martedì 17 febbraio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 130)

Reilhan si rialzò in fretta e di nuovo fu al capezzale della guerriera svenuta <<Sembra sotto l’effetto di un veleno>> commentò osservando i sintomi. <<Gli aculei dei Landak … non c’è altra spiegazione>> aggiunse lo spadaccino. <<Rei non puoi far nulla?>> domandò Elesya preoccupata ma il curatore scosse il capo <<Non credo, hai visto come ha reagito prima? Deve essere un tipo di veleno che altera la natura della magia tramutandola nel suo esatto opposto. Se dovessi intervenire, potrei farle del male!>> affermò a capo chino. Reilhan strinse i pugni fino a che le nocche non divennero bianche e a Dereth non sfuggì, ma subito la sua attenzione ricadde ancora una volta sulla guerriera che si era risvegliata. Nessuno osò muovere un muscolo, poiché incapaci di comprendere quale sarebbe stata la reazione della giovane leva. Quando Xera riaprì gli occhi, il suo viso apparve perplesso <<Perché state lì a fissarmi con quelle facce?>> li rimbrottò e tutti poterono finalmente rilassarsi. <<Sei svenuta, non lo ricordi?>> asserì Reilhan, <<L’ultima cosa che ho visto è la rissa di due ragazzini che se le davano di santa ragione, dopo di che il nulla>> li provocò rialzandosi. Un capogiro tuttavia la convinse a desistere, <<Riposati, del resto non serve a nessuno una guerriera che non si regge in piedi>> disse Dereth allontanandosi dal trio per poi accomodarsi accanto al tronco di un albero vicino. 

Sia Reilhan sia Dereth decisero di non ricorrere alla magia per curare le ferite riportate durante la lotta, a dimostrazione del fatto che il loro discorso non si era ancora concluso. <<Siete due stupidi>> li ammonì Xera, <<Se ci dovessero attaccare, sareste già malconci e quindi alla mercé dei nostri avversari>> tenne a precisare ma entrambi non cambiarono idea. <<Non ti preoccupare, ci vuole ben altro che qualche pugno per abbattermi>> si giustificò il Novizio dandosi una sonora pacca sul petto che lo fece sussultare. <<Come ho già detto sei proprio uno sciocco>>. La guerriera riposò fino a che i due soli non tramontarono, sebbene le fronde degli alberi impedissero ai ragazzi di scrutare il cielo. Dereth accese il fuoco mentre Elesya dispose le provviste su di una coperta affinché tutti potessero mangiare. Con lo stomaco pieno tornò persino il buon umore. <<Sarà meglio riprendere il cammino, non vi è molta differenza tra giorno e notte in questo posto>> suggerì Xera che apparentemente sembrava essersi ripresa. Anche i suoi compagni furono d’accordo, l’idea di abbandonare quei boschi al più presto allettava tutti. Ognuno si munì di torcia che, tenuta ben alta, servì a illuminare la strada e al contempo a intimidire le bestie che si nascondevano tra i cespugli. Reilhan non perse mai di vista la mappa facendo attenzione a non intraprendere la strada sbagliata, poiché quei boschi avevano la facoltà di confondere i sensi e alterare le percezioni. 

Giunsero così dinanzi a un muro di roccia argillosa che la mappa non segnalava. <<Non capisco!>> esclamò il Novizio perplesso. Si grattò il pizzetto più volte e Dereth, per tutta risposta, s’indispettì strappandogli la pergamena dalle mani. <<Sei un incompetente>> borbottò scrutandola a fondo. Reilhan fece per riprendersela ma un forte boato lo immobilizzò. <<Maledizione!>> Dereth incominciò a fissare un punto indefinito del bosco <<Siamo con le spalle al muro … è una trappola>> spiegò Xera portando una mano sull’elsa di Rhinvel. La lama però reagì in maniera inaspettata, respingendo la sua padrona con spine aguzze. <<Ahi!>> lamentò la ragazza portandosi il dito ferito alla bocca, <<Che ti prende ora?>> aggiunse fissando la spada, ma lo spadaccino la redarguì <<Non distrarti!>>. Xera allora alzò il capo per rispondergli a dovere tuttavia l’immagine che si parò dinanzi la lasciò di stucco. In principio i tronchi iniziarono a tremare, poi i cespugli e infine persino la terra. Tutto durò pochi minuti, trascorsi i quali, le vibrazioni si placarono e la calma tornò a regnare. Nessuno però si sentì al sicuro, al contrario tutti incominciarono a sudare freddo. L’unico suono che si percepiva era l’incessante martellare dei loro cuori e nel momento in cui il silenzio persistente divenne insostenibile, Reilhan comprese di dover agire. Con gli occhi perlustrò il muro alle sue spalle in lungo e in largo, chiedendosi se fosse possibile scalarlo ma allorquando provò ad alzare le braccia, una fitta alle costole lo convinse a desistere. 

<<D’accordo avevi ragione, sono uno sciocco>> pensò tra se e se rammentando le parole dell’amica. Il Novizio però non si arrese e sapendo di non avere il tempo dalla sua, riprese a scandagliare la parete che si rivelò troppo friabile per sostenerne il peso, quando un verso profondo e terrificante gli raggelò il sangue. Proveniva dallo stesso punto in cui gli alberi avevano tremato e proprio da lì numerosi animali di piccola taglia incominciarono a scappare in ogni direzione, ignorando le giovani leve. Persino dei Landak facevano parte di quello strano branco in fuga, cosa che a Xera non passò inosservata. <<Potrebbe essere un Hòros>> ipotizzò Elesya senza smettere di tremare, <<Non credo>> la smentì lo spadaccino <<Neanche un Hòros di notevoli dimensioni può intimorire tutti questi animali>> aggiunse. <<In verità non voglio scoprirlo>> intervenne Xera e velocemente iniziò a muoversi nella stessa direzione dei Landak. I tre ragazzi le corsero dietro ma alle loro spalle anche qualcun altro decise di fare lo stesso. Ogni suo passo smuoveva la terra, che il gruppo sentì fremere sotto le suole dei calzari. Ben presto però la parete di roccia bloccò la loro fuga e di nuovo si ritrovarono in trappola con il nemico alle calcagna. Più la bestia si avvicinava e più i ragazzi si strinsero al muro, sperando che l’oscurità gli avrebbe permesso di passare inosservati. Fu allora che uno scricchiolio sopraggiunse alle loro spalle. Una breccia si aprì sulla spessa parete e inghiottì l’inerme gruppo come fauci fameliche.

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