venerdì 20 giugno 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 73)

Quando Elesya e Xera giunsero dinanzi al castello, notarono che il passaggio era stato stranamente sgombrato e questo le insospettì. Decisero quindi di procedere con circospezione, temendo un’incursione nemica da un momento all’altro. Xera non ripose lo scudo, essendo sprovvista di spada, mentre Elesya, ancora provata per il doppio incantesimo, continuò a camminare alle spalle della compagna. << Perché ogni volta che un’impresa dovrebbe essere semplice, ci ritroviamo invece a scappare da mostri spaventosi, a percorrere luoghi angusti e a salvare i nostri amici, la cui vita è appesa a un filo?>> lamentò la maga, intimorita dalla foresta. <<Perché altrimenti tutti sarebbero in grado di affrontare questa competizione … immagino; o forse siamo soltanto sfortunati!>> rispose Xera riponendo il coltello e porgendole quindi la mano libera per rassicurarla.

Il grande portone di legno massiccio che separava la foresta, dall’interno del castello, si spalancò misteriosamente. Era pesante e rumoroso, forse a causa della ruggine, che aveva ormai divorato tutti i chiavistelli di ferro. Elesya immaginò soldati impettiti, che in gruppo tiravano lunghe catene consunte, tuttavia al di la dell’uscio non c’era nessuno. <<Magia!>> esclamò a voce alta. <<Indubbiamente!>> concordò la guerriera. A differenza dei castelli di stampo classico, questo non aveva alcun fossato, poiché la barriera di spine era una difesa difficilmente espugnabile, salvo che qualcuno non volesse farti entrare. Sospettando quindi di essere attese, le due ragazze proseguirono spedite, per ritrovarsi infine nel cortile centrale. Contrariamente alla foresta, le piante del giardino erano rigogliose e verdeggianti ed Elesya poté giurare che ogni singola siepe vantasse moltissime varietà di rose, alcune per giunta a lei sconosciute. Le siepi erano disposte in maniera tale da formare dei cerchi concentrici, la cui origine non era altro che il centro del cortile. E proprio lì, nel punto focale, vi era una statua ad altezza d’uomo con l’effigie di una donna dalla bellezza sconcertante. 

<<Scommetto che viste dall'alto, queste siepi diano l'illusione di essere i petali di un’enorme rosa>> spiegò Elesya, meravigliata dalla bellezza di quel posto. <<Non perdere la concentrazione; temo che quella donna sia la famosa Goreha!>> la ammonì Xera, rammentandole la gravità della situazione. Lasciatosi alle spalle il giardino, le due ragazze salirono sulle rampe di scale che collegavano il cortile, al resto del castello. Giunte infine davanti all’uscio di vetro e metallo, scoprirono che anche questo era aperto e in attesa di essere varcato. Una volta entrate, il portone si chiuse alle loro spalle, oscurato da pesanti tende di velluto che serravano anche tutte finestre. La stanza era molto buia, sebbene alcuni raggi di sole filtrassero dalle brecce nel muro. <<Fa’ attenzione!>> disse Xera bisbigliando, <<Sento puzza di trappola>>.

Elesya si strinse alla guerriera, non potendo far ricorso ai suoi poteri per illuminare l’ambiente, e tenendo le orecchie ben aperte, cercò di percepire ogni singolo rumore. Xera invece si armò nuovamente di coltello, e con lo scudo davanti al corpo, provò a guardare oltre il buio per individuare la presenza di eventuali nemici. In un primo momento un silenzio opprimente fece loro compagnia e l’unico suono che poterono udire, fu il battito accelerato dei loro cuori spaventati. All'improvviso però qualcosa cambiò e dal centro della stanza si proiettò una luce assai fioca come quella di una piccola candela. La luce procedeva lentamente in direzione delle due amiche, le quali temendo il peggio, si prepararono ad attaccare. Quando infine fu a pochi passi, il loro cuore finalmente si tranquillizzò, poiché il portatore della candela non era altri che Reilhan. 

<<Ci hai fatto prendere un bello spavento, Rei!>> mormorò Elesya, asciugandosi gli occhi dalla commozione. Ma Reilhan restò in silenzio, con lo sguardo spento e il volto impassibile. <<Non ti sarai dimenticato delle tue amiche, in sole poche ore!>> protestò Xera, contrariata dalla freddezza del curatore. <<Ti sbagli!>> rispose gelido, <<Xera Rouster ed Elesya Muritor, le giovani leve che appartengono al mio gruppo>>. Elesya, sebbene trovasse insolito il comportamento del compagno, fu contenta di averlo ritrovato sano e salvo. <<Dobbiamo uscire dal castello>> disse, <<La missione è ormai terminata, non vi è motivo di restare>>. Xera annuì e afferrando Reilhan per un braccio, tentò di ritornare sui suoi passi. Ma il Novizio protestò, sostenendo invece che non sarebbe tornato indietro senza il prezioso maglio perduto. 

Le due ragazze non insistettero oltre, conoscendo bene il valore sentimentale che aveva quel martello per Reilhan. <<Cerchiamo altre candele: divisi avremmo più possibilità di ritrovare le tue cose>> affermò Xera e il Novizio fu d’accordo. Tuttavia di candele non vi era alcuna traccia e i Soli lentamente iniziarono a sparire, cedendo il passo alle tenebre. <<Quella dove l’hai trovata?>> domandò Xera, indicando la luce fioca <<Mi è stata donata>> rispose Reilhan. Xera si fermò di colpo, invitando Elesya a fare lo stesso. <<Che cosa intendi dire con “mi è stata donata”>> aggiunse. Il curatore però non rispose e in silenzio continuò a camminare, distanziando man mano le due amiche. <<Dove stai andando?>> urlò Elesya e ancora una volta Reilhan restò in silenzio. Giunto infine al lato opposto della stanza rispetto all'uscio, Reilhan si fermò e voltandosi spense la candela. Xera ed Elesya restarono vicine, spalla contro spalla, e con il cuore che batteva all'impazzata, iniziarono a tremare. 

Improvvisamente qualcosa di umido sfiorò il braccio della maga, facendola gemere dalla paura. Anche Xera fu sfiorata, ma per un tempo inferiore. <<Mostrati, chiunque tu sia>> urlò a gran voce. Una risata agghiacciante si propagò per tutto il castello e un brivido freddo percorse le loro schiene. <<Ho una brutta sensazione>> disse Elesya, tremante. La guerriera cercò di non perdere la calma, sebbene quel suono avrebbe intimorito il più coraggioso dei soldati. Tuttavia non fu in grado di individuarne il luogo preciso di provenienza e accecata a causa delle fitte tenebre, pensò che la tattica migliore fosse di socchiudere gli occhi. Bisbigliando quindi, rivelò il suo piano all'amica che la imitò senza esitare. <<Che cosa pensate di ottenere?>> asserì la voce, echeggiando in tutta la stanza. Le ragazze non risposero, si limitarono invece a tenere gli occhi ben chiusi e le orecchie tese. La voce allora si fece più minacciosa. <<Povere sciocche bambine! Un espediente del genere non vi salverà la vita>> affermò. 

<<Perché dunque vi accanite contro di noi, che mai vi abbiamo arrecato offesa?>> domandò allora Elesya, incapace di comprendere le ragioni del suo nemico. <<"Mai" dici? Proprio tu, maga di quart’ordine, dovresti tacere>> protestò funesta, <<Pensi forse che non abbia viso come con la tua magia hai estirpato, tagliato e infine segregato i miei piccoli, solo perché vi erano di ostacolo? “Non mi avete arrecato offesa” insinui inoltre. Entrare nella MIA casa senza esservi annunciate o non prima di aver chiesto il mio consenso, ti sembra forse lecito?>>. La giovane maga non parlò. Nonostante tutto, quella voce diceva il vero. Il pensiero di ritrovare l’amico perduto, aveva offuscato il loro buon senso. Mai, infatti, avevano tenuto in considerazione, l’ipotesi di dover chiedere formalmente il permesso del padrone del castello, prima di poterne varcare l’uscio. 

<<Vi chiediamo scusa>> gemette rammaricata, <<Stai zitta!>> rispose invece la voce, <<È troppo tardi ormai. Dovete pagare per quello che avete fatto ai miei figli>>. La luce si accese e la stanza s’illuminò a giorno. A causa dell’improvviso chiarore, le due ragazze restarono abbagliate e per alcuni minuti non videro nulla.  Una volta però che la vista si abituò nuovamente alla luce, Xera ed Elesya si pentirono di aver aperto gli occhi. Dinanzi a loro, infatti, ai piedi di un trono costituito da ossa e teschi, vi era il loro fidato compagno inginocchiato al cospetto della signora del castello. <<Reilhan, che cosa stai facendo?>> gridò Xera, sconcertata <<Vieni via di lì!>> aggiunse Elesya. Il Novizio tuttavia non mosse un passo e la regina continuò a ridere compiaciuta. <<I vostri moniti sono inutili! Il corpo e l’anima di questo ragazzo, mi appartengono ormai!>> esclamò. Xera non volle credere alle parole della regina e correndo in contro all'amico, riparata dallo scudo, lo invitò ancora una volta ad allontanarsi dal mostro. 

<<Taci!>> rispose lui secco, bloccando infine la corsa della guerriera. <<Come osi definire la mia signora: “Un mostro”. Al contrario, è la donna più bella che io abbia mai visto>> spiegò, con lo sguardo spento e completamente soggiogato. <<Ti ha forse dato di volta il cervello? Svegliati!>> lo ammonì <<Se quel mostro è una donna, io sono uno Yak! O vuoi forse dirmi che essere avviluppato dai suoi rovi tentacolari, è più gradevole di quel che sembra?>>. La regina cambiò espressione. <<Come puoi … è impossibile, sei solo un essere umano. Non ti è concesso vedere il mio aspetto>> ringhiò minacciosa. <<Non so di cosa tu stia parlando, brutta strega e togli i tuoi luridi rovi ammuffiti dal corpo del mio amico, o per te saranno guai>>.  Elesya raggiunse la guerriera e afferrandola per un braccio, la invitò a calmarsi. <<Smettila Xera, perché dici questo. Non ci sono rovi in questa stanza?>>. 

Xera si voltò imbronciata e scrutando la compagna, iniziò a temere che anche lei fosse vittima dell’influsso di Goreha. <<Allontanati>> le intimò. <<Come fate a non vedere il mostro seduto su quello spregevole trono>> spiegò furente ma Elesya continuò a sembrarle confusa mentre il curatore giaceva ancora inerme tra le braccia della mostruosa regina. Stanca di parlare, la guerriera si fiondò sul nemico, decisa a sconfiggerla e dimostrare infine ai suoi compagni che non era pazza. Non appena però fu a pochi passi da lei, delle radici robuste come il metallo spaccarono il pavimento, creando infine una barriera di spine, invalicabile. Xera indietreggiò appena in tempo ed Elesya dovette finalmente ricredersi, circa le folli teorie dell’amica. Quando comunque fu sul punto di scoprire la verità, un profumo intenso la avvolse, ingannando i suoi sensi e bloccandone i movimenti. Nello stesso momento un rovo si separò velocemente dal resto della barriera e con violenza inaudita le colpì il fianco, lasciandola senza fiato. <<Elesya!>> urlò la guerriera preoccupata, senza tuttavia avere il tempo di soccorrerla, poiché un altro rovo, con medesima velocità, le si scagliò contro.

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