<<Tanto tempo fa, quando gli dei popolavano ancora questo mondo, si narra
che Nurya (il Dio primo sole) e Suhanna (la Dea secondo sole), fossero stati
promessi sposi sin dalla loro nascita. Un giorno però, durante una passeggiata,
al centro di una maestosa foresta, la giovane Suhanna incontrò Chundra,
divinità della Luna e signore della notte.
I due s’innamorarono perdutamente e
forti del loro sentimento, decisero di sposarsi in segreto, poiché la famiglia
della giovane dea non avrebbe mai acconsentito alle nozze. Nurya però, che non
era uno sciocco, ben presto si rese conto del tradimento della futura sposa e
così, guidato dal desiderio di vendetta nei confronti dei due amanti, decise di
rapire Suhanna costringendola, per mezzo del suo carro di fuoco, a seguirlo eternamente.
La Dea Madre Raifhee, impietosita per la triste sorte dei due innamorati,
concedette loro, almeno una volta all'anno, di potersi incontrare segretamente,
proprio in quella foresta che tanto amavano; narrano anche che, quando si
ricongiungono, non esiste più distinzione tra giorno e notte e il cielo si tinge
di rosso, come il colore della loro passione>>.
Tutti restarono in
silenzio e dopo una breve pausa Elesya continuò. << Al centro della foresta, c’era un prato fiorito, dove trascorrevano l’unico
giorno concesso loro, quando però giungeva il momento della separazione, la
giovane dea versava copiose lacrime che alla fine, generarono un grande lago>>.
<<Ok ora sappiamo come è nato il lago Biru e per quanto riguarda l’Hulfùr?>>
domandò impaziente Norwen. <<Chundra
come divinità della luna, poteva sorgere solo quando il carro di fuoco aveva
percorso tutta la volta celeste, vivendo così solo di notte; disperato per
questa condizione, decise di rinunciare alla sua immortalità, assumendo le
sembianze dell’essere che più adorava nella foresta, ossia l’Hulfùr. Una volta
divenuto bestia poté vivere anche di giorno, avvolto dal calore della sua amata.
Quando però, giunse nuovamente il momento tanto atteso, la dea Suhanna discese
in terra ma ad attenderla, questa volta, non trovò l’uomo che amava, bensì un
possente Hulfùr bianco: capì presto cosa era accaduto e commossa dall'estremo sacrificio di Chundra, pianse ancora. Le sue lacrime tuttavia, non si unirono
alle acque del lago, com'era accaduto in precedenza, ma bagnarono invece il manto
della bestia, rendendola un essere umano; questo sortilegio però durò solo ventiquattrore, finite le quali tornò a essere Hulfùr. Le lacrime rimanenti allora, furono
raccolte in una boccetta, per essere utilizzate solo nel giorno donato loro da
Raifhee>>.
Keldas si alzò
improvvisamente, << Ventiquattrore?
Io pensavo che fosse una cura permanente>>, Reilhan allora, cercando
di placare il dispiacere del compagno, spiegò che la “trasformazione” è una
magia molto più potente della “cura”, poiché la prima modifica l’essenza di un
essere vivente, mentre la seconda la rigenera o la ripristina. << Penso che quelle lacrime aiuterebbero Shùly,
ma temo che prenderle non sia possibile. Anche fossimo grandi maestri, non
potremo mai competere con il Dio della luna!>>.
Keldas così in preda
alla disperazione, prese sulle spalle la sua amata e senza dire una parola s’incamminò,
poco dopo però anche gli altri lo seguirono, nonostante tutto non avrebbero mai
abbandonato un amico. Dopo un’ora giunsero finalmente al tanto agognato lago
Biru e lo spettacolo che gli si parò dinanzi, fu da togliere il fiato: il lago
era circondato da prati lussureggianti ricolmi di fiori di ogni specie, adornati
ancor di più dai colori d’innumerevoli farfalle e insetti variopinti. Le acque
erano di un azzurro così intenso da sembrare quasi artificiali, non una foglia
secca galleggiava in superficie e guardando attentamente, si poteva scorgere
persino il fondale, laddove non era troppo in profondità.
<<Non avevo mai visto nulla di più bello in
vita mia!>> disse Xera colpita dalla bellezza di quel posto, <<ho già potuto ammirare bei panorami nella mia
terra, ma nulla di così etereo. La luce
del sole sembra avvolgere qualsiasi cosa e infonde calma e serenità; sono
consapevole che queste parole vi sembreranno strane, ma qui mi sento al
sicuro>>. In verità quella sensazione prese tutti i compagni e
nonostante i numerosi racconti, sembrava il posto più confortevole del
mondo.
<<L’acqua è così fresca>> disse Elesya
bevendone un sorso, aiutandosi con la mano, <<FERMA!>> le
intimarono tutti, ma fu troppo tardi. Inaspettatamente quel luogo così ameno,
cambiò tingendosi di colori scuri; non c’era più nessuna creatura su quei prati
e i fiori richiusero i loro petali, come se fosse giunta la notte. Uno strano
vento freddo iniziò a soffiare e delle nuvole si addensarono in cielo,
oscurando completamente la luce del sole, <<Ho paura!>> disse tremante la giovane maga, mentre stringeva
timorosa il braccio della sua amica.
<<Ragazze rimanete indietro e sfoderate le
armi: Keldas tu invece sii pronto a scappare con le nostre amiche, io e Norwen
cercheremo di tenere a bada la bestia>> disse il Novizio seppur
consapevole del triste destino cui stavano andando in contro. << Scappare è inutile!>> replicò
Xera, << tarderemmo solo l’inevitabile,
io resto non ho paura dell’Hulfùr>>. Reilhan divenne livido in volto,
come sempre le sue strategie s’infransero contro il muro della caparbietà, << Se non hai paura allora sei
proprio una grande sciocca!>>, << A questo punto fa come credi!>> aggiunse arrendendosi definitivamente.
<< Non è questo il momento di
discutere amici miei>> bisbigliò Norwen, << Proverò a salire sul faggio dietro di me e se ho fortuna lo colpirò dall'alto>>
ma quando andò per girarsi, un fulmine cadde dal cielo, dividendo l’albero in
due metà perfette: l’arciere non osò più muovere nemmeno un passo, né tanto
meno parlare, era come se fosse stato pietrificato.
Tutti si strinsero gli
uni agli altri per farsi coraggio, i loro cuori battevano talmente forte da scandire,
come un ritmo tribale, ogni secondo di quell'interminabile momento. <<”Chi siete voi, per aver contaminato le acque
del mio lago, con le vostre presenze imperfette?”>> udirono, ma
nessuno riuscì a scorgere il fautore di tanto trambusto. Elesya versò alcune
lacrime, un po’ per la paura, ma soprattutto perché si riteneva responsabile di
quanto stava accadendo, <<”Chi
siete voi, per esservi dissetati della mia sposa senza che alcun permesso fosse
stato accordato?”>>.
La voce divenne sempre più forte dopo ogni quesito,
rendendoli consapevoli che molto presto, avrebbero incontrato
qualcuno deciso a prendersi le loro vite.
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