Abbandonare Kodur
senza essere visti non fu semplice, poiché le strade erano affollate a causa di
alcuni eventi organizzati dai mercanti per le giovani leve. <<Quale modo migliore per distogliere
l’attenzione dal Summit che in questo momento sta avendo luogo nella dimora di
Murdar>> disse Reilhan sporgendo il collo oltre il muretto di cinta
che proteggeva un piccolo orto a ridosso delle grandi mura del villaggio. I tre
ragazzi oltrepassarono il portone principale e non perdendo la concentrazione,
restarono ai margini del bosco evitando così le numerose leve che affollavano
il sentiero. Tra loro, Elesya riuscì a scorgere persino Faiha e Zabora vestiti a
festa, ma di Mihrrina nessuna traccia. Giunti infine nelle pianure
verdeggianti, si resero conto che passare inosservati sarebbe stato
impossibile; decisero allora di affrettare il passo e di guadare il torrente
per raggiungere velocemente l’altra sponda. Camminare sulle lisce pietre di
fiume mise a dura prova la loro pazienza; soprattutto Xera ebbe delle
difficoltà, dovendo trasportare i due animali. Quando raggiunsero la distesa
erbosa opposta, erano zuppi dalla vita in giù.
<<Grandioso!>> borbottò il Novizio alzando gli occhi al cielo.
Senza perdere tempo si avviarono in direzione di Svaltur, l’imponente vulcano
che dominava l’isola, evitando di percorrere le vie più battute dalle giovani
leve. Il primo sole fece presto capolino all’orizzonte, ma la fitta foresta
alle pendici del monte infuocato, non permetteva alla luce del mattino di
trapassare gli spessi rami secolari. Una fitta rete di braccia lignee, oscurava
la foresta e la rendeva ancora più tetra. Nessuno ostacolò il loro peregrinare,
forse perché intimoriti dall’ultimo attacco della guerriera che tuttavia si
ripromise di sfoderare Rhinvel solo se necessario. La spessa parete di basalto,
gremita d’ingressi piccoli e oscuri, era rimasta invariata dall’ultima volta
che i ragazzi l’avevano raggiunta, se non fosse per la presenza di alcuni
animali che iniziarono a fuoriuscire dalle loro tane, attirati dalla penombra
che si era creata con i due soli ormai ben alti nel cielo. Il trio decise di
imboccare lo stesso tunnel già usato in passato e con il Novizio armato di
Maglio, si ritrovarono a passeggiare per il lungo corridoio tortuoso che man
mano andava restringendosi. Il calore del vulcano, sembrò però essere più
intenso e questo rese quegli angusti passaggi, ancora più asfissianti e
opprimenti.
Xera dovette fermarsi per un istante. Il sudore le aveva, infatti, bagnato
gli occhi; con una mano si asciugò il viso, poco prima di riprendere a
camminare. Persino respirare divenne arduo e in special modo in prossimità della parte
finale del corridoio che li costrinse a proseguire carponi. La terra ardeva e
sostare più di qualche minuto nello stesso posto, divenne impossibile. Xera
rimpianse di non aver indossato degli ambiti più adatti, poiché le ginocchia
cominciarono a risentire dell’eccessivo attrito con l’ardente terra. Quando infine
pensò di non poter più resistere, una fioca luce rianimò le sue speranze. E
proprio lì dinanzi a loro si estendeva una caverna, le cui dimensioni non
potevano essere calcolate con un semplice colpo d’occhio. Reilhan restò senza
parole. <<Dove siamo
finiti!>> esclamò colto dallo stupore. La pianura dorata e
lussureggiante che avevano scoperto durante la precedente spedizione, era
scomparsa e al suo posto vi trovarono uno scenario completamente diverso. Era
la roccia a fare da padrona. Scura e con spaccature scarlatte che rivelavano la
presenza della lava incandescente al loro interno.
Un fiume di magma solcava
la caverna dividendola in due parti uguali e di tanto in tanto sputava fuori
dei detriti da cui era meglio stare alla larga. Le fontane di lava invece erano state
sostituite da laghetti di medie dimensioni, il cui liquido al loro interno
ribolliva come un paiolo ricolmo di minestra sul fuoco. Non era semplice acqua,
infatti, la colorazione verdognola e l’odore stantio, indussero i ragazzi a
starne lontani. Solo le statue erano sopravvissute al drastico cambiamento che
la pianura aveva subito. Persino l’imponente soffitto gremito di pietre
solerine era cambiato, al suo posto si poteva scorgere della spessa roccia,
simile al pavimento, da cui sovente grondavano gocce di lava. L’ambiente
era piuttosto luminoso, considerando la totale assenza di luce e Reilhan poté
rinfoderare il suo fidato maglio.
I due Hipis iniziarono a diventare irrequieti
tra le braccia della guerriera ma Xera non se la sentì di liberarli lasciandoli
in balia di loro stessi. <<Forse
abbiamo sbagliato strada!>> affermò guardandosi intorno ed Elesya fu
d’accordo con lei. Reilhan però dissentì e incrociando le braccia, cominciò a
scuotere il capo immerso nei suoi pensieri.
<<Questa è la stessa caverna dell’altra volta!>> asserì <<Siamo noi invece a guardarla con occhi
diversi>> aggiunse. Le due ragazze non compresero le parole del
curatore, almeno fino a quando i due Hipis, mordendo la guerriera, non
riuscirono a liberarsi. Xera si strinse i polsi feriti e riluttante, vide le
due creaturine tuffarsi nelle pozze contenenti lo strano liquido. <<NO!>> urlò, ma fu tutto inutile.
All'improvviso la terra tremò e le statue raffiguranti gli uomini bestia,
iniziarono a muoversi. Reilhan afferrò in tempo le sue amiche per i gomiti e
prontamente le nascose dietro una roccia oscura e lucida, che permise al trio di
abbandonare il campo visivo delle statue. Ogni passo di quelle creature,
scuoteva l’intera caverna che però non mostrò mai segni di cedimento, quasi
fosse abituata a quegli scossoni. Reilhan provò a sporgersi oltre l’oscura
barriera che li occultava alla vista dei mostri, ma Xera glielo impedì
stringendo con forza la sua mano. Il curatore si voltò per guardarla; Xera non
era solita lasciarsi andare a simili gesti e per lui fu ancora più preoccupante
dell’uomo bestia alle loro spalle.
Il volto della guerriera era pallido e
tremante mentre fissava un punto preciso proprio di fronte a loro. Reilhan girò il capo lentamente e con orrore si ritrovò faccia a faccia con degli strani
esseri che li puntavano minacciosi. Fuoriusciti dalle pozze di liquido sulfureo,
il loro aspetto ricordava a stento le simpatiche creature, che alcuni
giorni prima avevano prelevano da quelle caverne. Più grossi di un Pokiha
adulto e avvolti da una spessa pelliccia pece, i due Hipis s’incamminarono
verso il trio grondando bava dalla bocca, più simile all’acido che a della
normale saliva. Le piccole zampe erano diventate più spesse e muscolose, e il
viso angelico invece, era stato sostituito da una maschera truce che rese le
creature irriconoscibili. I tre occhi scarlatti si muovevano vorticosamente da
un membro all’altro del gruppo che intanto era rimasto immobile, incapace di
muovere anche solo un muscolo. Due corna caprine lucide e nere, facevano
capolino dalla spessa pelliccia mentre le orecchie si erano rimpicciolite fino a
sparire del tutto. Uno dei due Hipis all’improvviso belò e Xera si meravigliò
nel constatare che il suono melodioso era il loro unico attributo a non essere
cambiato.
Non sortì tuttavia alcun effetto perché i ragazzi avevano preferito
affrontare il viaggio con indosso i tappi di cera. <<Fate tutto quello che faccio io>> mormorò Reilhan affinché
solo le due ragazze potessero sentirlo. Lasciandole di stucco si sollevò in
piedi, assumendo un’espressione beata e tranquilla. Elesya lo seguì poco dopo
mentre Xera si mosse per ultima ancora incapace di comprendere le vere
intenzioni del Novizio. <<Non ho
mai visto una pianura tanto bella!>> esclamò il ragazzo ad alta voce
e come da copione, le fanciulle lo assecondarono. La terra allora smise di
tremare e le imponenti statue tornarono sui loro piedistalli. I due Hipis
interruppero il canto e scrutandoli con attenzione, si avvicinarono rivelando
la presenza dei loro compagni che pian piano tornarono a popolare la caverna.
L’Hipis più grande annusò le mani della guerriera, che dovette stringere i
denti per resistere all’impulso di scansarsi e inaspettatamente iniziò a
leccarle i segni dei morsi che segnavano la pelle della ragazza. Il
contatto con la lingua ruvida dell’animale la fece rabbrividire, tuttavia si
sforzò di sorridere senza tradire le sue reali emozioni. Si ritrovò quindi in
ginocchio accogliendo l’essere tra le sue braccia, proprio come aveva fatto
fino a qualche ora prima.
Reilhan ed Elesya invece restarono immobili, mantenendo il sorriso forzato di cui si erano armati. Nel momento in cui il peggio
sembrò essere passato, Xera si risollevò poggiandosi sulla pietra lucida che li
aveva protetti dallo sguardo delle statue. <<Dobbiamo andarcene>> disse senza emettere alcun suono ma
mimando le parole con le labbra e i suoi amici annuirono. Quando fece per
risollevarsi, un frammento della pietra le cadde tra le mani. Era appuntito e
grande quanto il coltello custodito nella fondina sulla gamba. Nonostante fosse
nero, possedeva dei riflessi violacei che rilucevano se colpiti dal bagliore
della lava. <<Ossidiana!>>
spiegò Elesya bisbigliando. Xera non ci si soffermò, perciò ricacciando il
frammento nella bisaccia, seguì i suoi compagni che si diressero verso l’uscita.
Ma nel momento in cui furono a pochi passi dall’angusto passaggio che li avrebbe
condotti fuori, gli Hipis iniziarono di nuovo a belare e vedendo che su i tre
ragazzi non sortiva alcun effetto, poiché ancora svegli, emisero un suono che
era ben lontano dal trillo di un campanello d’argento.
Un verso gutturale e
profondo li costrinse a girarsi, assistendo così all’ennesima mutazione delle
strane creature. Il corpo si fece più massiccio e lentamente permise
loro di muoversi erette su due zampe, proprio come le statue di basalto
presenti nella caverna. Reilhan spostò Elesya nella grotta e le intimò di
correre con tutte le sue forze in direzione dell’uscita. Poi si diresse verso
Xera e quando fu sul punto di afferrarle il polso, lei si scansò e con la mano
lo spinse nel cunicolo insieme alla giovane maga. Senza perdere tempo si voltò
verso gli Hipis che si avvicinavano minacciosi e guardandoli con aria di sfida,
portò la mano sull’elsa di Rhinvel che vibrò al suo tocco. Con destrezza
sganciò il fodero dalla cintola e infine sollevò la lama, ancora nascosta,
ergendola davanti al suo viso. <<Non
voglio farvi del male>> intimò loro <<Ma se mi attaccherete, non avrò pietà>> tuonò e la sua voce
si propagò per tutta la caverna. Reilhan cercò di convincere Xera a seguirli,
perché le dimensioni degli Hipis non gli consentivano di attraversare gli
stretti cunicoli, ma la leva non ne volle sapere, temendo invece che le creature fossero
in grado di tornare al loro aspetto originario con la stessa velocità impiegata
per mutare.
Gli Hipis sembrarono incerti sul da farsi, poiché riuscivano ad
avvertire la determinazione della loro avversaria, tuttavia non avrebbero mai
permesso ai ragazzi di abbandonare la caverna e ignorando le parole di Xera, si
fecero avanti uno dopo l’altro. La guerriera allora mosse la spada privandola
del fodero che volò verso i suoi compagni. Rhinvel divenne incandescente e i
movimenti fulminei della ragazza sferzarono l’aria, costringendo le creature a
indietreggiare. La guerriera non aveva intenzione di far loro del male,
ma pensò bene di spaventarli per annientare così la loro sicurezza e
distoglierli infine dai loro propositi. Alzando la lama fin sopra la testa, la
fece ricadere con forza tagliando di netto la pesante aria di cui la caverna
era costituita. Una lama scarlatta di vento attraverso l'antro, solcando il
terreno fino al perimetro opposto sul quale si schiantò, facendo gorgogliare un
rivolo di lava dalla parete. Il colpo sfiorò il gruppo di Hipis e questi, presi
dal panico, iniziarono a sparpagliarsi per la caverna cercando di scappare
dalla guerriera. Xera approfittò subito della situazione e in fretta, si fiondò
nello stretto cunicolo in cui i suoi amici la attendevano. Reilhan riconsegnò
il fodero alla fanciulla regalandole inoltre un lungo sguardo accigliato che
non lasciò presagire nulla di buono. Tuttavia preferì rimandare le ramanzine e
proseguire verso l’uscita senza più voltarsi indietro.
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