Le catene si mossero
veloci e presto il nemico non fu più in grado di muoversi. Elesya si spostò a
piccoli passi fino a quando, raggiunto l’uomo, poté fissarlo negli occhi. Non
aveva un viso familiare e dal suo aspetto fisico le sembrò in la con gli anni.
<<Ti farò delle domande semplici cui
dovrai rispondere in fretta, se non vuoi che quegli anelli penetrino la tua
carne>> sibilò la maga. <<Chi
ti manda e perché volevate impossessarvi dell’artefatto?>> domandò
senza giri di parole. <<Puoi anche
uccidermi, io non tradirò il mio Signore>> obiettò l’uomo. <<Se è quello che vuoi, così sia!>>
ribatté tanto decisa da farlo tremare. Elesya girò il bastone tra le mani e
lentamente le catene incominciarono a ritrarsi, premendo sul corpo dell’uomo
fino a farlo urlare per il dolore. Poco prima che svenisse però, gli anelli si
fermarono <<Hai forse cambiato
idea? Oggi mi sento generosa per cui voglio darti un’altra possibilità!>>
disse sperando di convincerlo ma l’aggressore si rivelò una persona
ostinata e di nuovo rifiutò di parlare. Le catene si attorcigliarono intorno
agli arti e premendo con forza, gli spezzarono le ossa una ad una. Le urla furono
strazianti, eppure in nessun momento la giovane maga provò rimorso o dispiacere
per la pena inflitta. Infine il giogo avvolse il collo del malcapitato per poi placarsi ancora. <<Se non
vuoi confessare con le “buone”, mi prenderò i tuoi pensieri con le cattive!>> mormorò
Elesya avvicinando la staffa alla fronte dell’uomo.
<<Ti avverto, non sarà piacevole quanto la strizzatina
precedente>> lo incalzò. Gli occhi cavi del teschio s’illuminarono ma
subito l’uomo serrò le palpebre sperando di proteggersi, gesto che tuttavia si
rivelò vano poiché una forza invisibile si era ormai impadronita del suo corpo.
Si ritrovò così a fissare l’artefatto suo malgrado, incapace di muoversi o
parlare e nel momento in cui ogni traccia di volontà fu annullata, i rami affusolati
della staffa si mossero e come dita, sfiorarono le
tempie del prigioniero perforandogli prima la pelle e poi le ossa. Ogni
ricordo, pensiero o emozione divenne di proprietà dell’artefatto, il quale
prese a scandagliare i meandri più reconditi della sua testa alla ricerca di
risposte o informazioni utili. Tutti i pensieri scartati erano
irrimediabilmente cancellati, privando pian piano l’uomo della sua stessa
identità. All'improvviso una piccola mano serrò il polso di Elesya. Era calda e
rassicurante e il suo tocco gentile mostrava comunque vigore. <<Devi fermarti!>> la ammonì Xera
fissandola con disappunto, <<Non è
da te infierire in questo modo!>> aggiunse. <<Dovresti ringraziarmi piuttosto, finalmente
sapremo chi si cela dietro gli attacchi e i rapimenti>> rispose
fredda. Xera inorridì avvertendo la presenza di un’altra entità nel corpo
della sua amica. Arretrando di qualche passo, senza distogliere lo sguardo,
le domandò chi fosse ma non ebbe risposta.
Xera allora ripeté il quesito più
volte fino a che esasperata, Elesya non ricominciò a parlare <<Perché mi assilli con la tua insistenza: io
sono Elesya, la cara amica che presto ucciderai con le tue stesse mani>>
Xera s’impietrì <<Che cosa stai
dicendo non potrei mai farti del male, ma questo lo sapresti se tu fossi
davvero Elesya>> rispose secca. <<Vuoi forse insinuare che io stia mentendo?>> Elesya rise
<<Confessa! Non hai forse visto in
sogno le tue mani sporche del mio sangue?>> asserì e Xera
sussultò. Il cuore le batteva all’impazzata sia per la rabbia sia per il timore
di perdere la sua amica <<Era
soltanto un incubo e nulla di più>> disse, <<Alcuni sogni sono destinati ad avverarsi per questo giungono a noi in anticipo, così da permetterci di
rimediare>> affermò la giovane maga. <<Rimediare? In che modo, torturando le persone o derubandole della
propria volontà?>> la incalzò, <<Se è necessario … è tuo dovere allontanarti e percorrere
una strada diversa dalla nostra, se tieni a noi. Il tuo sangue è stato corrotto e
la tua maledizione perseguiterà tutti quelli che ti rimarranno accanto>>.
Xera abbassò lo sguardo, ma dentro di lei avvertì il sangue ribollirle. <<Che diritto hai di parlare in nome di
Elesya>> asserì infine risoluta <<Sia Elesya sia Reilhan hanno deciso di restare al mio fianco. Tu invece hai
invaso il suo corpo, avvelenato la sua anima e agito come mai lei avrebbe
neanche immaginato, addossandole sensi di colpa che dovrà affrontare per tutta
la vita>> Xera sfiorò l’elsa di Rhinvel.
<<Se ti fossi presa la briga di conoscerla, sapresti che in tutta
Raifaelia non esiste animo più nobile, chi sei tu dunque per agire in tal modo? Sei
soltanto un fantasma avido che ha derubato la mia amica, sparisci o dovrai
vedertela con me!>> la minacciò. Elesya restò in silenzio e qualcosa
in lei iniziò a cambiare. Il suo sguardo si fece meno duro e a tratti Xera
riuscì persino a scorgere l’essenza della sua migliore amica. <<Io voglio proteggerla da chi le
spezzerà il cuore>> rispose vacillando per la prima volta, <<Allora è proprio vero che non la conosci,
Elesya non ha bisogno di essere difesa. È una ragazza coraggiosa e piena di
risorse, capace di tener testa persino a un'entità ultraterrena che vuole
privarla del libero arbitrio>> aggiunse infine. Nephes abbassò il
braccio ritraendo il bastone dal capo dell’uomo <<Te lo avevo detto che di Xera ci si poteva fidare>> bisbigliò Elesya con le poche forze che le erano rimaste. Il rito l’aveva duramente
provata, senza contare il dover sostenere uno spirito tanto potente. <<Questo
è tutto da dimostrare, per ora ha solo ostentato una caparbietà senza eguali e
una fluente parlantina, ma saranno le azioni a rivelare il suo vero animo>> spiegò Nephes cedendo
pian piano il passo allo spirito di Elesya. <<Xera, dobbiamo svegliare Reilhan>> farfugliò la giovane maga stremata,
poco prima di accasciarsi al suolo. La guerriera però accompagnò il suo corpo
permettendole di adagiarsi illesa.
Subito dopo accorse dal curatore
che, a pochi metri, era disteso a terra privo di sensi. L’acqua della borraccia
bastò a farlo rinvenire e sebbene non fosse stato ferito gravemente, si rialzò a fatica. Per primo si occupò di Zabora, del quale riuscì a curare
soltanto le ferite più gravi per dosare il suo potere. In seguito fu la volta di
Mihrrina e Faiha, che si affrettarono a medicare il loro compagno ancora svenuto.
Raggiunta infine Elesya, tentò di rinvigorirla più che poté ma presto sentì le
forze venirgli meno. Xera gli impedì di crollare fermando il suo corpo con le
braccia e aiutandolo ad adagiarsi accanto alla maga. <<Dovete riposare, per oggi avete fatto
abbastanza>> disse dopo aver reso il loro giaciglio più confortevole.
Xera si voltò verso l’aggressore, che malconcio, se ne stava immobile con lo
sguardo perso, <<Non so chi tu sia,
ma provo davvero pena per te>> gli sussurrò avvicinandosi a lui con
circospezione. Appurato il suo essere inoffensivo, tentò di medicargli le
ferite più evidenti, costringendolo a sdraiarsi per favorirne la guarigione.
<<Togliti di mezzo principessina,
ho un conto in sospeso con questo schifoso>> tuonò Mihrrina
sopraggiunta lesta alle sue spalle. <<Infieriresti su di un uomo mezzo morto? È questo che hai imparato dagli
Hem?>> la incalzò, << La
piccola guerriera dall'animo puro … quasi quasi mi commuovo. Non durerai un giorno sul
campo di battaglia! Quell'essere ha ferito un mio sottoposto, è mio
dovere fargli sputare tutti i denti!>> rispose palesemente infuriata.
<<Avere tutte le ossa spezzate e la
testa svuotata non ti sembra forse una punizione sufficiente?>> tentò
di farla ragionare e per fortuna ci riuscì. <<Non merita le tue attenzioni, smettila di perdere tempo con lui e pensa
ai tuoi amici>> asserì infine tornando da Norwen. Xera fissò il volto
perso dell’uomo e benché si fosse macchiato di numerose colpe, non riuscì a
portargli rancore per cui, prima di allontanarsi, gli pose una pezza umida
sulla fronte pensando di alleviare (seppur di poco) le sue pene. Fu in quel
momento che il braccio dell’uomo scattò bloccandole il polso <<Rouster …>> riuscì soltanto a
dire, <<Conosci il mio
nome?>> si meravigliò la ragazza <<Rouster …>> ripeté di nuovo, <<il mio Signore ti conosce>> bisbigliò a fatica. <<Chi è il tuo signore? Sei in grado di
dirmelo?>> lo interrogò tentando di acquisire informazioni utili
<<Il mio Signore sa chi sei>>
ribadì, <<Il mio Signore sa “cosa” sei!>>.
Xera sbarrò gli occhi e chinandosi su di lui, avvicinò le orecchie alla sua bocca <<Chi è costui che chiami “Signore” e come fa
a sapere …? >> l’uomo però non riusciva a formulare frasi di senso
compiuto a causa della tortura subita, questo tuttavia non gli impedì di
provarci <<Tua madre …>>,
<<Che ne sai tu di mia madre?>> lo redarguì alzando i toni e
attirando così l’attenzione di tutti, <<Tua madre è la …>>.
Una freccia diretta al cuore interruppe l’uomo,
ponendo fine alla sua vita. Era a malapena visibile, date le discrete
dimensioni e dopo alcuni secondi svanì come fosse fatta di fumo. Xera in principio restò immobile, a queste però ne seguirono altre che iniziarono a volare
nelle direzioni più disparate perciò temendo per i suoi amici, gli corse incontro evocando Divaahr. Lo scudo per una volta obbedì, ingrandendosi a vista d’occhio
e permettendole così di proteggere sia Reilhan, sia Elesya. Mihrrina e Faiha
invece si servirono dei poteri difensivi della Conue, la cui barriera gli salvò
la vita. Solo quando la situazione sembrò tornata alla normalità, la Hem si
fiondò laddove le frecce erano state scoccate. Dell’assassino tuttavia non vi era
più alcuna traccia e lo stesso fu per le sue frecce. <<Non appena i nostri amici si saranno
ristabiliti ci recheremo da Murdar; è stato commesso un assassinio davanti ai
nostri occhi e senza un colpevole, potrebbero accusare noi>> decretò
Xera ripensando con orrore al Concilio. << D’accordo principessina, farai tu il primo turno di guardia, dopotutto
sei quella che ha riposato più a lungo>> rispose Mihrrina poco prima
di addormentarsi.
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