martedì 20 maggio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 64)

Cap 5 Un insopportabile trio

Il primo sole non era ancora sorto ma Elesya stanca di sostare a letto, decise di alzarsi. Aveva aspettato con ansia quel giorno … per un’intera settimana. Ricordò di nuovo con dispiacere l’affrettata separazione con la sua cara amica Xera e il solo pensiero di poterla riabbracciare, la rendeva felice ed euforica. Si preparò quindi in fretta, riponendo le sue cose con cura nella consunta bisaccia, poi ignorando quanto fosse presto, bussò alla porta del Novizio esortandolo a svegliarsi. 

<<Ely che ti prende?>> disse Reilhan, con il volto di chi era appena caduto dal letto, <<Oggi torna Xera e tu te ne stai qui a poltrire; se non ti prepari, faremo tardi!>> gli rispose severa. <<Elesya Muritor, non è nemmeno l’alba; sei agitata a tal punto da non esserti resa conto che la notte imperversa ancora: forza, torna in camera tua e sorseggia una delle bevande rilassanti di Hillin>> le suggerì stropicciandosi gli occhi. << E tu invece che cosa farai?>> domandò irritata, ma Reilhan troppo stanco per rispondere, le chiuse semplicemente la porta in faccia. Elesya allora, non volendo tornare in camera, percorse il lungo corridoio gremito di stanze numerate, chiedendosi quanti ospiti potesse ospitare la dimora del saggio Murdar ma quel pensiero si perse insieme a molti altri che intanto le vorticarono in testa.

Raggiunta la sala da pranzo, fu sorpresa nel constatare che non fosse l’unica sonnambula che si aggirava in quella magione e sedendosi al lungo tavolo centrale, approfittò della colazione già servita per allietare lo stomaco in compagnia.
Dall’altra parte della tavolata, infatti, vi era una fanciulla dai corti capelli bruni, intenta a mangiare un dolce apparentemente più grande della sua stessa testa. Elesya salutò la ragazza che dall’uniforme indossata, doveva essere un’altra giovane leva. Questa però ignorò la maga e fingendo che non ci fosse nessun altro, seguitò a divorare la sua colazione.
Un lungo silenzio le accompagnò fino a che entrambi i vassoi non si svuotarono, poi quando ormai il primo sole aveva illuminato tutto il cielo, la fanciulla si congedò e di nuovo ignorando Elesya. Presto giunse anche Reilhan e dal suo aspetto si capì facilmente che non era più riuscito a chiudere occhio. <<Grazie mille!>> le disse prima di iniziare a mangiare ma Elesya, in preda all’ansia, non sentì.


<<Credi che torneranno da Murdar?>> affermò la giovane maga guardando la finestra, <<Per l’ennesima volta, si! Non saremmo qui altrimenti!>> le rispose scocciato il Novizio, <<Faresti meglio a darti una calmata, potrebbero anche tardare di un giorno: dopotutto non vi era alcun contratto scritto che le obbligasse a ritornare precisamente dopo una settimana!>>. Elesya si voltò di scatto poiché non gradì quell’ipotesi e non finse nemmeno di ignorarla, per cui Reilhan preferì restare in silenzio fino alla fine del pasto, ripensando a quanto le sue amiche cominciassero a somigliarsi. Quando anche il secondo sole fece la sua comparsa, entrambi i ragazzi raggiunsero l’ingresso della dimora e seduti su un comodo divano, attesero il ritorno della loro compagna.

Restarono in quella stanza per più di due ore, poi però, stanco di aspettare, il Novizio decise che sarebbe stato più produttivo continuare l’addestramento di Elesya, <<Dobbiamo uscire da qui, sto impazzendo! Andiamo fuori ad allenarci, il tempo così passerà più in fretta!>> suggerì e la maga fu d’accordo.
Tuttavia una volta dinanzi all’abitazione di Murdar, si accorsero di non essere soli, infatti, proprio al centro dello spiazzo che precedeva il giardino del saggio, tre ragazzi discutevano sul da farsi. Tra loro Elesya scorse la misteriosa fanciulla che aveva incrociato durante la colazione e solo allora la riconobbe. <<Ancora quei tre>> asserì Reilhan sfregandosi il pugno. Anche il trio ben presto notò i due amici e con un gesto della mano, il capo gruppo intimò ai suoi compagni di fare silenzio. 

Il ragazzo più alto aveva dei lunghi capelli neri che sciolti gli ricadevano sulle spalle e anche se a malapena s’intravedeva poiché nascosta dalla chioma, vi era persino con una sottile treccia. I suoi occhi erano invece grigi come il cielo in tempesta e l’aria di disprezzo che aveva disegnato sul volto, non faceva presagire a nulla di diverso in arrivo. Indossava l’uniforme della leva e con stupore, Reilhan notò quanto fosse priva di qualsivoglia rammendo che ricordasse battaglie passate. Il suo fisico era prestante per essere un giovane alle prime armi, ma la cosa che più di tutte colpì i due amici, fu la sua arma. Un fioretto lungo e affilato era congiunto da preziose cinghie di cuoio scuro, alla cintura della leva. Non ne avevano mai visti di simili prima di allora e osservandolo con più attenzione, Reilhan si convinse che potesse trattarsi di uno dei rari artefatti premio, vinto dopo aver portato a termine una missione di grado superiore. 

I suoi compagni invece erano un ragazzo molto basso e una ragazza dalle sembianze ancora fanciullesche. Il primo non la smetteva di sorridere, dando mostra così della sua imperfetta dentatura che sporgeva dal labbro superiore, come fosse una zanna di qualche animale selvatico. I suoi capelli erano anch’essi lunghi ma castani e comprendere in che modo si reggessero in piedi, fu impossibile per Elesya. Era come contemplare qualcuno caduto vittima di un fulmine piovutogli dal cielo. I suoi occhi erano castani e sulla guancia destra si poté scorgere una vecchia cicatrice marchiargli il viso. Gli abiti erano gli stessi del ragazzo più alto con la sola eccezione dell’arma. La sua, infatti, era un lungo bastone di legno nero con venature d’argento che alla luce del sole rilucevano preziose. Reilhan ipotizzò che anche quell’oggetto potesse essere un artefatto e lo stesso poté affermare per l’asta della fanciulla. 

La ragazza aveva i capelli bruni e corti mentre i suoi occhi sembravano dello stesso colore del cielo all’alba. Era molto minuta e a differenza dei suoi compagni, oltre che all’uniforme della giovane leva, indossava una collana che dall’aspetto dava l’impressione di essere troppo grande per il suo esile collo. Il  viso era però, più simile a quello di una bambina e lo sguardo irritato, gli ricordò una giovane Mihrrina pronta ad azzuffarsi. L’asta della fanciulla era bianca con una gemma dorata sulla cima che se ammirata a lungo, pareva una folgore concentrata.
<<I truffatori! A quanto pare le nostre strade continuano a incrociarsi: che il destino ci stia suggerendo qualcosa?>> osservò il ragazzo più basso e Reilhan ancora irritato dall’incontro precedente, senza dire una parola, afferrò il suo prezioso maglio. Anche il ragazzo protese la sua arma ma di nuovo il capogruppo intimò all’amico di calmarsi. 

<<Stai zitto Teka, ti ho già detto che non vale la pena perdere tempo con simili nullità, vuoi forse che te lo ripeta?>> il ragazzo perciò, stranamente intimorito, ritirò il bastone e restò in silenzio. <<Oh ma guarda un po’! Il tuo padrone ti ha stretto troppo il guinzaglio e per questo ora te ne stai tremante in un angolo?>> replicò Reilhan provocandolo ma questa volta fu Elesya a placare il suo Novizio. <<Calmati Rei, abbiamo cose più importanti da fare che azzuffarci con degli sconosciuti>> gli disse e il curatore, ingoiando l’ira, ripose il martello … tuttavia non a lungo. <<Bravo! Dai ascolto alla tua amica svampita e tornatene dal vecchio; ho sentito che in cucina cercano personale>> aggiunse nuovamente il minuto ragazzo. Elesya non riprovò a fermare il Novizio, anzi <<Come ti permetti, sciocco ragazzo basso!>> gli rispose al contrario. Persino Reilhan osservò stupito la sua compagna che per la prima volta, sembrò essere davvero offesa.

<<Basso? Mi hai davvero chiamato Basso!>> urlò a squarciagola. <<Oh no!>> sospirò la fanciulla scocciata, <<Ora nemmeno tu lo potrai fermare Dereth; odia essere chiamato basso!>> poi voltando le spalle a tutti, si accomodò non lontana all’ombra di un albero secolare. Anche il capogruppo la seguì ma prima di andare, ordinò al suo compagno di sbrigarsi ricordandogli quanto odiasse aspettare. Quando lo spiazzale si svuotò, al centro restarono solo i due fidati amici e il ragazzo minuto. <<Qual è il vostro nome>> domandò furente la giovane Leva, <<E perché mai dovrebbe interessarti?>> rispose a tono la maga, <<Sono una persona precisa: se uccido qualcuno, voglio almeno conoscerne il nome>> spiegò, prima di afferrare l’arcano bastone con entrambe le mani.

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