Xera si staccò dal
tronco al quale era poggiata, proprio nel momento in cui l’amica ricadde
pesantemente su stessa. <<Elesya!>>
urlò sperando di poterla destare, ma invano. La guerriera si avvicinò alla
barriera eretta da Faiha, ma subito Zabora intervenne. <<Stai indietro>> le intimò
sfiorando l’elsa della spada. <<bada
agli affari tuoi biondino>> rispose imitando i suoi gesti, <<La salute di Faiha è affar mio e non ti
permetterò di farle del male>> insistette il ragazzo. Xera corrugò la
fronte, non avrebbe mai ferito la Conue eppure il suo amico la
pensava diversamente. <<Temo che i
troppi capelli ti abbiano annebbiato il cervello>> affermò la
guerriera facendosi largo con il braccio teso. <<Attenta, oggi Murdar non correrà in tuo soccorso>> Zabora cercò
di intimorirla ma ottenne l’effetto opposto. <<Che cosa intendi dire, sai qualcosa di Murdar che non ci hai
detto?>>. Xera si avvicinò al ragazzo quanto bastava per sentire il battito del suo cuore. Il ritmo aumentò dopo la sua domanda. <<Non più di te>>,
<<Davvero, facciamo che non ti
credo neanche un po’>>, asserì avanzando ancora. Xera non
distolse mai i suoi occhi da quelli del ragazzo durante il concitato dialogo e
questo lo rese più nervoso.
<<Dimmi
quello che sai o dovrò usare le maniere forti>> gli intimò infine.
<<Quanta determinazione per una leva
fuorilegge>>, Mihrrina interruppe il discorso frapponendosi tra i
guerrieri. <<Murdar è a Nortor in
questo momento, non sappiamo altro>> confessò con disinteresse mentre
ripuliva le unghie sporche di terra. <<Vi siete presi gioco di Reilhan>> Xera esternò il suo
disappunto calciando un sasso. <<Oh
andiamo, anche tu volevi che la strega si sottoponesse al rito, sai quanto sa
essere ostinato quel ragazzo!>> si giustificò la Hem lasciandosi
sfuggire un sorrisetto beffardo. <<Con
la vostra trovata avete messo in pericolo la mia amica … ma vedo che la
situazione ti diverte>> Xera sussurrò la frase finale poiché la rabbia
la soffocò. Mihrrina scorse una fiamma ardere nei suoi occhi e subito cambiò espressione. <<La tua amica
è al sicuro, Faiha sa quello che fa. Non è una principiante>> tentò
di dissuaderla. Xera si voltò verso la compagna che ancora se ne stava riversa
su stessa. Senza sfiorare la barriera, la aggirò portandosi così alle sue
spalle. <<Ely!>> le
sussurrò piano. La Conue riaprì gli occhi. <<Elesya è stremata. La magia del sigillo è forte, concedile
qualche minuto per riprendersi>> le suggerì. Xera scosse il capo e
infine si sedette proprio accanto a lei.
<<Elesya!>> Faiha continuò a
pronunciare il suo nome, sperando di poterla destare e quando ormai le speranze
vennero meno, la giovane leva mosse le dita della mano. Lentamente riaprì gli
occhi e si mise a sedere. <<Che
cosa è successo?>>, <<Hai perso i sensi, le prove ti hanno stremata.
Fatti forza, ne mancano soltanto due>> asserì la Conue, sospirando
sollevata. La maga si rialzò in piedi e avanzando decisa, ridusse la distanza
che la separava dall’artefatto. Il teschio era ancora lì al centro di un vuoto
indefinito, con gli occhi cavi fissi su di lei. Elesya gli girò intorno
studiando la situazione e nel mentre intravide il punto in cui le catene convergevano.
Gli anelli iniziali erano ancorati al marchio sulla nuca dell’artefatto perciò le
venne spontaneo massaggiarsi il collo. Qualcosa di freddo e duro però si
contrappose alle sue dita. Aveva la stessa consistenza del metallo e la
medesima resistenza. Un brivido le percorse la schiena. <<Non ho mai desiderato tanto uno specchio in
vita mia>> pensò e subito il suo desiderio venne esaudito. Si ritrovò
all’improvviso dinanzi a un grande specchio in grado di riflettere la sua
immagine per intero, simile a quelli presenti nelle stanze della locanda di
Aldaria. Diede le spalle all’oggetto, girando il collo per guardare
meglio. Quello che vide la fece trasalire al punto da disperdere lo specchio in
fretta. Gli anelli finali delle due catene restanti erano fissati alla base del
suo collo.
<<Non ci resta molto
tempo!>> la voce della Conue la ridestò dai suoi pensieri e così
intenzionata a liberarsi della maledizione, si fiondò sulla quarta catena.
Le sue mani si pietrificarono a causa del freddo pungente che quel giogo emanava.
Si diffuse presto in ogni parte del suo corpo, fino ad arrivare al cuore che
rallentò il suo battito per poi fermarsi del tutto. La ragazza non percepì più
nulla, al contrario si convinse di essere morta. Xera osservò la sua amica
cambiare colorito e la sua pelle diventare livida. <<ELESYA>> le urlò e con la mano cercò di toccare la sua
spalla. La barriera tuttavia le ricacciò il braccio indietro. La Conue si
ridestò dallo stato meditativo come fosse stata strappata da un
lungo sonno profondo. <<Che cosa
hai fatto!>> disse impallidendo. <<Adesso non potrò più raggiungere Elesya e lei sarà completamente
sola>> asserì tremando. Xera si avvicinò alla ragazza, <<Abbassa la barriera>> le intimò e
Faiha non se lo fece ripetere due volte. La leva oltrepassò il cerchio che si
era creato sulla terra e il suo cuore ebbe un sussulto quando vide l’amica più
da vicino. Gli occhi erano sbarrati e vitrei, mentre la pelle pallida sembrava
senza vita. Le mani della guerriera iniziarono a tremare. <<Ely>> mormorò piano. <<Non riesco a sentire il suo cuore>> aggiunse
respirando a fatica. <<La quarta
catena l’ha congelata, purtroppo non so altro e adesso mi sarà impossibile
rientrare nella sua mente se lei non collabora>>.
Faiha pronunciò la
formula così tante volte da farsi ardere la gola, tuttavia la giovane maga versava
nelle medesime condizioni. <<Se
Reilhan fosse qui, potrebbe aiutarla!>> affermò Xera e voltando il
capo, guardò Zabora con risentimento. Subito però si rivolse a Mihrrina
<<Se le voci sul tuo conto sono
vere, corri da Reilhan e conducilo qui, nessuno potrebbe raggiungerlo in tempo
a parte te>>. La Hem si meravigliò della richiesta e dei complimenti <<Sarò presto di ritorno, cerca di non far
morire la tua amica intanto>> le rispose svanendo all’improvviso
inghiottita dalla vegetazione circostante. <<Che cosa possiamo fare?>> Xera interpellò la Conue sperando
in qualche suo suggerimento ma Faiha non poté essere di alcun aiuto. <<Questa magia è più complessa di quel che
pensavo>> si giustificò abbassando lo sguardo ma Zabora prese
le sue difese, <<Non è colpa tua,
se questa ragazza non avesse toccato la barriera, adesso Elesya sarebbe al
sicuro>>, <<Perché non chiudi la bocca? Vai a pettinarti la chioma,
qui non sei di alcun aiuto>> lo rimproverò Xera ancora adirata per le
bugie del guerriero. Zabora fece per sguainare la lama ma Faiha gli bloccò il
braccio. <<State calmi, così
peggiorate soltanto le cose>> li redarguì. Xera distolse lo sguardo
dal ragazzo, concentrandosi su Elesya. Quando all’improvviso qualcosa attirò i
suoi occhi. Un riflesso luminoso proveniva dalla runa incisa sul collo della
maga.
Xera avvicinò il capo e non poté
credere a quanto scoprì. Si stropicciò gli occhi affaticati, pensando di essere
stata vittima di un’illusione, ma nel momento in cui la vista tornò alla
normalità, si rese conto che tutto era reale. L’anello di una catena sporgeva
dalla runa. Inizialmente pensò di avvisare gli altri due, poi però si
convinse di dover agire. Con determinazione afferrò l’anello e incominciò a tirare.
Elesya avvertì un
forte calore diffondersi a macchia d’olio dal collo in giù. I suoi muscoli si
sciolsero e il cuore tornò a battere forte e vigoroso. <<Xera>> pensò sorridendo. Tra le mani stringeva la catena che non lasciò andare, sebbene il suo
istinto le intimasse di liberarsene. Anche lei iniziò così a tirare con tutte
le forze che aveva, giocando una sorta di tiro alla fune con l’artefatto stesso.
Quando sentì la presa opposta farsi meno insistente, Elesya
strattonò con maggior vigore ma la catena non venne via, al contrario proiettò immagini inquietanti di morte. Centinaia di corpi
senza vita caduti per mano di Nephes e della sua falce. Infine la visione che
più di tutte la terrorizzò giunse nitida nella sua mente. Il suo stesso corpo
decapitato, ai piedi dell’uomo che le aveva giurato amore eterno.
<<Io non
posso morire, che cosa pensavi di ottenere con il tuo gesto>> la voce della donna risuonò nelle orecchie di Elesya e
per un attimo poté giurare di averla accanto. <<Il degno epilogo del mio piano>> rispose l’uomo e subito rise divertito, stringendo i capelli della donna nel pugno. <<Se
solo avessi la mia falce, trasformerei il tuo ghigno in un urlo di
terrore>> asserì Nephes. <<Se c’è una cosa che proprio non sopporto, è il suono della tua voce.
Resistere tanto a lungo … è stata l’impresa più ardua mai compiuta>>.
L’uomo camminò intorno al corpo della donna ma delle voci lo fecero trasalire.
<<Bene, adesso il tuo tempo è davvero finito. La persona che sta
arrivando saprà rimetterti al tuo posto>> Nephes tentò di intimorirlo e ci riuscì. <<Maledizione,
le tue chiacchiere mi hanno rallentato>> affermò
innervosendosi, <<Sono costretto a
cambiare i miei piani>>. Lasciò cadere la falce a terra e questa
svanì in una nube di fumo nero, poi dal palmo evocò una sfera infuocata e con
quella colpì il corpo della donna. <<Fermati, che cosa stai facendo>> urlò
disperata <<Ciò che devo>>
disse contemplando le fiamme ciano che divorarono tutto quello con cui
entrarono in contatto. Da sotto il mantello estrasse un sacco di iuta e senza cura ci
scaraventò la testa della donna, che invano cercò di opporsi. La visione svanì
ed Elesya diede un ultimo forte strattone. L’anello iniziale si spezzò e infine
la quarta catena scomparve come le precedenti.
Nessun commento:
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi