Cap. 9 Ricatto
Xera rigirò i frammenti tra le dita. Benché fossero trascorsi alcuni giorni dal loro rientro a Kodur, su suggerimento di Reilhan, i tre ragazzi restarono alla locanda per riposare. La guerriera chiuse gli occhi e con la mente ripensò a quanto i suoi amici le avevano confessato, promettendo a se stessa di cambiare. All’improvviso però qualcuno bussò alla sua porta. Xera aveva ancora i nervi a fior di pelle e quel suono la fece scattare giù dal letto. Fece un lungo respiro prima di aprire e scorgere il Novizio. <<Buongiorno Testa Calda>> le disse con il solito sorriso sulle labbra. <<Buongiorno, dobbiamo forse ripartire?>> domandò sorpresa, <<Non ancora, vorrei accertarmi però che tu stia bene … l’ultima volta non ne ho avuto il tempo>> le mormorò strizzandole un occhio. Xera lo fece accomodare e si meravigliò nello scorgere il rossore delle sue guance allo specchio della camera. Distolse subito lo sguardo e raggiunse il compagno.
<<Siediti
per favore>> asserì Reilhan indicandole una sedia e la ragazza si
accomodò in silenzio. Come in passato, il curatore congiunse la fronte alla sua
e chiudendo gli occhi, prese a concentrarsi. Xera restò immobile cercando di
non fissare il volto dell’amico, la cui vicinanza era per lei fonte d’imbarazzo.
Reilhan si allontanò dopo pochi minuti e con le mani le tastò prima i polsi e
poi la base del collo, assorto nei suoi pensieri. Quando infine sembrò aver terminato
le sue indagini, si spostò e con la mano le sfiorò la spalla desta. Fu un
attimo e Xera si ritrovò dall’altro lato della stanza con la mano sull’elsa di
Rhinvel. Reilhan invece era ancora al suo posto, con il braccio sollevato e gli
occhi spalancati. <<Che cosa ti è preso?>>
le domandò visibilmente confuso. Anche Xera aveva la medesima espressione e
tornata in sé, gli spiegò che la sua era stata una reazione istintiva. <<Non so come spiegarlo, ho agito contro la
mia volontà>> gli rispose togliendo le mani dalla sua spada. <<Quando mi hai toccato la spalla, ho perso la
ragione>> aggiunse e subito tornò accanto al curatore.
<<Per
favore, mostrami il tuo sigillo>> le sussurrò senza muovere un
muscolo ma Xera scosse il capo. Reilhan allora insistette e ripeté la sua
richiesta con tono più severo. <<Girati>>
gli disse la guerriera, che riluttante aprì la camicetta in modo tale da
abbassarla ma comunque restare coperta. Fu invece compito del Novizio rimuovere
le strette bende di cui Xera si era avvolta. <<Ti sei forse ferita?>> le chiese alla vista di queste, ma la
guerriera si limitò a spiegargli che era un accorgimento per tenere nascosto il
marchio. Reilhan posò le strisce di stoffa sul tavolo e con lo sguardo studiò
ogni linea di quelle rune. Qualcosa però era cambiato nella struttura del
sigillo e così per non sfiorare l’amica, lo disegnò su un pezzo di pergamena.
Nel momento in cui Xera si fu rivestita, lo esaminarono insieme. <<È successo qualcosa di particolare quando ti
sei allenata con Alea?>> le domandò con aria perplessa, <<Non ce ne hai mai parlato!>>. La
guerriera si alzò in piedi e con il volto smarrito, cominciò a fissare il
panorama dalla finestra. Non c’era un punto in particolare da osservare e i
suoi occhi vagarono fino a raggiungere il cielo.
<<Ho combattuto senza sosta per tutto il tempo>>
rispose lei con un filo di voce <<Fino
a raggiungere il mio limite>>. Reilhan fu percorso da un improvviso
brivido freddo <<Che cosa intendi
per “il tuo limite”?>> benché non fosse certo di volerlo sapere. <<Il momento in cui il tuo corpo si arrende ed è
pronto a soccombere>> gli rispose senza guardarlo. <<E poi cosa è accaduto?>> insistette
ma Xera restò in silenzio. Reilhan allora ripeté la domanda e la ragazza si
costrinse a rispondere. <<Ho
iniziato a cambiare e non parlo del solo aspetto fisico. I miei pensieri non mi
appartenevano più>>. La ragazza raggiunse la sedia e ci si accasciò
esausta. Con la mano si toccò il capo e le dita andarono a intrecciarsi con i
capelli. <<Non m’importava di
niente e di nessuno, volevo solo sottrarmi al dolore>> spiegò con la
voce che man mano divenne sempre più flebile. <<Alea ti ha fatto qualcosa?>> la incalzò quindi il Novizio
prendendole la mano. Xera lo fissò e incrociato il suo sguardo ansioso,
ricacciò i brutti pensieri e iniziò a sorridere. <<Mi ha riportata indietro!>> gli disse assecondando il gesto
premuroso del compagno.
Anche Reilhan tornò a respirare, dopo aver trattenuto
il fiato a lungo. <<Non so nulla di
questi marchi>> mormorò a un certo punto << tuttavia il calore del tuo corpo è collegato alla sua evoluzione e
purtroppo non so se sia un bene, o un male>> aggiunse con un velo di
tristezza nello sguardo. <<Forse è
arrivata l’ora di far visita a Madame Taròt. Con tutto quello che abbiamo
passato per raccogliere quei due frammenti, non se la caverà tanto a buon
mercato>>. Reilhan si sollevò e staccandosi suo malgrado dalla
delicata stretta della ragazza, le suggerì di preparare la bisaccia poiché di
li a poco sarebbero ripartiti.
Dopo mezzora il trio era già in strada e senza esitare
oltre, raggiunse la dimora della Paramal. Bussarono diverse volte ma nessuno
rispose. <<Non vorrei che …
>> Reilhan non osò esternare il suo pensiero allora ci pensò Elesya
<<Che Murdar l’abbia
esiliata?>>. Xera però non si
arrese e presto riprese a bussare applicando più forza del necessario. In men
che non si dica la porta cadde rovinosamente sul pavimento. La guerriera
arrossì per l’imbarazzo mentre percepì alle sue spalle il solito sguardo
accigliato del Novizio.
<<Già che
ci siamo!>> si limitò a dire, entrando nella fatiscente dimora.
Subito il tanfo le investì le narici quasi ardendole. Dovette proteggere il
naso e la bocca con la mano per non soccombere a quel terribile odore di fiori
marci. Anche i suoi compagni la seguirono e Reilhan ebbe l’accortezza di
risollevare l’uscio e poggiarlo al suo posto. <<La solita Testa Calda>> borbottò sistemando la porta come
meglio poteva. <<La ripagheremo,
ora pensiamo a scoprire dove si è cacciata>> tagliò corto la
guerriera, scrutando la stanza seppur la penombra non fosse d’aiuto. Il
pavimento era cosparso di detriti che in passato non c’erano e il tavolo tondo,
al quale la paramal era solita sedere, era stato ribaltato. Alcune sedie le
ritrovarono in pessime condizioni dietro il bancone. Il divano invece
presentava molti segni di bruciature. Persino il calderone era stato
scaraventato in un angolo della casa e dalla profondità della crepa sul muro, lo
avevano fatto con violenza. <<Questo
sembra un campo di battaglia>> asserì Xera facendo attenzione a non
inciampare. Reilhan scorse una candela tra le macerie e immediatamente la
accese con della selce che utilizzava per i falò.
Quando la stanza fu
illuminata dal bagliore timido della candela, Xera avvertì la porta chiudersi
alle loro spalle e voltandosi poté costatare che le brecce nel legno erano
scomparse. Reilhan provò ad aprirla facendo ricorso a tutte le sue forze e allo
stesso modo anche la guerriera, ma fu tutto inutile. <<è stata sigillata con la magia>>
spiegò il Novizio. <<Ben
detto!>> rispose una voce familiare che li fece rabbrividire.
<<Soltanto io deciderò quando farvi
uscire dalla mia casa>> aggiunse e come fossero animati, tutti i
detriti lentamente iniziarono a sparire. Il tavolo e le sedie tornarono al loro
posto e il calderone riprese a ribollire sul fuoco. <<Vogliate scusarmi bambini>>
ironizzò la donna <<Ma quando si ha
a che fare con delle infide spie, bisogna agire in fretta per proteggere la
propria vita>> affermò minacciosa. Madame Taròt si accomodò al tavolo
e con un cenno della mano, invitò i tre ragazzi a fare lo stesso. <<Non fatemi attendere oltre, prego
avvicinatevi>> intimò loro forzando un sorriso che li raggelò. Nel
momento in cui tutti si furono accomodati, la donna congiunse le mani ostentando
una discreta collezione di anelli dalle forme più disparate.
<<Consegnatemi i frammenti>> disse
impaziente e forse anche fin troppo, perciò il Novizio provò a mercanteggiare
<<Lo faremo a tempo debito, prima
dovrai rispettare delle condizioni>> dichiarò cercando di mostrarsi
freddo e distaccato. La donna inarcò il labbro e Reilhan comprese che era
davvero infuriata. <<Delle
condizioni?>> Madame Taròt si abbandonò a una risata isterica che
intimorì la giovane maga. <<Avete
anche il coraggio di porre delle condizioni?>> e la sua voce si fece
più alta del solito. <<Mi avete
aizzato contro quel ficcanaso di Murdar! Dovete solo ringraziare il nostro giuramento
se ancora non ho incenerito i fantocci>> tuonò loro facendo vibrare
la fatiscente dimora. Poi però si calmò e massaggiandosi la fronte rugosa,
riprese il controllo. <<Chi vi dice
che io non me li prenda e vi butti fuori dalla mia casa?>> asserì
fissandoli ma subito Reilhan rispose a tono <<Se avessi potuto, lo avresti già fatto>> spiegò mantenendo la
sua freddezza. <<Molto acuto da
parte tua. Sentiamo dunque, che cosa volete in cambio?>> si costrinse
a domandare. <<Che tu rispetta il
patto e ci dia delle informazioni su quell’artefatto>> propose il
curatore <<E basta?>>
chiese speranzosa la donna <<Vorrei
anche che dessi un’occhiata alla mia amica>> e indicò Xera che sino a
quel momento era rimasta stranamente in silenzio. << … e al suo sigillo>> confessò suo malgrado. Xera lo fulminò
con lo sguardo ma non disse una parola. <<D’accordo, rispetterò le vostre condizioni!>> rispose la
donna quasi euforica, spiazzando il Novizio che si ritrovò a stringere la
vecchia mano per sancire l’accordo.
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