Poco prima di abbandonare la dimora del saggio,
Hillin comparve dinanzi alla porta principale, con le braccia incrociate e uno
sguardo severo sul volto. <<Dove pensate di andare?>> li
ammonì severa, <<Murdar ci ha detto di raggiungerlo a Nord-Est
dell’isola>> rispose Reilhan, incuriosito dallo strano comportamento
della donna. <<Davvero? E come contate di arrivarci, a piedi?>>
li schernì ridendo di loro. Xera alzò gli occhi al cielo, ormai stanca delle
prese in giro <<Hai un’idea migliore?>> la provocò, <<Naturalmente,
altrimenti non sarei qui. Seguitemi pivelli>>. Hillin non uscì
dall’edificio, bensì percorse la strada opposta, risalendo una delle rampe di scale
principali che li avrebbe condotti al piano superiore. <<Pensavo
stessimo abbandonando la casa>> puntualizzò la giovane maga, <<Per
favore, non farlo!>> ribatté la donna, <<Cosa?>>
rispose Elesya, <<Pensare! Seguitemi senza annoiarmi con i vostri
discorsi>>. Hillin restò quindi in silenzio per tutto il tragitto,
fino a che sul fondo del corridoio gremito di stanze numerate, si fermò dinanzi
all’ultima porta. Sebbene avessero frequentato quella casa per un intero anno,
era la prima volta che notavano quell’uscio, più piccolo rispetto agli altri e
meno decorato. Visto da lontano si sarebbe potuto confondere con un semplice
magazzino per le ramazze ma Hillin non ebbe alcun indugio quando con la mano
sfiorò il legno consunto.
Con il palmo tracciò una linea netta da
destra verso sinistra, quasi a voler rimuovere della polvere che in realtà non
c’era. Poi, con la punta delle dita, tracciò dei segni di cui però non rimase
alcuna traccia, poiché non utilizzò inchiostro per farlo. Infine, afferrata una
chiave piccola e arrotondata dal centro di un mazzo gremito, la infilò della
serratura d’ottone della porta. Si aprì lentamente scricchiolando appena, fu
Hillin tuttavia a spalancarla del tutto. Come ci si sarebbe potuto aspettare,
dinanzi a loro apparve un comune stanzino per le scope e Xera non poté più
trattenersi <<Ora mi verrai a dire che cavalcheremo questi manici per
giungere sul posto più in fretta?>> domandò spazientita da tanto
mistero, <<Se è quello che desideri; non volermene però se io
preferisco utilizzare questo>>. Hillin allungo il braccio e con la
mano superò la soglia della porta. Fu solo per un breve istante ma l’immagine
dello stanzino ne fu distorta, come se fosse riflessa su di uno specchio
d’acqua e qualcuno lo avesse agitato lanciandovi una pietra nel mezzo. I tre
ragazzi fecero un passo indietro dallo stupore e Hillin scoppiò a ridere.
<<Le vostre facce sono uno spasso>> asserì tra una risata e
l’altra. Si ricompose in fretta tuttavia, sapendo che al saggio non piaceva
aspettare. <<Credere che ciò che vediamo sia sempre la realtà delle
cose, ci impedisce di guardare al di la del nostro naso>> affermò
Hillin, prima di sparire dietro quell’illusione che l’assorbì completamente. I
tre ragazzi si guardarono sorpresi, ma nessuno si tirò indietro e uno a uno,
seguirono la donna all’interno dello stanzino.
Bastarono pochi secondi per ritrovarsi al centro di una spiaggia dalla sabbia cristallina e subito l'olfatto fu assalito dalla pungente brezza marina. Il sole abbagliò i loro occhi abituati alle tenebre e fu quasi una necessità ripararli con le mani. Quando infine riuscirono ad abituarsi alla luce esterna, compresero di essere stati trasportati sul luogo dell'appuntamento.
Bastarono pochi secondi per ritrovarsi al centro di una spiaggia dalla sabbia cristallina e subito l'olfatto fu assalito dalla pungente brezza marina. Il sole abbagliò i loro occhi abituati alle tenebre e fu quasi una necessità ripararli con le mani. Quando infine riuscirono ad abituarsi alla luce esterna, compresero di essere stati trasportati sul luogo dell'appuntamento.
<<Questa spiaggia non è accessibile se
non con la magia del trasporto, perché una barriera la protegge da sguardi
indiscreti>> spiegò loro la donna. <<Come mai? A me sembra
una spiaggia simile a tante altre>> si chiese il curatore, <<E
lo è, infatti!>> una voce rauca rispose al posto di Hillin, <<Non
è la spiaggia che ha bisogno di protezione, piuttosto è a dove essa
conduce>> Murdar alzò il braccio e indicò un punto preciso in mezzo
al mare. Xera sforzò la vista alla ricerca di un qualcosa ma non riuscì a
scorgere nulla, se non qualche gabbiano all’orizzonte. <<Non indugiamo
ragazzi miei, seguitemi e state attenti a dove mettete i piedi>> li
avvisò avanzando per primo. Si spinse così sino alla riva ma poco prima che il mare gli bagnasse i calzari, un sentiero roccioso emerse dalle acque. Le pietre
erano asciutte, sebbene fossero spuntate fuori dal fondale marino e camminarci
sopra fu come passeggiare su di un comune sentiero. Soltanto Hillin rimase
indietro, riparandosi a ridosso di un albero dalle fronde larghe, per non
bruciare la sua pelle candida.
Più s’inoltrarono sul sentiero e più lo spettacolo si
fece interessante. L’acqua attorno alle rocce era calma e limpida, al punto che
fu possibile per i ragazzi scorgere la florida vegetazione sotto di essi.
Branchi di pesci variopinti nuotavano tranquillamente accanto ai loro piedi,
come se la barriera rocciosa non esistesse. Di tanto in tanto qualcuno si
prendeva la briga di saltar fuori producendo giochi d’acqua che catturarono
l’attenzione dei ragazzi. Fu Murdar, però, a riportarli alla realtà. <<Siamo
arrivati!>> esclamò alla fine del sentiero. Xera allora iniziò a
guardarsi intorno ma di nuovo non scorse altro che il mare, <<Nonno
non c’è nulla qui>> affermò, voltando il capo da una parte all’altra.
<<Chiudete gli occhi, acquietate la mente e liberatela dalle menzogne
della vista>> suggerì e tutti fecero quanto richiesto dal saggio. In
principio la guerriera non comprese le parole dell’uomo, poi però man mano
che i suoni della natura divennero più intensi, si rese conto che il rumore del
mare era più forte di quanto le fosse apparso prima. Il suono delle onde che s’infrangevano sulle rocce si fece così più insistente e nel momento in cui l’acqua fredda ricadde
sulla sua pelle, riaprì gli occhi con il cuore in tumulto. L’ambiente intorno a
lei si era trasformato. La calma apparente era scomparsa e le acque cristalline
avevano lasciato il posto a onde torbide che cozzavano su di una collinetta
rocciosa dinanzi a loro. Elesya rabbrividì quando comprese di star per essere travolta dalle onde ma Murdar la tranquillizzò con un
sorriso. <<Non temete, nessuno qui si farà del male>> li
rassicurò. Con la mano destra infine sollevò il monile che sfoggiava intorno al
collo, lo puntò in direzione della collinetta e, vibrando leggermente, si stacco dalla
catenella per poi fondersi con la parete rocciosa. Il sentiero tremò e Xera fu
costretta ad aggrapparsi al curatore per non cadere. Il corpo di Reilhan invece
rimase stabile e allungando una mano dietro la schiena, aiutò l’amica a continuare il percorso. Dinanzi a loro, infatti, si era aperta una breccia
nella pietra: l’ingresso a una caverna che Murdar aveva intenzione di visitare.
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