giovedì 1 agosto 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag. 10)

 L’approdo

Erano passate sei ore dalla partenza e sul ponte della maestosa Sylvia, ormai regnava la tensione tra le Giovani Leve. Di tanto in tanto si sentiva discutere animatamente tra membri di diversi gruppi, senza un motivo apparente. L’agitazione si faceva sentire anche per Xera, che ormai esausta, non vedeva l’ora di arrivare a Horsia. 

Elesya era la più calma, sembrava, al contrario del resto dei partecipanti, molto rilassata, come se stesse prendendo parte a un viaggio di piacere, con amici di vecchia data; ogni tanto, per passare il tempo, lucidava il suo bastone, pur essendo nuovo di zecca, sistemava la sua uniforme, laddove si creavano delle pieghe e infine si occupava dei suoi capelli che sistematicamente spostava da una spalla all’altra, poiché il vento la spettinava continuamente. Più ripeteva quei gesti e più Xera s’innervosiva, ormai aveva raggiunto e superato il suo limite, in merito alle lunghe attese. 

Si alzò di scatto e cominciò a camminare avanti e dietro per sgranchirsi le gambe; Reilhan, che aveva ripreso a dormire, dopo aver comunicato loro le informazioni iniziali, si svegliò e una volta stiracchiato, iniziò a guardare con molta attenzione l’orizzonte, come se stesse cercando di scorgere qualcosa d’invisibile al resto del gruppo. Xera lo raggiunse e speranzosa, gli chiese se erano finalmente arrivati, ma la risposta fu negativa e ancora più irritata, riprese a camminare per tutto il ponte della imponente Sylvia.

Senza rendersene conto raggiunse l’altra estremità della nave e con sua grande sorpresa, vi trovò il capitano Flor, intento a chiacchierare rumorosamente con il suo Primo Ufficiale. Non volendo disturbare, Xera pensò di tornare indietro ma i due uomini, accorgendosi della presenza della ragazza e interrompendo la conversazione, la invitarono a unirsi a loro.

<<Ragazzina! Si tu con quel fiocco da bambolina tra i capelli, vieni qui non avere paura!>> disse il Capitano incuriosito.

<<Non era mia intenzione disturbare, Signore!>> disse Xera intimorita.

<<Che sciocchezze, se avessi voluto avere un colloquio privato, sarei nella mia cabina adesso>> e Flor iniziò a ridere fragorosamente.

<<Dimmi un po’ qual è il tuo nome, ragazzina buffa!>> aggiunse il Capitano.

<<Io sono Xera, Signore!>> Flor la guardò con molta attenzione, abbassò lo sguardo e si concentrò sulla spada che la giovane aveva appuntata in vita.

<<Una spada corta!>> e rise <<Avrei giurato che le bambine avessero un debole per le arti magiche o curative, vedere una donzella infiocchettata, con una spada, è assai bizzarro!>>

Il Primo ufficiale si schiarì la gola per evidenziare la maleducazione del suo capitano, non era cortese offendere una fanciulla, ma Flor era un uomo che non badava molto all’etichetta, per questo il suo sottoposto era costretto a correggerlo continuamente, soprattutto durante occasioni ufficiali che richiedevano rigore e formalità.
Xera non aveva accettato di buon grado il giudizio del capitano, ma certamente non avrebbe discusso con un uomo così importante, per cui strinse i denti e finse di sorridere, cosa che purtroppo non le riusciva molto bene.
Il Capitano che, nonostante le apparenze, era una persona molto comprensiva, per rimediare al suo torto, volle darle altre spiegazioni in merito al viaggio, sapeva quanto fosse importante, per le giovani Leve, raccogliere quante più informazioni possibili per affrontare le prove dell’isola.

<<Su, su! Non ti arrabbiare bambina e perdona questo vecchio scortese, non era mia intenzione offenderti! Piuttosto sono curioso di sapere come mai hai scelto di diventare un soldato, vuoi forse far arrabbiare mamme e papà? Oppure vuoi spaventare un ammiratore impertinente?>>

 Xera era molto confusa, non riusciva a capire a cosa volesse alludere Flor; non sapeva che poche donne sceglievano di percorrere il suo stesso cammino e la maggior parte delle volte, questa decisione era stata spinta da motivazioni simili a quelle elencate dal capitano; per Xera però si trattava di una vera passione e molto presto anche lui se ne sarebbe reso conto.

<<Io non so molto di ammiratori impertinenti e sicuramente mia madre non è contenta della mia scelta, tuttavia mi ha aiutata, perché sapeva quanto desiderassi diventare una Paladina. Una ragazza che vuol combattere può suscitare ilarità, ne sono consapevole, ma sono pronta a sfidare tutti quelli che oseranno deridermi, abbattendo i loro sciocchi pregiudizi>>.

 Xera smise di parlare, si rese conto che forse aveva osato troppo, non era molto intelligente dare dello sciocco a un Capitano così importante e si preparò al peggio.

<<Ammirevole bambina, queste si che sono parole sacro sante. Mi è capitato in tanti anni di viaggi, di incontrare giovani volenterose e forti, molto più di certi uomini di mia conoscenza e tutte animate dal tuo stesso sentimento di rivincita, verso un mondo (quello militare) dove sono considerate deboli e d’intralcio. Sarei tuttavia un bugiardo se ti dicessi che tutte quelle che ho conosciuto sono mosse da così nobili ideali; soprattutto durante queste competizioni, ho visto bambine spinte per lo più dalle mode del momento o da certi genitori maggiormente interessati al prestigio del loro nome, che al futuro delle loro figlie. Sono contento di aver incontrato una fanciulla così determinata durante questo viaggio, vuol dire che non è stato del tutto inutile, questa volta!>>  e scoppiò nuovamente a ridere dando pacche sulla spalla della ragazza.

Xera, ancora confusa, chiese timidamente <<Volete dire che alcuni viaggi sono stati inutili, signore?>>

Intervenne il Primo Ufficiale, che sino a quel momento, aveva preferito ascoltare <<Il Capitano Flor si è confuso, voleva dire sfortunato; nessuno dei nostri viaggi è stato inutile>> e si schiarì la gola.

Xera non era ancora soddisfatta <<Che cosa intendete per sfortunato, signore?>>chiese.

Il Capitano si grattò la testa, si era reso contro tardi di aver parlato troppo e non sapeva come uscire da quella difficile situazione; guardò il Primo Ufficiale e lasciando a lui la patata bollente, finse di avere impegni importanti da dover sbrigare con una certa urgenza. Sbuffando esasperato, dalla poca professionalità di Flor, il marinaio cercò di rimediare.

<<Mia signora, come lei sa, queste competizioni sono molto difficili, oserei definirle estremamente dure e purtroppo non tutti hanno la forza necessaria per superare le numerose prove dell’isola. Alcuni preferiscono rinunciare quasi subito, altri a metà del percorso, altri ancora ... >>  e per un attimo calò il silenzio. <<Non tutti i viaggi sono quindi fortunati! Il capitano è tuttavia speranzoso in merito alla vostra persona; è motivo di orgoglio per lui incontrare persone così motivate, che oggigiorno sono più uniche che rare. Ora mi dovete scusare, ma essendo la nostra meta quasi vicina, devo coordinare l’equipaggio; si prepari, ormai Horsia è vicina!>> 


Il Primo Ufficiale raggiunse il capitano sul ponte di comando, mentre il resto della ciurma iniziò tutti preparativi necessari per l’approdo. Xera, per non essere d’intralcio, corse verso il suo gruppo, intento a osservare, con molta attenzione, l’orizzonte; un’imponente barriera si parava dinanzi alla nave.

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