Varcarono la breccia uno dietro l’altro e si ritrovarono così immersi nella
più completa oscurità. La sensazione da prima fu opprimente; essere incapaci di
comprendere se i loro occhi fossero chiusi o aperti, li rese ansiosi ma solo
sino a che Murdar non intervenne. Infatti, dopo che la caverna si era chiusa
alle loro spalle, il monile era volato sulle loro teste iniziando a proiettare
una luce tenue che rischiarò le tenebre. Elesya però rimase immobile per alcuni
secondi e quando Xera si voltò per
accertarsi della sua presenza, richiamò la sua attenzione poggiandole una mano
sulla spalla. <<Ely, tutto
bene?>>, la giovane maga sobbalzò, poiché non si era accorta di
essere rimasta indietro <<Sì, sì …
è solo che non lo trovi strano anche tu?>> domandò perplessa.
<<Di che parli?>> ribatté
la guerriera, <<Il silenzio. Il
mare dietro quella roccia era agitato, perché allora non riusciamo più a
sentirlo?>>. Xera alzò lo sguardo in direzione dell’entrata ormai
sbarrata e trovò anche lei singolare il fatto che nessun suono trasparisse da
dietro quella parete. <<Ragazze,
vogliamo proseguire?>> le esortò il saggio, indicando il fondo della
caverna. Xera ed Elesya allora avanzarono a passo veloce per raggiungere il curatore, dimenticando così le loro perplessità. Più avanzavano
nell’antro oscuro e più si ritrovarono a scendere in profondità, contemplando
come la caverna mutasse man mano che la distanza dall’entrata aumentava.
Da
prima le pareti erano costituite da sole rocce umide da cui, di tanto in tanto,
cadevano minuscole gocce salate su cumuli sedimentari molto antichi. L’ambiente
tuttavia era cambiato più avanti e la pietra grezza aveva lasciato il posto a
muri scolpiti a mano. Ogni angolo del corridoio roccioso era stato decorato al
pari di un castello sontuoso. Fregi rappresentanti fiori, alberi e montagne si
susseguirono sotto i loro occhi come fossero immagini vivide di un sogno, fino
a che giunti in un punto in cui la strada si allargava, una rientranza ad arco
interruppe il sentiero. Sulle colonne laterali dell'uscio vi erano
delle brecce che in alternanza s’illuminavano, creando una sorta di luce
naturale che rese l’antro meno spettrale. Murdar si fermò dinanzi all’arco ma
non lo oltrepassò. <<Xera, vieni
avanti>> disse invece in tono serio. La guerriera non se lo fece
ripetere una seconda volta e subito si accostò al saggio, superando così i suoi
amici. <<Dovresti avere una
pergamena in tuo possesso, un dono speciale che hai preservato sino a
oggi>>, la guerriera annuì e senza neanche rendersene conto, tra le
mani si ritrovò il pezzo di carta. <<Osservalo
con attenzione, vorrei che tu lo leggessi>> la esortò l’uomo. Xera
allora srotolò la pergamena minuta e la fissò attentamente. Si accorse però che
al suo interno niente era cambiato: un comune pezzo di carta ingiallita su cui
non era stato trascritto nient’altro se non un nome. <<Volk>> asserì ad alta voce la
ragazza.
Murdar indietreggiò di qualche passo e così tutti gli altri, fatta
eccezione per Xera che invece restò immobile non potendo distogliere lo sguardo
dalla pergamena. Qualcosa, infatti, era cambiato sul minuto pezzo di carta: il
nome aveva lasciato il posto a una serie di simboli contrassegnati su lunghe
righe in successione. Xera si voltò cercando nel saggio una spiegazione logica
a quanto era appena successo. <<Bambina,
quella è una canzone>> le spiegò l’uomo, <<è una formula antica che va decantata e che ti permetterà di reclamare
il tuo dono>>. La guerriera spalancò gli occhi dallo stupore,
<<Dono? Che tipo di dono?>>
si affrettò a chiedere, <<Volk è il
nome dello spirito guardiano che ti è stato donato dalla divinità>>,
<<Spirito cosa? Non so nulla di
spiriti o altro>> lamentò la fanciulla. Murdar sorrise, ma si
ricompose dopo pochi istanti. <<In
passato agli uomini più valorosi era affidato uno spirito guardiano, un
collegamento diretto con il divino. Gli uomini con il sangue degli dei erano i
prescelti, gli unici in grado di contenere il potere antico dello spirito, capace
di conferire loro poteri inimmaginabili. Quando però l’uomo iniziò ad
appropriarsi del sangue con l’inganno, uccidendo le divinità, gli spiriti
decisero di sparire per non prendere parte alla guerra in corso. Una magia
tanto pura quanto chi la imbraccia può tramutarsi in un’arma letale nelle mani
sbagliate. Gli spiriti si sono nascosti alla nostra vista per secoli,
designando una sorta di custode che ha il compito di vegliare sulla loro
dimora. Nel momento in cui mi hai mostrato la pergamena la prima volta, non potevo credere
ai miei occhi. Non avrei mai creduto che a qualcuno sarebbe più stato fatto un
simile dono. Ti ho osservato a lungo durante l'anno ed oggi, dinanzi a questa
porta, non posso che confermare la scelta che Chundra ha fatto tempo fa>>.
L’uomo indicò la stanza oltre l’arco roccioso e subito invitò la fanciulla a
varcare da sola quella soglia. <<Nonno
… non credo di essere la persona adatta. Non sono in grado di leggere la
melodia di questa pergamena, me ne vergogno>> confessò la fanciulla.
<<Non credo di essere la pers
…>> il saggio la interruppe portando un dito sulle labbra. <<Hai paura Testa Calda?>> il
curatore prese la parola, <<Non
credevo che il tuo coraggio venisse meno dinanzi a della musica, devo dire di
essere molto deluso>> aggiunse scuotendo il capo dopo aver incrociato
le braccia. <<Io non ho
paura>> ribatté indispettita la guerriera, <<Non sono però in grado di …>> il suo discorso tuttavia fu di nuovo interrotto. <<Non
hai bisogno di leggerla>> spiegò il saggio, <<I Pillim si legano agli uomini per mezzo
della musica, la magia più antica che esista e come tale nel cuore di chi è
stato scelto, quella melodia nasce spontanea. Ora vai>>. Xera restò
immobile per un breve istante e prima di proseguire mormorò <<Pillim? È questo il mio dono?>>.
La fanciulla strinse la pergamena e la infilò in una tasta della cintola. Guardò
dritto dinanzi a lei e varcò l’uscio senza più esitare, scoprendo così un’enorme
caverna le cui volte non erano visibili ad occhio nudo. Quando si ritrovò
dall’altro lato, però, il pavimento sotto i suoi piedi si era tramutato in erba che
le solleticò le dita nude. Xera si chiese come fosse possibile percepire il
suolo così distintamente e osservandosi le gambe, si accorse che i suoi calzari
erano scomparsi. Anche gli abiti, la spada e tutto ciò che indossava pochi
minuti prima era scomparso. Il suo corpo era coperto soltanto da un vestito
bianco e sottile che si adagiava sulla pelle senza che questa si accorgesse
della sua presenza. Era come essere nudi, ma allo stesso tempo privi dell’imbarazzo che una simile condizione avrebbe comportato. I capelli le
ricadevano sul collo, spinti da una leggera brezza tiepida che percorse le
spalle nude facendola rilassare. Si accorse cosi che i bendaggi con cui era
solita coprire le rune marchiate sulla pelle, erano spariti anch’essi insieme
al resto degli abiti.
Xera si portò una mano alla spalla, pensando che qualcuno potesse scoprire il suo segreto ma i timori subito scomparvero e lasciando cadere il braccio sul fianco, prese a camminare al centro di quella stanza misteriosa.
Xera si portò una mano alla spalla, pensando che qualcuno potesse scoprire il suo segreto ma i timori subito scomparvero e lasciando cadere il braccio sul fianco, prese a camminare al centro di quella stanza misteriosa.
Come al solito suspence.....
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