli permette di generare illusioni>> ripeté il ragazzo, ma la figura imponente di Lodo apparve proprio alle sue spalle. Dereth fu scosso da un brivido freddo che gli percorse la schiena, si girò di scatto e senza neanche rendersene conto, fu colpito dalla zampa sinistra della bestia. Il suo corpo fu trafitto dagli artigli di Lodo, che con un sorriso sghembo sul volto, iniziò a giocarci quasi fosse un pupazzo di pezza. Reilhan coprì gli occhi dell’amica per impedirle di assistere alla cruenta scena, bagnandosi delle lacrime della fanciulla. <<Fatti forza>> le sussurrò all’orecchio, <<Ti prometto che se ne usciremo vivi, farò di tutto per portarvi via da questa dannata isola>> aggiunse titubante proprio nel momento in cui Lodo si liberò del corpo dilaniato, gettandolo via come spazzatura. Con le narici annusò il sangue sulla sua zampa, ottenebrato dall’aroma ferroso che parve rinvigorirlo. Senza perdere altro tempo si girò su se stesso e individuati i due ragazzi, li caricò imbizzarrito. Ogni singolo passo fece sussultare la terra, tuttavia non fu abbastanza rapido da colpirli. Reilhan si gettò alla sua destra, mentre Elesya alla sua sinistra. 

Separati dal corpo ingombrante di Lodo, furono costretti ad attaccarlo individualmente, scoprendo tuttavia che i loro singoli colpi s’infrangevano contro la coriacea corazza della bestia. Reilhan non si arrese, così sfruttando le catene generate dall’amica, si arrampicò sul cranio di Lodo nel tentativo di colpire la stessa gemma che gli aveva indicato Dereth prima di morire. Il sovrano delle paludi però non era uno sprovveduto e per impedirgli di raggiungere il suo tesoro più prezioso, si agitò infuriato. Fu in quel momento che un portale oscuro si aprì proprio dinanzi al suo muso, dal quale ne fuoriuscì un cane costituito di sole ossa. Gli occhi scarlatti dell’evocazione puntarono la bestia e poi Elesya. Di nuovo li scrutò e ancora tornò a concentrarsi sulla persona che lo aveva evocato. La giovane maga allora batté la staffa sul terreno affinché il cane la riconoscesse, ma per tutta risposta questi si avvicinò ringhiando, costringendola ad arretrare di qualche passo. <<Elesya, i nostri poteri sono influenzati dalla magia di Lodo. Non perdere il controllo o ci si ritorceranno contro>> asserì Reilhan reggendosi con tutta la forza che aveva per non essere scalzato. La maga perciò si fece coraggio e contro ogni logica andò incontro al cane non morto. L'evocazione rimase immobile fino a che la giovane leva non gli accarezzò il capo, lo sguardo minaccioso si mitigò e finalmente la riconobbe <<Ben tornato amico>> gli sussurrò nella fessura sul cranio. 
La coda ossuta all’improvviso smise di agitarsi e rimase immobile, poi con le fauci spalancate l’evocazione afferrò il polso di Elesya, che colta alla sprovvista urlò a squarcia gola. La fanciulla riaprì gli occhi soltanto dopo che un forte frastuono la fece tornare in sé. 

L’origine del boato fu l’ennesimo attacco a sorpresa di Lodo, che poté evitare solo grazie ai riflessi fulminei della sua evocazione. Il cane, infatti, l'aveva trascinata via senza però evitare di ferirla. Il polso e l’avambraccio recavano ancora i segni del morso, di cui Elesya non ebbe modo di preoccuparsene, poiché bersagliata da continui contrattacchi di Lodo che intanto l’aveva presa di mira. Fu quando la pelle iniziò a bruciare, che riconobbe gli effetti del morso. I canini dell’evocazione, infatti, erano intrisi di un veleno estremamente tossico, che di li a poco avrebbe raggiunto il cuore. Le vene attorno al taglio diventarono man mano più scure, fino a che dello stesso colore della pece, non incominciarono a diramarsi come le radici di un albero. Il braccio s’intorpidì all’istante, mentre il veleno risalì fin sopra il gomito per poi raggiungere la spalla. <<Usa il sangue!>> le urlò il curatore, <<Non posso, Xera morirà!>> ribatté la fanciulla con le lacrime agli occhi, <<Xera capirebbe, inoltre se noi morissimo qui, per lei non ci sarebbero comunque speranze. Sbrigati Elesya, non resisterò a lungo!>> aggiunse allo stremo delle forze. La giovane maga afferrò la boccetta, la vista era quasi del tutto annebbiata e la mano le tremava. Sollevò l’ampolla sulla ferita ma priva d’energie, perse la presa facendola rotolare oltre il suo corpo. Reilhan si sentì ardere dalla rabbia, perché ancora una volta non era in grado di aiutare le sue amiche. L’evocazione tuttavia non perse tempo, con un balzo raggiunse la boccetta, tornò dalla sua padrona e con le zanne socchiuse, la incrinò quel tanto che bastava da permettere alle poche gocce scarlatte di raggiungere la ferita avvelenata. Non appena il sangue sfiorò il veleno sul taglio incominciò a bruciare al pari di fiamme roventi, costringendo Elesya a urlare in maniera straziante. In pochi istanti perse i sensi e riversa al suolo, si ritrovò in balia della bestia.

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