Il ragazzo più alto
rinfoderò la sua lama e osservando annoiato il corpo inerme della giovane maga,
invitò il suo attendente a terminare quanto aveva iniziato. <<Ti ho
dovuto aiutare Teka, sai questo che vuol dire?>> gli domandò serio ma
la leva restò in silenzio, intimorito dallo sguardo del suo Capo gruppo. Quando Reilhan rialzò la testa tentando di scorgere il precedente avversario, con
sorpresa e timore poté constatare che Teka era stato guarito da tutte le sue ferite.
<<Anche loro hanno un curatore!>> pensò, poi però lo sguardo
gli cadde nuovamente sulla sua compagna ferita e un dolore lancinante lo prese
dritto al cuore. << È successo ancora una volta e di nuovo sotto i
miei occhi!>> disse bisbigliando ma nessuno udì le sue parole.
<< Ti ho ripetuto mille volte che detesto intervenire in situazioni
tanto insignificanti eppure i miei discorsi non riescono a far breccia in
quella tua testa vuota!>> continuò il ragazzo molto irritato, quando
infine raggiunse il suo compagno, lo afferrò per il bavero della camicia e
spingendolo con forza sul campo di battaglia, aggiunse <<Vai e distruggi
quell’insetto o io finirò te!>>. Reilhan ascoltò i discorsi dei suoi avversari
e la rabbia crebbe in lui. Lentamente allora si rialzò in piedi, sostenuto dal sentimento
di rivalsa e ignorando il gruppo avversario, si portò al capezzale della maga
cercando di soccorrerla con i suoi poteri, tuttavia ogni tentativo fu vano. Per
quanta energia e potere infondesse nelle sue preghiere, il corpo della
fanciulla non accennava a riscaldarsi dal freddo torpore della morte e con le
mani ancora macchiate del suo sangue, brandì il martello con un nuovo desiderio
nel cuore: prendere la vita dei suoi nemici.
Per primo si scagliò contro
Teka che ancora gli voltava le spalle e con violenza fu ricacciato da un fascio
di pura energia, al di la dello spiazzale. Tramortito dal violento urto, la
leva perse subito i sensi ma questo non fu sufficiente per il curatore che con
medesima ferocia indirizzò un nuovo colpo verso il ragazzo più alto.
Diversamente da Teka però, il nuovo avversario non fu altrettanto sprovveduto e
con disinvoltura evitò i precipitosi attacchi del Novizio. Furente, Reilhan
decise di cambiare piano e affidandosi alla sola forza fisica, si prodigò in
una serie di veloci affondi che purtroppo si limitarono a sferzare l’aria senza
minimamente scalfire il corpo del suo avversario. <<Pensi davvero di
potermi toccare con uno stile tanto prevedibile? Sei accecato dalla rabbia e
quindi incapace di studiare una strategia migliore!>> lo schernì il
ragazzo. Poiché il veleno del precedente scontro era ancora in circolo, i
movimenti del curatore divennero pian piano più lenti, cosa che non sfuggì al
suo avversario.
Sfruttando così l’ennesimo affondo fallito, con il manico del fioretto
disarmò il Novizio che scalzato dallo sbilanciamento di peso, ricadde a terra
inerme. <<Patetico!>> disse sfoderando la sua lama. <<Farò
un favore a tutti e ti toglierò di mezzo così come ho fatto con la tua sciocca
compagna; queste terre non hanno bisogno di un altro debole uomo>>
poi concentrando la sua forza nella mano, gli inferse il colpo finale.
Lo aveva fatto così tante
volte in passato che quel gesto gli sembrò del tutto naturale. La forza, la
precisione, l’equilibrio del corpo durante il movimento, tutte meccaniche studiate
nel corso degli anni e frutto di un duro addestramento. Quel giorno tuttavia nulla andò come previsto poiché proprio nel momento dell'azione finale, qualcosa
impedì al suo braccio di ultimare quanto aveva iniziato. Non era mai accaduto
prima di provare pietà per un nemico, (chiunque esso fosse stato) poiché aveva ferocemente
imparato quanto quel sentimento appartenesse solo ai più deboli o a coloro dall'indole non adatta a un campo di battaglia. Le parole di suo padre, infatti, non
facevano che rammentarglielo un giorno dopo l'altro, spegnendo in lui ogni barlume
di umanità. Quando il ragazzo guardò il suo arto però, si accorse che qualcosa
lo stava cingendo con forza inaudita e per quanto si sforzasse di metterlo a
fuoco, dovette arrendersi all’idea che una piccola mano gli aveva impedito di prendersi
la vita del suo nemico.
<<Allontanati da Reilhan o ti strapperò il
braccio dal tuo stesso corpo>> gli intimò una voce alle sue spalle. Non
era una persona che s’impressionava facilmente, tuttavia il tono di quelle
parole fece sì che la sua sicurezza vacillasse e per quanto era strano
che simili frasi fossero pronunciare da una donna, non pensò per un solo
istante che questa stesse dicendo una menzogna. La forza della presa inoltre non
poteva che confermarne l’intento e se avesse serrato ancora le dita, gli
avrebbe sicuramente spezzato un osso. Non restò altro da fare quindi che rinfoderare la lama e voltarsi per
scorgere finalmente il viso del nuovo nemico. Quando il ragazzo si girò, restò
sorpreso nell’osservare quanto esile fosse il suo avversario: una fanciulla dai
lunghi capelli rossi che sciolti le ricadevano sulla schiena. Un mantello
consunto le cingeva il corpo ma dai segni che aveva sul viso e sulle mani, si
poteva ipotizzare che fosse reduce da una feroce battaglia.
Nonostante il volto
risultasse stanco, il suo corpo pareva pronto a scattare in qualsiasi momento,
quasi stesse cercando la giusta motivazione per scatenare tutto il suo potere.
<<E tu chi sei?>> domandò la ragazza minuta che non avendola
nemmeno vista arrivare, corse sul campo di battaglia per difendere il suo Capo gruppo.
<<Ah - ah, non così in fretta carina! Non sai che è maleducazione
interrompere i discorsi altrui?>> affermò una seconda bizzarra
fanciulla che dal ramo più alto di un albero adiacente allo spiazzo, se ne
stava beatamente sdraiata giocherellando con la sua coda. <<Io sono
Xera Rouster, il terzo membro di questo gruppo!>> rispose la
guerriera mantenendo il medesimo tono greve già usato in precedenza. <<Allora
vuol dire che ce ne sarà anche per te!>> aggiunse irritata la giovane
leva, puntandole contro la candida asta. Quando però provò a scagliarle addosso
una saetta, la sua arma volò lontana.
Incapace di comprendere com’era potuto
accadere, si voltò e con la coda dell’occhio notò la bizzarra fanciulla riporre
la spada più grande che avesse mai visto. <<La prossima volta potresti
essere tu a volare via, quindi stai buona qui e non aggiungere altro>>
le disse Alea sorridendo compiaciuta. Il Capo gruppo allora, sorpreso dal
rapido contrattacco della spadaccina, ripeté lo stesso invito alla sua compagna
e le ordinò quindi di non muovere più un muscolo. <<X-Xera s-sei
tu?>> disse tremante il curatore. Ricoperto di ferite e sudore freddo
non riuscì nemmeno a muovere il capo, poiché il veleno gli aveva pian piano
paralizzato il corpo. Subito la guerriera rincuorò il Novizio e inginocchiandosi
accanto a lui, lo aiutò a risollevarsi. <<Mi dispiace … non sono
riuscito a proteggerla!>> affermò con un groppo alla gola, <<Di
che cosa stai parlando?>> domandò allora Xera confusa, <<Elesya
è …>>.
La guerriera iniziò a
cercare la sua amica con lo sguardo fino a quando, poco distante, non incrociò
il suo corpo riverso al suolo. Facendo attenzione ai suoi movimenti, trasportò Reilhan
accanto alla maga e quando le fu affianco, abbandonò momentaneamente il Novizio
per accogliere tra le sue braccia la fidata amica spirata. Una piccola lacrima
rigò il viso della guerriera, poi cercando di soffocare il feroce sentimento che
covava nel cuore, supplicò Reilhan affinché facesse l’impossibile per aiutare
la loro compagna. <<Ci ho già provato ma non sono abbastanza
forte!>> gli rispose stringendo la piccola mano fredda di Elesya,
<<Non dirlo nemmeno per scherzo, è chiaro? Non ho alcuna intenzione di
accettare una simile motivazione! La nostra vita è tua responsabilità quindi
mentre io annienterò chi le ha fatto questo, tu strapperai Elesya dalle luride
mani della morte o riserverò a te lo stesso destino!>> affermò
decisa.
Reilhan osservò il viso della sua amica e per la prima volta ne fu
intimorito. Nonostante sembrasse del tutto normale, la ferocia della sua
minaccia gli ricordò la Xera in procinto di mutare e proprio in quel momento un
brivido freddo gli percorse la schiena. Chundra aveva già predetto loro che
determinati sentimenti avrebbero spezzato la forza dei sigilli, per cui era
logico supporre che la morte di un compagno avrebbe indotto la guerriera a
manifestare la maledizione repressa. <<Xera, cerca di non perdere il
controllo>> le consigliò tremante, <<Stai tranquillo, non ho
bisogno di mutare per togliere di mezzo questa feccia>> gli rispose e
con sorpresa il Novizio dovette constatare che l’amica era del tutto cosciente
e pronta a mettere in pratica quando aveva appena detto.
Alea osservò la
situazione in silenzio e questo impensierì Reilhan ulteriormente, <<Perché
non interviene?>> pensò. <<Chi è stato?>> domandò
Xera ad alta voce ma non dovette attendere a lungo per ricevere una risposta.
<<L’onore è il mio>> disse il ragazzo osservando la scena,
disgustato. <<Faresti meglio a toglierti quell'espressione dalla
faccia ... ora che ancora puoi!>> replicò la guerriera e rialzandosi si privò del mantello decisa a concludere la sfida.
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