martedì 13 gennaio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 120)

Le catene si mossero veloci e presto il nemico non fu più in grado di muoversi. Elesya si spostò a piccoli passi fino a quando, raggiunto l’uomo, poté fissarlo negli occhi. Non aveva un viso familiare e dal suo aspetto fisico le sembrò in la con gli anni. <<Ti farò delle domande semplici cui dovrai rispondere in fretta, se non vuoi che quegli anelli penetrino la tua carne>> sibilò la maga. <<Chi ti manda e perché volevate impossessarvi dell’artefatto?>> domandò senza giri di parole. <<Puoi anche uccidermi, io non tradirò il mio Signore>> obiettò l’uomo. <<Se è quello che vuoi, così sia!>> ribatté tanto decisa da farlo tremare. Elesya girò il bastone tra le mani e lentamente le catene incominciarono a ritrarsi, premendo sul corpo dell’uomo fino a farlo urlare per il dolore. Poco prima che svenisse però, gli anelli si fermarono <<Hai forse cambiato idea? Oggi mi sento generosa per cui voglio darti un’altra possibilità!>> disse sperando di convincerlo ma l’aggressore si rivelò una persona ostinata e di nuovo rifiutò di parlare. Le catene si attorcigliarono intorno agli arti e premendo con forza, gli spezzarono le ossa una ad una. Le urla furono strazianti, eppure in nessun momento la giovane maga provò rimorso o dispiacere per la pena inflitta. Infine il giogo avvolse il collo del malcapitato per poi placarsi ancora. <<Se non vuoi confessare con le “buone”, mi prenderò i tuoi pensieri con le cattive!>> mormorò Elesya avvicinando la staffa alla fronte dell’uomo. 

<<Ti avverto, non sarà piacevole quanto la strizzatina precedente>> lo incalzò. Gli occhi cavi del teschio s’illuminarono ma subito l’uomo serrò le palpebre sperando di proteggersi, gesto che tuttavia si rivelò vano poiché una forza invisibile si era ormai impadronita del suo corpo. Si ritrovò così a fissare l’artefatto suo malgrado, incapace di muoversi o parlare e nel momento in cui ogni traccia di volontà fu annullata, i rami affusolati della staffa si mossero e come dita, sfiorarono le tempie del prigioniero perforandogli prima la pelle e poi le ossa. Ogni ricordo, pensiero o emozione divenne di proprietà dell’artefatto, il quale prese a scandagliare i meandri più reconditi della sua testa alla ricerca di risposte o informazioni utili. Tutti i pensieri scartati erano irrimediabilmente cancellati, privando pian piano l’uomo della sua stessa identità. All'improvviso una piccola mano serrò il polso di Elesya. Era calda e rassicurante e il suo tocco gentile mostrava comunque vigore. <<Devi fermarti!>> la ammonì Xera fissandola con disappunto, <<Non è da te infierire in questo modo!>> aggiunse. <<Dovresti ringraziarmi piuttosto, finalmente sapremo chi si cela dietro gli attacchi e i rapimenti>> rispose fredda. Xera inorridì avvertendo la presenza di un’altra entità nel corpo della sua amica. Arretrando di qualche passo, senza distogliere lo sguardo, le domandò chi fosse ma non ebbe risposta. 

Xera allora ripeté il quesito più volte fino a che esasperata, Elesya non ricominciò a parlare <<Perché mi assilli con la tua insistenza: io sono Elesya, la cara amica che presto ucciderai con le tue stesse mani>> Xera s’impietrì <<Che cosa stai dicendo non potrei mai farti del male, ma questo lo sapresti se tu fossi davvero Elesya>> rispose secca. <<Vuoi forse insinuare che io stia mentendo?>> Elesya rise <<Confessa! Non hai forse visto in sogno le tue mani sporche del mio sangue?>> asserì e Xera sussultò. Il cuore le batteva all’impazzata sia per la rabbia sia per il timore di perdere la sua amica <<Era soltanto un incubo e nulla di più>> disse, <<Alcuni sogni sono destinati ad avverarsi per questo giungono a noi in anticipo, così da permetterci di rimediare>> affermò la giovane maga. <<Rimediare? In che modo, torturando le persone o derubandole della propria volontà?>> la incalzò, <<Se è necessario … è tuo dovere allontanarti e percorrere una strada diversa dalla nostra, se tieni a noi. Il tuo sangue è stato corrotto e la tua maledizione perseguiterà tutti quelli che ti rimarranno accanto>>. Xera abbassò lo sguardo, ma dentro di lei avvertì il sangue ribollirle. <<Che diritto hai di parlare in nome di Elesya>> asserì infine risoluta <<Sia Elesya sia Reilhan hanno deciso di restare al mio fianco. Tu invece hai invaso il suo corpo, avvelenato la sua anima e agito come mai lei avrebbe neanche immaginato, addossandole sensi di colpa che dovrà affrontare per tutta la vita>> Xera sfiorò l’elsa di Rhinvel. 

<<Se ti fossi presa la briga di conoscerla, sapresti che in tutta Raifaelia non esiste animo più nobile, chi sei tu dunque per agire in tal modo? Sei soltanto un fantasma avido che ha derubato la mia amica, sparisci o dovrai vedertela con me!>> la minacciò. Elesya restò in silenzio e qualcosa in lei iniziò a cambiare. Il suo sguardo si fece meno duro e a tratti Xera riuscì persino a scorgere l’essenza della sua migliore amica. <<Io voglio proteggerla da chi le spezzerà il cuore>> rispose vacillando per la prima volta, <<Allora è proprio vero che non la conosci, Elesya non ha bisogno di essere difesa. È una ragazza coraggiosa e piena di risorse, capace di tener testa persino a un'entità ultraterrena che vuole privarla del libero arbitrio>> aggiunse infine. Nephes abbassò il braccio ritraendo il bastone dal capo dell’uomo <<Te lo avevo detto che di Xera ci si poteva fidare>> bisbigliò Elesya con le poche forze che le erano rimaste. Il rito l’aveva duramente provata, senza contare il dover sostenere uno spirito tanto potente. <<Questo è tutto da dimostrare, per ora ha solo ostentato una caparbietà senza eguali e una fluente parlantina, ma saranno le azioni a rivelare il suo vero animo>> spiegò Nephes cedendo pian piano il passo allo spirito di Elesya. <<Xera, dobbiamo svegliare Reilhan>> farfugliò la giovane maga stremata, poco prima di accasciarsi al suolo. La guerriera però accompagnò il suo corpo permettendole di adagiarsi illesa. 

Subito dopo accorse dal curatore che, a pochi metri, era disteso a terra privo di sensi. L’acqua della borraccia bastò a farlo rinvenire e sebbene non fosse stato ferito gravemente, si rialzò a fatica. Per primo si occupò di Zabora, del quale riuscì a curare soltanto le ferite più gravi per dosare il suo potere. In seguito fu la volta di Mihrrina e Faiha, che si affrettarono a medicare il loro compagno ancora svenuto. Raggiunta infine Elesya, tentò di rinvigorirla più che poté ma presto sentì le forze venirgli meno. Xera gli impedì di crollare fermando il suo corpo con le braccia e aiutandolo ad adagiarsi accanto alla maga. <<Dovete riposare, per oggi avete fatto abbastanza>> disse dopo aver reso il loro giaciglio più confortevole. Xera si voltò verso l’aggressore, che malconcio, se ne stava immobile con lo sguardo perso, <<Non so chi tu sia, ma provo davvero pena per te>> gli sussurrò avvicinandosi a lui con circospezione. Appurato il suo essere inoffensivo, tentò di medicargli le ferite più evidenti, costringendolo a sdraiarsi per favorirne la guarigione. <<Togliti di mezzo principessina, ho un conto in sospeso con questo schifoso>> tuonò Mihrrina sopraggiunta lesta alle sue spalle. <<Infieriresti su di un uomo mezzo morto? È questo che hai imparato dagli Hem?>> la incalzò, << La piccola guerriera dall'animo puro … quasi quasi mi commuovo. Non durerai un giorno sul campo di battaglia! Quell'essere ha ferito un mio sottoposto, è mio dovere fargli sputare tutti i denti!>> rispose palesemente infuriata. 

<<Avere tutte le ossa spezzate e la testa svuotata non ti sembra forse una punizione sufficiente?>> tentò di farla ragionare e per fortuna ci riuscì. <<Non merita le tue attenzioni, smettila di perdere tempo con lui e pensa ai tuoi amici>> asserì infine tornando da Norwen. Xera fissò il volto perso dell’uomo e benché si fosse macchiato di numerose colpe, non riuscì a portargli rancore per cui, prima di allontanarsi, gli pose una pezza umida sulla fronte pensando di alleviare (seppur di poco) le sue pene. Fu in quel momento che il braccio dell’uomo scattò bloccandole il polso <<Rouster …>> riuscì soltanto a dire, <<Conosci il mio nome?>> si meravigliò la ragazza <<Rouster …>> ripeté di nuovo, <<il mio Signore ti conosce>> bisbigliò a fatica. <<Chi è il tuo signore? Sei in grado di dirmelo?>> lo interrogò tentando di acquisire informazioni utili <<Il mio Signore sa chi sei>> ribadì, <<Il mio Signore sa “cosa” sei!>>. Xera sbarrò gli occhi e chinandosi su di lui, avvicinò le orecchie alla sua bocca <<Chi è costui che chiami “Signore” e come fa a sapere …? >> l’uomo però non riusciva a formulare frasi di senso compiuto a causa della tortura subita, questo tuttavia non gli impedì di provarci <<Tua madre …>>, <<Che ne sai tu di mia madre?>> lo redarguì alzando i toni e attirando così l’attenzione di tutti, <<Tua madre è la …>>. 

Una freccia diretta al cuore interruppe l’uomo, ponendo fine alla sua vita. Era a malapena visibile, date le discrete dimensioni e dopo alcuni secondi svanì come fosse fatta di fumo. Xera in principio restò immobile, a queste però ne seguirono altre che iniziarono a volare nelle direzioni più disparate perciò temendo per i suoi amici, gli corse incontro evocando Divaahr. Lo scudo per una volta obbedì, ingrandendosi a vista d’occhio e permettendole così di proteggere sia Reilhan, sia Elesya. Mihrrina e Faiha invece si servirono dei poteri difensivi della Conue, la cui barriera gli salvò la vita. Solo quando la situazione sembrò tornata alla normalità, la Hem si fiondò laddove le frecce erano state scoccate. Dell’assassino tuttavia non vi era più alcuna traccia e lo stesso fu per le sue frecce. <<Non appena i nostri amici si saranno ristabiliti ci recheremo da Murdar; è stato commesso un assassinio davanti ai nostri occhi e senza un colpevole, potrebbero accusare noi>> decretò Xera ripensando con orrore al Concilio. << D’accordo principessina, farai tu il primo turno di guardia, dopotutto sei quella che ha riposato più a lungo>> rispose Mihrrina poco prima di addormentarsi.

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