Zabora afferrò la guardia della spada con entrambe le mani e senza molto sforzo la conficcò nel terreno. Rapido strinse l’impugnatura con la mano destra, mentre con la sinistra ruotò il
pomolo di bronzo in senso orario, fino a che non l’ebbe separato dal resto
dell'elsa. <<Ti sembra il momento di far manutenzione?>>
domandò esasperato il Novizio dopo essere stato bersagliato dall'ennesimo sciame di frecce. <<Pensa piuttosto a prepararti, tra poco avrai
la tua occasione>> rispose il guerriero senza neanche guardarlo. Il
pomolo era tondo, simile a una sfera, davvero comune per quel tipo di spada.
Reilhan continuò ad aspettare in silenzio, tuttavia la barriera era sul punto di cedere e
di tempo ne avevano sempre meno. Zabora risollevò la spada e quasi bisbigliando,
fece cenno al curatore di tenersi pronto. Tutto accadde in pochi secondi. La
barriera s’infranse a causa di un nuovo attacco dell’arciere e bersagliati da
un nugolo di frecce, Reilhan non poté fare altro che proteggersi con il Maglio
cercando di limitare i danni. Nel momento in cui la calma sembrò essere
tornata, il curatore notò con stupore di non essere stato trafitto. Dinanzi a lui, infatti, vi era un muro di metallo,
uno scudo per la precisione, ancorato al braccio di Zabora.
<<ADESSO!>>
urlò il ragazzo fiondandosi sul nemico e Reilhan lo seguì. <<Resta
dietro di me>> gli intimò durante la concitata corsa che lo condusse
a pochi passi da Norwen. L’arciere però fu molto agile e poiché la vicinanza
non giocava a suo favore, arretrò rapidamente urtando con la schiena il tronco
di un albero secolare. Spalle al muro e con il guerriero che avanzava, Norwen
tese l’arco fin tanto che il braccio rotto glielo permise, riuscendo a evocare
un nuovo sciame di frecce che tuttavia nulla poté contro il possente scudo.
Zabora riuscì subito a riconquistare terreno, caricando gli ultimi metri con
tutta la forza che aveva. L’impatto fu assordante; il guerriero, infatti, si
era schiantato contro il tronco, perché l’arciere era riuscito a scansarlo arrampicandosi sull'albero. Ancora scombussolato Zabora si risollevò,
ma quell'attacco fallito gli era costato lo scudo rendendo vano il suo piano.
Norwen si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto e in un lampo fu alle
spalle del ragazzo, pronto a colpirlo senza pietà.
Una lama nero peltro all'improvviso gli
sfiorò la base del collo. Era fredda e affilata per cui non osò muovere un solo
muscolo. L’arciere riuscì a percepire il battito calmo del nemico alle sue
spalle farsi pian piano veloce e incalzante, ma la minaccia di quella
lama era troppo vicina per azzardare una contromossa.
<<Credevi sul
serio che un comune gas potesse mettermi fuori gioco?>> asserì la Hem
premendo il filo del pugnale contro la pelle di Norwen. <<Ci speravo più che
altro!>> ironizzò il ragazzo. Mihrrina impallidì ascoltando il suono
della sua voce, <<Norwen …>> sospirò roca. <<Non
conosco alcun Norwen!>> ribatté l’arciere infastidito e approfittando
di quell’attimo d’esitazione, si sottrasse dalla presa della Hem. Mihrrina tuttavia vantava un duro addestramento alle spalle, senza contare l’innata precisione
che la spinse a lanciare il suo pugnale bloccando il mantello di Norwen contro
il tronco di un albero. Sapendo che l’espediente non lo avrebbe fermato a
lungo, dalla tasca afferrò una piccola cerbottana che puntò contro il suo
amato. Un unico soffio le bastò per colpire il collo del ragazzo con una spina
avvelenata. <<Il veleno paralizzerà il tuo corpo, ma sarai in grado di
muovere soltanto la testa>> lo informò. << Reilhan, potresti
…>>, <<Lascia fare a me>> disse il curatore
anticipandola. Il veleno era entrato in circolo e proprio come aveva anticipato
la Hem, Norwen poté muovere solo il capo. Reilhan ne approfittò per studiare la
runa più da vicino e imponendo il palmo sinistro sulla fronte del
ragazzo, recitò una breve preghiera in lingua antica. Una calda luce scaturì
dalla sua mano e sebbene il suo aspetto fosse rassicurante, Norwen iniziò a
urlare dal dolore.
<<Che cosa gli stai facendo?>> lo
interruppe Mihrrina preoccupata per il ragazzo, ma Reilhan la ignorò. Più
Norwen urlava e più Mihrrina era in pena, fino a che incapace di riflettere, si
scagliò contro il Novizio per interrompere la cura. Fu Zabora a bloccarla afferrandola per i fianchi <<Stai calma Capo, vedrai che andrà tutto bene>> la rincuorò. Al culmine del rito, Norwen sembrò
aver ritrovato il suo vero aspetto, ma un fulmine amaranto costrinse il curatore a fermarsi. La saetta cadde su dei cespugli retrostanti ardendoli all'istante.
Sia Mihrrina sia Zabora si armarono di spada e pugnale ma un nuovo fulmine li
investì in pieno, lasciando il guerriero a terra privo di sensi e in pericolo
di vita. Mihrrina invece era stata ferita in maniera superficiale, grazie alla sua innata velocità che le aveva permesso di evitare il colpo. <<Zabora!>>
lo invocò sperando in una sua risposta, ma il ragazzo respirava a stento.
Mihrrina, in preda alla collera, si liberò del pugnale, per poi afferrare le due
daghe gemelle e scatenare così la sua piena potenza. Reilhan si voltò per
osservare meglio la scena, ma non osò separarsi da Norwen per non rendere vano
il suo intervento. Fu allora che con la coda dell’occhio vide un’ombra muoversi
alle spalle di Mihrrina che non poté avvisare in tempo,
poiché fu subito immobilizzata e messa fuori gioco da qualcuno più veloce di
lei.
Il curatore non lo scorse a lungo data la notevole rapidità, ma riuscì
comunque a individuarlo notando il movimento innaturale del fogliame. Il corpo
di Faiha si fece improvvisamente pesante, ricadendo su stesso in posizione
supina. Anche lei era stata colpita e di lì a poco Elesya avrebbe fatto la
stessa fine. Reilhan si risollevò in fretta, la preghiera era ormai conclusa e della
runa non vi era più traccia, se non un vago alone sul palmo del curatore. Armato
di Maglio corse verso l’amica in pericolo, ma giunto a metà strada avvertì qualcuno
dietro di lui. Riuscì a evitarlo agendo d’istinto, tuttavia il secondo colpo
arrivò fulmineo. Un dolore lancinante alla bocca dello stomaco lo fece
barcollare, il suo avversario, infatti, gli aveva assestato un pugno
costringendolo a terra per il forte dolore. Una precisa gomitata dietro la nuca
decretò infine la sua sconfitta. <<Ora resta la guerriera e poi l’artefatto
sarà mio>> sibilò muovendosi rapido verso Xera, ancora svenuta a
causa del gas che aveva respirato. Il nemico estrasse una daga dal fodero sul
suo fianco e puntata al petto della fanciulla, affermò: <<Un saluto
speciale da parte del mio padrone. Addio Rouster!>>.
Una luce abbagliate
alle sue spalle però, gli impedì di affondare la lama nel cuore della guerriera attirando la sua attenzione. Nel momento in cui l’uomo si voltò, vide qualcuno
osservarlo con uno sguardo gelido. Il suo aspetto emaciato e stanco contrastava
con l’espressione dura del suo viso che a tratti incuteva timore, benché fosse solo un'esile fanciulla. <<Allontanati da lei>> gemettero in coro due voci che tuttavia
provenivano dalla stessa persona. L’aggressore trasalì ma non si tirò indietro,
al contrario si risollevò in fretta pronto ad attaccare. Fu allora che una
risata agghiacciante lo impietrì dalla testa ai piedi, <<Stupido! Credi sul serio di avere qualche
speranza>> lo incalzarono, <<Sei un fantasma in un corpo stanco, sei tu a non avere alcuna
possibilità>> ribatté evocando un bastone di legno, attraverso cui
materializzò dei fulmini color amaranto. Tutti andarono a segno generando una
coltre di fumo che oscurò la scena. Il nemico sospirò di sollievo pensando di
aver vinto, soltanto quando il fumo si placò poté appurare che Elesya era invece ancora in piedi ma soprattutto completamente illesa. Una barriera porpora
circondava il suo corpo, proteggendo la ragazza dalla magia del suo avversario.
<<Te la sei cercata!>>
mormorarono le due voci. Afferrato il bastone di legno e metallo con entrambe le mani, Elesya lo spezzo a metà separando la punta dalla base. La parte in
metallo fu gettata a terra con noncuranza e al suo posto la maga afferrò l’artefatto.
<<Cosa credi di fare, consegnami il
teschio e sarai libera!>> affermò l’aggressore senza tuttavia
intimorire la fanciulla. Con la testa di Nephes nella mano sinistra e la base
del bastone nella destra, sollevò le braccia al cielo invocando una formula in
una lingua sconosciuta. Ogni parola andò a incidersi sulla barriera, come una
sorta di codice e al culmine del rito, con un rapido movimento degli arti fuse i
due oggetti in uno solo. Un bagliore accecante costrinse l’uomo a coprirsi gli
occhi e soltanto dopo alcuni minuti fu in grado di tornare a vedere. Tra le mani
della giovane maga c’era qualcosa di sconcertante, una nuova arma che indusse
il suo avversario ad arretrare. Il bastone di legno, infatti, si era
trasformato; la base aveva eguagliato l’altezza della fanciulla, mentre sulla
punta erano nati dei rami, simili a delle dita affusolate, che reggevano l’artefatto
ormai parte integrante della staffa. <<Ti presento Vheles, il divoratore di anime>> sentenziarono le
due voci nel corpo di Elesya. <<Pentiti
delle tue azioni e sarai salvo>> aggiunsero. L’uomo restò in silenzio e in preda al terrore, le voltò le spalle rifugiandosi nella fitta
vegetazione. Elesya batté il bastone al suolo e dagli occhi cavi
del teschio fuoriuscirono gli anelli di due catene spesse e pesanti. Queste
si mossero acquisendo man mano velocità e infine avvolsero il corpo dell’aggressore,
immobilizzandolo una volta per tutte.
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