<<Voglio
complimentarmi con te! Pensavo che presto o tardi ti saresti arresa, invece
sono giorni che m’insegui senza sosta, purtroppo però con scarsi risultati>>
disse Alea dalla cima di un faggio. Xera era allo stremo delle forze; a stento,
infatti, riusciva a reggersi in piedi. Nonostante tutto però non demordeva e
per tre giorni era corsa dietro la sua mentore senza mai lamentarsi. <<Manca solo un giorno ormai: se entro l’alba
non riuscirai a toccarmi, dovrai abbandonare Horsia>> asserì la
spadaccina rincarando la dose. Xera avvertì la tensione accrescersi un minuto
dopo l'altro: il suo sogno era in pericolo, così come la sua libertà futura. La
guerriera quindi iniziò a correre a perdifiato e quando intravedeva Alea
sostare di proposito su dei rami troppo alti, con forza strattonava gli alberi
in questione costringendola a cambiare strada.
<<Hai un modo di combattere veramente rozzo, mia cara!>> le
confessò Alea più volte ma Xera preferì ignorarla. Di nuovo si ritrovarono
presso il loro accampamento di fortuna e com’era già capitato in passato, la
guerriera non perse occasione per dissetarsi o mangiare qualcosa al volo,
tuttavia le scorte terminarono e con lo stomaco vuoto, la caccia si rivelò
ancora più ardua. Accasciata al suolo per riprendere fiato, Xera ripensò a
tutte le strategie che aveva utilizzato per arrivare a toccare la veloce Tohua
e a come nessuna si fosse rivelata utile, per cui non sapendo che altro escogitare,
nella sua mente iniziò a farsi strada l’idea che presto o tardi avrebbe dovuto
dire addio ai suoi fidati compagni. Quel pensiero però fu subito ricacciato e schiaffeggiandosi
il viso con energia, tornò in sé riprendendo la sfida.
Il cielo divenne finalmente sereno dopo giorni di
pioggia incessante, tuttavia la terra e l’erba erano diventate troppo vischiose
e ad ogni passo Xera temeva di scivolare. Quando però il primo sole tramontò,
la guerriera iniziò a fremere dalla rabbia. La settimana stava per volgere al
termine e così la sua permanenza sull’isola. Altre due ore trascorsero e come
il primo, anche il secondo sole si congedò. << È la tua ultima possibilità>> urlò Alea ma la guerriera, in
preda al panico, non riuscì comprendere nemmeno una parola. Presto l’inseguimento
si spinse al di là del bosco, in un piccola radura a ridosso di un fiume e infine
lontane dall’ombra dei maestosi alberi secolari, le due ragazze furono abbagliate
dalla luminosa luce lunare. Xera restò senza parole dinanzi a un simile
spettacolo, seppur non riservasse piacevoli ricordi in merito a simili
circostanze. Approfittando però della luce si fiondò, armata di bastone, contro
la sua avversaria che ancora una volta evitò i suoi colpi ma a stento.
<<A quanto pare sei diventata più veloce, tuttavia
non è ancora abbastanza>> affermò la spadaccina con il respiro
affaticato. La loro danza continuò imperterrita per un’altra ora e nessuna
delle due voleva arrendersi. Quando la luna giunse allo zenit però, Xera iniziò
ad avvertire un intenso fastidio alla spalla destra, forse a causa dei bruschi
movimenti eseguiti cercando di colpire la sua avversaria. Nonostante le fitte
continuassero a infastidirla, la guerriera non smise di attaccare ma al culmine
del dolore, uno dei suoi colpi s’infranse brutalmente al suolo innalzando
pietra e polvere. <<è iniziata
finalmente!>> pensò Alea e rammentando il piano escogitato una
settimana prima, evocò delle fiamme con entrambe le mani. Senza alcuna remora
bersagliò la guerriera con piccole palle incandescenti, che tuttavia furono
quasi tutte evitate, fatta eccezione per l’ultima che la colpì in pieno.
<<Che cosa ti salta in mente, non
si era parlato di magia>> le urlò la giovane leva rialzandosi.
<<Evocazione, non magia; inoltre
non ti ho mai detto che mi sarei risparmiata, ricordati che il mio intento è di
spedirti in prigione>> le rispose risoluta e ancora una volta le colpì
con delle sfere infuocate. Quando fu investita dall’ennesimo attacco, la
guerriera ricadde al suolo inerme e incapace di muovere anche un singolo passo.
<<Non pensare che mi fermerò solo perché ti sei arresa!>> affermò la spadaccina e dando fondo ai
suoi poteri, richiamò a sé uno sciame di sfere, intenzionata a colpirla. << È la fine dunque>> pensò Xera, ma
improvvisamente uno strano riflesso la abbagliò per un breve momento, <<Divaahr, ma certo>>
bisbigliò, poi ricordando le parole del saggio Murdar, innalzò la mano e a gran
voce invocò il nome del suo prezioso scudo.
Ogni singola palla di fuoco fu respinta
al mittente sorprendendo così Alea che incredula, fu investita dalle sue stesse
fiamme. <<Avevo dimenticato il
tuo scudo! Che peccato però, se ti fossi lasciata colpire adesso avrei potuto
fare un bel sonnellino>> disse rammaricata, spazzolandosi gli abiti.
<<Ho terminato la mia sfida>>
affermò Xera, <<ti ho ferita,
quindi ora potrò tornare dai miei amici>> continuò. Alea tuttavia fu di parere contrario e imbracciando la sua amata spada, le rispose seria<<Il tuo addestramento è appena iniziato
invece. Preparati!>>. Con un rapido scatto, la giovane donna eseguì
un elegante fendente la cui forza costrinse Xera a indietreggiare bruscamente.
Dopo il primo ce ne furono altri e man mano che questi s’infrangevano sullo
scudo della guerriera, producevano scintille e suoni acuti.
Poiché Xera era
sprovvista di spada, non poté far altro che difendersi pur essendo consapevole
che alla fine si sarebbe dovuta arrendere. Così armandosi nuovamente con il
pezzo di legno, Xera cercò di colpire la ragazza ma ad Alea bastò agitare il
braccio per frantumarle il bastone tra le mani. Ancora una volta una serie di
affondi veloci e precisi, la investì e nonostante Divaahr fosse in grado di
tenervi testa, alcuni di questi andarono a segno. Uno in particolare le lacerò
la spessa pelle dei suoi pantaloni, fino a procurarle un vistoso taglio sulla
gamba. Piena di ferite e debole a causa della grande forza con la quale i colpi
le erano stati inferti, a Xera iniziò ad annebbiarsi la vista e ben presto
ricadde a terra perdendo i sensi. Alea però non avanzò, anzi annusando l’aria,
ebbe il presentimento che mantenere una certa distanza fosse la scelta
migliore.
Trascorsero pochi secondi, infatti, e la guerriera si rialzò. La
spadaccina allora fece qualche passo indietro, il fatto che Xera non dicesse
una parola non la confortava. La guerriera però non si muoveva né sembrava
intenzionata ad agire, così senza perdere altro tempo, Alea decise di
tornare all’attacco e con un lungo balzo le fu accanto in pochi secondi. Il contrattacco tuttavia fu talmente rapido che a stento la mentore poté reagire. La grande spada vorticò lontana e lei si ritrovò con un braccio rotto e dolorante.
La spadaccina allora, osservò con più attenzione la ragazza che si parava di
fronte e con sorpresa notò una spada lunga e affilata, stretta tra le sue mani.
Riluceva proprio come la luna, al cui riflesso s’illuminava e vibrava. <<Argento lunare, roba da ricchi>>
disse sarcastica e reggendosi il braccio, affermò, <<La tua mutazione è appena iniziata, mi dispiace ma sarò costretta a
farti del male>>. Xera sorrise e con voce sottile le rispose
<<Non riuscirai nemmeno a
sfiorarmi>>.
Alea sapeva che se avesse provato a raggiungere Kenòs,
sarebbe stata attaccata alle spalle, così non avendo piani di riserva, raccolse
una piccola pietra da una delle sue tasche e la ricaccio con forza nel braccio
spezzato. Poco dopo con entrambe le mani, staccò i pendenti dai suoi orecchini e
bisbigliati dei nomi, si tramutarono in due spade perfettamente identiche. <<Ti presento Akyros e Asevis: da questo
momento non sarò più responsabile della tua vita>> asserì Alea,
ruotando una delle lame per intimidirla. La fanciulla però non ebbe alcun fremito,
al contrario invece sembrava incapace di provare qualsiasi sentimento. Xera scattò in avanti velocemente ma fu ricacciata con facilità da un singolo
affondo di Akyros, poi Alea approfittando della grande apertura che si era
venuta a creare nella difesa della guerriera, agitò Asevis che senza nemmeno
sfiorarla, le procurò un profondo taglio sulla pancia.
La ferita però non ebbe
il tempo di sanguinare che subito svanì: una caratteristica tipica del primo
stadio della mutazione. Le lame continuarono a incrociarsi e più passava il
tempo, tanto la forza di Xera cresceva. In diverse occasioni, infatti, riuscì a
ferire la valente spadaccina senza tuttavia impensierirla o spaventarla. Quando
però la guerriera vide l’ennesimo attacco respinto, s’infuriò a tal punto da perdere
il controllo e senza essere più in grado di agire coscientemente, si fiondò
sulla mentore bersagliandola di colpi. Alea fu costretta a indietreggiare più volte e
quando vide i capelli della ragazza diventare gradualmente bianchi, decise che
era finalmente giunto il momento di interrompere la sfida. Per prima cosa però
avrebbe dovuto riportare la ragazza alla ragione così sfregando le lame l’una
all’altra sulla sua testa, le piantò con precisione nel terreno. La guerriera invece
continuò ad agitarsi a causa della mutazione ed essendo le fitte
insopportabili, per un momento ignorò la sua avversaria.
Con le lame fissate al
suolo, Alea appoggiò entrambe le mani sui pomoli d’oro e d’argento e con gran
concentrazione recitò delle parole in una lingua ormai da qualche tempo
dimenticata. <<La mutazione non è
altro che una continua lotta tra le due facce della nostra anima: bene e male,
luce e ombra, ragione o pazzia. Ti ho portato volutamente a questo punto per
aiutarti a controllare questa prima fase del cambiamento e quindi impedirlo.
Ascolta la mia voce adesso e concentrati sulle parole che ascolterai, poiché è
da questo che dipenderà la tua vita>>. Alea esortò la ragazza
incoraggiandola a riprendere il controllo del suo corpo, poi quando il dolore
sembrò averle dato tregua, Xera si ritrovò di fronte alla spadaccina, immobile
e incapace di parlare. <<Se alla
fine della mia evocazione, non sarai riuscita a reprimere da sola il
cambiamento, io ti ucciderò senza pietà; il mondo non ha bisogno di un altro mostro
senza freni>>. Alea guardò il corpo della ragazza e con tutto il
potere di cui disponeva, dette inizio all’arcano rituale.
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