mercoledì 30 dicembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.193-194) [FINE]

Murdar riunì i tre ragazzi intorno alla sua esile figura, senza dimenticare Hillin che per tutto il tempo li aveva attesi sulla spiaggia. Nel momento in cui tutti gli furono accanto, l’uomo utilizzò i suoi poteri per trasportare l’intero gruppo in un punto diverso dell’isola. La destinazione fu la piazza centrale di Kodur. Xera si meravigliò nel rivedere l’antica statua completamente ricostruita e solo in quell’istante notò un elemento che fino ad allora le era sfuggito. Le figure, infatti, attorno alla statua del saggio erano esseri a lei familiari e alzando lo sguardo, scorse persino un musetto ormai ben noto: un cucciolo di Hulfùr identico a quello che stringeva tra le braccia. <<Sono tutti Pillim!>> mormorò ad alta voce. Anche i due compagni alzarono il capo, incuriositi dalla frase di Xera e subito notarono la presenza di Volk nella misteriosa scultura. <<Signore, chi ha realizzato questa statua?>> domandò Elesya, <<Non conosco il suo nome. Lo scultore si presentò sulla mia isola prima che innalzassi la barriera protettiva. Restò qui qualche settimana e infine svanì nello stesso modo in cui era apparso: in silenzio>>. Xera abbassò lo sguardo sulla targa alla base della statua e alla fine della nota commemorativa, intravide alcune iniziali incise in piccolo: “D. R.”. Murdar, però interruppe le loro riflessioni anticipando che li avrebbe condotti al porto di Horsia entro un’ora. Li incitò quindi a concludere i loro affari in città in vista della partenza e detto questo, si allontanò lasciandoli soli al centro della piazza. Anche Hillin seguì l’uomo, ricordando al gruppo di non tardare poiché al saggio non piaceva attendere a lungo.

Reilhan si sgranchì le braccia ancora intorpidite per la lunga attesa e guardandosi intorno, notò il camino della locanda, fumare a pieno regime. <<Andiamo a mangiare un boccone; prima di andarmene voglio un’ultima fetta della torta alle more più buona del mondo>> disse entusiasta. Si diressero così verso l’accogliente edificio ma poco prima di entrare, un uomo possente interruppe il loro cammino. <<Non penserete di andarvene senza salutarmi, voi piccoli marmocchi impertinenti>>. Xera alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono quelli di Kowal Zholl, il fabbro del villaggio Kodur. L’uomo aveva un grande sorriso stampato sul volto, deformato tuttavia dalla cicatrice che lo deturpava. Senza alcuna difficoltà sollevò la ragazza dai fianchi, <<La mia prode allieva abbandonerà l’isola, sono davvero fiero di te>> asserì a voce elevata, sballottando la fanciulla da un lato all’altro come fosse un fuscello. Quello che però più di tutti non apprezzò il caloroso trattamento fu il cucciolo tra le braccia di Xera, che prese a ringhiare contro l’uomo, inducendolo così a mettere giù la ragazza. <<Che mi prenda un accidente … Hai addomesticato un cucciolo di Hulfùr, sei più temeraria di quel che pensassi>> le disse ridendo fragorosamente. <<Aspetta qualche minuto allora, ho il regalo giusto per te>> commentò prima di sparire all’interno della sua dimora. Ne uscì pochi minuti dopo, sfoggiando un oggetto di pelle che consegnò alla fanciulla. 

<<Ti servirà tra qualche mese>> spiegò fissando il cucciolo. <<Quella è una sella?>> domandò incuriosita la giovane maga, <<Certo, perché addomesticare un Hulfùr, altrimenti? Sono delle cavalcature eccellenti in battaglia, veloci e agili. Inoltre tutta la fanteria di Nortor in passato cavalcava degli Hulfùr, ne eravate a conoscenza?>>. Xera scosse il capo e lo stesso i suoi compagni. L’uomo donò infine alla fanciulla una sacca anch’essa in pelle, per trasportare più agevolmente il dono ricevuto. <<Non preoccuparti per la barriera, quando qualcuno sta per abbandonare l’isola, riceve in dono solo oggetti che possono oltrepassarla senza ardere all’istante. I vostri abiti ad esempio …>>. Kowal rise ancora una volta in maniera rumorosa e questo attirò l’attenzione della donna che, proprio in quel momento, passò accanto a loro. <<Reilhan, Elesya e Xera … le mie leve preferite mi sono venute a salutare?>>. I ragazzi si voltarono, notando così l’affettuosa Aldaria, andargli in contro con le braccia aperte. La donna li strinse a sé e senza perdere neanche un minuto, li invitò a entrare nella locanda. Prima però di strapparli dalle attenzioni del fabbro, questi li esortò a lasciare le loro armi alla sua custodia. I tre ragazzi lo assecondarono, per poi essere catapultati all’interno della locanda dalla vigorosa proprietaria. Il profumo di torte appena sfornate invase le loro narici e Reilhan si accomodò al primo tavolo disponibile, impugnando forchetta e coltello. 

<<Rei … a volte sei imbarazzante>> lo ammonì Xera, sollevando un sopracciglio ma il ragazzo la ignorò, poiché sotto il suo naso gli fu servito un succulento pezzo di torta calda. Aldaria si unì al trio, gustando il dolce in loro compagnia ma ripensando all’imminente partenza dei ragazzi, iniziò a commuoversi. <<Siete cresciuti così tanto in questo anno, non siete più dei bambini ormai. Quando andrete via, quest’isola mi sembrerà più triste>> aggiunse con le lacrime agli occhi. Elesya la consolò dandole delle pacche sulle spalle e la donna si tranquillizzò dopo poco. <<Vorremmo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per noi. Sei stata una madre premurosa e il tuo sostegno ci ha salvato in non poche occasioni. Non sapremo mai come ripagarti>> affermò Reilhan a nome di tutti. Aldaria allora ricominciò a piangere e di nuovo Elesya dovette prontamente intervenire. All'improvviso la donna si alzò colta da un’idea, e chiedendo loro di attendere qualche altro minuto, svanì all’interno delle sue cucine, per poi uscirne con tre sacchetti in mano che donò ai ragazzi. <<Mangiatela durante il viaggio e pensate a questa vecchia donna ogni tanto>> disse sorridendo malinconica. Infine poco prima che il trio abbandonasse la locanda, Aldaria prese Xera da parte <<La tua prossima meta è Nortor, vero?>> domandò. La guerriera ci pensò qualche istante <<Voglio rivedere mia madre, prima di trasferirmi nella Capitale>> confessò la ragazza. <<Bene! Vorrei chiederti, però un piccolo favore, bambina mia>>, la ragazza rimase in silenzio, incuriosita dall’improvvisa richiesta, <<Quando arriverai a Nortor, ti prego, cerca un soldato di nome Mya e dalle questo>> spiegò, porgendole un pacchetto. <<La mia nipotina è partita da due anni ormai e di lei non ho più alcuna notizia. Se puoi, inoltre, esortala a scrivermi … sento davvero la sua mancanza>>Xera sorrise e in fretta conservò il dono nella sacca appena ricevuta. <<Lo farò!>> disse infine, salutando la donna.

I tre ragazzi abbandonarono la locanda e Kowal li fermò un'ultima volta. <<Ecco a voi le vostre armi, rimesse a nuovo dalle mie mani esperte>> asserì vantandosi un po’. Xera impugnò Rhinvel e sollevandola sul capo per poterla guardare meglio, sorrise compiaciuta. La lama era lucida come fosse stata appena forgiata e la fanciulla la ripose subito nel fodero. Anche Reilhan ammirò lo stato del suo Maglio, che per quanto fosse usurato, aveva riacquistato una nuova vita. Elesya ringraziò il fabbro per la cura con cui aveva trattato le loro armi e salutandolo con affetto, invitò i suoi compagni ad affrettarsi perché l’ora dell’incontro con il saggio era ormai giunta. Arrivarono così al centro della piazza e lì ad attenderli trovarono Hillin e Murdar. Di nuovo allora lo accerchiarono e sfiorata la sua tunica, furono circondati da una sfera magica che sollevò l’intero gruppo. Percorsero tutta la strada che li avrebbe condotti sino al porto volando con la magia del trasporto, un ultimo dono del saggio ai tre ragazzi. <<Guardate, quello è il fiume che abbiamo attraversato con la zattera!>> esclamò Elesya. Dopo qualche istante Xera indicò qualcos’altro: <<Il deserto dove ci siamo scontrati con la talpa>>. Infine arrivati in prossimità del porto, Reilhan invitò le amiche a osservare dall’alto le foreste ai due estremi di Horsia. Da lontano si poté intravedere persino il lago Biru da dove un fascio luminoso li accecò per qualche secondo, proprio nel momento in cui la voce di Chundra invase i loro pensieri: <<Buon viaggio>>, udirono poco prima di ritrovarsi al centro del porto.

Xera sfiorò la tasca della cintola nella quale custodiva l’Ohrm e sapendo di aver preso la decisione giusta, voltò le spalle al lago contemplando così, dopo un anno, la maestosa Sylvia. Il capitano Flor li raggiunse in fretta, ansioso di riprendere il mare, poiché detestava la terraferma con tutto se stesso. <<Siamo pronti?>> disse in agitazione, ma il saggio volle riservare qualche altro minuto ai saluti.
<<La vostra permanenza sull’isola vi ha causato molti dispiaceri, spero tuttavia che quando ripenserete a questa terra, possiate anche sorridere. Chiunque abbandoni Horsia non può farci più ritorno senza il mio benestare, voi lo avete ricevuto durante la cerimonia. Potrete per cui tornare in qualsiasi momento, qualora sentiste il desiderio di far visita a questo vecchio nonno>>. Reilhan ricordò la runa incisa sulle loro fronti e collegò quindi le parole del saggio, al gesto compiuto durante la cerimonia. I tre ragazzi abbracciarono l’uomo prima di salire a bordo del veliero. Persino Hillin partecipò ai saluti finali ma in maniera più distaccata. <<Mi auguro di non rivedervi più, siete stati un’enorme spina nel fianco>> asserì ignorandoli con lo sguardo. Xera sorrise e lo stesso Elesya, Reilhan invece sbuffò <<Anche tu ci mancherai>> aggiunse il curatore. Il primo a salire a bordo fu il Novizio, seguito da Elesya che fu costretta a impugnare una manciata di sale per scongiurare la cattiva sorte. Xera tuttavia si voltò un’ultima volta per contemplare il luogo dove tutto aveva avuto inizio. Ogni ricordo bello o brutto che fosse si palesò dinanzi agli occhi, ogni avversità affrontata, ogni momento felice le tornò alla mente e infine, sorridendo soddisfatta, esclamò <<Addio, Horsia!>>.

Raggiunse allora Il resto del gruppo sul veliero e salita sul ponte, osservò con emozione Sylvia allontanarsi dal porto. Elesya quindi colse l’occasione per dire qualche parola: <<Stiamo abbandonando Horsia da combattenti, i nostri propositi si sono avverati>> asserì, prendendo la mano della sua amica come durante il loro primo incontro. Soltanto Reilhan rimase in silenzio. Assorto nei suoi pensieri, rimuginò tra sé e sé fino a che, non potendo attendere oltre, afferrò il cucciolo per la collottola e lo affidò alle cure della giovane maga. Poi, stringendo la mano della guerriera, si allontanò dal ponte trascinando la fanciulla. <<Aspettaci qui Ely, devo parlare con la Testa Calda in privato>> affermò con tono severo. Elesya sorrise e stringendo il cucciolo, che si dimenava tra le braccia, lo invitò ad avere pazienza per qualche minuto.
<<Che ti prende di punto in bianco, Rei?>> lamentò la guerriera, che tuttavia fu liberata poco dopo dalla presa. <<Sono stato ferito dalla tua lama!>> esclamò all’improvviso e Xera rimase in silenzio, chinando il capo. <<Mi dispiace>> rispose tristemente. <<Sono stato posseduto da un mostro>>, e di nuovo Xera si sentì responsabile. <<Sono stato vessato da frecce e sono stato il bersaglio delle più svariate creature>> continuò porgendole le spalle. Xera non comprese perché l’amico stesse proferendo quelle parole, ma in un modo o nell’altro sapeva di esserne in parte la causa. <<Ho persino rinunciato i miei poteri per te e infine sono addirittura morto>>. Gli occhi di Xera si riempirono di lacrime, <<Non pensavo mi odiassi a tal punto>> mormorò con la voce rotta dal pianto. Reilhan si girò notando il dispiacere della ragazza espresso sul suo volto. Si avvicinò a lei fino a che i loro corpi non si sfiorarono e sollevatole il capo, affermò <<Che dici, me lo sarò pur meritato un bacio?>> asserì poggiando le sue labbra su quelle della fanciulla. Xera spalancò gli occhi dallo stupore, poi però stringendo Reilhan a sé, si arrese dinanzi ai sentimenti del ragazzo, gli stessi che custodiva nel suo cuore.

Fine volume primo.

Antefatto:

Tra le ceneri del vulcano Svaltur, una figura esile sostò alcuni minuti cercando qualcosa tra i detriti. Il corpo era occultato da un mantello nero che ne celava l’identità e occludeva la sua presenza al resto degli abitanti di Horsia. Un bagliore magenta illuminò per qualche istante il volto della losca figura, che con le mani sporche a causa delle cenere, estrasse un mazzo di carte dalla polvere, circondato da una barriera porpora innalzata col sangue: l’ultimo disperato tentativo del precedente proprietario, di preservare il suo bene più prezioso dalla lava incandescente.
La figura afferrò il mazzo di carte e lo nascose sotto il mantello, fatta eccezione per una. La sollevò e da essa evocò una donna dalle ali maestose e dai fluenti capelli scarlatti. La donna osservò la figura per qualche istante, il suo volto divenne pallido e nello stesso istante una catena porpora si materializzò intorno alle sue mani. Infine, costretta a obbedire al nuovo padrone, la donna sollevò la figura e la condusse lontano, oltre la barriera che circondava l’isola.

Fine.

Nota dell’autore:

Sono trascorsi ormai due anni dall’inizio di questo lungo viaggio. Molti di voi l’hanno intrapreso con me sin dal principio, altri si sono aggiunti in seguito e altri ancora hanno deciso di pazientare fin tanto che il mio lavoro non fosse concluso. Ora che ho finalmente potuto scrivere la parola “fine” al mio racconto, posso davvero ringraziare tutti voi che mi avete sostenuto in questi due anni. Quando ho iniziato, non sapevo come questo racconto si sarebbe evoluto, perché sin dalle prime pagine è stato il prodotto di un lavoro improvvisato sul momento. Non ho mai organizzato o deciso nulla prima di scrivere ogni singolo post, poiché puntualmente, grazie anche ai vostri commenti e alle vostre opinioni, la mia storia ha pian piano incominciato a scriversi da sola.
Mi sono perciò limitata a riportarvi le immagini che si svolgevano nella mia testa, nell'istante in cui le dita sfioravano i tasti del PC. Tante volte mi sono state chieste anticipazioni riguardo alla trama e ammetto che io stessa non avevo una risposta in merito. Sapevo in cuor mio che così come il racconto si era evoluto sul momento, lo stesso sarebbe stato per la sua conclusione. Ed eccoci qui ora, a distanza di due anni (lunga attesa, direi) con la parola fine sul fondo della pagina. A questo libro ne seguiranno, credo, altri due. Dico credo perché l’imprevedibilità mi ha sempre caratterizzata, perciò non mi sento di fare dei pronostici in merito. Quel che posso dire tuttavia è che questi altri volumi saranno pubblicati nella loro interezza. Non ci saranno quindi altri post in merito a questo racconto che per quanto mi abbia coinvolto, allo stesso tempo ha prosciugato tutte le mie energie. Pubblicare pagina per pagina è stancante e a tratti ripetitivo e penso che a lungo andare logori l’ispirazione. In un altro post spiegherò in che modo deciderò di volgere il mio scrittoio, questa nota voleva solo essere un ringraziamento finale, un degno saluto a voi: le mie vere giovani leve. Ho intenzione perciò di unire ogni singola pagina e farne un vero libro, che pubblicherò su Amazon in formato ebook. Spero quindi che continuerete a sostenermi così come avete fatto in questi due anni. Il vero lavoro per me inizia adesso ma vi terrò sempre aggiornati, utilizzando i miei social, circa l’andamento del libro. Grazie a tutti e come sempre vi auguro una buona lettura.


Valeria Ricci

2 commenti:

  1. Mi sono commossa alla parola fine. ora ti auguro di vero cuore di avere un gran successo. Auguri,auguri auguri.

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    1. Grazie per aver letto tutto il mio racconto fino alla fine :)e grazie per gli auguri :)

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