venerdì 24 ottobre 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 103)

Cap. 10 Chi è Alonya?

<<Non possiamo andare in quella direzione>> obiettò il Novizio, <<è severamente proibito avvicinarci alla dimora di Murdar>> spiegò cercando di non alzare la voce per non spaventare la bambina. <<E cosa intendi fare? La lasciamo qui per strada?>> lo incalzò Xera bisbigliando. <<Potremo portarla da Aldaria, lei saprà prendersene cura>> propose Reilhan ma Alonya non parve gradire la proposta. Stringendo le piccole braccia attorno al collo della guerriera, iniziò a emettere lievi lamenti che indussero il Novizio a pensare che di lì a poco sarebbe scoppiata a piangere. <<D’accordo! Hai vinto, ti porteremo da tua nonna>> disse infine per consolarla. Sia Xera sia Elesya alzarono gli occhi al cielo: era risaputo, infatti, che la fermezza del curatore vacillasse dinnanzi alle lacrime di una fanciulla, chiunque essa fosse. Tornando sui loro passi, intrapresero la strada principale che li avrebbe condotti fino all'ingresso del giardino misterioso, ma più si avvicinavano e più i loro cuori incominciarono a martellare.

Quando furono in prossimità del bivio, notarono qualcosa di diverso dal solito. Davanti all'entrata del giardino, infatti, vi erano due uomini di guardia. <<Non potete proseguire oltre!>> esclamò il primo. Era un uomo molto piazzato, sebbene vantasse un’altezza media. I suoi capelli erano rasi lasciando largo spazio al viso. I piccoli occhi castani erano nascosti sotto una folta foresta di sopracciglia scure. Il naso invece sembrava sovrastare tutti gli altri elementi del viso, sfoggiando una profonda incurvatura, forse frutto di una disputa finita male. Indossava degli abiti abbastanza comuni per una guardia, mentre tra le mani stringeva un’ascia di metallo lucente che lasciava poco all'immaginazione. La seconda guardia era più alta e magra. I capelli sfioravano a malapena le sue spalle e una curata barbetta, lasciava intendere che quell’uomo avesse un nobile lignaggio. I suoi occhi verdi scrutarono le leve dall'alto in basso senza degnar loro di alcuna particolare attenzione, quasi fossero invisibili. I suoi abiti erano più raffinati, i cui colori ricordavano le tuniche del Concilio. Non aveva armi con sé, a parte un voluminoso libro che di tanto in tanto sfogliava per ingannare la noia.

<<Questa bambina si è persa, ma sostiene di aver visto sua nonna nella dimora del saggio>>, <<Non è affar nostro>> rispose annoiato l’uomo più alto <<Andatevene, non abbiamo tempo da perdere>> intervenne il compagno.
<<Lei potrebbe essere la nipote di un membro del Concilio, volete assumervi questa responsabilità?>> intimò Elesya indignata dall'atteggiamento dei due uomini, ma contrariamente a quanto aveva immaginato, non si fecero intimorire dalle sue parole. Piuttosto s’infuriarono. <<Ragazzina frena la lingua>> urlò l’uomo piazzato, stringendo l’ascia con forza. <<Calmati Petral, sono solo degli insulsi bambini. Hai già pagato in passato per un errore simile>> tuonò il compagno continuando a leggere il suo libro. <<Non sopporto le loro lagne. Occupatene tu Vastat!>> rispose indietreggiando. Vastat chiuse il libro con riluttanza e fissò il piccolo gruppo per alcuni secondi, cercando di capire quale punizione infliggere loro. Quando con gli occhi infine raggiunse la bambina tra le braccia di Xera, la sua curiosità ebbe la meglio.

<<Qual è il suo nome?>> domandò senza perdersi in chiacchiere. <<Alonya>> rispose Xera ma l’uomo non la degnò di uno sguardo. << Il nome completo. O forse pensate che nel Concilio ci siano dei poveri bifolchi come voi?>> asserì stringendo le labbra in una sottile fessura. <<Ci ha detto di chiamarsi Alonya e non ha aggiunto altro>> lo incalzò Xera ignorando a stento le parole sprezzanti dell’uomo. <<Bambina, come ti chiami?>> domandò lui e con la mano tentò di afferrare il mento della fanciulla con decisione. Nel momento in cui però le sue dita sfiorarono la pelle di Alonya, Reilhan gli afferrò il polso bloccandone i movimenti. <<Allora è proprio vero che l’abito non fa il nobile. I vostri modi rivelano quanto cercate di nascondere sotto quei preziosi ricami>> affermò schernendolo con lo sguardo. <<Come osi!>> riuscì soltanto a dire, preso com’era dalla rabbia.
Vastat strattonò il braccio e bruscamente si sottrasse alla presa del curatore. Poi con sguardo truce aprì il libro e senza neanche guardarlo, sfoglio con le dita numerose pagine. Raggiunta quella desiderata, abbassò gli occhi un solo istante e subito dopo il ragazzo si ritrovò imprigionato da sbarre di ferro incandescenti. Essendo la gabbia molto stretta, Reilhan dovette restare immobile per non bruciarsi. 

Elesya e Xera indietreggiarono, ma la guerriera non poté muoversi liberamente avendo la bambina tra le braccia. Fu così che intervenne la giovane maga evocando le sue corde oscure con le quali cercò di catturare Vastat. Petral tuttavia più veloce e con un colpo d’ascia ben assestato, ridusse a brandelli le funi magiche.
Elesya impallidì davanti alla forza bruta dell’uomo, che per tutta risposta caricò la ragazza con la spalla, scaraventandola contro la staccionata di legno che percorreva la strada e mandandola quindi in frantumi. La giovane maga perse i sensi a causa del brusco impatto e questo fece infuriare la guerriera. <<Ne mancano due>> blaterò Petral minacciandole con lo sguardo. <<Sei forse impazzito, non toccare quella bambina. Non voglio correre il rischio di finire a Zartov. O forse sei così ansioso di ritornarci?>> lo riprese Vastat con sdegno. L’uomo però non tollerò le parole del compagno e infuriato, tentò di colpirlo con la sua stessa ascia. Ancora una volta la seconda guardia sfogliò alcune pagine del suo libro e in pochi secondi Petral fu immobilizzato dal collo in giù. Benché la testa avesse mantenuto il suo normale aspetto, il restante corpo era stato pietrificato. 

<<Liberami subito sciocco Sorgin. La tua magia non ti proteggerà a lungo>> urlò in preda alla rabbia. <<Soltanto quando ti sarai placato. Non voglio correre inutili rischi a causa tua>> gli intimò severo. <<Sorgin!>> ripeté la bambina attirando la sua attenzione. <<Allora sei in grado di parlare!>> affermò l’uomo. <<Esatto! Sono proprio un Sorgin e questo è Kitahab, il mio Grimorio>>. Finite le presentazioni, Vastat liberò il libro dalla sua presa che invece di cadere al suolo, iniziò a fluttuare compiendo piccoli cerchi attorno al suo padrone. Era la prima volta che Xera assisteva a quel tipo di magia e sebbene fosse furiosa, comprese che il suo non era un comune avversario. Dovendo proteggere la bambina, preferì restare immobile aspettando che fosse l’uomo a fare la prima mossa. <<Bambina non te lo ripeterò ancora, qual è il tuo nome completo?>> disse avvicinandosi piano. Quando fu a pochi passi da lei, Alonya si strinse a Xera poiché intimorita dalla guardia. <<Detesto i bambini!>> asserì digrignando i denti. 

In pochi istanti fu di fronte alla leva e con forza afferrò il piccolo polso della bambina, costringendola a voltarsi. Fu così che il coniglietto di pezza cadde al suolo, attirando l’attenzione della guardia. Prima lo guardò di sfuggita, ma poco dopo prese a fissarlo con intensità. In quel momento Xera giurò di aver visto Vastat impallidire, eppure non riuscì subito a capirne il motivo. La guardia alzò gli occhi e inaspettatamente li incrociò con quelli di Alonya che invece di mettersi a piangere, come una comune bambina avrebbe fatto, restò in silenzio serrando il volto. <<Sparisci>> esclamò gelida con un tono di voce estraneo ai fanciulli. Persino Xera si ritrovò a tremare, sebbene la sorreggesse tra le sue braccia. Vastat indietreggiò fino a raggiungere il suo compagno, che presto fu di nuovo in grado di muoversi liberamente. Anche la gabbia svanì e Reilhan poté infine accorrere dall’amica priva di sensi. Xera si piegò sulle gambe per riprendere la bambola di pezza, al cui contatto le sembrò molto morbida e calda. Non ebbe modo però di indagare a lungo, poiché Alonya protese il braccio reclamando ciò che le apparteneva. 

Elesya si rialzò ancora frastornata per il brusco colpo ricevuto, nonostante le cure del Novizio le avessero epurato tutte le ferite. Nuovamente riuniti, i tre amici decisero di avanzare incuranti delle guardie, che intimorite se ne restarono in disparte ai due lati dell’ingresso.
<<Che cosa è successo?>> domandò Elesya, <<Non lo so, ma sarà meglio affrettarci>> si sbrigò a dire il curatore tagliando corto. Di tanto in tanto lanciò un’occhiata furtiva alla bambina e quando infine s’inoltrarono nel giardino, una brutta sensazione gli pervase lo stomaco.
Sebbene ci fossero già stati in passato, quel luogo avvolto nelle tenebre assumeva un nuovo aspetto. I soli avevano appena iniziato a tramontare eppure nel giardino pareva notte fonda. Gli unici rumori che si udivano, erano il canto degli uccelli mescolato al richiamo di qualche altra creatura che preferiva la notte al giorno. Le piccole fiaccole a ridosso del sentiero invece, erano stranamente spente e la sola luce che riuscirono a scorgere, apparteneva agli insetti acquatici che popolavano i laghetti artificiali del giardino. 

La strada s’intravedeva a malapena e Reilhan fu costretto a sfoderare il Maglio, avvolgendolo con fiamme candide che rischiararono una parte del sentiero. Alla vista di quella luce, la bambina sbarrò gli occhi dallo stupore e subito dopo si ritrovò a battere le mani divertita. <<Le piaci a quanto pare!>> esclamò Xera interrompendo la quiete del giardino. Reilhan però preferì proseguire, poiché il suo animo non riusciva a placarsi. Man mano che avanzarono, le creature del bosco iniziarono a nascondersi e soltanto Elesya riuscì ad avvistare un Aye-Aye, aggrappato a un ramo basso di albero adiacente al sentiero. Tuttavia non poté osservarlo a lungo, perché lo strano essere scappò via in pochi secondi.
<<Gli animali sono molto spaventati>> disse scettica, andando a confermare i timori del curatore. Nel momento in cui furono a metà strada, Xera dovette fermarsi suo malgrado. Senza fiato, si accasciò al suolo per riposare. <<Credo di aver affrettato troppo il passo>> si scusò Reilhan <<Non penso che tu ti sia ancora ripresa del tutto>> aggiunse sfiorandole la spalla. Xera trasalì ma riuscì a contenere quel senso di repulsione, ricacciandolo nella parte più remota della sua mente. 

<<Come stai?>> le chiese Elesya preoccupata <<Non molto bene: non sono più in grado di trasportare la bambina>> rivelò loro. Elesya accarezzò la piccola Alonya e cedendo il bagaglio, la strinse tra le braccia. In pochi secondi il gelo della bambina la penetrò fin dentro le ossa. Elesya restò immobile e si chiese come Xera avesse fatto a sostenerla tanto a lungo. Solo la bambola emanava calore, il che la preoccupò. <<Senti freddo, piccola?>> ma la bambina scosse il capo, mordicchiando un orecchio del coniglio. <<Voglio andare a casa>> affermò invece e risoluta indicò loro la direzione da imboccare. Reilhan aiutò Xera a sollevarsi e accertatosi che la leva non fosse in grado si camminare da sola, fece qualcosa d’inaspettato: la prese sulle spalle. <<Che cosa ti salta in testa?>> lamentò la guerriera opponendosi con forza, <<Non sei in grado di camminare, non fare storie e aggrappati a me. O forse preferiresti che ti lasciassimo indietro?>> le disse ridendo sotto i baffi. Xera arrossì per l’imbarazzo e presto si ritrovò aggrappata al collo dell’amico, che intanto aveva diviso il bagaglio di Aldaria tra le tre bisacce. << Stringiti forte a me, se non vuoi cadere>> bisbigliò il curatore e di nuovo riprese a camminare con Elesya subito dietro di lui. 

Xera serrò le braccia attorno al collo di Reilhan ma con delicatezza, temendo di fargli male. <<Non avrei mai pensato>> asserì il ragazzo, <<Cosa?>> lo incalzò Xera, <<Che tu fossi così leggera. I tuoi modi mascolini mi hanno certamente tratto in inganno>> aggiunse ridendo. La guerriera indignata lo pizzicò e Reilhan comprese che sarebbe stato meglio non insistere. Il profumo del ragazzo le pervase le narici. Il suo sudore aveva lo stesso sentore del mare e solo in quel momento ricordò le disavventure che i suoi compagni avevano vissuto, mentre lei era priva di sensi. Sebbene Reilhan non si facesse un bagno da allora, quello strano profumo non le dava per niente fastidio. Al contrario la trasportò lontano con la mente, fino ad addormentarsi. Reilhan avvertì il respiro della ragazza farsi sempre più profondo e benché alcune ciocche dei suoi capelli gli solleticassero il collo, se ne restò in silenzio continuando a camminare senza fermarsi. Giunti alla fine del sentiero, Reilhan si preparò a deporre il Maglio proprio quando una strana melodia iniziò a vibrare tra i rami degli alberi. 

Nessun commento:

Posta un commento

Dimmi cosa ne pensi