Cap. 12 Lodo, il signore delle paludi
(Atto II)
Reilhan non poté fare a meno
di fissare la giovane maga, il suo modo di fare infatti, era insolito e
soprattutto non le apparteneva. Attese pazientemente che Dereth esponesse i
suoi piani senza prestargli particolare attenzione, eccetto che sul finale allorquando
lo spadaccino propose loro un compenso. <<Potrete tenere l’intera ricompensa della missione che ci era stata
affidata, quattrocento monete d’oro credo possano bastare a ripagare i vostri
servigi>> li provocò il ragazzo, <<Siamo d’accordo?>>. Xera e Reilhan non risposero, lasciarono invece
a Elesya la decisione finale. La fanciulla sbuffò e rialzandosi a fatica, a causa
dell’immobilità forzata dei giorni precedenti, decise di tornare in camera,
poco prima però, disse <<Sarà un
lungo viaggio, riposerò per un altro giorno se per voi non è un problema>>. Raggiunte
le stanze, dormirono fino a che i due soli non tornarono a nascondersi
dietro l’orizzonte. Xera fu la prima a prepararsi, così approfittando del tempo
guadagnato, si recò nelle cucine per raccogliere delle provviste. Come al
solito fu ben lieta di ritrovare un abbondante pranzo a sacco preparato dalle
esperte mani di Aldaria. <<Fate
attenzione>> bisbigliò la donna dopo averla stretta a sé. Il calore
che il suo corpo emanava, le ricordò quello di sua madre Annabell. <<Grazie di tutto>> asserì Xera
mostrando la sua gratitudine alla donna che sin dal primo momento si era presa
cura di loro. Aldaria accarezzò il capo della fanciulla e un velo di commozione
oscurò il suo sguardo, <<Con i
capelli corti, mi ricordi ancor più la mia nipotina. Ormai sono due anni che è
partita alla volta di Nortor; non la vedo da allora>> confessò.
Xera
abbassò lo sguardo, anche lei poteva comprendere quella nostalgia che la attanagliava.
<<Ora vai, c’è un bel giovanotto
che ti sta aspettando>> affermò la donna facendole un occhiolino.
Xera si voltò e fu sorpresa nel ritrovarsi Dereth alle sue spalle. <<Che scene ridicole!>> mormorò per
poi recarsi nella sala del camino e la guerriera lo seguì senza rendersene
conto. <<Ringraziare qualcuno lo consideri
“ridicolo”?>> lamentò la ragazza. <<Sono le false smancerie che non sopporto, ma che cosa ci si può aspettare
da una principessa delle fiabe che gioca a fare la guerriera?>>. Xera
strinse i pugni ma, allo stesso tempo, s' impose di mantenere la
calma. <<Ti succede
spesso?>>, domandò seria, <<Cosa?>>,
<<Di giudicare le persone che non conosci!>> ribatté, <<Solo se potrebbero ostacolare i miei
piani!>>. Xera corrugò la fronte, perplessa <<I tuoi “Piani”?>>, <<Spero tu non abbia pensato di sconfiggere
Lodo con le tue moine!>> la provocò lo spadaccino, <<Sarebbe davvero pietoso dover raccogliere i
resti del tuo corpo sparso per le paludi>>. Xera non poté più
trattenersi, il suo istinto infatti, le suggerì di sfoderare Rhinvel per dargli
una lezione ma quando toccò l’elsa della spada, una spina le punse la mano.
<<Ahi!>> esclamò stupita.
Una goccia porpora corse via dal palmo ferito, imbrattando il pavimento. Dereth
si grattò il capo, le espressioni di Xera lo divertirono, poi però alzò gli
occhi al cielo e sbuffò, estraendo dalla tasca dell’uniforme un fazzoletto che
avvolse attorno alla ferita. <<Persino
la tua spada non ti sopporta>> la punzecchiò, mentre un sorriso
spento comparve sul suo volto. La rabbia della fanciulla svanì in fretta e
subito si tramutò in confusione. Nel momento in cui le dita del ragazzo sfiorarono la sua
pelle, una leggera scossa le attraversò il braccio. Sconvolta dalla strana reazione,
Xera ritirò la mano stringendola a sé nel tentativo di proteggerla,
<<È soltanto un graffio>> affermò
contrariata. Dereth scosse il capo, poi lentamente si avvicinò a lei portando
la bocca accanto al suo orecchio nel quale sussurrò, <<Pensavo ringraziassi tutti con un
abbraccio>> infine si ritrasse e abbandonò la stanza lasciando Xera
sola. La guerriera restò immobile per
alcuni minuti, almeno fin tanto che Reilhan non la raggiunse. <<Testa calda sei già pronta? Quando si parla
di combattimenti non riesci neanche a dormire>> la prese in giro
sedendosi accanto a lei sul divano. Il suo sguardo ricadde sulla mano medicata
con cura <<Che cosa ti è
successo>> domandò il Novizio indicando il fazzoletto e Xera all’improvviso
arrossì, <<Niente di grave, una
spina di Rhinvel mi ha graffiato il palmo>> confessò tutto d’un fiato.
Reilhan incrociò le braccia << È
insolito che la spada reagisca in questo modo, dovevi essere turbata. Che cosa
è successo?>> la incalzò sospettoso, <<Niente d’importante, non preoccuparti>> lo rassicurò ma
invano <<Il tuo viso dice l’opposto!>>
la riprese nuovamente ma Xera esasperata dall’interrogatorio, si
arrabbiò. << Ti ripeto che è solo
un graffio, adesso per cortesia potresti smetterla di tormentarmi?>>.
Reilhan distolse lo sguardo dalla ferita dell’amica e si scusò per l'eccessiva reazione <<Non sopporto quando un
altro prende il mio posto>> confessò fissando le fiamme danzare nel
camino, <<Sono io il tuo
curatore>> aggiunse sfiorandole la mano. Xera arrossì <<Non capisco …>> mormorò, <<Le iniziali sul fazzoletto>>
spiegò il ragazzo afferrandone un lembo. Sciolse con delicatezza il nodo che lo teneva
fermo e liberò il palmo illeso <<Adesso non
ti serve più>> sussurrò facendole un occhiolino. <<Elesya dovrebbe essere quasi pronta, vado ad
accertarmi che stia bene>> disse poco prima di uscire. Quando giunse
dinanzi alla porta numero sei, bussò ma nessuno rispose. <<Ely, sono Reilhan!>> precisò il
Novizio ma di nuovo nessun cambiamento. Riprovò perciò una seconda volta tuttavia
l’esito fu il medesimo e così pensando che la compagna stesse ancora riposando,
si arrese e se ne andò.
Solo nel momento in cui fu sul punto di scendere le
scale, la sua porta si aprì. Reilhan tornò indietro e senza esitare, entrò
nella stanza che notò essere molto luminosa. Tutte le lampade,
infatti, erano state accese. <<Ely,
posso entrare?>> affermò varcando l’uscio. La sua amica era dinanzi
alla finestra con lo sguardo perso nel vuoto <<Come stai?>> le
domandò preoccupato, ma lei non rispose. Reilhan allora si avvicinò fino a che
non poté sfiorarle la spalla con la mano. Elesya agì d’istinto e con un gesto
fulmineo, tese il braccio e raggiunse il collo del ragazzo stringendolo con una
forza che non le apparteneva. <<E …
Elesya so … sono io!>> farfugliò con il respiro strozzato. La giovane
maga tornò in sé e i suoi occhi si riempirono di lacrime, <<Rei, ti chiedo perdono. Non so cosa mi sia
preso>> si giustificò inorridendo. <<Non ti preoccupare>> tentò di rassicurarla. Si avvicinò a lei
e la strinse tra le braccia <<Ne
hai passate tante, è normale non essere lucidi. Al tuo posto chiunque avrebbe
perso la ragione>> asserì accarezzandole il capo. Elesya sfogò tutta
la sua frustrazione sulla spalla dell’amico e finalmente un po’ di serenità
tornò nel suo cuore.
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