martedì 1 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 171)

Madame Taròt contemplò i suoi feticci e in particolare quello vincolato alla fanciulla. Era stata una fortuna per lei aver ritrovato alcuni capelli della guerriera sul suo vecchio divano, quasi il destino volesse aiutarla nella sua sadica vendetta. Sebbene i tentativi d’interazione col sigillo della ragazza, le avessero consentito soltanto di tenerla a bada per qualche giorno, proprio quel fallimento le aveva permesso di conseguire il migliore dei piani. Decise allora che della ragazza non ne aveva più bisogno e, con uno strattone, distrusse il vincolo attorno al collo della bambola. Nell’istante in cui la magia fu spezzata, la guerriera riaprì gli occhi ritrovandosi alla mercé del Novizio e della sua presa risoluta. I loro sguardi s’intrecciarono e benché la situazione richiedesse un immediato intervento, il corpo della giovane leva parve troppo provato. Reilhan cercò in tutti i modi di resistere a quella fattura, ma le sue mani non volevano saperne di ubbidire. Fece appello così a ogni fibra del suo corpo, tant’è che pian piano la sua fronte iniziò a imperlarsi di sudore. L’unico risultato ottenuto però fu quello di allentare, seppur di poco, la morsa attorno al collo. <<Rei, ti prego … fermati>> gemette Xera circondando i polsi del ragazzo con le sue mani, ma il volto contrito dell’amico le fece subito intendere la situazione.

<<È inutile ribellarsi ragazzina, ormai è finita! Arrenditi e lascia che il Novizio allevi le tue sofferenze. Dopotutto hai appena ucciso la tua cara amica, per cui meriti di morire>> gongolò Madame Taròt fissando, divertita, la scena. Xera cercò il corpo di Elesya con la coda dell’occhio e inorridendo, pianse lacrime amare. Reilhan si sentì morire dentro dinanzi a tanta sofferenza, ma la situazione in cui versava non era poi così diversa. Di lì a poco, infatti, anche lui avrebbe provato il medesimo dolore. Con i polsi ancora stretti nella fievole morsa della fanciulla, Reilhan era completamente in balia della megera che, stanca di attendere oltre, decise di porre fine al suo piano. <<Forza ragazzo è il momento. Un ultimo sforzo e sarà tutto finito!>> lo derise, mentre con le dita mosse il feticcio con insistenza. Il curatore perse così lo scarso controllo guadagnato con il sudore della fronte e, suo malgrado, fu costretto ad abbandonarsi a quel potere ignobile. Le mani, allora, si strinsero intorno al collo della guerriera e sebbene Xera non facesse che implorarlo, Reilhan non serrò la morsa sino a che la guerriera non si accasciò. Le mani, che fino a poco prima avevano tentato di respingere le braccia del curatore, crollarono pesanti sui fianchi e il respiro, già affannato, cessò del tutto. Quando la presa fu interrotta, il corpo di Xera cadde a terra accanto a quello dell’amica, scena che pietrificò il Novizio. 

Si rese conto così di aver riacquistato il totale controllo del suo corpo, ma ormai non aveva più nessuno da difendere. Decise perciò di fare la cosa più ovvia per lui in quel momento e senza rifletterci, s’impadronì del piccolo pugnale di Xera. Con la coda dell’occhio diede un ultimo sguardo alla donna che aveva causato loro tanto dolore e quasi stesse innalzando un calice ricolmo di vino, le puntò contro la lama per poi affondarla dritto nel suo cuore.
Il ragazzo cadde in ginocchio, accertandosi di essere abbastanza vicino al resto del gruppo, poiché non c’era posto migliore per morire, dal suo punto di vista. Reilhan si trascinò verso le due compagne e dopo averle accarezzate affettuosamente, si accasciò esanime.
La fragorosa risata di Madame Taròt echeggio per tutto il vulcano, rendendo quello sgradevole suono ancor più nefasto. Discese pian piano da quel che era stato il suo podio per tutto quell'intervallo di tempo, perché il suo desiderio di contemplare la scena era diventato troppo forte da contenere. Con l’ausilio di una fune, che aveva raccolto una volta in cima, discese sino alla base della statua. L’azione le causò molta fatica, data la veneranda età e data la mancanza dei suoi poteri. La barriera magica, infatti, aveva colpito anche lei, proprio come aveva detto Elesya, ma le sue amate marionette erano state maledette prima di accedere in quel luogo, per cui non avevano risentito di tale restrizione. Prese fiato prima di raggiungere i corpi dei ragazzi, benché l’euforia le avesse reso quell’ultima fatica infima, se paragonata al premio che ne avrebbe conseguito.
Ai suoi piedi i corpi senza vita dei ragazzini che l’avevano allontanata dal suo Signore, mentre nel suo cuore pregustava il momento in cui, l’odiato Murdar, avrebbe appreso della loro dipartita.

2 commenti:

  1. In queste ultime 2 pagine la cattiveria di Madame Tarot viene descritta in modo sadico e crudo e le scene sono simili ad un horror non pensavo potesse arrivare a tanto sei riuscita a farmi rimanere terrorizzato e la scena finale di questa pagina mi ha fatto quasi piangere

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    1. In effetti molta gente vorrebbe vederla finire in malo modo quella persona. :D

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