venerdì 30 gennaio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 125)

Quando Elesya raggiunse il resto del gruppo, Reilhan e Dereth iniziarono a discutere sul da farsi. <<Propongo di seguire il fiume, com'è noto a tutti questo corso d’acqua conduce direttamente alle paludi>> suggerì lo spadaccino sicuro di sé. Reilhan cercò con lo sguardo Elesya e fu proprio la sua espressione contrita a condizionarne i piani. <<Non sono d’accordo. Basta osservare il cielo per comprendere che a breve potrebbe piovere, in quel caso il fiume s’ingrosserebbe e le correnti diverrebbero ingestibili. Suggerisco di proseguire a piedi, impiegheremo più tempo con la certezza tuttavia di arrivare a destinazione>>. Elesya sospirò sollevata. <<Come preferisci, sei tu il capo>> ironizzò Dereth, <<E sarà meglio che tu lo tenga sempre a mente>> ribatté Reilhan voltandogli le spalle. I due soli non erano ancora sorti e un vento gelido tagliava la pelle. Tutti indossarono dei mantelli e silenziosi come ombre, abbandonarono il villaggio Kodur. Reilhan avanzava dinanzi a tutti, seguendo minuziosamente la mappa a sua disposizione. Sebbene si fossero incamminati da circa un’ora, nessuno aveva detto una parola, fino a che Dereth non incominciò a fissare l’artefatto in cima al bastone di Elesya, attirando così la sua attenzione, <<Che hai da guardare!>> esclamò irritata. 

<<È un’arma davvero singolare!>> rispose lui divertito, <<Posso fartela vedere meglio, se davvero ci tieni!>> rispose a tono la fanciulla ma Xera la tranquillizzò con una pacca sulla spalla. <<Per fortuna c’è la principessa a proteggermi dalla strega cattiva>> la provocò e senza esitare, afferrò la mano della guerriera per poi sfiorarla con le labbra. Reilhan arrivò alle sue spalle con notevole rapidità, afferrandogli il polso per costringerlo a mollare la presa <<Tieni giù le mani>> lo sfidò, <<Al curatore non piace condividere ciò che gli appartiene, benché non ci veda alcun vincolo su quella mano che possa indurmi a desistere>> ribatté a tono. Xera arrossì ma allo stesso tempo ne fu infastidita, non le piaceva infatti, essere al centro dell’attenzione. <<Dateci un taglio o vi farò passare la voglia di scherzare>> lamentò dando loro una spallata. <<Riprendiamo il cammino o non arriveremo mai a destinazione>> suggerì imboccando però la direzione sbagliata. <<Ehm! Sarà meglio che tu ti limiti a seguirci!>> esclamò il Novizio indicandole la strada giusta <<Non cambi mai>>.
Quando i soli giunsero allo zenit, il gruppo aveva già abbandonato le pianure erbose e intrapreso il deserto che li separava dalle paludi Lodo. Il cielo tuttavia era minaccioso, clima insolito per quel tipo di ambiente. 

martedì 27 gennaio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 124)

Cap. 12 Lodo, il signore delle paludi (Atto II)


Reilhan non poté fare a meno di fissare la giovane maga, il suo modo di fare infatti, era insolito e soprattutto non le apparteneva. Attese pazientemente che Dereth esponesse i suoi piani senza prestargli particolare attenzione, eccetto che sul finale allorquando lo spadaccino propose loro un compenso. <<Potrete tenere l’intera ricompensa della missione che ci era stata affidata, quattrocento monete d’oro credo possano bastare a ripagare i vostri servigi>> li provocò il ragazzo, <<Siamo d’accordo?>>. Xera e Reilhan non risposero, lasciarono invece a Elesya la decisione finale. La fanciulla sbuffò e rialzandosi a fatica, a causa dell’immobilità forzata dei giorni precedenti, decise di tornare in camera, poco prima però, disse <<Sarà un lungo viaggio, riposerò per un altro giorno se per voi non è un problema>>. Raggiunte le stanze, dormirono fino a che i due soli non tornarono a nascondersi dietro l’orizzonte. Xera fu la prima a prepararsi, così approfittando del tempo guadagnato, si recò nelle cucine per raccogliere delle provviste. Come al solito fu ben lieta di ritrovare un abbondante pranzo a sacco preparato dalle esperte mani di Aldaria. <<Fate attenzione>> bisbigliò la donna dopo averla stretta a sé. Il calore che il suo corpo emanava, le ricordò quello di sua madre Annabell. <<Grazie di tutto>> asserì Xera mostrando la sua gratitudine alla donna che sin dal primo momento si era presa cura di loro. Aldaria accarezzò il capo della fanciulla e un velo di commozione oscurò il suo sguardo, <<Con i capelli corti, mi ricordi ancor più la mia nipotina. Ormai sono due anni che è partita alla volta di Nortor; non la vedo da allora>> confessò. 

Xera abbassò lo sguardo, anche lei poteva comprendere quella nostalgia che la attanagliava. <<Ora vai, c’è un bel giovanotto che ti sta aspettando>> affermò la donna facendole un occhiolino. Xera si voltò e fu sorpresa nel ritrovarsi Dereth alle sue spalle. <<Che scene ridicole!>> mormorò per poi recarsi nella sala del camino e la guerriera lo seguì senza rendersene conto. <<Ringraziare qualcuno lo consideri “ridicolo”?>> lamentò la ragazza. <<Sono le false smancerie che non sopporto, ma che cosa ci si può aspettare da una principessa delle fiabe che gioca a fare la guerriera?>>. Xera strinse i pugni ma, allo stesso tempo, s' impose di mantenere la calma. <<Ti succede spesso?>>, domandò seria, <<Cosa?>>, <<Di giudicare le persone che non conosci!>> ribatté, <<Solo se potrebbero ostacolare i miei piani!>>. Xera corrugò la fronte, perplessa <<I tuoi “Piani”?>>, <<Spero tu non abbia pensato di sconfiggere Lodo con le tue moine!>> la provocò lo spadaccino, <<Sarebbe davvero pietoso dover raccogliere i resti del tuo corpo sparso per le paludi>>. Xera non poté più trattenersi, il suo istinto infatti, le suggerì di sfoderare Rhinvel per dargli una lezione ma quando toccò l’elsa della spada, una spina le punse la mano. <<Ahi!>> esclamò stupita. 

venerdì 23 gennaio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 123)

I pensieri di Elesya


Sentii il mio corpo leggero e rinvigorito, perciò aprire gli occhi fu per me il gesto più sensato da fare. Nel momento in cui ci provai, ebbi però la sensazione che le palpebre si fossero fuse con il resto del viso. Il cuore mi martellò in petto e l’ansia mi attanagliò. <<Calmati, è normale dopo tutti questi giorni>>, una voce familiare mi tranquillizzò. Cercai a tentoni qualcosa con cui inumidirmi il volto, non facendo caso al pezzo di stoffa fresca che mi copriva la fronte. La afferrai e mi ci strofinai gli occhi accuratamente per permettere loro di aprirsi. In principio non vidi che riflessi sfocati di un mobilio modesto, che divenne sempre più particolareggiato man mano che la vista si abituò alla luce della stanza. Fu allora che mi resi conto di essere sola <<Chi mi ha parlato?>> borbottai. <<Ti sei già dimenticata di me?>> la voce tornò a farsi sentire. Girai il capo in ogni direzione, eppure non riuscii a scorgere nessuno, quando all’improvviso una fioca scintilla attirò la mia attenzione. Appoggiato al muro accanto al letto, vi era un bastone sulla cui cima era adagiato un teschio. Sbarrai gli occhi e subito i ricordi tornarono ad assalire la mia mente: il rito, il confronto con Nephes, la possessione temporanea e infine le torture inflitte a quell’uomo. Mi sentii mancare mentre la nausea prendeva il sopravvento. 

<<Che cosa ho fatto?>> mormorai stringendo la testa con forza. <<Non angustiarti per un avversario, vi avrebbe ucciso se non fossi intervenuta >>. Benché le parole della voce avessero l’intento di incoraggiarmi, ottennero l’effetto opposto. Fui travolta dal senso di colpa, ricordando la maschera di dolore sul volto dell’uomo. <<Dove sono i miei amici?>> chiesi, sebbene dubitassi delle mie azioni, <<Nelle loro stanze, dopotutto è notte fonda>> mi rispose la voce che riconobbi essere quella di Nephes, la donna che aveva reso la mia vita un inferno. Mi voltai verso il teschio e per un attimo desiderai incenerirla con lo sguardo. <<Se la mia presenza è di troppo, non hai che da dirlo!>> obiettò indignata, ma la rabbia nel mio stomaco esigeva ben altro che un repentino congedo. <<Fa quello che ti pare!>> le risposi brusca e presto il baluginare, che fino a quel momento aveva avvolto il teschio, svanì lasciandomi uno strano senso di vuoto. <<Finalmente!>> pensai ignorandolo. Mi rialzai cauta poiché, da quello che avevo capito, dovevo aver dormito per molti giorni e subito i muscoli assopiti delle mie gambe, me ne diedero prova. Quando fui in grado di camminare senza difficoltà, tentai di raggiungere la piccola finestra della stanza, in modo da avere almeno un’idea della mia posizione attuale. Riconobbi senza difficoltà l’edificio che si stagliava di fronte, le braci accese della fucina, infatti, attirarono la mia attenzione. <<Se quello è il fabbro, io mi trovo nella locanda di Aldaria>> commentai. 

martedì 20 gennaio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 122)

Reilhan si sedette sullo sgabello alla sua destra, sentir nominare quella creatura lo fece rabbrividire. <<Come ben sai, non si può ambire alla prova finale se non si solcano le sue terre … è una tappa obbligatoria che tutti alla fine dovremo affrontare>> spiegò Dereth fissando i due ragazzi. Xera si sentì confusa, non comprendeva infatti, perché Reilhan ne fosse tanto intimorito. Da quando erano approdati sull’isola nessuna missione si era rivelata semplice per cui, dal suo punto di vista, neanche questa avrebbe fatto eccezione: perché averne paura allora? <<Dopo Goreha dubito che qualcun altro potrà impensierirmi>> mormorò la guerriera sovrappensiero. <<Goreha? Il lombrico con la fissa per le rose?>> li derise Dereth, <<Era un serpente dal quale, se ben ricordo, hai preferito scappare>> lo provocò. <<Perché avrei dovuto perdere tempo con una simile nullità? Avevo altri progetti>> si giustificò guardandola negli occhi. Xera mantenne il contatto visivo fin tanto che il ragazzo non si accomodò di nuovo. <<Prima di rifiutare ascoltate ciò che ho da dire, dopo di che deciderete!>> asserì incrociando le dita quasi fosse una sorta di preghiera. <<Pensi sul serio che ti permetterò di parlare dopo quanto hai fatto a Elesya, tu devi essere completamente pazzo>> Xera perse la pazienza. 

<<Ci hai attaccato con i tuoi insulsi leccapiedi, hai ferito i miei amici e ora ti presenti qui, come nulla fosse, proponendoci un “affare”>>, <<Esattamente!>> rispose, <<Vai al diavolo!>> insistette Xera fuori di sé. Reilhan non intervenne e questo fece innervosire la guerriera ancora di più. <<Te ne starai imbambolato a lungo?>> lo redarguì attirando la sua attenzione. <<No davvero. Mi chiedo invece come mai ti serva il nostro aiuto quando hai dei compagni su cui fare affidamento … che a quanto pare ti hanno abbandonato>> tenne a sottolineare il Novizio. Dereth lo fissò dritto negli occhi raggelandolo con il suo sguardo di ghiaccio, ma subito chinò il capo concentrandosi sul movimento delle sue dita. <<è per loro che sono qui>> confessò, <<Sono stati presi!>>, <<Da chi?>> domandò Xera, <<Da Lodo, come punizione per averlo sfidato!>>. La fanciulla sgranò gli occhi, <<Allora Murdar potrebbe …>>, provò a suggerire ma Dereth la interruppe bruscamente, <<Sei una povera sciocca! Murdar combatterà mai contro un suo sottoposto. Non lo avevi ancora capito?>> la incalzò. Fu Reilhan a intervenire questa volta <<Sei tu lo sciocco se pensi una cosa del genere; il saggio non abbandonerebbe mai delle leve in pericolo!>>. Dereth scattò in piedi <<Dici sul serio? Eppure sei quasi morto per mano di Goreha>> lo additò, poi voltandosi verso Xera aggiunse, << Tu invece sei stata incarcerata e infine la tua amica … beh, la tua amica è assopita come un vegetale inerme>> rimarcò. 

venerdì 16 gennaio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 121)

Cap. 12 Lodo, il signore delle paludi

Il primo sole fece capolino dalla sottile linea che divideva il cielo e il mare, illuminando con la sua luce Kodur che lentamente incominciò a svegliarsi. Gli alberi e le strade si tinsero di sfumature dorate e man mano che il sole si stagliava nel cielo, andarono schiarendosi. La magia si ripeté con il secondo sole che seguì il primo dopo alcune ore, benché diversi abitanti del villaggio avessero già iniziato la loro giornata. L’aria era particolarmente calda per quel periodo dell’anno, a tal punto da permettere alla guerriera di sostare sulla terrazza con piacere. Erano trascorsi quattordici giorni dal triste combattimento e da allora Elesya non aveva fatto altro che dormire. Con l’aiuto del gruppo di Mihrrina erano riusciti a trasportarla fino alla locanda di Aldaria, dove la gentile donna offrì loro riparo senza chiedere nulla in cambio. La Hem e i due amici decisero di incontrare Murdar per primi, sia per esporre la loro versione sia per discutere con lui circa la prova finale. In quell’occasione ebbero modo di ricongiungersi con Shùly e Keldas che, in pena per il proprio Novizio scomparso, erano accorsi dal saggio. Anche Xera e Reilhan furono interrogati a lungo da Murdar, il quale non mise mai in dubbio le loro parole. Da quel giorno però non avevano fatto altro che attendere il risveglio di Elesya la quale, per ragioni sconosciute, non sembrava rispondere al potere curativo del Novizio. 

Una brezza frizzantina mosse i capelli scarlatti della fanciulla, che con la mente altrove, se ne stava immobile ammirando il panorama. Ne fu talmente rapita da non accorgersi della presenza di Reilhan fino a che non le fu accanto. <<Buongiorno!>> la salutò stiracchiandosi, <<Buongiorno Rei>> rispose accennando un sorriso. <<Sono sicuro che si possa fare di meglio!>> la punzecchiò sebbene il morale di entrambi fosse il medesimo. <<Novità?>> domandò la ragazza sperando in buone nuove, <<Tutto come al solito, dorme profondamente>> disse appoggiando i gomiti alla fresca ringhiera di ferro battuto. <<Hai provato a interrogare …?>> azzardò con cautela il ragazzo, <<Quell'essere non si degna di rispondermi, inoltre è fuorviante cercare di comunicare con un bastone>>, s’indispettì Xera. <<Lo sai che non è una comune arma; quando Elesya si è assopita, ci ha assicurato che si sarebbe risvegliata>> asserì il curatore, citando le esatte parole dell’artefatto, <<Lo ha detto quattordici giorni fa e da allora non si è più preso la briga di divulgarci altre informazioni>> insistette esasperata dalla lunga attesa. <<Si sveglierà nel momento in cui sarà guarita, bisogna solo avere pazienza … dopotutto non è la prima volta che affrontiamo una situazione simile>> aggiunse Reilhan sorridendo sotto i baffi. Xera alzò gli occhi al cielo, sapeva, infatti, che in un duello verbale l’amico aveva sempre l'ultima parola. 

martedì 13 gennaio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 120)

Le catene si mossero veloci e presto il nemico non fu più in grado di muoversi. Elesya si spostò a piccoli passi fino a quando, raggiunto l’uomo, poté fissarlo negli occhi. Non aveva un viso familiare e dal suo aspetto fisico le sembrò in la con gli anni. <<Ti farò delle domande semplici cui dovrai rispondere in fretta, se non vuoi che quegli anelli penetrino la tua carne>> sibilò la maga. <<Chi ti manda e perché volevate impossessarvi dell’artefatto?>> domandò senza giri di parole. <<Puoi anche uccidermi, io non tradirò il mio Signore>> obiettò l’uomo. <<Se è quello che vuoi, così sia!>> ribatté tanto decisa da farlo tremare. Elesya girò il bastone tra le mani e lentamente le catene incominciarono a ritrarsi, premendo sul corpo dell’uomo fino a farlo urlare per il dolore. Poco prima che svenisse però, gli anelli si fermarono <<Hai forse cambiato idea? Oggi mi sento generosa per cui voglio darti un’altra possibilità!>> disse sperando di convincerlo ma l’aggressore si rivelò una persona ostinata e di nuovo rifiutò di parlare. Le catene si attorcigliarono intorno agli arti e premendo con forza, gli spezzarono le ossa una ad una. Le urla furono strazianti, eppure in nessun momento la giovane maga provò rimorso o dispiacere per la pena inflitta. Infine il giogo avvolse il collo del malcapitato per poi placarsi ancora. <<Se non vuoi confessare con le “buone”, mi prenderò i tuoi pensieri con le cattive!>> mormorò Elesya avvicinando la staffa alla fronte dell’uomo. 

<<Ti avverto, non sarà piacevole quanto la strizzatina precedente>> lo incalzò. Gli occhi cavi del teschio s’illuminarono ma subito l’uomo serrò le palpebre sperando di proteggersi, gesto che tuttavia si rivelò vano poiché una forza invisibile si era ormai impadronita del suo corpo. Si ritrovò così a fissare l’artefatto suo malgrado, incapace di muoversi o parlare e nel momento in cui ogni traccia di volontà fu annullata, i rami affusolati della staffa si mossero e come dita, sfiorarono le tempie del prigioniero perforandogli prima la pelle e poi le ossa. Ogni ricordo, pensiero o emozione divenne di proprietà dell’artefatto, il quale prese a scandagliare i meandri più reconditi della sua testa alla ricerca di risposte o informazioni utili. Tutti i pensieri scartati erano irrimediabilmente cancellati, privando pian piano l’uomo della sua stessa identità. All'improvviso una piccola mano serrò il polso di Elesya. Era calda e rassicurante e il suo tocco gentile mostrava comunque vigore. <<Devi fermarti!>> la ammonì Xera fissandola con disappunto, <<Non è da te infierire in questo modo!>> aggiunse. <<Dovresti ringraziarmi piuttosto, finalmente sapremo chi si cela dietro gli attacchi e i rapimenti>> rispose fredda. Xera inorridì avvertendo la presenza di un’altra entità nel corpo della sua amica. Arretrando di qualche passo, senza distogliere lo sguardo, le domandò chi fosse ma non ebbe risposta. 

venerdì 9 gennaio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 119)

Zabora afferrò la guardia della spada con entrambe le mani e senza molto sforzo la conficcò nel terreno. Rapido strinse l’impugnatura con la mano destra, mentre con la sinistra ruotò il pomolo di bronzo in senso orario, fino a che non l’ebbe separato dal resto dell'elsa. <<Ti sembra il momento di far manutenzione?>> domandò esasperato il Novizio dopo essere stato bersagliato dall'ennesimo sciame di frecce. <<Pensa piuttosto a prepararti, tra poco avrai la tua occasione>> rispose il guerriero senza neanche guardarlo. Il pomolo era tondo, simile a una sfera, davvero comune per quel tipo di spada. Reilhan continuò ad aspettare in silenzio, tuttavia la barriera era sul punto di cedere e di tempo ne avevano sempre meno. Zabora risollevò la spada e quasi bisbigliando, fece cenno al curatore di tenersi pronto. Tutto accadde in pochi secondi. La barriera s’infranse a causa di un nuovo attacco dell’arciere e bersagliati da un nugolo di frecce, Reilhan non poté fare altro che proteggersi con il Maglio cercando di limitare i danni. Nel momento in cui la calma sembrò essere tornata, il curatore notò con stupore di non essere stato trafitto. Dinanzi a lui, infatti, vi era un muro di metallo, uno scudo per la precisione, ancorato al braccio di Zabora. 

<<ADESSO!>> urlò il ragazzo fiondandosi sul nemico e Reilhan lo seguì. <<Resta dietro di me>> gli intimò durante la concitata corsa che lo condusse a pochi passi da Norwen. L’arciere però fu molto agile e poiché la vicinanza non giocava a suo favore, arretrò rapidamente urtando con la schiena il tronco di un albero secolare. Spalle al muro e con il guerriero che avanzava, Norwen tese l’arco fin tanto che il braccio rotto glielo permise, riuscendo a evocare un nuovo sciame di frecce che tuttavia nulla poté contro il possente scudo. Zabora riuscì subito a riconquistare terreno, caricando gli ultimi metri con tutta la forza che aveva. L’impatto fu assordante; il guerriero, infatti, si era schiantato contro il tronco, perché l’arciere era riuscito a scansarlo arrampicandosi sull'albero. Ancora scombussolato Zabora si risollevò, ma quell'attacco fallito gli era costato lo scudo rendendo vano il suo piano. Norwen si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto e in un lampo fu alle spalle del ragazzo, pronto a colpirlo senza pietà. 
Una lama nero peltro all'improvviso gli sfiorò la base del collo. Era fredda e affilata per cui non osò muovere un solo muscolo. L’arciere riuscì a percepire il battito calmo del nemico alle sue spalle farsi pian piano veloce e incalzante, ma la minaccia di quella lama era troppo vicina per azzardare una contromossa. 

martedì 6 gennaio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 118)

Il tempo trascorreva in fretta e presto giunse il tramonto. Sia Mihrrina sia Zabora si accomodarono alle spalle di Faiha, discorrendo circa le loro intenzioni in merito alla prova finale. <<Non appena Faiha si sarà riposata, potremo ritornare al villaggio; non credo che il vecchio tarderà a lungo>> asserì la Novizia masticando un filo d’erba. <<Non vedo l’ora, quest’isola inizia a stancarmi>> rispose il guerriero. <<Perché non chiudete la bocca?>> s’intromise Reilhan, ancora adirato per il modo in cui le due leve lo avevano preso in giro, <<Sta calmo curatore, non sei il solo a essere nervoso>> disse la Hem che all’improvviso si fece seria. <<Non sono nerv …>>, <<Shhh, fate silenzio! Ho sentito un rumore>> lo zittì la ragazza estraendo uno dei suoi pugnali preferiti. Reilhan avrebbe voluto ribattere, ma presto anche lui ebbe modo di udire qualcosa di sospetto. Xera si sollevò lentamente e, con la coda dell’occhio, incominciò a scrutare l’ambiente in torno a lei. Zabora invece, preferì restare accanto alle due ragazze che, a causa del rito in corso, non avevano alcuna difesa. Nessun angolo della radura fu lasciato incustodito, sebbene la situazione fosse immutata. Quando a un tratto il fogliame si mosse, attirando così l’attenzione di tutte le giovani leve. Il movimento continuò per diversi secondi e l’attesa accrebbe l’ansia dei ragazzi. Stanca d’indugiare, Mihrrina prese la mira e con assoluta precisione lanciò il suo pugnale al centro del folto cespuglio. 

Tutto tacque per un istante, almeno fin a che uno spaventato Kobay non balzò fuori dalla sua tana, scappando nella direzione opposta. Il gruppo sospirò sollevato alla vista del pavido animaletto che correva con la coda fra le gambe, suscitando non poca ilarità tra i ragazzi. <<Stupido Kobay, adesso mi tocca recuperare il pugnale>> gemette Mihrrina, che scocciata si recò laddove aveva lanciato l’arma. Non ebbe tuttavia modo di raggiungerla poiché una coltre nebbiosa all'improvviso la imprigionò. Xera corse in suo soccorso, incurante del pericolo che non si era ancora mostrato, ma nel momento in cui la nebbia le sfiorò la pelle, avvertì il corpo farsi pesante. Non poté resistere a lungo e presto ricadde al suolo priva di sensi accompagnando, suo malgrado, la giovane Hem. <<È un gas soporifero!>> esclamò Reilhan coprendosi le narici e la bocca con la mano, mentre con l’altra strinse il Maglio. Anche Zabora lo imitò e subito sguainò la spada incamminandosi verso il corpo della sua Novizia. <<Che cosa pensi di fare?>> gli intimò il curatore afferrandogli il polso, <<Aiutare Mihrrina, mi sembra ovvio>>, <<e quale parte di “gas soporifero” non ti è chiara? Se respiri la nebbia farai la loro stessa fine. Non ci pensi a Faiha? Chi la proteggerà?>>. Zabora indietreggiò, le parole di Reilhan lo avevano fatto riflettere. <<Non appena la nebbia si sarà dissolta, aiuterò le nostre amiche>> lo rassicurò ma qualcuno non fu d’accordo.