Elesya avvertì le fiamme farsi sempre più intense e
pian piano leggere perle di sudore iniziarono a formarsi sulla fronte. La
giovane maga si ripulì con la manica della camicetta, che tuttavia restò
asciutta. Con la mano sfiorò il viso e sebbene le fiamme avessero divorato
l’ambiente intorno a lei, la sua pelle era fresca e distesa. Gli occhi allora
indugiarono sul palmo ferito e nonostante il marchio a fuoco fosse sempre
presente, non le faceva più male. Elesya si prese la testa fra le mani. La
sentiva pesante e affollata di pensieri e congetture. Una parte di lei era
convinta, infatti, che tutto fosse un inganno. La ferita che non pulsava e la
pelle asciutta ne erano la prova. Poi c’era l’altra che invece le urlava di
scappare il più lontano possibile. Non sapendo quale voce interiore seguire, la
sua mente vagò libera e senza rendersene conto, materializzò accanto a lei un
volto amico. Il tocco gentile del Novizio si posò sulla sua spalla,
costringendo la giovane maga a sollevare lo sguardo. <<Che cosa facciamo qui?>> gli
chiese sorpreso. Elesya non sapeva se quella visione fosse reale oppure no,
però nulla le impedì di buttargli le braccia al collo. <<Anch’io sono felice di vederti Ely>>,
le mormorò cercando di non soffocare. <<Dove ci troviamo?>> ripeté ma la maga non riuscì ancora a
parlare malgrado i suoi sforzi.
Elesya indicò con insistenza la barriera rovente che la separava dal teschio, invitando così il Novizio a girarsi. Quando
Reilhan osservò l’artefatto ergersi al centro dell’anello di fuoco, incrociò le
braccia e inclinò il capo. Con la mano incominciò a tormentarsi il pizzetto, un
vezzo del quale non riusciva a liberarsi, ma che allo stesso tempo gli
permetteva di schiarirsi le idee. <<Naturalmente
l’artefatto non poteva circondarsi di dolce nettare e fanciulle succinte. Fuoco
e catene ... scontato e banale direi!>> esclamò infastidito. Elesya lo fissò perplessa e
il curatore sbuffò <<Lascia stare,
vaneggiavo. Eppure mi chiedo perché capiti sempre tutto a noi. Che sia una
maledizione?>> continuò a borbottare. La giovane leva comprese
di non avere molto tempo e così non sapendo come attirare la sua attenzione,
gli sferrò un pugno sul braccio. <<Ehi!
Anche se il vero me è altrove, mi hai fatto male>> urlò il Novizio
più che altro sorpreso dalla reazione dell’amica. <<Lo
sapevo che presto o tardi Testa Calda ti avrebbe contagiato>> mormorò
indispettito. <<Hai la mia completa
attenzione>> aggiunse, fingendo una riverenza. <<Per raggiungere il teschio dobbiamo
liberarci della barriera>> disse studiando il da farsi. Elesya allora gli afferrò il braccio, mostrandogli il palmo ferito.
<<Mi stai dicendo che hai provato a sollevare
quella cosa a mani nude? Non ti pensavo tanto folle, lo sai?>> la
schernì e sfiorandole la bruciatura, curò la sua mano. Elesya gli fu riconoscente ma non apprezzò le sue parole. <<Solo un pazzo andrebbe incontro al fuoco>> la incalzò.
<<Perché invece non usciamo da qui?
Il saggio Murdar saprà cosa fare. In fondo sei una ragazzina, non pretendere
troppo da te stessa>>. L’espressione del curatore cambiò. Non era il
Reilhan che conosceva e i suoi discorsi la fecero infuriare. Il Novizio più di
tutti avrebbe dovuto sapere quanto si fosse impegnata per cambiare. Aveva
promesso a se stessa che non sarebbe stata più di peso a nessuno, bensì un
valido membro del gruppo in grado di combattere con coraggio. Senza pensarci
due volte, Elesya si diresse verso la catena e nonostante i suoi timori non si
fossero placati, il suo orgoglio ebbe la meglio. Quando fu a pochi passi dal
metallo incandescente, il calore iniziò a bruciarle la pelle. Gli occhi lacrimarono
copiosi e i vestiti si annerirono in diversi punti. <<Fermati finché sei ancora in tempo>>
le consigliò il ragazzo a debita distanza, <<Lascia che sia io a difenderti, dopotutto mi hai evocato per questo,
vero?>> asserì. Elesya tuttavia ignorò le sue parole, chiuse gli
occhi e con entrambe le mani afferrò la catena. Il dolore fu straziante ma non
durò a lungo.
Nel momento in cui li riaprì, si ritrovò accanto al portale. Qualcosa
però era cambiato. L’aria che si respirava, infatti, era più invitante e non
fredda e inospitale come in passato. In lontananza Elesya riuscì a scorgere le
sagome di due persone sedute l’uno accanto all’altra. Una donna dai lunghi
capelli se ne stava tra le braccia di uomo sconosciuto. Era di spalle perciò
Elesya non riuscì a scorgerne il volto. Di lui poté vedere soltanto la
voluminosa chioma canuta adagiarsi su un prezioso mantello, forse di seta nera. Di
tanto in tanto l’uomo le baciava la fronte, eppure la maga non scorse mai in
lui lo stesso coinvolgimento della donna. Al contrario le parve distaccato,
come faceva Nephes a non rendersene conto? Ci pensò a lungo e infine decise di
affrontarli. Man mano che si avvicinava però la strada percorsa non sembrò
ridursi. Elesya allora incominciò a correre, ma la situazione non migliorò.
Quando la stanchezza prese il sopravvento, affannata, si accasciò al suolo
arrendendosi definitivamente. Si sorprese tuttavia nello scoprire di poter
ascoltare i loro discorsi, sebbene la distanza che li separasse fosse notevole. <<Vorrei poterti amare lontano da
questa prigione senza tempo>>, la voce dell’uomo era profonda e
penetrante. <<Senza tempo, proprio come la mia maledizione. Non mi è possibile
abbandonare questo posto>> rispose la donna disperata.
<<Non mentire a te
stessa. Sappiamo bene che sei tu a possedere le chiavi del portale, se davvero
volessi lasciare questo limbo, ti basterebbe varcare l’uscio. Temo che i tuoi
sentimenti non siano abbastanza forti>> la incalzò l’uomo. <<Perché
dici questo. Non ho amato nessuno quanto te, dovresti saperlo. Mi hai salvato
da un’esistenza di solitudine, hai curato le ferite del mio cuore ed io te l’ho
donato. Se dovessi oltrepassare il portale o soltanto aprirlo senza uno scopo
ben preciso, sarebbe come dichiarare guerra a coloro che mi hanno imprigionato.
Che cosa succederebbe a quel punto?>> tentò di giustificarsi la
donna ma il suo amato non se ne convinse. Con le dita sfiorò gli spessi
bracciali che le serravano i polsi, <<Hai
paura questa la triste realtà. Non capisci che loro ti temono? Hanno soggiogato
la tua mente convincendoti di essere debole. Tu sei la grande Nephes, la donna che
ha sconfitto la morte, privandola della sua stessa falce. Sei una regina e non
te ne rendi conto!>>. << A quale prezzo?>> Nephes abbassò lo sguardo ma subito l’uomo le afferrò
il mento, costringendola a sollevare il capo. Dolcemente le sfiorò le labbra con
un bacio ed Elesya iniziò presto a sentirsi di troppo. <<Promettimi che ci penserai!>> le
sussurrò e non ci fu bisogno di aggiungere altro, poiché a quella richiesta ne seguì
un secondo più appassionato.
La distanza tra Elesya e la coppia aumentò improvvisamente, fino a quando la giovane leva non si ritrovò inginocchiata in uno spazio oscuro e privo di confini. <<Ben fatto, un’altra catena è stata spezzata.
Il fuoco di quel sentimento mosso dall’inganno è ancora vivo in lei, che divenuto odio, le ha bruciato l’anima>>. Elesya si rese
conto di essere di nuovo sola e benché il Novizio le avesse riservato parole
aspre e deludenti, ne sentì la mancanza. <<Non indugiare oltre Elesya, ci resta poco tempo>> le ricordò
la Conue attirando la sua attenzione. Elesya avanzò verso la terza spira di
metallo. Anche questa non parve muoversi, ma al contrario della precedente, era
ben ancorata all’artefatto in una serie di spirali e nodi senza né capo né coda.
Provò a sfiorarla con le dita per accertarsi che non fosse incandescente e
ancora una volta la catena sembrò del tutto normale. Si avventò sul primo nodo,
cercando di scioglierlo il più in fretta possibile, tuttavia nel momento in cui
la prima parte della catena fu liberata, le spirali la circondarono costruendo
uno spesso muro che pian piano andava stringendosi. Alcune parti del pesante giogo si
avvinghiarono alle sue caviglie, generando nodi più intricati del precedente e
impedendole così di muoversi. Più i minuti passavano e più i nodi si
moltiplicarono, fino a che non raggiunsero da prima le ginocchia e infine i
fianchi.
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