martedì 8 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 173)

Madame Taròt vide il resto dell’odiato trio raggiungerla e con la mente rivisse, momento per momento, il susseguirsi d’eventi che l’avevano condotta a giacere inerme al suolo. Tuttavia per quanto provasse a dare una spiegazione logica all'accaduto, non riusciva a capire come i tre ragazzi fossero tornati in vita.
<<Ho visto i vostri corpi esalare l’ultimo respiro, questo non sta accadendo sul serio>>, gemette a denti stretti e con il viso rivolto nella polvere color pece.
<<Ti abbiamo mostrato ciò che tu volevi vedere, dando per scontato che la brama di vendetta ti avesse oscurato la mente>> rispose la guerriera, <<Dopodiché ingannarti è stato un gioco da “ragazzi”>> aggiunse il curatore. Elesya indicò il foro sul suo abito e sollevando il sottile strato di stoffa, mostrò la pelle priva di segni o tagli. La Paramal sbarrò gli occhi dallo stupore, per poi tornare a fissare gli abiti macchiati di sangue. <<Io avevo il pieno controllo del suo corpo …>> lamentò cercando la guerriera con lo sguardo << Niente di più vero, ma benché i tuoi poteri fossero ancora attivi, la magia di quelle rune ne ha ridotto la forza. Mi è bastato sporcare la lama con il mio stesso sangue e poi fingere di pugnalare Elesya, per darti l’illusione sperata>> disse Xera sorridendo. Reilhan iniziò presto a spazientirsi e preso dal desiderio di portare a termine quella farsa, interruppe bruscamente le spiegazioni. 

<<Conversare non porterà a nulla, dobbiamo decidere cosa farne di lei!>> esclamò adirato. Il volto contratto dalla rabbia non accennava ad attenuarsi, soprattutto quando, con la coda dell’occhio, osservava i lividi sul collo dell’amica. C’era voluta una grande forza d’animo per non perdere il controllo del suo corpo, ma la forte pressione esercitata sulla pelle, le aveva lasciato il segno. Dal suo punto di vista la loro messa in scena era stata guidata dalla buona sorte e nient’altro; ignaro della finta morte di Elesya, lui per primo ne era stato ingannato e solo nel momento in cui fu sul punto di far del male alla sua amica, la ragazza gli sussurrò quanto era accaduto. Reilhan osservò le rune che circondavano la superficie del cono vulcanico e per la prima volta fu grato della loro presenza.
<<Questa donna non merita alcuna pietà!>> asserì il Novizio, <<Ma se dovessimo toglierle la vita, diverremmo degli assassini. Dal mio punto di vista non ci sarebbe peggior maledizione da sopportare per il resto dei miei giorni>> affermò risoluto. Elesya provò a replicare, ma sapeva bene quanto le parole dell’amico corrispondessero a verità. Madame Taròt sorrise compiaciuta, <<Hai fatto la scelta giusta ragazzo; sono sicura che Murdar sarà orgoglioso di te>> aggiunse ironica. Reilhan si voltò verso la donna e con un sorriso beffardo le rispose a tono <<I tuoi poteri da Paramal sono davvero straordinari, Madame Taròt>>, la donna inarcò le sopracciglia <<Che cosa stai farneticando?>>, Reilhan allora si avvicinò a lei di qualche passo, per avere la certezza che la donna lo guardasse in faccia. 


<<Murdar sarà davvero orgoglioso di me, quando le porterò la persona che ha causato così tanti guai nell’ultimo anno>>. La Paramal impallidì al pensiero di rivedere l’odiato saggio e improvvisamente riconsiderò l’idea di essere giustiziata in quello stesso luogo. <<Siete degli sciocchi se pensate davvero che rinuncerò alla mia vendetta! Vi perseguiterò finché avrò vita e mai un solo giorno sarete felici>> urlò dimenandosi con forza. Gli occhi s’iniettarono di sangue e alcune vene sulla fronte presero a gonfiarsi. <<Una volta fuori di qui, i miei poteri torneranno più forti di prima, soggiogarvi perciò sarà un vero spasso>> continuò con affanno a causa dell’eccessiva respirazione.  Elesya strinse le dita attorno alla staffa finché non si fecero bianche; un’irrefrenabile rabbia le stava montando in petto, sentimento che non ebbe intenzione di tenere a freno. Si avvicinò allora alla Paramal desiderando soltanto di farla tacere e senza rendersene conto sollevò Vheles con entrambe le mani, per poi farle calare con violenza in direzione della donna. Fu Xera a fermarla in tempo, <<Ely … ?>> la interrogò con volto smarrito, che tuttavia tornò subito serio allorquando schiaffeggiò la guancia della giovane maga. Elesya si sentì subito svuotata, come se fino a quel momento qualcun altro ne avesse diretto le azioni. <<Non puoi darle tutto questo potere su di te>> le sussurrò la guerriera prendendola in disparte. <<I suoi discorsi mi rendono nervosa>> si giustificò la ragazza, <<Non mi riferivo a Madame Taròt>> aggiunse senza distogliere lo sguardo.

Le mani della Paramal erano state legate con della corda recuperata dalla bisaccia di Xera, affinché le fosse impedito di difendersi con le aguzze unghie. Reilhan volle fare lo stesso con le caviglie, però dopo costringerla a camminare sarebbe stato difficile. I tre ragazzi allora decisero di riposarsi, nell’attesa che il saggio li raggiungesse per portarli in salvo, quando un forte boato li costrinse a ripararsi la testa. Una sfera infuocata si era schiantata contro la barriera, incrinandola in alcuni punti, che tuttavia non ne attenuarono la forza. Reilhan fissò il soffitto oscurarsi e preoccupato per le amiche, le riparò con il suo stesso corpo. Una seconda palla infuocata colpi di nuovo la barriera, accentuando le incrinature che, molto veloci, percorsero l’intera superficie magica. Dei detriti presero a cadere dal cono in direzione delle giovani leve, che decisero quindi di ripararsi sotto l’enorme statua d’ossidiana. Soltanto Madame Taròt fu lasciata indietro, ma con i forti attacchi rivolti alla barriera, avvicinarla divenne sempre più arduo. Xera alzò lo sguardo in direzione del soffitto e l’ultima cosa che vide prima di un forte bagliore, fu la barriera andare in frantumi.

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