venerdì 11 luglio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 79)

Elesya fissò stupita sia il portale, sia la bizzarra bestia. Il primo era quasi del tutto simile a quelli utilizzati per compiere lunghi viaggi con l’ausilio della magia, tuttavia il colore scuro della pietra del quale era costituito, lo rendeva assai minaccioso. Non aveva particolari rilievi che gli conferissero pregio, al contrario erano solo un cumulo di pietre pece, ammassate le une sulle altre. Queste componevano il perimetro di un’area anch’essa oscura ma inconsistente, da cui era uscito il sinistro essere. Ben presto però il portale s’infranse, svanendo senza lasciare traccia. L’animale invece restò immobile, pronto a scattare al minimo movimento. Elesya indugiò a lungo su di lui, incapace di comprendere se fosse più sollevata o intimorita circa la sua presenza. 

Il lascito di suo nonno era finalmente dinanzi ai suoi occhi, seppur le fosse costato un prezzo assai alto. La creatura era più alta di un comune cane - nonostante gli somigliasse nell’aspetto - ma non era quella l’unica caratteristica degna di nota. Ogni parte del suo corpo, infatti, era costituita da sole ossa. Cranio, cassa toracica, zanne e artigli erano tutti in bella vista, poiché priva dello strato di carne, pelle e muscoli di cui un comune essere vivente è caratterizzato. Gli organi interni invece apparivano prosciugati e spenti, tuttavia abbastanza visibili attraverso le ossa. Quando Elesya decise di avvicinarsi la creatura si voltò, fissandola con i suoi occhi incavati dai quali s’intravedeva un bagliore scarlatto. La maga tremò. Poi però si fece coraggio e allungando la mano, si protese per toccarlo. Al contrario di quel che aveva immaginato, l’essere non si tirò indietro né si dimostrò ostile, anzi sembrò quasi lieto di essere accarezzato, manifestando i suoi sentimenti con il movimento sussultorio della scheletrica coda. 

Il cranio era molto freddo e quando Elesya lo sfiorò, sentì la mano raggelare. Non cedette tuttavia all’istinto di ritrarla, per non turbare la creatura.
Dall’altro capo della sala però Goreha tornò subito all’attacco, libera dalla coercizione della magia nera, che aveva protetto la ragazza durante il rito. Strisciando tra i detriti sul pavimento, raggiunse Elesya in pochi secondi, con gli artigli sguainati e pronti a squarciare i suoi avversari.
La creatura scattò rapidamente, separandosi dalla maga e correndo in contro a Goreha. Poi con un balzo innaturale si portò sul dorso della sua coda, conficcando le possenti unghie nella carne della regina, per non essere sbalzato via. Lo spaventoso rettile gemette e con forza inaudita provò a scalzare l’animale agitandosi freneticamente. Ma la bestia oscura non si mosse e sfruttando l’elemento sorpresa, spalancò le fauci e dilaniò la pelle coriacea, staccando di netto la parte inferiore dal resto del corpo. Goreha urlò così forte da far tremare l’intero castello. Ormai riversa al suolo e incapace di muoversi, non poté fare altro che arrendersi al dolore.

La creatura raggiunse di nuovo Elesya, strofinando la testa sulle sue vesti e nonostante le zanne fossero sporche di sangue, la ragazza ricambiò il gesto accarezzandogli il freddo cranio. Quando Elesya osservò il corpo di Goreha, notò che i freddi occhi gialli erano serrati, mentre la lingua biforcuta fuoriusciva dalla bocca. Non aveva tempo da perdere. Portandosi al capezzale della guerriera, si accertò delle sue condizioni di salute, ormai accasciata al suolo con gli occhi chiusi e le mani strette attorno alla spina. Il curatore invece era ancora svenuto dall’altro lato della stanza. Anche la creatura si avvicinò al corpo di Xera, non distogliendo lo sguardo dalla sua padrona, intenta a estrarre la spina dall’addome dell’amica, senza però riuscirci. Delicatamente allora accostò il muso sulla ferita e afferrando la spina con le zanne, la estirpò senza il minimo sforzo.

<<Ti ringrazio>> mormorò la giovane maga con gli occhi lucidi, poi con un cenno della mano indicò anche il Novizio, chiedendo alla creatura di condurlo da lei. Di nuovo questa obbedì e muovendosi agilmente tra le macerie, raggiunse Reilhan caricandoselo sull’ossuto dorso, per trasportarlo più velocemente. Con il maglio tra le fauci, l’essere s’incamminò scodinzolando allegro.
All’improvviso dei rovi fuoriuscirono dalla coda della regina, e andarono ad attorcigliarsi alle zampe della creatura, bloccandone i movimenti. Il Novizio cadde a terra - a causa della brusca fermata - e così il suo martello, provocando un acuto suono metallico che fece scattare Elesya in piedi. Le sue mani ancora sporche di sangue per aver prestato soccorso all’amica, s’irrigidirono come fossero bloccate da una forza invisibile. 

<<Pensavate di esservi liberati di me! Un non morto e dei bambini non potranno mai avere la meglio sulla regina delle rose!>> tuonò minacciosa. Dall’addome divelto di Goreha, germogliarono altri rovi più robusti dei precedenti, che si fusero tra loro generando una nuova coda. La regina si sollevò e sul petto tornò visibile la lunga spina porpora che pulsava velocemente. Elesya provò a invocare la creatura a gran voce ma Goreha le scagliò contro le lucertole - sue sottoposte - che aveva generato dai resti della vecchia coda.
Ogni volta che un rettile feriva la ragazza, anche la creatura ne soffriva, quasi fossero una cosa sola. E quando infine si ritrovò circondata, capì di non poter far ricorso alla sua magia, poiché l’evocazione della bestia non morta, aveva esaurito tutto il suo potere. Goreha gioì dinanzi alla sconfitta inferta ai suoi avversari, ma avendo imparato la lezione, non tergiversò a lungo e sguainando gli artigli, attaccò Elesya senza pietà.

Un bagliore candido illuminò la stanza, alle spalle di Goreha. Poi un lampo accecante la investì, costringendo la maga a chiudere gli occhi per non restarne accecata. Subito li riaprì e un sorriso schiarì il suo volto; il Novizio stava combattendo la regina velenosa, imbracciando il fidato martello. <<È questo dunque, il tuo vero aspetto!>> urlò Reilhan furente mentre con la mano si massaggiava il collo, dove prima era germogliata una rosa azzurra. Goreha invece, con le zampe squamose, si teneva il capo - proprio dove il Novizio l’aveva colpita - gemendo e ansimando per il dolore e per la rabbia. <<Come osi colpire la tua padrona!>> ringhiò, cercando di afferrarlo con gli artigli ma Reilhan fu più veloce e nell’udire la parola “padrona”, divenne ancora più violento.  Non c’era cosa peggiore per lui, dell’essere ingannato.

Goreha però era un osso duro e nonostante fosse stata colpita da una raffica di colpi precisi e potenti, riuscì a risollevarsi scaraventando il curatore dall’altra parte della stanza. Ma la creatura che nel frattempo si era liberata dai rovi della regina, attutì la caduta del ragazzo con il suo corpo, permettendogli di ritornare subito all’attacco. Insieme, bersagliarono senza sosta Goreha, evitando i suoi rovi e il veleno secreto dalle lucertole, che intanto si erano unite alla loro padrona. Quando la regina infine sembrò sul punto di soccombere, con le zampe afferrò i suoi stessi sottoposti, divorandoli in un sol boccone. Reilhan restò impietrito dinanzi a quella scena. Più lucertole trangugiava e più essa si rigenerava, tornano in breve tempo al pieno delle sue forze. <<Sei un mostro!>> esclamò il Novizio, <<Ti sei nutrita dei tuoi stessi alleati, coloro che hai chiamato “figli”. Non vi è più alcuna traccia d’umanità in te ed io quindi, non avrò nessuna pietà!>>. 

La regina lo schernì, dimenticando che sebbene il corpo del ragazzo fosse visibilmente provato, lei non era la sola in grado di rigenerarsi. Reilhan chiuse gli occhi per un attimo e subito dopo ogni ferita o graffio, sparì. Poi concentrando il suo potere nel maglio, si scagliò contro il rettile, desiderando ardentemente di ucciderlo. Elesya sarebbe voluta intervenire, spalleggiando il compagno durante la battaglia, ma i suoi poteri non erano ancora tornati e non volendo quindi essere d’intralcio, tornò a medicare le ferite di Xera. La creatura invece si occupò delle lucertole che di tanto in tanto si generavano dai resti della vecchia coda, impedendo loro di soccorrere la regina. Elesya fasciò la ferita, fermando finalmente l’emorragia ma Xera aveva perso troppo sangue e solo Reilhan avrebbe potuto aiutarla. Quando si voltò per comunicargli la notizia, vide Goreha riversa al suolo con numerose bruciature sulla pelle, provocate dal maglio del Novizio, stranamente avvolto da fiamme bianche. 

In altre circostante il ragazzo non avrebbe continuato il combattimento, ma nei suoi occhi qualcosa era cambiato. Stringeva il maglio con entrambe le mani e lo faceva con tale decisione, da far diventare le sue nocche bianche. I suoi muscoli erano tesi e la schiena, imperlata di sudore. Elesya non aprì più bocca. I capelli del curatore erano appiccicati al viso a causa del sudore e dell’umidità presente in quel castello. Da quando erano sbarcati su Horsia, il suo aspetto era man mano cambiato. Oltre ad essere diventato più alto, infatti, i suoi lineamenti si erano induriti e accentuati, e nonostante i suoi sedici anni, era ormai più simile a un giovane uomo che a un ragazzo. Le ciocche rosse si erano allungate e la barbetta incolta gli aveva ridisegnato il volto, perché cresciuta. Elesya non poté fare a meno di fissarlo; per la prima volta non riconobbe più l’impacciato Novizio incontrato a Libra. Davanti a lei si ergeva un combattente, pronto a prendersi la vita dei suoi nemici, se necessario. 

La maga si strinse nelle spalle, sentendosi stranamente piccola, se paragonata ai suoi amici, poi però accarezzò il petto in direzione del cuore, lì dove una scheggia l’aveva trafitta e ricordò che anche lei non era stata da meno. <<Ho sacrificato la mia vita e comunque mi sento sollevata>> pensò, <<Oggi anch’io sono stata coraggiosa!>>.

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