L’aria si fece
pesante, calda e quasi irrespirabile, forse a causa del bastone di Teka che non
appena brandito, emise un flebile fumo oscuro. Subito Reilhan fu investito da
una spiacevole sensazione e percepito il pericolo, invitò la sua amica a ritirarsi essendo lei inesperta. Elesya tuttavia irritata dal ragazzo
minuto, preferì invece ignorare il compagno e prendere parte al duello. <<Ascolta almeno tu le mie parole, sono il
vostro Capo gruppo ed è mio dovere proteggervi>> le disse nuovamente,
ma Elesya rifiutò ancora una volta. <<Non
resterò nascosta mentre ti batterai anche per me; quella ragazza non c’è più,
ricordi?>> gli rispose e il Novizio non obbiettò. Il
ragazzo allora, divertito dalla conversazione dei due amici, li schernì facendo
loro intendere che se anche la maga si fosse arresa, non sarebbe stata
risparmiata.
<<Reilhan Alder è il
mio nome>> affermò il curatore scuro in volto, <<Elesya Muritor è invece il mio>>
continuò la maga ed entrambi si prepararono alla lotta. << Io sono Teka Kotor>> rispose il
ragazzo poi dopo aver ruotato il bastone, lo piantò nella terra e
senza perdere tempo recitò un sortilegio che né Elesya né Reilhan conoscevano.
Il fumo che fino a
poco prima si era propagato impercettibilmente, si tinse di un intenso e
nauseabondo verde marcio che in pochi secondi circondò i due ragazzi
bloccandone gli arti. <<Non posso
muovere le gambe e le braccia!>> disse a fatica la maga. Reilhan però
non si fece intimorire e con facilità neutralizzò la paralisi utilizzando una semplice
preghiera antidoto. Quando anche Elesya fu libera dal maleficio, il curatore si
lanciò contro il ragazzo, brandendo il martello.
Teka tuttavia riuscì ad
anticipare tutte le mosse del Novizio e senza perdere il sorriso di scherno che
aveva in volto, innalzò il bastone richiamando così il fumo che divenne una
vera e propria barriera difensiva. Quando Reilhan la sfiorò con uno dei suoi
attacchi, la sua stessa forza riflessa lo ricacciò indietro con violenza ma non
ebbe spiacevoli conseguenze poiché l’intervento tempestivo di Elesya impedì al
curatore di precipitare al di là della scogliera. << Corde oscure! Che simpatico gioco di prestigio!>> disse Teka
irritato, <<Non pensavo che anche
tu fossi una maga, ti credevo una semplice dama di compagnia!>> asserì
beffardo. Elesya allora incapace di tollerare ulteriori offese, agitò velocemente
il bastone per poi infine pronunciare, quasi bisbigliando, delle parole in lingua
arcaica. Approfittando quindi dell’eccessiva sicurezza del suo avversario, lo
ingabbiò in una prigione di lame affilate.
<<Questa magia è la stessa di Paldur!>> disse il novizio
sorpreso, <<Ti sbagli!>>
replicò la maga, <<Le mie lame sono
ricoperte di veleno!>> e guardando la giovane leva catturata,
aggiunse <<Credo sia il momento di
arrendersi per te, piccolo mostriciattolo!>>. Nonostante la prigione
impedisse al ragazzo di compiere qualsiasi movimento senza correre il rischio
di ferirsi, la leva non sembrò preoccupata, al contrario invece si dimostrò
furente a causa del nuovo nomignolo affibbiatogli dalla maga. <<Maledetta svampita, come osi dirmi che sono
basso e piccolo: te la farò pagare!>> urlò. Ritrovando la
concentrazione, Teka rafforzò la sua magia e senza muovere nemmeno un muscolo,
infranse la gabbia come fosse fatta di semplice vetro.
Ogni singola lama si
disperse, poi puntando il bastone contro Elesya, pronunciò un altro maleficio
che investì la fanciulla in pieno petto.
Al contrario del precedente non la
paralizzò ma la costrinse al suolo come fosse schiacciata da un enorme masso.
Allo stesso tempo la medesima sostanza che circondava l’arma di Teka, iniziò a
fuoriuscire dalle narici e dalla bocca della maga, indicando così un
avvelenamento in corso. Quando il ragazzo infine tentò di scagliarle il colpo
finale, fu avvolto da un’intensa luce bianca che lo scaraventò lontano dalla
fanciulla. Reilhan che intanto si era ripreso dal brusco impatto, raggiunse la
compagna e imponendole una mano sulla bocca, ne assorbì il veleno trasferendolo
nel suo stesso braccio.
Elesya tossì più
volte ma presto tornò a respirare regolarmente e con le lacrime agli occhi
ringraziò il Novizio. <<Rei … il
tuo braccio è diventato verde>> disse tremante, ma il curatore la
rassicurò con una carezza e impugnando il martello con l’altra mano, tornò in
posizione di difesa. Anche la giovane maga si rialzò seppur a fatica e
nonostante fosse stata a un passo dalla morte, volle continuare a battersi.
<<Non pensavo che un curatore
attaccasse alle spalle>> lamentò il ragazzo massaggiandosi il collo,
<<Quando un’amica è in pericolo, la
cavalleria può andare a farsi benedire!>> rispose il Novizio senza
mezzi termini. Teka ripulì gli abiti impolverati e riprendendo possesso del suo
bastone, aggiunse <<Avresti dovuto finirmi
quando ero ancora a terra, non avrai una seconda occasione>>, poi di nuovo
il fumo lo circondò ma questa volta non assunse la forma di una barriera, al
contrario invece divenne ancora più denso e molto lentamente si propagò divorando
tutto ciò che toccava.
Entrambi i ragazzi indietreggiarono in fretta (pur non
conoscendone gli effetti) ma con scarsi risultati poiché nonostante continuassero
a muoversi, il fumo seguiva tutti i loro passi. << È perfettamente inutile scappare: queste esalazioni tossiche vi
daranno la caccia fino in capo al mondo!>> disse schernendoli. Sia
Reilhan sia Elesya provarono a fermarlo facendo ricorso ai propri poteri, tuttavia
nessun espediente servì ad arrestarne la marcia.
<<Sbrigati!>>
intimò il Capo gruppo a Teka, <<Siamo
stanchi di aspettarti!>> aggiunse. Il ragazzo allora, agitò il
bastone con più energia e allo stesso modo anche la velocità del fumo aumentò.
Evitarlo diventò sempre più difficile e in non poche occasioni i loro calzari vi
entrarono in contatto riportando così evidenti bruciature. Quando infine la
situazione sembrò precipitare, Reilhan suggerì alla maga di utilizzare le sue
corde per bloccare le braccia di Teka ma Elesya non ne fu in grado perché i movimenti
del fumo le impedivano di concentrarsi sulla formula.
<<Non ti preoccupare>> le disse allora
bisbigliando, <<Farò in modo che
quello sciocco non ti attacchi. Mi raccomando non perdere la concentrazione
qualsiasi cosa dovesse accadere … proprio come ti ho insegnato!>>
aggiunse sorridendole per poi fiondarsi incurante del pericolo, contro la giovane leva.
Teka non fu in grado di schivare il movimento fulmineo del curatore e colto
alla sprovvista, riuscì a mitigare solo in parte la forza del maglio ergendo
una barriera di fortuna. Lo scudo tuttavia s’infranse poiché non evocato in
tempo e il ragazzo si ritrovò di nuovo ricacciato violentemente e con un
braccio rotto. Elesya, sconvolta per il sacrificio dell’amico, ricordò i suoi
insegnamenti e ritrovando la concentrazione, evocò le corde oscure che in un
istante avvolsero il corpo ferito della giovane leva.
Il fumo scomparve ma i
segni del suo passaggio no. Lo spiazzo che circondava l’abitazione
del saggio, era stato quasi tutto bruciato o comunque assorbito dalla magia di Teka. Il
suolo invece si era tinto del medesimo colore del fumo e lo stesso fu per il
curatore. Il braccio e le gambe, infatti, erano diventati verdi e in gran parte
ustionati, tant’è che per Reilhan fu impossibile restare in piedi e presto si
accasciò al suolo, dolorante. Elesya lo raggiunse in fretta ma non sapendo come
intervenire, tentò quantomeno di sostenerne il capo. <<So che stai soffrendo Rei ma cerca di
sopportarlo, solo così potrai alleviare il dolore
con i tuoi poteri>>. Il Novizio allora, rincuorato dalle parole dell’amica,
strinse i denti e con non poca fatica curò le sue ustioni, <<Ho bisogno di alcune erbe per eliminare il
veleno, la mia magia non è sufficientemente forte>> disse tremante.
La maga non se lo fece ripetere e forte della sconfitta del loro avversario,
distolse l’attenzione dal campo di battaglia per poi iniziare a cercare
affannosamente nella sua bisaccia, qualcosa che potesse essere utile al curatore.
Quando finalmente ritrovò alcune radici colte in passato, gli sollevò ancora la
testa facendo si che Reilhan potesse vederle.
Avvenne tutto in un attimo
ed Elesya quasi non se ne rese conto. Una lunga spada affilata le trafisse il cuore.
Non avvertì dolore, né il calore del sangue che lentamente macchiò i suoi abiti
lacerati dalla lama nemica, infine osservando la ferita, il suo viso s’intristì e
prima di accasciarsi al suolo, quasi bisbigliando, disse <<Che peccato, il mio vestito si è
rovinato>>.
OH, OH,OH
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