Elesya fissò stupita
sia il portale, sia la bizzarra bestia. Il primo era quasi del tutto simile a
quelli utilizzati per compiere lunghi viaggi con l’ausilio della magia, tuttavia
il colore scuro della pietra del quale era costituito, lo rendeva assai
minaccioso. Non aveva particolari rilievi che gli conferissero pregio, al
contrario erano solo un cumulo di pietre pece, ammassate le une sulle altre.
Queste componevano il perimetro di un’area anch’essa oscura ma inconsistente, da
cui era uscito il sinistro essere. Ben presto però il portale s’infranse,
svanendo senza lasciare traccia. L’animale invece restò immobile, pronto a
scattare al minimo movimento. Elesya indugiò a lungo su di lui, incapace di
comprendere se fosse più sollevata o intimorita circa la sua presenza.
Il
lascito di suo nonno era finalmente dinanzi ai suoi occhi, seppur le fosse
costato un prezzo assai alto. La creatura era più alta di un comune cane - nonostante gli somigliasse nell’aspetto - ma non era quella l’unica
caratteristica degna di nota. Ogni parte del suo corpo, infatti, era costituita
da sole ossa. Cranio, cassa toracica, zanne e artigli erano tutti in bella
vista, poiché priva dello strato di carne, pelle e muscoli di cui un comune essere
vivente è caratterizzato. Gli organi interni invece apparivano prosciugati e spenti,
tuttavia abbastanza visibili attraverso le ossa. Quando Elesya
decise di avvicinarsi la creatura si voltò, fissandola con i suoi occhi
incavati dai quali s’intravedeva un bagliore scarlatto. La maga tremò. Poi però si
fece coraggio e allungando la mano, si protese per toccarlo. Al contrario di
quel che aveva immaginato, l’essere non si tirò indietro né si dimostrò ostile,
anzi sembrò quasi lieto di essere accarezzato, manifestando i suoi sentimenti
con il movimento sussultorio della scheletrica coda.
Il cranio era molto freddo
e quando Elesya lo sfiorò, sentì la mano raggelare. Non cedette tuttavia
all’istinto di ritrarla, per non turbare la creatura.
Dall’altro capo
della sala però Goreha tornò subito all’attacco, libera dalla coercizione della
magia nera, che aveva protetto la ragazza durante il rito. Strisciando tra i
detriti sul pavimento, raggiunse Elesya in pochi secondi, con gli artigli
sguainati e pronti a squarciare i suoi avversari.
La creatura scattò
rapidamente, separandosi dalla maga e correndo in contro a Goreha. Poi con un
balzo innaturale si portò sul dorso della sua coda, conficcando le possenti
unghie nella carne della regina, per non essere sbalzato via. Lo spaventoso
rettile gemette e con forza inaudita provò a scalzare l’animale agitandosi freneticamente.
Ma la bestia oscura non si mosse e sfruttando l’elemento sorpresa, spalancò le
fauci e dilaniò la pelle coriacea, staccando di netto la parte inferiore dal
resto del corpo. Goreha urlò così forte da far tremare l’intero castello. Ormai
riversa al suolo e incapace di muoversi, non poté fare altro che arrendersi al
dolore.
La creatura
raggiunse di nuovo Elesya, strofinando la testa sulle sue vesti e nonostante le
zanne fossero sporche di sangue, la ragazza ricambiò il gesto
accarezzandogli il freddo cranio. Quando Elesya osservò il
corpo di Goreha, notò che i freddi occhi gialli erano serrati, mentre la lingua
biforcuta fuoriusciva dalla bocca. Non aveva tempo da perdere. Portandosi
al capezzale della guerriera, si accertò delle sue condizioni di salute, ormai
accasciata al suolo con gli occhi chiusi e le mani strette attorno alla spina. Il
curatore invece era ancora svenuto dall’altro lato della stanza. Anche la
creatura si avvicinò al corpo di Xera, non distogliendo lo sguardo dalla sua
padrona, intenta a estrarre la spina dall’addome dell’amica, senza però
riuscirci. Delicatamente allora accostò il muso sulla ferita e afferrando la
spina con le zanne, la estirpò senza il minimo sforzo.
<<Ti ringrazio>> mormorò la giovane
maga con gli occhi lucidi, poi con un cenno della mano indicò anche il Novizio,
chiedendo alla creatura di condurlo da lei. Di nuovo questa obbedì e
muovendosi agilmente tra le macerie, raggiunse Reilhan caricandoselo
sull’ossuto dorso, per trasportarlo più velocemente. Con il maglio tra le
fauci, l’essere s’incamminò scodinzolando allegro.
All’improvviso dei
rovi fuoriuscirono dalla coda della regina, e andarono ad attorcigliarsi alle
zampe della creatura, bloccandone i movimenti. Il Novizio cadde a terra - a
causa della brusca fermata - e così il suo martello, provocando un acuto suono
metallico che fece scattare Elesya in piedi. Le sue mani ancora sporche di
sangue per aver prestato soccorso all’amica, s’irrigidirono come fossero bloccate
da una forza invisibile.
<<Pensavate
di esservi liberati di me! Un non morto e dei bambini non potranno mai avere la
meglio sulla regina delle rose!>> tuonò minacciosa. Dall’addome
divelto di Goreha, germogliarono altri rovi più robusti dei precedenti, che si
fusero tra loro generando una nuova coda. La regina si sollevò e sul petto
tornò visibile la lunga spina porpora che pulsava velocemente. Elesya provò a invocare
la creatura a gran voce ma Goreha le scagliò contro le lucertole - sue
sottoposte - che aveva generato dai resti della vecchia coda.
Ogni volta che un
rettile feriva la ragazza, anche la creatura ne soffriva, quasi fossero una
cosa sola. E quando infine si ritrovò circondata, capì di non poter far ricorso
alla sua magia, poiché l’evocazione della bestia non morta, aveva esaurito tutto
il suo potere. Goreha gioì dinanzi alla sconfitta inferta ai suoi avversari, ma
avendo imparato la lezione, non tergiversò a lungo e sguainando gli artigli,
attaccò Elesya senza pietà.
Un bagliore candido
illuminò la stanza, alle spalle di Goreha. Poi un lampo accecante la investì,
costringendo la maga a chiudere gli occhi per non restarne accecata. Subito li
riaprì e un sorriso schiarì il suo volto; il Novizio stava combattendo la regina
velenosa, imbracciando il fidato martello. <<È questo dunque, il tuo vero aspetto!>> urlò Reilhan furente
mentre con la mano si massaggiava il collo, dove prima era germogliata una rosa
azzurra. Goreha invece, con le zampe squamose, si teneva il capo - proprio dove
il Novizio l’aveva colpita - gemendo e ansimando per il dolore e per la rabbia.
<<Come osi colpire la tua padrona!>>
ringhiò, cercando di afferrarlo con gli artigli ma Reilhan fu più veloce e
nell’udire la parola “padrona”, divenne ancora più violento. Non c’era cosa peggiore per lui, dell’essere
ingannato.
Goreha però era un
osso duro e nonostante fosse stata colpita da una raffica di colpi precisi e
potenti, riuscì a risollevarsi scaraventando il curatore dall’altra parte della
stanza. Ma la creatura che nel frattempo si era liberata dai rovi della regina,
attutì la caduta del ragazzo con il suo corpo, permettendogli di ritornare subito all’attacco. Insieme, bersagliarono senza sosta Goreha, evitando i suoi rovi
e il veleno secreto dalle lucertole, che intanto si erano unite alla loro
padrona. Quando la regina infine sembrò sul punto di soccombere, con le zampe afferrò
i suoi stessi sottoposti, divorandoli in un sol boccone. Reilhan restò
impietrito dinanzi a quella scena. Più lucertole trangugiava e più essa si
rigenerava, tornano in breve tempo al pieno delle sue forze. <<Sei un mostro!>> esclamò il
Novizio, <<Ti sei nutrita dei tuoi
stessi alleati, coloro che hai chiamato “figli”. Non vi è più alcuna traccia d’umanità
in te ed io quindi, non avrò nessuna pietà!>>.
La regina lo schernì,
dimenticando che sebbene il corpo del ragazzo fosse visibilmente provato, lei
non era la sola in grado di rigenerarsi. Reilhan chiuse gli occhi per un attimo
e subito dopo ogni ferita o graffio, sparì. Poi concentrando il suo potere nel
maglio, si scagliò contro il rettile, desiderando ardentemente di ucciderlo.
Elesya sarebbe voluta intervenire, spalleggiando il compagno durante la
battaglia, ma i suoi poteri non erano ancora tornati e non volendo quindi
essere d’intralcio, tornò a medicare le ferite di Xera. La creatura invece si
occupò delle lucertole che di tanto in tanto si generavano dai resti della
vecchia coda, impedendo loro di soccorrere la regina. Elesya fasciò la ferita,
fermando finalmente l’emorragia ma Xera aveva perso troppo sangue e solo
Reilhan avrebbe potuto aiutarla. Quando si voltò per comunicargli la notizia,
vide Goreha riversa al suolo con numerose bruciature sulla pelle, provocate dal
maglio del Novizio, stranamente avvolto da fiamme bianche.
In altre circostante
il ragazzo non avrebbe continuato il combattimento, ma nei suoi occhi qualcosa
era cambiato. Stringeva il maglio con entrambe le mani e lo faceva con tale
decisione, da far diventare le sue nocche bianche. I suoi muscoli erano tesi e
la schiena, imperlata di sudore. Elesya non aprì più bocca. I capelli del
curatore erano appiccicati al viso a causa del sudore e dell’umidità presente
in quel castello. Da quando erano sbarcati su Horsia, il suo aspetto era man
mano cambiato. Oltre ad essere diventato più alto, infatti, i suoi lineamenti
si erano induriti e accentuati, e nonostante i suoi sedici anni, era ormai più
simile a un giovane uomo che a un ragazzo. Le ciocche rosse si erano allungate
e la barbetta incolta gli aveva ridisegnato il volto, perché cresciuta. Elesya
non poté fare a meno di fissarlo; per la prima volta non riconobbe più l’impacciato
Novizio incontrato a Libra. Davanti a lei si ergeva un combattente, pronto a prendersi
la vita dei suoi nemici, se necessario.
La maga si strinse nelle spalle, sentendosi stranamente piccola, se paragonata ai suoi amici, poi però accarezzò il
petto in direzione del cuore, lì dove una scheggia l’aveva trafitta e ricordò
che anche lei non era stata da meno. <<Ho sacrificato la mia vita e comunque mi sento sollevata>>
pensò, <<Oggi anch’io sono stata
coraggiosa!>>.
Davvero avvincente!!! Il ritmo di questa parte è davvero esaltante!
RispondiEliminaGrazie mille :)
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