martedì 23 settembre 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 96)

Tornati suoi loro passi e lasciatosi alle spalle il vulcano, i ragazzi sostarono qualche minuto per recuperare le forze. Reilhan non aveva detto una parola durante tutto il viaggio e Xera preferì non indagare. Quando però il silenzio divenne insostenibile, la giovane maga prese coraggio e disse <<Non ho ancora capito cosa è accaduto a quella splendida caverna dal prato ambrato>> poi respirò profondamente e aggiunse <<per non parlare degli Hipis>>. Così sciolto il ghiaccio, il curatore si costrinse a rispondere ricacciando la rabbia che lo aveva accompagnato fino a qualche attimo prima. <<Prova a descrivermi la pianura dorata>> le rispose incrociando le braccia << e cerca di essere molto dettagliata!>>. Elesya si sedette su una roccia abbastanza grande da sostenere il suo peso e iniziò a riflettere. <<È strano! Anche se non è passato molto tempo, la ricordo appena>> spiegò forzando la sua mente. <<La pianura si estendeva a perdita d’occhio e gli steli ambrati del prato, riflettevano la luce abbagliante delle pietre solerine>>.

Reilhan allora le domandò <<Che altro?>> ed Elesya si morse il labbro ostentando difficoltà nel ricordare. <<C’erano le fontane di lava che fuoriuscivano dalle pareti, si questo lo ricordo!>> affermò ma Reilhan insistette confondendola <<Ne sei sicura? Io ricordo che le fontane erano al centro della distesa erbosa>> asserì ed Elesya si rese conto che il Novizio non mentiva. <<Mi dispiace, non riesco a ricordare altro>> disse sconsolata e osservando la guerriera, le domandò quali fossero invece i suoi ricordi. <<Io ho visto alcune statue di basalto su piedistalli dello stesso materiale. Rappresentavano delle creature simili agli Hipis ma con fattezze semi umane>> spiegò aggrottando le sopracciglia. <<Ricordo inoltre che queste statue possedevano tre occhi ma solo uno era aperto. Non rammentate? Ci siamo nascosti proprio dietro una di queste per catturare le bestiacce!>> affermò infine irritata dagli sguardi sbigottiti dei suoi amici. <<Perché mi guardate così, vi sto solo raccontando i miei ricordi!>> lamentò poggiandosi con la schiena al tronco di un albero e incrociando le braccia. 

<<I miei sono diversi. Non è dietro una statua che ci siamo nascosti, bensì sotto le fronde di un arbusto basso e dorato>> disse Elesya sicura di sé. <<Sbagliate entrambe invece!>> esclamò Reilhan all’improvviso. <<Inoltre nessuno di noi è in grado di fornire una descrizione dettagliata della caverna, poiché tutto è stato solo un sogno>>. Il curatore si accomodò accanto alla giovane maga e con aria stanca, cercò di narrare cosa era davvero accaduto. <<Il potere degli Hipis è ben più articolato di quello che credevamo e non riesco ancora a capire come sia stato possibile per noi, uscire da quelle caverne la prima volta>>. Reilhan spiegò che il canto delle creaturine ti conduceva in una specie di sogno fittizio, dove si aveva l’illusione di essere coscienti. <<Ecco perché i nostri ricordi sono tanto differenti>> aggiunse. <<Eppure il dolore che ho provato per la ferita sulla gamba era reale>> obiettò Xera, <<Lo era, infatti! E forse proprio quel tuo gesto sconsiderato ci ha liberati dalla loro malia. Nel momento in cui le due creature hanno abbandonato la tana, la magia si deve essere indebolita, permettendoci così di raggiungere Kodur senza problemi>>. 

Elesya iniziò a tracciare dei cerchi sul terreno con la punta dei suoi calzari. <<Perciò quando siamo tornati con le orecchie protette dalla cera, il loro potere non ha avuto più alcun effetto su di noi e finalmente abbiamo scorto il vero aspetto della caverna … e degli Hipis>> concluse il Novizio. <<Perché allora ci sono parsi sotto mentite spoglie per tutto il tempo?>> domandò Xera ancora un po’ scettica. <<Come ho spiegato, la loro magia si era indebolita ma non era sparita del tutto. Sono convinto che se avessimo provato a far loro del male, ci avrebbero attaccato senza pensarci due volte. In te inoltre hanno visto un’ottima fonte di calore che li ha protetti e nutriti durante il viaggio>>. Finalmente anche Xera si convinse e l’argomento poté essere accantonato. <<Che cosa faremo adesso?>> chiese Elesya preoccupata per il silenzio che di nuovo era tornano nel gruppo. <<Andremo da Madame Taròt e le consegneremo quegli stupidi frammenti>> rispose secca la guerriera, ormai esasperata da quella situazione. 

<<Naturalmente>> bofonchiò il Novizio sarcastico. <<Non sei forse d’accordo?>> domandò con esitazione la guerriera, cercando di non stuzzicarlo troppo. <<Farebbe qualche differenza?>> ribatté con tono severo, <<Certo, sei tu il capo gruppo in fondo!>> affermò Xera mitigando la situazione. <<Davvero? Eppure lo rammenti di rado>> la incalzò invece il ragazzo e Xera divenne visibilmente nervosa <<Non è vero! Parli così perché sei arrabbiato>> asserì tentando di non inasprire i toni <<Puoi dirlo forte! Sono arrabbiato; come al solito non rifletti prima di agire. Sei la solita Testa Calda!>> esclamò alzando quasi la voce. <<Come ti è saltato in mente di combattere da sola contro tutte quelle creature?>> chiese furente e Xera comprese ciò che davvero aveva suscitato quella rabbia. <<È per questo allora! Non ti è andato giù di essere stato messo da parte!>> rispose senza peli sulla lingua <<Quando capirai che io non sono una fanciulla da salvare, bensì una guerriera? È mio compito proteggervi con o senza il tuo consenso>> aggiunse fissandolo con intensità, poi però Reilhan distolse lo sguardo e voltandole le spalle, le disse qualcosa che la fece raggelare. 

<<Sono io a dover proteggere voi. È vero non ho una forza sovrumana donatami da un sigillo o una spada che incendia l’aria, tuttavia la mia esperienza è superiore alla vostra. Ho imparato che in un combattimento non ci si può affidare solo alla propria forza fisica o alle armi di cui si dispone, ed è proprio questo che distingue un Novizio da una Giovane Leva>>. Era la prima volta che Reilhan pronunciava quell’appellativo con tono tanto sprezzante. <<Capisco, quindi noi dovremmo affidarci a te restando in disparte? È questo che pensi?>> domandò Xera scura in volto. <<Non l’ho mai preteso! Tu puoi forse dire lo stesso?>> la incalzò di nuovo e la guerriera non seppe ribattere. <<Siamo compagni, eppure a volte non vedi l’ora di mostrare la tua potenza annichilendo chi ti sta accanto>> aggiunse infine e Xera rimase in silenzio. Non aveva mai avuto intenzione di prevaricare i suoi amici, eppure quelle parole la ferirono profondamente. Il suo primo pensiero era sempre rivolto a loro: proteggerli a qualsiasi costo, era il suo motto tuttavia proprio quel modo di fare aveva finito con l’incrinare il rapporto che la legava agli altri due membri del gruppo. 

<<Anche tu la pensi così?>> domandò a Elesya e la ragazza annuì. Xera riprese possesso della bisaccia da cui si era separata in precedenza, per essere più comoda. Sistemò le sue cose e infine si preparò a partire. Sia Reilhan sia Elesya la fissarono a lungo, temendo che l’amica stesse per abbandonarli invece la ragazza li spiazzò <<Non ho mai voluto mettervi in secondo piano, ma se è davvero ciò che pensate … cercherò di farne tesoro e mi terrò in disparte>>. I due amici si guardarono sorpresi. Non si sarebbero mai aspettati tanta accondiscendenza da lei, considerando con quanta facilità si fosse arrabbiata in passato. In quei lunghi mesi il temperamento della guerriera era molto cambiato o almeno solo in parte. <<Bene ora basta perdersi in chiacchiere>> disse Xera con le mani sui fianchi, <<abbiamo ancora molto da fare; è tempo di rimettersi in viaggio>> e sicura di sé iniziò a camminare senza attendere i suoi amici. <<Ehm! Xera, dove stai andando?>> le domandò il Novizio confuso, poi alzati gli occhi al cielo, sbuffò esasperato << È la direzione sbagliata, Testa Calda!>> esclamò cercando di non scoppiare a ridere. Xera arrossì per l’imbarazzo. Se c’era una cosa che non era cambiata, era la sua incapacità di orientarsi. Reilhan si avvicinò sorridendo e prendendola per il polso la condusse nella giusta direzione. Al suo tocco le ferite sparirono e Xera si sentì avvolgere dal calore della sua magia. Solo allora poté tranquillizzarsi e riprendere serenamente il cammino. 

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