Reilhan non distolse
mai lo sguardo dall’arco dinanzi a lui, con il solo desiderio di rivedere al
più presto il volto della sua amica. Era trascorsa circa un’ora da quando Xera
aveva attraversato la barriera, ma ogni minuto d’attesa per lui divenne
insopportabile. Elesya allora gli si accostò e prendendogli la mano, tentò di
rasserenare l’animo del curatore. <<Dovresti
avere più fiducia in lei!>> mormorò la fanciulla, sollevando lo
sguardo al soffitto. <<Lo sai che
mi fido ciecamente>> rispose Reilhan, perplesso, <<Né sei sicuro?>> replicò Elesya,
<<Potrei metterci la mano sul
fuoco. Perché dubiti di me?>> ribatté il curatore, <<Perché ogni volta che Xera deve affrontare
una prova difficile, accorri subito in suo aiuto, pensando che lei non possa
farcela da sola>>. Reilhan si allontanò dalla giovane maga di qualche
passo, assorto nei suoi pensieri. Le parole dell’amica, infatti, non erano del
tutto sbagliate, anche se difficili da digerire. <<Ti ha più volte dimostrato di non essere una
ragazza debole, eppure non fai che mettere in pericolo la tua stessa vita per
proteggere qualcuno già in grado di badare a se stesso. Non ti rendi conto che
così facendo potresti morire?>> Elesya non sferzò il tono
delle sue parole, poiché era da lungo che tempo che desiderava confessare i
suoi pensieri. <<Oltretutto
…>>, <<Oltretutto?>>
ribatté Reilhan, <<Oltretutto non
fai che impensierirla, comportandoti in questo modo. Fidati di lei, smetti di preoccuparti e
aspetta pazientemente>>. Elesya si avvicinò di qualche passo alla
colonna di destra e vi si appoggiò attendendo la sua amica con il
sorriso sul volto. Persino il saggio sorrise sotto i baffi e dopo essersi
schiarito la voce, si sedette su di una roccia piatta.
Reilhan invece diede le spalle al gruppo per qualche altro minuto, la sua mente non faceva
che riproporgli eventi in cui il suo modo d’agire aveva precipitato la
situazione. In cuor suo non vi era alcun dubbio circa le potenzialità di Xera,
eppure non poteva fare a meno di preoccuparsi per lei. Combatté così una dura lotta interiore
per diversi minuti, fino a che non si arrese alle circostanze, aspettando
l’amica in silenzio.
Trascorse un’altra lunga ora, ma di Xera nessuna traccia. Reilhan aveva iniziato a
camminare avanti e dietro per il ristretto passaggio roccioso, memorizzando
ogni singolo intarsio di quelle mura e più le guardava, più si sentiva
soffocare. Infine, sul punto di esplodere, si voltò verso le colonne deciso a
oltrepassarle anche a costo della vita. Il suo passo accelerò ma quando si
trovò in prossimità della barriera, un bagliore lo bloccò. Sia il saggio, sia
Elesya si strinsero intorno all’ingresso della caverna e finalmente una figura
sfocata si materializzò dietro il velo magico. Una donna vestita di bianco e dai
lunghi capelli andò loro in contro con le braccia strette al petto.
Restarono impietriti dinanzi a quella scena e ancor di più quando la fanciulla oltrepassò la barriera con un piede. Nel momento in cui tuttavia, il suo corpo abbandonò la dimensione eterea, il suo aspetto mutò fino a ritornare al suo stato originale; dinanzi a loro era riapparsa Xera, che tra le braccia stringeva qualcosa.
Restarono impietriti dinanzi a quella scena e ancor di più quando la fanciulla oltrepassò la barriera con un piede. Nel momento in cui tuttavia, il suo corpo abbandonò la dimensione eterea, il suo aspetto mutò fino a ritornare al suo stato originale; dinanzi a loro era riapparsa Xera, che tra le braccia stringeva qualcosa.
I suoi capelli, i suoi abiti e persino la sua spada, tutto
era ritornato al suo posto, come se la precedente mutazione non fosse mai
avvenuta. La fanciulla riaprì gli occhi e quando si ritrovò davanti ai suoi
compagni, sorrise accasciandosi al suolo. Reilhan la afferrò poco prima che
potesse farsi del male e spostandole qualche ciocca dal viso, si accertò che
non fosse ferita. <<Xera>>
le sussurrò, mentre con i suoi poteri tentò di scandagliare il suo stato di
salute. <<Non hai bisogno di
medicarla, il suo corpo è illeso. È soltanto la sua mente a essere stremata>>
lo rassicurò il saggio. Nel momento in cui però, il ragazzo le sfiorò il viso,
un ringhio lo fece trasalire. Solo in quell’istante comprese che l’amica non
era sola. Tra le sue braccia, infatti, vi era un cucciolo peloso che lo fissava
in tono di sfida. <<Che
diamine!>> affermò stupito, tentando di sfiorare il piccolo essere.
Questi tuttavia reagì con violenza e senza neanche pensarci, gli morse un dito. Reilhan
ritrasse la mano dolorante poco prima che i piccoli denti andassero più in
profondità e in preda alla rabbia, sollevò il cucciolo dalla collottola.
<<Che cosa pensi di fare?>>
lo rimproverò il ragazzo, <<Mah?
Questo è un Hulfùr!>> esclamò sorpreso. L’animale si dimenò con tutte
le sue forze, ma il suo corpo minuto non era in grado di contrastare la presa
del ragazzo. Fu Xera a salvarlo riprendendolo tra le braccia. <<Hai una spiegazione logica per questa
bestiaccia?>> la ammonì il curatore e Xera lo fulminò con lo sguardo.
Si risollevò con l’aiuto di Reilhan e sporgendo l’animale con entrambe le mani,
lo mostrò al resto del gruppo.
Era un cucciolo di Hulfùr dal pelo rossiccio,
mentre i suoi occhi erano azzurri come il cielo mattutino. Le sue dimensioni
erano più grandi rispetto a un normale cucciolo e questo rese il piccolo essere
ancora più misterioso. <<Vi
presento Volk, il mio “Pillim”>> disse la ragazza con il sorriso
sulle labbra. <<Il tuo
"cosa"?>> domandò Elesya che avvicinatasi all’animale, ne rimase
affascinata. Lo accarezzò quindi dolcemente sulla testa, sorprendendosi di
quanto fosse affettuoso con lei. Quando però il curatore tentò di fare lo stesso movimento, di nuovo il cucciolo si dimostrò violento. <<Ma che …, questa bestiaccia è pericolosa, devi
disfartene. Dallo a me e ne farò un buon brodo>> asserì tentando di
afferrarlo. Xera tuttavia lo ritrasse appena in tempo <<Tieni giù le mani>> lo sgridò. Anche Murdar fu incuriosito
dall’essere e nel momento in cui si avvicinò a esso, intravide qualcosa sulla
pancia del cucciolo. Era una runa particolare che però aveva già visto in
passato e proprio sulla spalla della ragazza che lo stava stringendo. <<Capisco!>> mormorò con un sorriso.
<<Bambina, questo è davvero un dono
prezioso, devi proteggerlo ma soprattutto addestrarlo>> le spiegò, <<Avrai capito che non si tratta di un
semplice cucciolo di Hulfùr. Il suo potere crescerà di pari passo al tuo, cerca
di guidarlo con saggezza>>. Murdar fece così le ultime
raccomandazioni, prima di tornare sui suoi passi e condurre i tre ragazzi al di
fuori della caverna. Oltrepassata infine l’entrata principale,
finalmente poterono respirare la brezza marina. Xera si sentì di nuovo serena
poiché sulla sua testa tornò a esserci il cielo e non delle mura anguste. Il
piccolo essere fu, però il più sorpreso di tutti, essendo per lui la prima
volta nel mondo esterno e quando Xera lo lasciò andare sulla sabbia, questi
prese a correre da una parte all’altra della piccola spiaggia. Solo
allora il Novizio poté riavvicinarsi all’amica <<Per quanto odi quella bestia, sono più tranquillo adesso>> le
confessò, <<A che
proposito?>> rispose lei, <<Saprò
che non sarai sola, adesso che le nostre strade si divideranno>> aggiunse
il ragazzo riprendendo il cammino.
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