Reilhan cercò di
alzarsi, ma le ferite procurate dall’Hòros, lo indebolirono al punto tale da non
poter muovere nemmeno un muscolo, persino il suo Maglio era diventato troppo pesante
da impugnare; davanti a lui giaceva la bestia addormentata mentre poco più
lontano, le sue amiche si stringevano l’una all'altra Keldas, anche se
malconcio, tornò subito accanto alla sua fidanzata per accertarsi che stesse
bene, ma anche per lui sarebbe stato troppo faticoso, dopo quella lotta,
trasportare la ragazza sulle spalle.
<<Chi ha scagliato quelle frecce?>> disse Elesya mentre con lo sguardo, tentò di scorgere
qualcosa tra gli alberi.
<<Conosco solo una persona, in grado di farlo
con così tale precisione, ma spero tanto di sbagliarmi questa volta>> rispose Reilhan con un pizzico di acredine nelle sue
parole. Xera era troppo stanca per fare domande e lentamente si accasciò con la
schiena rivolta al tronco di un grosso albero. <<Hai perso molto sangue amica mia, se non ricuciamo questa ferita, anche
tu sverrai come Shùly>>. Elesya aiutò la ragazza a sedersi e rapidamente,
prese dal suo bagaglio delle erbe raccolte in precedenza, <<Io non sono né un dottore né un curatore e
non m’intendo di erbe medicinali ma queste piante le conosco e servono a
disinfettare le ferite; la mia governante mi metteva le foglie sui tagli e poco
dopo non sentivo più dolore>> spiegò mentre applicava la stessa
tecnica sulla lacerazione di Xera.
<<Io, fossi in te, non lo farei!>> questa
frase risuonò a eco per la foresta, come se provenisse dagli stessi alberi.
Elesya si fermò immediatamente e alzandosi in piedi, ancora una volta indagò
con lo sguardo senza però riuscire a vedere nulla di insolito tra quella fitta
vegetazione.
<< Perché invece di parlare nascosto tra i
rami, non scendi e ti presenti?>> disse scocciato Reilhan <<Sei sempre il solito!>> aggiunse.
Dal ramo di
un faggio, agile come uno scoiattolo, scese un giovane armato di arco e frecce;
era molto alto e di corporatura leggera ma allenata, la muscolatura delle sue
braccia, infatti, risaltava, avendo lui strappato le maniche della camicia.
Aveva i capelli castani (come i suoi occhi) che per un qualche strano motivo,
rimanevano ben dritti verso l’alto, rendendolo simile a un galletto.
<<Reilhan sei tu, amico mio>> disse
ridendo << Dovevo riconoscerti
subito, dopo averti visto prendere tutti quei colpi dall’Hòros!>> continuò
<< Senza contare che non ti è nuova
nemmeno questa posizione supina, dovuta all'ennesima sconfitta!>>.
Il ragazzo
abbastanza divertito, camminò attorno al Novizio mentre con la mano teneva una
freccia con la quale, di tanto in tanto, giocherellava. Dopo poco andò vero le
due ragazze e riponendo il dardo nella faretra alle sue spalle, si presentò. << Il mio nome, leggiadre fanciulle, è Norwen
e sono qui per servirvi>> disse sfiorando con le labbra le loro mani,
come un vero gentiluomo. Reilhan sorrise, sapeva che presto o tardi Xera avrebbe
contraccambiato quella gentilezza con un pugno o una sfida a singolar tenzone; ricordava
ancora il giorno il cui l’aveva conosciuta.
<< Come mai mi deridi con tanto gusto?>> chiese Norwen
incuriosito <<Trovi forse ridicolo,
il fatto di aver onorato queste due splendide donzelle, con i giusti modi?>>.
Il Novizio non smise di ridere, ormai era imminente la reazione della sua amica
<< Ma io non lo trovo ridicolo, li
hai solo riservati alle ragazze sbagliate, vedrai come sarà ripagata la tua
cortesia, tra pochi minuti!>> rispose quasi attendendo con ansia la
sfuriata di Xera che invece, al contrario di ciò che pensava Reilhan, non
avvenne anzi, le due giovani, risentite dalle affermazioni scortesi del Novizio, lo guardarono
severamente.
<<Credo che i colpi da te subiti, siano stati più dannosi di quel che pensavo. Solo uno stolto potrebbe
offendere due donzelle così a modo; dovete perdonarlo dolci fanciulle, è rozzo! Cosa vi aspettate da un tizio che brandisce un martello?>> e con
estrema cura, sostituì le foglie sulla ferita di Xera con un balsamo che portava nella sua bisaccia; spiegò loro che le erbe di Elesya, non erano giuste per
quel tipo di lacerazione, essendo un rimedio utilizzato solo per lenire il dolore.
Subito dopo le fasciò il braccio con delle bende, ricavate da una parte della
sua camicia.
<< Vedrai che ti
sentirai meglio dopo esserti riposata e aver mangiato qualcosa; non vi
preoccupate adesso che ci sono io a proteggervi, non dovrete temere più nulla!>>.
Reilhan ridacchiò
ancora una volta, se prima aveva avuto qualche dubbio, in merito alla probabile
scenata di Xera, adesso per lui era una certezza; di lì a poco la guerriera
avrebbe sbraitato.
<< Ti ringrazio Norwen, mi sento già molto
meglio>> disse la ragazza contro ogni pronostico del Novizio che
incredulo, non disse più una parola se non, con un po’ di rabbia, << Se sarai tu a occuparti delle mie amiche,
dovrò presto o tardi, aspettarmi di ritrovarle disperse in qualche parte remota
di Horsia e magari svenute, del resto è la sorte toccata ai tuoi protetti o
sbaglio?>>. Norwen perse il suo sorriso spavaldo e con molta serietà
si avvicinò alle due Giovani Leve ritrovate, <<Dovete scusarmi per non avervi saputo proteggere, mi sono distratto per un attimo e vi ho persi tra la folla, è tutta colpa mia!>> disse
rammaricato, poggiando una mano sulla spalla di Keldas.
<< Scommetto che “quell'attimo di distrazione”,
è stato causato da qualche bella ragazza, doverosamente onorata con i “giusti modi”. Oh mi
sbaglio?>> ironizzò Reilhan, ancora insoddisfatto. Norwen si alzò in
piedi e ritrovando la sua sicurezza, riprese a giocare con una delle sue frecce
<<Questo è un luogo irto di pericoli,
che Novizio sarei se mi disinteressassi delle sorti di una fanciulla in
difficoltà?>>. Reilhan alzò gli occhi al cielo, conosceva bene il
carattere del suo amico e sapeva quanto le donne fossero irresistibili per lui,
al punto da dimenticare persino le missioni a cui partecipava, se ne vedeva
una, seppur la sua prontezza di riflessi e precisione fossero ineguagliabili;
così come la rivalità che c’era tra loro, dal giorno in cui si erano
conosciuti.
<<... Quindi signor
Norwen, lei è il Novizio di Keldas e Shùly>> chiese Elesya con molta
eleganza, come se si stesse rivolgendo a un maestro e questo infastidì Reilhan
ancora di più giacché, nei suoi confronti, non era mai stato mostrato un simile rispetto, pur ricoprendo la medesima carica. <<Mia dolce fanciulla, anche se il mio ruolo è
di estrema importanza, vi prego di darmi del tu come due vecchi amici, alla
fine qui lo siamo tutti. Non sei d’accordo con me Reilhan? Sono certo che anche
il vostro Capo Gruppo vi abbia chiesto la stessa cosa>> e rise
immaginando il contrario. Norwen spiegò che lui, come Reilhan, era un Novizio responsabile
delle due Giovani Leve disperse, disse loro che aveva vagato a lungo,
inseguendo le tracce dei suoi protetti, essendo un abile cacciatore e tutte lo
avevano ricondotto alla foresta, nella quale però li aveva quasi persi a causa
della fitta vegetazione. Ancora una volta elogiò se stesso per la sua agilità
nel muoversi tra i rami degli alberi, avendo impiegato così meno tempo per
percorrere la loro stessa distanza.
<<... Ma non voglio stare qui a decantare le mie virtù, sarebbe poco
cortese>> disse dopo aver parlato per mezzora. << … È stato allora che grazie alla mia vista acuta, accorgendomi degli
insoliti movimenti degli animali, ho capito che
qualcosa stava accadendo e prontamente sono giunto appena in tempo, per
impedire all’Hòros di privarci per sempre del nostro caro Reilhan>> e
terminò il suo racconto, seguito dagli applausi delle tre Giovani
Leve. Il tutto era stato narrato così bene, da sembrare quasi uno spettacolo,
quindi la reazione dei ragazzi fu del tutto naturale.
<<Nel tuo racconto hai omesso che l’animale
era già duramente provato per i colpi subiti dal mio martello, altrimenti non
si sarebbe mai accasciato così facilmente, con sole tre frecce>> aggiunse
stizzito Reilhan, ma la sua versione, fu subito smentita da un’ulteriore
aggiunta di Norwen, <<Sicuramente
hai fatto la tua parte, seppur minima, ma le mie non erano comuni frecce; le
avevo intinte nel Napello! Quale Novizio non conosce le proprietà di una simile
pianta? Fortuna vuole che ne abbia trovato un mazzolino vicino a un albero, non
potevo non approfittarne e anche se la pelle dell’Hòros è molto resistente, con
tre frecce avvelenate, scagliate contemporaneamente, ero certo che almeno si
sarebbe addormentato>>. Poi guardando Elesya le disse <<Non temere mia dolce fanciulla, per le sorti
di quell'animale, è talmente grosso che la dose iniettata, per lui, non è letale. Dormirà solo per qualche giorno;
ho avvertito subito la tua preoccupazione, essendo tu una donzella molto
gentile>>.
La ragazza apprezzò le cortesie del Novizio e non fu la
sola, anche Xera ne era molto colpita, infastidendo ancora Reilhan che non
digeriva le gentilezze riservate al suo rivale. <<Mi chiedo invece, perché ho dovuto curare io la ferita della tua
protetta, non dovrebbe essere compito tuo, amico mio?>> disse Norwen ironico,
ma il ragazzo lo guardò così duramente da non lasciare spazio a fraintendimenti
<<Non sono affari tuoi arciere da
strapazzo e poi non vedi che non posso nemmeno muovere un muscolo? O pensi che
me ne stia sdraiato a terra, per divertimento?>>. Ormai Reilhan era
talmente furioso da non contenersi anche nelle parole, <<Non credi di esagerare? Sei stato offensivo
nei confronti di Norwen, soprattutto dopo che ti ha salvato la vita!>> gli rimproverò Xera, tornando la solita
ragazza irosa di sempre. <<Scusalo
te ne prego>> disse << Non
sa cosa sia la riconoscenza!>> aggiunse e Reilhan non ne poté più, << Se tu avessi eseguito i
miei ordini, adesso non ci sarebbero ferite da curare!>> e provò a
risollevarsi, stanco di quella posizione così vulnerabile, <<Non sei il mio comandante!>>
rispose Xera stizzita << Se una
bestia mi vuole uccidere, ho il diritto di provare a difendermi, anche se tu mi
consideri una donnetta indifesa, a quanto pare!>>.
Reilhan, usò le
poche forze che gli erano rimaste, per accostarsi a una roccia poco distante,
così da avere un sostegno mentre con una mano si poggiò al martello, <<Non ti considero una
donnetta, tu lo sei! È un dato di fatto la tua inettitudine in merito alla
lotta, sei una principiante che pensa di essere una grande guerriera e questi
sono i risultati!>> rispose, dimenticando ogni forma di cortesia; aveva accumulato troppo nervoso per ragionare lucidamente e gli capitava spesso in compagnia del
suo rivale. Norwen era l’unico in grado di farlo infuriare sul serio, al punto
da perdere il controllo. Xera si alzò in piedi, come se non avesse subito alcun
attacco e con estrema rabbia in volto, riprese possesso della spada corta che
le era caduta in precedenza, poi senza nemmeno guardare Reilhan, gli voltò le
spalle allontanandosi di diversi metri.
<<Amico mio, noto che ancora non hai imparato come ci si deve comportare con
una donzella! Presto o tardi tutte scappano da te, dovresti migliorare i tuoi
modi>> lo ammonì Norwen che si apprestò a consolare la ragazza in
disparte.
Reilhan non sopportava
più la sua presenza, desiderava solo riprendere il cammino e lasciarselo alle
spalle, temendo che presto o tardi avrebbe parlato troppo; era talmente agitato
da aver dimenticato l’obiettivo della missione intrapresa da poco: trovare il
lago Biru per Shùly. Cercò di sollevarsi più volte, ma anche lui aveva bisogno
di cure ed Elesya, per quanto indispettita dalle parole rivolte alla sua amica,
si avvicinò prestandogli soccorso. <<Caccerai anche me, ora? Devi calmarti Rei, non ti riconosco
più!>> gli disse mentre applicava il balsamo di Norwen, sulle sue
ferite; aveva il corpo pieno di lividi e tagli, i colpi subiti dovevano essere
stati molto forti, anche se non voleva darlo a vedere. Il ragazzo rimase in
silenzio per tutto il tempo della medicazione, temeva di offendere ancora la persona sbagliata e si era già pentito di quanto detto a Xera, pur essendo nel giusto.
Dopo aver curato il Novizio, Elesya si
occupò anche di Keldas che, al contrario di Reilhan, aveva subito meno attacchi,
inoltre era fisicamente più imponente del suo amico. Questo però non la stupì, era chiaro che per impugnare una spada di quelle dimensioni, bisognava essere
molto forti. Più guardava i suoi nuovi amici e più si rendeva conto di come, nonostante
tutto il tempo passato insieme, non aveva ancora avuto modo di osservarli con
attenzione, scoprendo tanti piccoli tratti che prima le erano sfuggiti. Solo allora,
ad esempio, notò la corporatura di Keldas che seppur non molto alto, era
fisicamente possente; aveva i capelli neri come la notte, così come i suoi occhi
e una barba incolta dello stesso colore, marcava il suo viso al punto da
sembrare già un uomo adulto. Il suo volto aveva dei solchi causati dalla
preoccupazione per la sorte dell'amata, dettaglio che ingentiliva il suo
aspetto agli occhi di Elesya. Anche loro portavano l’uniforme ufficiale della Giovane
Leva, tuttavia, addosso a Keldas, sembrava un’armatura, data la muscolatura del
ragazzo. Shùly invece, aveva un aspetto esile e delicato, con dei lunghi
capelli ramati e una sottile treccia, sul lato destro del capo; adesso però erano
scompigliati per la posizione supina della fanciulla. La sua pelle era chiara
con simpatiche lentiggini sulle guance, che rendevano il suo viso più bello. L’uniforme
era la stessa, tranne che per i pugnali legati a una cintura appuntata in vita,
che a parer suo, contrastavano con la gentilezza dell’aspetto, ma al contempo, la
rendevano ancor più misteriosa tanto da desiderare di conoscerla presto.
Dopo che
tutti furono medicati, Elesya suggerì di allestire un rifugio perché, a causa
delle ferite riportate, non era possibile riprendere la ricerca del lago,
allora Norwen indicò loro una piccola caverna non molto lontana che aveva scoperto poco prima di raggiungerli, in modo tale da allontanarsi dall’Hòros che seppur
addormentato, costituiva un pericolo. Tutti acconsentirono e seguendo il
ragazzo, si ripararono nell'antro; in poco tempo fu raggruppata della legna
da ardere da Keldas e furono allestiti dei comodi giacigli, accanto al fuoco,
da Elesya, mentre Norwen si allontanò per cacciare. Presto tornò con
un lauto bottino costituito da conigli e frutti, di cui si occuparono le ragazze; scese
la notte e così anche la fine di una lunga e faticosa giornata.
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