<< Come pensi di
potermi affrontare senza nemmeno un’arma?>> affermo deciso il
ragazzo, osservando la cintura scarna della guerriera. <<Questo è un
mio problema, non tuo! Inoltre, non ho bisogno di una spada per toglierti di
mezzo; saranno sufficienti anche le mie sole mani nude>>. I due
contendenti si ritrovarono così al centro dello spiazzo, ma nessuno dei due
mosse un muscolo. <<il mio nome è Dereth Lusio!>> asserì il
ragazzo prima di sfoderare la sottile lama ancora intrisa del sangue di Elesya.
<<E chi te l’ha chiesto?>> replicò Xera che per tutta
risposta gli corse in contro con inaudita velocità. Nonostante i riflessi di
Dereth fossero ben allenati, non si sarebbe mai aspettato che una così esile
avversaria fosse tanto rapida e quando la guerriera giunse a pochi passi dal
suo corpo, fu invano provare a spostarsi. La piccola mano, infatti, lo colpì
dritto allo stomaco, togliendogli il fiato per diversi minuti.
Dereth non aveva
mai amato il combattimento corpo a corpo, che da quanto affermava di sovente,
era un genere di lotta tipico dei bifolchi. Il suo stile invece era più
elegante ma altrettanto feroce, giacché la forza dei suoi affondi non aveva
nulla da invidiare a un pugno ben assestato. Nel momento in cui però la
fanciulla lo investì con tutto il suo potere, dovette arrendersi all’idea che
contro un’avversaria di quella portata, anche lui sarebbe dovuto scendere a
compromessi.
Quando Xera percepì le costole del suo avversario, infrangersi contro
il suo stesso pugno, fece un balzo indietro per osservare compiaciuta le conseguenze
del colpo, ma le sue aspettative furono infrante poiché Dereth era ancora in
piedi dinanzi a lei. <<Sei più coriaceo di quanto mi
aspettassi>> disse furente. Poi senza sosta, si fiondò nuovamente
contro il ragazzo che in silenzio serrò la sua difesa. Xera si mosse senza
mostrare alcuna esitazione o remora e con estrema precisione, indirizzò i suoi
piccoli pugni nei punti più vulnerabile del corpo umano ma Dereth non era un
combattente alle prime armi per cui parare o evitare quella serie di attacchi
fu semplice, nonostante fossero eseguiti in maniera impeccabile.
<<Ho sentito
parlare di una ragazzina dai capelli di fuoco che nella piazza di Kodur si era
battuta, a mani nude, contro ... come si chiama? Ah giusto, Mihrrina, la Hem
osannata dagli sciocchi abitanti di Horsia>> disse, cercando di farle
perdere il controllo. <<Tuttavia
si dice anche che la contraddistinguesse un ridicolo fiocco rosso con cui
è solita acconciare la sua chioma. Sin da quando ho ascoltato questa storia, ho
desiderato incontrare quella fanciulla: che oggi sia dunque il mio giorno
fortunato?>>.
Xera lo guardò perplessa, non avrebbe mai pensato che
il suo duello fosse fulcro di racconti o aneddoti. <<Non è con le
lusinghe che mitigherai il mio desiderio di sconfiggerti>> gli
rispose risoluta. <<Ti sbagli principessa, il mio intento non era certo quello>> asserì e imprevedibilmente scattò in avanti portandosi così
alle sue spalle. In un attimo la sottile lama del fioretto le fu puntata alla
gola mentre l’aitante braccio dell'avversario, bloccò i suoi movimenti. Xera
restò impietrita. Nonostante fosse reduce da una dura sessione d’allenamento,
non era neanche riuscita a vedere la rapida azione del suo avversario, quasi si
fosse materializzato magicamente alle sue spalle. <<Sei
sorpresa?>> le sussurrò all'orecchio, <<Non ti hanno
insegnato che durante un duello non ci si distrae?>> aggiunse. Xera
tentò di divincolarsi con tutte le sue forze, ma i suoi tentativi furono vani e
anzi ne ottenne solo un profondo taglio sul collo. <<Più ti muovi e
più la mia lama squarcerà la tua candida pelle>> asserì. Quando
Reilhan si rese conto di non poter soccorrere la sua amica in pericolo, con lo sguardo cercò
la complicità di Alea che intanto se ne stava placidamente seduta, all'ombra di
un albero. <<Che cosa sta facendo?>> pensò.
<<Forza Dereth,
finiscila così potremo andarcene da qui!>> affermò la ragazza minuta
che dalla precedente minaccia non aveva più osato muovere nemmeno un muscolo. Il
ragazzo tuttavia stranamente la ignorò, quasi provasse piacere nel proseguire
un duello che ormai era giunto al termine. <<Allora che fai, ti
arrendi?>> continuò a sussurrarle, <<Pensavo
volessi vendicare la tua amica, ma forse mi sono sbagliato!>>
aggiunse. Xera sentì la rabbia ribollirle nello stomaco eppure non riusciva a
comprendere come mai il suo avversario stesse esitando nell'infliggerle il
colpo di grazia. <<Che cosa vuoi da me? Da quel che ho capito, il tuo
intento non è quello di concludere il duello>> gli rispose. Dereth
rise sorpreso, <<Non sforzare inutilmente il tuo piccolo cervello, mi
sto solo divertendo un po’ con la ragazza più famosa dell’isola. Quanto vorrei
che questo scontro si fosse svolto al centro di Kodur, forse così il vecchio
avrebbe finalmente cambiato opinione sul tuo conto, riconoscendo, a me soltanto,
meriti e onori!>> spiegò.
<<Se è questo che vuoi: la fama,
la notorietà, non è certo duellando contro di me che le otterrai, né tanto meno prendendoti le vite di vittime innocenti>> aggiunse Xera furente, poi
stanca di quei discorsi per lei privi di senso, evocò Divaahr, il prezioso scudo e
sorprendendo il suo avversario, lo colpì sul volto costringendolo infine a
mollare la presa. <<L’ha ceduto dunque!>> disse
massaggiandosi la testa e tamponando così un profondo taglio sul sopracciglio sinistro.
Xera ancora una volta non comprese le parole del suo avversario ma preferì
ignorarle e pensare piuttosto a difendersi. Quando però osservò il ragazzo con
più attenzione, si rese conto che Dereth aveva già rinfoderato la sua lama, poiché
ormai privo d’interesse per lo scontro.
<<Che cosa stai
facendo? Non puoi abbandonare il duello, non dopo ciò che hai fatto alla mia
amica!>> gli intimò, tuttavia la giovane leva non la degnò più di uno sguardo e in silenzio raggiunse i suoi
compagni. Xera allora gli corse in contro, decisa a far valere le sue ragioni, ma inaspettatamente Alea frenò il suo attacco, invitandola invece a
concentrarsi sulla salute di Elesya piuttosto che alla vendetta.
<<Togliti di mezzo!>> urlò
invano la guerriera. <<Sono spiacente ma ci sono altre
priorità in questo momento e inoltre credo proprio che tu debba voltarti>>
le spiegò tranquillizzandola. Xera allora si girò e con sorpresa notò che
la sua preziosa amica era sveglia e la attendeva impaziente tra le braccia ferite del
curatore. Presto raggiunse i due ragazzi e al capezzale di Elesya, poté constatare che non vi era più alcuna traccia della precedente ferita. <<Ci sei
riuscito Rei, bastava solo crederci!>> asserì abbracciando contenta, la maga.
<<Mi dispiace
deluderti, ma il merito non è mio!>>, <<Che cosa intendi
dire>> ribatté Xera. <<Quello che ho appena detto: non sono
stato io a guarire Elesya. Quando Dereth ha abbandonato la lotta, si è semplicemente
risvegliata. Spero solo che ora, avendolo saputo, tu non attenterai alla mia
vita>> aggiunse scuro in volto. In un primo momento Xera restò in
silenzio, poi però, ricordando le esatte parole pronunciate contro il compagno,
si sentì subito in colpa.
<<Che cosa è
successo?>> domandò perplessa la giovane maga che osservato il suo vestito,
non vide più alcuna macchia di sangue né segni che facessero pensare a ferite rimarginate.
Alea allora si voltò cercando di scorgere il gruppo avversario che tuttavia aveva già abbandonato il campo di battaglia.
<<È come se avessi dormito>> spiegò Elesya confusa,
<<Poi però, qualcuno mi ha sussurrato che era giunto il momento di
svegliarsi ed io ho semplicemente riaperto gli occhi>> aggiunse, tentando
di ricordare maggiori dettagli. Nessuno seppe spiegare quanto era appena
accaduto, eccetto Alea che pensierosa, rimuginò ancora sulla vicenda.
<<Ti chiedo scusa,
prima ero sconvolta!>> affermò Xera guardando Reilhan negli occhi ma
il curatore non mitigò il suo sguardo severo. <<Anch’io ero sconvolto,
tuttavia non avrei mai riversato la mia rabbia contro un alleato o colui che
chiamo “Amico”>>. Reilhan impose una mano sul collo della guerriera e
in pochi secondi guarì le sue ferite con facilità. <<Sarà meglio
rientrare nella dimora di Murdar; non potrò muovermi per alcuni giorni a causa
del veleno e inoltre anche tu dai l’impressione di dover riposare … caspita
Xera, ma da quanto tempo non ti fai un bagno?>> le disse stringendosi
il naso. Tutti scoppiarono a ridere tranne la guerriera che risentita, rifiutò
di accompagnare il curatore fin dentro l’abitazione.
Quando Xera si ritrovò
nuovamente nella stanza numero otto, ripensò a tutte le emozioni provate e al duello,
il cui esito inaspettato, ancora suscitava in lei dubbi e domande. Trascorse così una notte e il giorno dopo, fatto un lungo bagno rilassante, la guerriera poté
finalmente rammendare i suoi abiti e ripulirli dal fango accumulato in una settimana
di corsa incessante. Non le sembrò vero essere tornata dai suoi compagni,
seppur il giorno prima avesse rischiato di perderne uno. Dinanzi al grande
specchio, si soffermò sui piccoli cambiamenti che il suo corpo aveva subito nel
giro di pochi giorni, per poi rendersi conto infine che proprio dove le sue braccia
erano state bloccate dalla mano di Dereth, vi erano dei lividi evidenti. Fu
allora che Alea piombò nella sua stanza senza bussare, obbligando così la
ragazza imbarazzata, a coprire il suo corpo nudo.
<<Perché non
bussi prima di piombare nelle camere altrui?>> le intimò infastidita.
<<Ci sono cose di cui vorrei discutere con voi prima di far ritorno a
Nortor … e poi anch'io sono una ragazza, non c’è nulla quindi che non abbia
già visto!>> le rispose fiondandosi dritta sul vassoio “omaggio” di
Hillin. Xera si rivestì in fretta e costringendo la mentore a separarsi dalla
succulenta merenda, raggiunsero insieme la stanza del curatore, ancora troppo
debole per riprendere il cammino.
Per fortuna che Elesya si è salvata. Brava la storia mi piace sempre di più.
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