Cap 5 Un insopportabile
trio
Il primo sole non era ancora sorto ma Elesya stanca
di sostare a letto, decise di alzarsi. Aveva aspettato
con ansia quel giorno … per un’intera settimana. Ricordò di nuovo con dispiacere
l’affrettata separazione con la sua cara amica Xera e il solo pensiero di
poterla riabbracciare, la rendeva felice ed euforica. Si preparò quindi in
fretta, riponendo le sue cose con cura nella consunta bisaccia, poi ignorando
quanto fosse presto, bussò alla porta del Novizio esortandolo a
svegliarsi.
<<Ely che ti
prende?>> disse Reilhan, con il volto di chi era appena caduto dal
letto, <<Oggi torna Xera e tu te ne
stai qui a poltrire; se non ti prepari, faremo tardi!>> gli
rispose severa. <<Elesya Muritor,
non è nemmeno l’alba; sei agitata a tal punto da non esserti resa conto che la
notte imperversa ancora: forza, torna in camera tua e sorseggia una delle
bevande rilassanti di Hillin>> le suggerì stropicciandosi gli occhi.
<< E tu invece che cosa
farai?>> domandò irritata, ma Reilhan troppo stanco per rispondere, le
chiuse semplicemente la porta in faccia. Elesya allora, non volendo tornare in
camera, percorse il lungo corridoio gremito di stanze numerate, chiedendosi quanti
ospiti potesse ospitare la dimora del saggio Murdar ma quel pensiero si perse
insieme a molti altri che intanto le vorticarono in testa.
Raggiunta la sala da pranzo, fu sorpresa nel constatare
che non fosse l’unica sonnambula che si aggirava in quella magione e sedendosi
al lungo tavolo centrale, approfittò della colazione già servita per allietare
lo stomaco in compagnia.
Dall’altra parte della tavolata, infatti, vi era una
fanciulla dai corti capelli bruni, intenta a mangiare un dolce apparentemente
più grande della sua stessa testa. Elesya salutò la ragazza che dall’uniforme
indossata, doveva essere un’altra giovane leva. Questa però ignorò la maga e
fingendo che non ci fosse nessun altro, seguitò a divorare la sua colazione.
Un lungo silenzio le accompagnò fino a che entrambi i
vassoi non si svuotarono, poi quando ormai il primo sole aveva illuminato tutto
il cielo, la fanciulla si congedò e di nuovo ignorando Elesya. Presto giunse
anche Reilhan e dal suo aspetto si capì facilmente che non era più riuscito a
chiudere occhio. <<Grazie
mille!>> le disse prima di iniziare a mangiare ma Elesya, in preda
all’ansia, non sentì.
<<Credi
che torneranno da Murdar?>> affermò la giovane maga guardando la
finestra, <<Per l’ennesima volta,
si! Non saremmo qui altrimenti!>> le rispose scocciato il Novizio,
<<Faresti meglio a darti una
calmata, potrebbero anche tardare di un giorno: dopotutto non vi era alcun
contratto scritto che le obbligasse a ritornare precisamente dopo una
settimana!>>. Elesya si voltò di scatto poiché non gradì quell’ipotesi
e non finse nemmeno di ignorarla, per cui Reilhan preferì restare in silenzio
fino alla fine del pasto, ripensando a quanto le sue amiche cominciassero a
somigliarsi. Quando anche il secondo sole fece la sua comparsa, entrambi i
ragazzi raggiunsero l’ingresso della dimora e seduti su un comodo divano, attesero
il ritorno della loro compagna.
Restarono in quella stanza per più di due ore, poi
però, stanco di aspettare, il Novizio decise che sarebbe stato più produttivo
continuare l’addestramento di Elesya, <<Dobbiamo uscire da qui, sto impazzendo! Andiamo fuori ad allenarci, il
tempo così passerà più in fretta!>> suggerì e la maga fu d’accordo.
Tuttavia una volta dinanzi all’abitazione di Murdar,
si accorsero di non essere soli, infatti, proprio al centro dello spiazzo che
precedeva il giardino del saggio, tre ragazzi discutevano sul da farsi. Tra
loro Elesya scorse la misteriosa fanciulla che aveva incrociato durante la
colazione e solo allora la riconobbe. <<Ancora quei tre>> asserì Reilhan sfregandosi il pugno. Anche
il trio ben presto notò i due amici e con un gesto della mano, il capo gruppo
intimò ai suoi compagni di fare silenzio.
Il ragazzo più alto aveva dei lunghi
capelli neri che sciolti gli ricadevano sulle spalle e anche se a malapena s’intravedeva
poiché nascosta dalla chioma, vi era persino con una sottile treccia. I suoi
occhi erano invece grigi come il cielo in tempesta e l’aria di disprezzo che
aveva disegnato sul volto, non faceva presagire a nulla di diverso in arrivo. Indossava l’uniforme della leva e con stupore, Reilhan notò quanto fosse
priva di qualsivoglia rammendo che ricordasse battaglie passate. Il suo fisico
era prestante per essere un giovane alle prime armi, ma la cosa che più di
tutte colpì i due amici, fu la sua arma. Un fioretto lungo e affilato era
congiunto da preziose cinghie di cuoio scuro, alla cintura della leva.
Non ne avevano mai visti di simili prima di allora e osservandolo con più
attenzione, Reilhan si convinse che potesse trattarsi di uno dei rari artefatti
premio, vinto dopo aver portato a termine una missione di grado superiore.
I
suoi compagni invece erano un ragazzo molto basso e una ragazza dalle sembianze
ancora fanciullesche. Il primo non la smetteva di sorridere, dando mostra così della
sua imperfetta dentatura che sporgeva dal labbro superiore, come fosse una
zanna di qualche animale selvatico. I suoi capelli erano anch’essi lunghi ma
castani e comprendere in che modo si reggessero in piedi, fu impossibile per
Elesya. Era come contemplare qualcuno caduto vittima di un fulmine piovutogli dal
cielo. I suoi occhi erano castani e sulla guancia destra si poté scorgere una
vecchia cicatrice marchiargli il viso. Gli abiti erano gli stessi del
ragazzo più alto con la sola eccezione dell’arma. La sua, infatti, era un
lungo bastone di legno nero con venature d’argento che alla luce del sole
rilucevano preziose. Reilhan ipotizzò che anche quell’oggetto potesse essere un
artefatto e lo stesso poté affermare per l’asta della fanciulla.
La ragazza
aveva i capelli bruni e corti mentre i suoi occhi sembravano dello stesso
colore del cielo all’alba. Era molto minuta e a differenza dei suoi compagni,
oltre che all’uniforme della giovane leva, indossava una collana che dall’aspetto
dava l’impressione di essere troppo grande per il suo esile collo. Il viso
era però, più simile a quello di una bambina e lo sguardo irritato, gli ricordò
una giovane Mihrrina pronta ad azzuffarsi. L’asta della fanciulla era bianca
con una gemma dorata sulla cima che se ammirata a lungo, pareva una folgore concentrata.
<<I
truffatori! A quanto pare le nostre strade continuano a incrociarsi: che il
destino ci stia suggerendo qualcosa?>> osservò il ragazzo più basso e
Reilhan ancora irritato dall’incontro precedente, senza dire una parola,
afferrò il suo prezioso maglio. Anche il ragazzo protese la sua arma ma di
nuovo il capogruppo intimò all’amico di calmarsi.
<<Stai zitto Teka, ti ho già detto che non vale la pena perdere tempo con
simili nullità, vuoi forse che te lo ripeta?>> il
ragazzo perciò, stranamente intimorito, ritirò il bastone e restò in silenzio.
<<Oh ma guarda un po’! Il tuo
padrone ti ha stretto troppo il guinzaglio e per questo ora te ne stai tremante
in un angolo?>> replicò Reilhan provocandolo ma questa volta fu
Elesya a placare il suo Novizio. <<Calmati
Rei, abbiamo cose più importanti da fare che azzuffarci con degli
sconosciuti>> gli disse e il curatore, ingoiando l’ira, ripose il
martello … tuttavia non a lungo. <<Bravo!
Dai ascolto alla tua amica svampita e tornatene dal vecchio; ho sentito che in
cucina cercano personale>> aggiunse nuovamente il minuto ragazzo. Elesya
non riprovò a fermare il Novizio, anzi <<Come ti permetti, sciocco ragazzo basso!>> gli rispose al
contrario. Persino Reilhan osservò stupito la sua compagna che per la prima volta,
sembrò essere davvero offesa.
<<Basso? Mi hai davvero chiamato Basso!>>
urlò a squarciagola. <<Oh no!>>
sospirò la fanciulla scocciata, <<Ora
nemmeno tu lo potrai fermare Dereth; odia essere chiamato basso!>> poi
voltando le spalle a tutti, si accomodò non lontana all’ombra di un albero
secolare. Anche il capogruppo la seguì ma prima di andare, ordinò al suo
compagno di sbrigarsi ricordandogli quanto odiasse aspettare. Quando lo
spiazzale si svuotò, al centro restarono solo i due fidati amici e il
ragazzo minuto. <<Qual è il vostro
nome>> domandò furente la giovane Leva, <<E perché mai dovrebbe interessarti?>> rispose a tono la maga,
<<Sono una persona precisa: se
uccido qualcuno, voglio almeno conoscerne il nome>> spiegò, prima di
afferrare l’arcano bastone con entrambe le mani.
ci lasci sempre con il fiato sospeso, speriamo che venerdi' arrivi presto.
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