Murdar riunì i tre
ragazzi intorno alla sua esile figura, senza dimenticare Hillin che per tutto
il tempo li aveva attesi sulla spiaggia. Nel momento in cui tutti
gli furono accanto, l’uomo utilizzò i suoi poteri per trasportare l’intero
gruppo in un punto diverso dell’isola. La destinazione fu la piazza centrale di
Kodur. Xera si meravigliò nel rivedere l’antica statua completamente
ricostruita e solo in quell’istante notò un elemento che fino ad allora le
era sfuggito. Le figure, infatti, attorno alla statua del saggio erano esseri a
lei familiari e alzando lo sguardo, scorse persino un musetto ormai ben noto: un
cucciolo di Hulfùr identico a quello che stringeva tra le braccia. <<Sono tutti Pillim!>> mormorò ad alta voce. Anche i due compagni alzarono il capo, incuriositi dalla
frase di Xera e subito notarono la presenza di Volk nella misteriosa scultura.
<<Signore, chi ha realizzato questa
statua?>> domandò Elesya, <<Non
conosco il suo nome. Lo scultore si presentò sulla mia isola prima che
innalzassi la barriera protettiva. Restò qui qualche settimana e infine svanì
nello stesso modo in cui era apparso: in silenzio>>. Xera abbassò lo
sguardo sulla targa alla base della statua e alla fine della nota commemorativa, intravide alcune iniziali incise in piccolo: “D. R.”. Murdar,
però interruppe le loro riflessioni anticipando che li avrebbe condotti al
porto di Horsia entro un’ora. Li incitò quindi a concludere i loro affari in
città in vista della partenza e detto questo, si allontanò lasciandoli soli al
centro della piazza. Anche Hillin seguì l’uomo, ricordando al gruppo di non
tardare poiché al saggio non piaceva attendere a lungo.
Reilhan si sgranchì
le braccia ancora intorpidite per la lunga attesa e guardandosi intorno, notò
il camino della locanda, fumare a pieno regime. <<Andiamo a mangiare un boccone; prima di
andarmene voglio un’ultima fetta della torta alle more più buona del
mondo>> disse entusiasta. Si diressero così verso l’accogliente
edificio ma poco prima di entrare, un uomo possente interruppe il loro cammino.
<<Non penserete di andarvene senza
salutarmi, voi piccoli marmocchi impertinenti>>. Xera alzò lo sguardo
e i suoi occhi incrociarono quelli di Kowal Zholl, il fabbro del villaggio
Kodur. L’uomo aveva un grande sorriso stampato sul volto, deformato tuttavia
dalla cicatrice che lo deturpava. Senza alcuna difficoltà sollevò la ragazza
dai fianchi, <<La mia prode allieva
abbandonerà l’isola, sono davvero fiero di te>> asserì a
voce elevata, sballottando la fanciulla da un lato all’altro come fosse un
fuscello. Quello che però più di tutti non apprezzò il caloroso trattamento fu
il cucciolo tra le braccia di Xera, che prese a ringhiare contro l’uomo,
inducendolo così a mettere giù la ragazza. <<Che mi prenda un accidente … Hai addomesticato un cucciolo di Hulfùr,
sei più temeraria di quel che pensassi>> le disse ridendo
fragorosamente. <<Aspetta qualche
minuto allora, ho il regalo giusto per te>> commentò prima di sparire
all’interno della sua dimora. Ne uscì pochi minuti dopo, sfoggiando un oggetto di
pelle che consegnò alla fanciulla.
<<Ti servirà tra qualche mese>> spiegò fissando il cucciolo. <<Quella è una sella?>> domandò
incuriosita la giovane maga, <<Certo,
perché addomesticare un Hulfùr, altrimenti? Sono delle cavalcature eccellenti
in battaglia, veloci e agili. Inoltre tutta la fanteria di Nortor in passato cavalcava
degli Hulfùr, ne eravate a conoscenza?>>. Xera scosse il capo e lo
stesso i suoi compagni. L’uomo donò infine alla fanciulla una sacca anch’essa
in pelle, per trasportare più agevolmente il dono ricevuto. <<Non preoccuparti per la barriera, quando
qualcuno sta per abbandonare l’isola, riceve in dono solo oggetti che possono
oltrepassarla senza ardere all’istante. I vostri abiti ad esempio …>>.
Kowal rise ancora una volta in maniera rumorosa e questo attirò l’attenzione
della donna che, proprio in quel momento, passò accanto a loro. <<Reilhan, Elesya e Xera … le mie leve
preferite mi sono venute a salutare?>>. I ragazzi si voltarono,
notando così l’affettuosa Aldaria, andargli in contro con le braccia aperte.
La donna li strinse a sé e senza perdere neanche un minuto, li invitò a entrare
nella locanda. Prima però di strapparli dalle attenzioni del fabbro, questi li
esortò a lasciare le loro armi alla sua custodia. I tre ragazzi lo assecondarono,
per poi essere catapultati all’interno della locanda dalla vigorosa
proprietaria. Il profumo di torte appena sfornate invase le loro narici e
Reilhan si accomodò al primo tavolo disponibile, impugnando forchetta e
coltello.
<<Rei … a volte sei
imbarazzante>> lo ammonì Xera, sollevando un sopracciglio ma il
ragazzo la ignorò, poiché sotto il suo naso gli fu servito un succulento pezzo
di torta calda. Aldaria si unì al trio, gustando il dolce in loro compagnia ma
ripensando all’imminente partenza dei ragazzi, iniziò a commuoversi. <<Siete cresciuti così tanto in questo anno,
non siete più dei bambini ormai. Quando andrete via, quest’isola mi sembrerà
più triste>> aggiunse con le lacrime agli occhi. Elesya la consolò
dandole delle pacche sulle spalle e la donna si tranquillizzò dopo poco.
<<Vorremmo ringraziarti per tutto
quello che hai fatto per noi. Sei stata una madre premurosa e il tuo sostegno
ci ha salvato in non poche occasioni. Non sapremo mai come ripagarti>>
affermò Reilhan a nome di tutti. Aldaria allora ricominciò a piangere e di nuovo
Elesya dovette prontamente intervenire. All'improvviso la donna si alzò colta
da un’idea, e chiedendo loro di attendere qualche altro minuto, svanì
all’interno delle sue cucine, per poi uscirne con tre sacchetti in mano che
donò ai ragazzi. <<Mangiatela
durante il viaggio e pensate a questa vecchia donna ogni tanto>>
disse sorridendo malinconica. Infine poco prima che il trio abbandonasse la
locanda, Aldaria prese Xera da parte <<La tua prossima meta è Nortor, vero?>> domandò. La guerriera
ci pensò qualche istante <<Voglio rivedere mia madre, prima di trasferirmi nella Capitale>>
confessò la ragazza. <<Bene! Vorrei
chiederti, però un piccolo favore, bambina mia>>, la ragazza rimase
in silenzio, incuriosita dall’improvvisa richiesta, <<Quando arriverai a Nortor, ti prego, cerca
un soldato di nome Mya e dalle questo>> spiegò, porgendole un
pacchetto. <<La mia nipotina è
partita da due anni ormai e di lei non ho più alcuna notizia. Se puoi, inoltre,
esortala a scrivermi … sento davvero la sua mancanza>>. Xera sorrise
e in fretta conservò il dono nella sacca appena ricevuta. <<Lo farò!>> disse infine, salutando
la donna.
I tre ragazzi
abbandonarono la locanda e Kowal li fermò un'ultima volta. <<Ecco a voi le vostre armi, rimesse a nuovo dalle mie mani
esperte>> asserì vantandosi un po’. Xera impugnò Rhinvel e sollevandola
sul capo per poterla guardare meglio, sorrise compiaciuta. La lama era lucida
come fosse stata appena forgiata e la fanciulla la ripose subito nel fodero.
Anche Reilhan ammirò lo stato del suo Maglio, che per quanto fosse usurato,
aveva riacquistato una nuova vita. Elesya ringraziò il fabbro per la cura con
cui aveva trattato le loro armi e salutandolo con affetto, invitò i suoi
compagni ad affrettarsi perché l’ora dell’incontro con il saggio era ormai giunta. Arrivarono così al centro della piazza e lì ad attenderli trovarono
Hillin e Murdar. Di nuovo allora lo accerchiarono e sfiorata la sua tunica,
furono circondati da una sfera magica che sollevò l’intero gruppo. Percorsero tutta la strada che li avrebbe condotti sino al porto volando con la magia
del trasporto, un ultimo dono del saggio ai tre ragazzi. <<Guardate, quello è il fiume che abbiamo
attraversato con la zattera!>> esclamò Elesya. Dopo qualche istante
Xera indicò qualcos’altro: <<Il
deserto dove ci siamo scontrati con la talpa>>. Infine arrivati in prossimità del porto, Reilhan invitò le amiche a osservare dall’alto le
foreste ai due estremi di Horsia. Da lontano si poté intravedere persino il
lago Biru da dove un fascio luminoso li accecò per qualche secondo, proprio nel
momento in cui la voce di Chundra invase i loro pensieri: <<Buon viaggio>>, udirono
poco prima di ritrovarsi al centro del porto.
Xera sfiorò la tasca
della cintola nella quale custodiva l’Ohrm e sapendo di aver preso la decisione
giusta, voltò le spalle al lago contemplando così, dopo un anno, la maestosa
Sylvia. Il capitano Flor li raggiunse in fretta, ansioso di riprendere il mare,
poiché detestava la terraferma con tutto se stesso. <<Siamo pronti?>> disse in
agitazione, ma il saggio volle riservare qualche altro minuto ai saluti.
<<La vostra permanenza sull’isola vi ha
causato molti dispiaceri, spero tuttavia che quando ripenserete a questa terra,
possiate anche sorridere. Chiunque abbandoni Horsia non può farci più ritorno
senza il mio benestare, voi lo avete ricevuto durante la cerimonia. Potrete per
cui tornare in qualsiasi momento, qualora sentiste il desiderio di far visita a
questo vecchio nonno>>. Reilhan ricordò la runa incisa sulle loro
fronti e collegò quindi le parole del saggio, al gesto compiuto durante la
cerimonia. I tre ragazzi abbracciarono l’uomo prima di salire a bordo del
veliero. Persino Hillin partecipò ai saluti finali ma in maniera più distaccata.
<<Mi auguro di non rivedervi più, siete
stati un’enorme spina nel fianco>> asserì ignorandoli con lo sguardo.
Xera sorrise e lo stesso Elesya, Reilhan invece sbuffò <<Anche tu ci mancherai>> aggiunse
il curatore. Il primo a salire a bordo fu il Novizio, seguito da Elesya che fu
costretta a impugnare una manciata di sale per scongiurare la cattiva sorte.
Xera tuttavia si voltò un’ultima volta per contemplare il luogo dove tutto aveva
avuto inizio. Ogni ricordo bello o brutto che fosse si palesò dinanzi agli
occhi, ogni avversità affrontata, ogni momento felice le tornò alla mente e
infine, sorridendo soddisfatta, esclamò <<Addio, Horsia!>>.
Raggiunse allora Il
resto del gruppo sul veliero e salita sul ponte, osservò con emozione Sylvia
allontanarsi dal porto. Elesya quindi colse l’occasione per dire qualche
parola: <<Stiamo abbandonando
Horsia da combattenti, i nostri propositi si sono avverati>> asserì,
prendendo la mano della sua amica come durante il loro primo incontro. Soltanto
Reilhan rimase in silenzio. Assorto nei suoi pensieri, rimuginò tra sé e sé
fino a che, non potendo attendere oltre, afferrò il cucciolo per la collottola
e lo affidò alle cure della giovane maga. Poi, stringendo la mano della
guerriera, si allontanò dal ponte trascinando la fanciulla. <<Aspettaci qui Ely, devo parlare con la Testa
Calda in privato>> affermò con tono severo. Elesya sorrise e
stringendo il cucciolo, che si dimenava tra le braccia, lo invitò ad avere
pazienza per qualche minuto.
<<Che ti prende di punto in bianco,
Rei?>> lamentò la guerriera, che tuttavia fu liberata poco dopo dalla
presa. <<Sono stato ferito dalla
tua lama!>> esclamò all’improvviso e Xera rimase in silenzio,
chinando il capo. <<Mi
dispiace>> rispose tristemente. <<Sono stato posseduto da un mostro>>, e di nuovo Xera si sentì
responsabile. <<Sono stato vessato
da frecce e sono stato il bersaglio delle più svariate creature>>
continuò porgendole le spalle. Xera non comprese perché l’amico stesse
proferendo quelle parole, ma in un modo o nell’altro sapeva di esserne in parte
la causa. <<Ho persino rinunciato i miei poteri per te e infine sono addirittura morto>>. Gli occhi di
Xera si riempirono di lacrime, <<Non
pensavo mi odiassi a tal punto>> mormorò con la voce rotta dal
pianto. Reilhan si girò notando il dispiacere della ragazza espresso sul suo
volto. Si avvicinò a lei fino a che i loro corpi non si sfiorarono e
sollevatole il capo, affermò <<Che
dici, me lo sarò pur meritato un bacio?>> asserì poggiando le sue
labbra su quelle della fanciulla. Xera spalancò gli occhi dallo stupore, poi
però stringendo Reilhan a sé, si arrese dinanzi ai sentimenti del ragazzo, gli
stessi che custodiva nel suo cuore.
Fine volume primo.
Antefatto:
Tra le ceneri del
vulcano Svaltur, una figura esile sostò alcuni minuti cercando qualcosa tra i
detriti. Il corpo era occultato da un mantello nero che ne celava l’identità e
occludeva la sua presenza al resto degli abitanti di Horsia. Un bagliore
magenta illuminò per qualche istante il volto della losca figura, che con le
mani sporche a causa delle cenere, estrasse un mazzo di carte dalla polvere, circondato
da una barriera porpora innalzata col sangue: l’ultimo disperato tentativo del
precedente proprietario, di preservare il suo bene più prezioso dalla lava
incandescente.
La figura afferrò il
mazzo di carte e lo nascose sotto il mantello, fatta eccezione per una. La
sollevò e da essa evocò una donna dalle ali maestose e dai fluenti capelli
scarlatti. La donna osservò la figura per qualche istante, il suo volto divenne
pallido e nello stesso istante una catena porpora si materializzò intorno alle
sue mani. Infine, costretta a obbedire al nuovo padrone, la donna sollevò la
figura e la condusse lontano, oltre la barriera che circondava l’isola.
Fine.
Nota dell’autore:
Sono trascorsi ormai
due anni dall’inizio di questo lungo viaggio. Molti di voi l’hanno intrapreso
con me sin dal principio, altri si sono aggiunti in seguito e altri ancora hanno
deciso di pazientare fin tanto che il mio lavoro non fosse concluso. Ora che ho
finalmente potuto scrivere la parola “fine” al mio racconto, posso davvero
ringraziare tutti voi che mi avete sostenuto in questi due anni. Quando ho iniziato,
non sapevo come questo racconto si sarebbe evoluto, perché sin dalle prime pagine
è stato il prodotto di un lavoro improvvisato sul momento. Non ho mai
organizzato o deciso nulla prima di scrivere ogni singolo post, poiché
puntualmente, grazie anche ai vostri commenti e alle vostre opinioni, la mia
storia ha pian piano incominciato a scriversi da sola.
Mi sono perciò limitata a riportarvi le immagini che si svolgevano nella mia testa, nell'istante in cui le dita sfioravano i tasti del PC. Tante volte mi sono state
chieste anticipazioni riguardo alla trama e ammetto che io stessa non avevo una
risposta in merito. Sapevo in cuor mio che così come il racconto si era evoluto
sul momento, lo stesso sarebbe stato per la sua conclusione. Ed eccoci qui ora,
a distanza di due anni (lunga attesa, direi) con la parola fine sul fondo della
pagina. A questo libro ne seguiranno, credo, altri due. Dico credo perché
l’imprevedibilità mi ha sempre caratterizzata, perciò non mi sento di fare dei
pronostici in merito. Quel che posso dire tuttavia è che questi altri volumi
saranno pubblicati nella loro interezza. Non ci saranno quindi altri post in
merito a questo racconto che per quanto mi abbia coinvolto, allo stesso tempo
ha prosciugato tutte le mie energie. Pubblicare pagina per pagina è stancante e
a tratti ripetitivo e penso che a lungo andare logori l’ispirazione. In un
altro post spiegherò in che modo deciderò di volgere il mio scrittoio, questa
nota voleva solo essere un ringraziamento finale, un degno saluto a voi: le mie
vere giovani leve. Ho intenzione perciò di unire ogni singola pagina e farne un
vero libro, che pubblicherò su Amazon in formato ebook. Spero quindi che
continuerete a sostenermi così come avete fatto in questi due anni. Il vero
lavoro per me inizia adesso ma vi terrò sempre aggiornati, utilizzando i miei
social, circa l’andamento del libro. Grazie a tutti e come sempre vi auguro una
buona lettura.
Valeria Ricci
Mi sono commossa alla parola fine. ora ti auguro di vero cuore di avere un gran successo. Auguri,auguri auguri.
RispondiEliminaGrazie per aver letto tutto il mio racconto fino alla fine :)e grazie per gli auguri :)
Elimina