martedì 9 dicembre 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 115)

Xera si staccò dal tronco al quale era poggiata, proprio nel momento in cui l’amica ricadde pesantemente su stessa. <<Elesya!>> urlò sperando di poterla destare, ma invano. La guerriera si avvicinò alla barriera eretta da Faiha, ma subito Zabora intervenne. <<Stai indietro>> le intimò sfiorando l’elsa della spada. <<bada agli affari tuoi biondino>> rispose imitando i suoi gesti, <<La salute di Faiha è affar mio e non ti permetterò di farle del male>> insistette il ragazzo. Xera corrugò la fronte, non avrebbe mai ferito la Conue eppure il suo amico la pensava diversamente. <<Temo che i troppi capelli ti abbiano annebbiato il cervello>> affermò la guerriera facendosi largo con il braccio teso. <<Attenta, oggi Murdar non correrà in tuo soccorso>> Zabora cercò di intimorirla ma ottenne l’effetto opposto. <<Che cosa intendi dire, sai qualcosa di Murdar che non ci hai detto?>>. Xera si avvicinò al ragazzo quanto bastava per sentire il battito del suo cuore. Il ritmo aumentò dopo la sua domanda. <<Non più di te>>, <<Davvero, facciamo che non ti credo neanche un po’>>, asserì avanzando ancora. Xera non distolse mai i suoi occhi da quelli del ragazzo durante il concitato dialogo e questo lo rese più nervoso. 

<<Dimmi quello che sai o dovrò usare le maniere forti>> gli intimò infine. <<Quanta determinazione per una leva fuorilegge>>, Mihrrina interruppe il discorso frapponendosi tra i guerrieri. <<Murdar è a Nortor in questo momento, non sappiamo altro>> confessò con disinteresse mentre ripuliva le unghie sporche di terra. <<Vi siete presi gioco di Reilhan>> Xera esternò il suo disappunto calciando un sasso. <<Oh andiamo, anche tu volevi che la strega si sottoponesse al rito, sai quanto sa essere ostinato quel ragazzo!>> si giustificò la Hem lasciandosi sfuggire un sorrisetto beffardo. <<Con la vostra trovata avete messo in pericolo la mia amica … ma vedo che la situazione ti diverte>> Xera sussurrò la frase finale poiché la rabbia la soffocò. Mihrrina scorse una fiamma ardere nei suoi occhi e subito cambiò espressione. <<La tua amica è al sicuro, Faiha sa quello che fa. Non è una principiante>> tentò di dissuaderla. Xera si voltò verso la compagna che ancora se ne stava riversa su stessa. Senza sfiorare la barriera, la aggirò portandosi così alle sue spalle. <<Ely!>> le sussurrò piano. La Conue riaprì gli occhi. <<Elesya è stremata. La magia del sigillo è forte, concedile qualche minuto per riprendersi>> le suggerì. Xera scosse il capo e infine si sedette proprio accanto a lei.

<<Elesya!>> Faiha continuò a pronunciare il suo nome, sperando di poterla destare e quando ormai le speranze vennero meno, la giovane leva mosse le dita della mano. Lentamente riaprì gli occhi e si mise a sedere. <<Che cosa è successo?>>, <<Hai perso i sensi, le prove ti hanno stremata. Fatti forza, ne mancano soltanto due>> asserì la Conue, sospirando sollevata. La maga si rialzò in piedi e avanzando decisa, ridusse la distanza che la separava dall’artefatto. Il teschio era ancora lì al centro di un vuoto indefinito, con gli occhi cavi fissi su di lei. Elesya gli girò intorno studiando la situazione e nel mentre intravide il punto in cui le catene convergevano. Gli anelli iniziali erano ancorati al marchio sulla nuca dell’artefatto perciò le venne spontaneo massaggiarsi il collo. Qualcosa di freddo e duro però si contrappose alle sue dita. Aveva la stessa consistenza del metallo e la medesima resistenza. Un brivido le percorse la schiena. <<Non ho mai desiderato tanto uno specchio in vita mia>> pensò e subito il suo desiderio venne esaudito. Si ritrovò all’improvviso dinanzi a un grande specchio in grado di riflettere la sua immagine per intero, simile a quelli presenti nelle stanze della locanda di Aldaria. Diede le spalle all’oggetto, girando il collo per guardare meglio. Quello che vide la fece trasalire al punto da disperdere lo specchio in fretta. Gli anelli finali delle due catene restanti erano fissati alla base del suo collo. 

<<Non ci resta molto tempo!>> la voce della Conue la ridestò dai suoi pensieri e così intenzionata a liberarsi della maledizione, si fiondò sulla quarta catena. Le sue mani si pietrificarono a causa del freddo pungente che quel giogo emanava. Si diffuse presto in ogni parte del suo corpo, fino ad arrivare al cuore che rallentò il suo battito per poi fermarsi del tutto. La ragazza non percepì più nulla, al contrario si convinse di essere morta. Xera osservò la sua amica cambiare colorito e la sua pelle diventare livida. <<ELESYA>> le urlò e con la mano cercò di toccare la sua spalla. La barriera tuttavia le ricacciò il braccio indietro. La Conue si ridestò dallo stato meditativo come fosse stata strappata da un lungo sonno profondo. <<Che cosa hai fatto!>> disse impallidendo. <<Adesso non potrò più raggiungere Elesya e lei sarà completamente sola>> asserì tremando. Xera si avvicinò alla ragazza, <<Abbassa la barriera>> le intimò e Faiha non se lo fece ripetere due volte. La leva oltrepassò il cerchio che si era creato sulla terra e il suo cuore ebbe un sussulto quando vide l’amica più da vicino. Gli occhi erano sbarrati e vitrei, mentre la pelle pallida sembrava senza vita. Le mani della guerriera iniziarono a tremare. <<Ely>> mormorò piano. <<Non riesco a sentire il suo cuore>> aggiunse respirando a fatica. <<La quarta catena l’ha congelata, purtroppo non so altro e adesso mi sarà impossibile rientrare nella sua mente se lei non collabora>>. 

Faiha pronunciò la formula così tante volte da farsi ardere la gola, tuttavia la giovane maga versava nelle medesime condizioni. <<Se Reilhan fosse qui, potrebbe aiutarla!>> affermò Xera e voltando il capo, guardò Zabora con risentimento. Subito però si rivolse a Mihrrina <<Se le voci sul tuo conto sono vere, corri da Reilhan e conducilo qui, nessuno potrebbe raggiungerlo in tempo a parte te>>. La Hem si meravigliò della richiesta e dei complimenti <<Sarò presto di ritorno, cerca di non far morire la tua amica intanto>> le rispose svanendo all’improvviso inghiottita dalla vegetazione circostante. <<Che cosa possiamo fare?>> Xera interpellò la Conue sperando in qualche suo suggerimento ma Faiha non poté essere di alcun aiuto. <<Questa magia è più complessa di quel che pensavo>> si giustificò abbassando lo sguardo ma Zabora prese le sue difese, <<Non è colpa tua, se questa ragazza non avesse toccato la barriera, adesso Elesya sarebbe al sicuro>>, <<Perché non chiudi la bocca? Vai a pettinarti la chioma, qui non sei di alcun aiuto>> lo rimproverò Xera ancora adirata per le bugie del guerriero. Zabora fece per sguainare la lama ma Faiha gli bloccò il braccio. <<State calmi, così peggiorate soltanto le cose>> li redarguì. Xera distolse lo sguardo dal ragazzo, concentrandosi su Elesya. Quando all’improvviso qualcosa attirò i suoi occhi. Un riflesso luminoso proveniva dalla runa incisa sul collo della maga. 

Xera avvicinò il capo e non poté credere a quanto scoprì. Si stropicciò gli occhi affaticati, pensando di essere stata vittima di un’illusione, ma nel momento in cui la vista tornò alla normalità, si rese conto che tutto era reale. L’anello di una catena sporgeva dalla runa. Inizialmente pensò di avvisare gli altri due, poi però si convinse di dover agire. Con determinazione afferrò l’anello e incominciò a tirare.
Elesya avvertì un forte calore diffondersi a macchia d’olio dal collo in giù. I suoi muscoli si sciolsero e il cuore tornò a battere forte e vigoroso. <<Xera>> pensò sorridendo. Tra le mani stringeva la catena che non lasciò andare, sebbene il suo istinto le intimasse di liberarsene. Anche lei iniziò così a tirare con tutte le forze che aveva, giocando una sorta di tiro alla fune con l’artefatto stesso. Quando sentì la presa opposta farsi meno insistente, Elesya strattonò con maggior vigore ma la catena non venne via, al contrario proiettò immagini inquietanti di morte. Centinaia di corpi senza vita caduti per mano di Nephes e della sua falce. Infine la visione che più di tutte la terrorizzò giunse nitida nella sua mente. Il suo stesso corpo decapitato, ai piedi dell’uomo che le aveva giurato amore eterno.

<<Io non posso morire, che cosa pensavi di ottenere con il tuo gesto>> la voce della donna risuonò nelle orecchie di Elesya e per un attimo poté giurare di averla accanto. <<Il degno epilogo del mio piano>> rispose l’uomo e subito rise divertito, stringendo i capelli della donna nel pugno. <<Se solo avessi la mia falce, trasformerei il tuo ghigno in un urlo di terrore>> asserì Nephes. <<Se c’è una cosa che proprio non sopporto, è il suono della tua voce. Resistere tanto a lungo … è stata l’impresa più ardua mai compiuta>>. L’uomo camminò intorno al corpo della donna ma delle voci lo fecero trasalire. <<Bene, adesso il tuo tempo è davvero finito. La persona che sta arrivando saprà rimetterti al tuo posto>> Nephes tentò di intimorirlo e ci riuscì. <<Maledizione, le tue chiacchiere mi hanno rallentato>> affermò innervosendosi, <<Sono costretto a cambiare i miei piani>>. Lasciò cadere la falce a terra e questa svanì in una nube di fumo nero, poi dal palmo evocò una sfera infuocata e con quella colpì il corpo della donna. <<Fermati, che cosa stai facendo>> urlò disperata <<Ciò che devo>> disse contemplando le fiamme ciano che divorarono tutto quello con cui entrarono in contatto. Da sotto il mantello estrasse un sacco di iuta e senza cura ci scaraventò la testa della donna, che invano cercò di opporsi. La visione svanì ed Elesya diede un ultimo forte strattone. L’anello iniziale si spezzò e infine la quarta catena scomparve come le precedenti. 

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